La morte legale, il docufilm dedicato alla lavorazione di Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo arriva nelle nostre sale. La rubrica online “PIAZZA NAVONA” ha assistito alla proiezione e alla conferenza stampa tenutesi presso il Teatro dei Dioscuri al Quirinale di Roma. Quando la Settima Arte racconta e fa la Storia.
La trama
È il 1971 quando nelle sale italiane esce il film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla. Ci sono voluti ben tre anni di lavorazione ma il regista genovese – aiutato dalla fedele collaborazione della moglie Vera Pescarolo – riesce nel suo intento e, a ben quarantaquattro anni dall’assassinio dei due italiani emigrati in Americani, porta la loro storia sul grande schermo. È un grande successo di critica e di pubblico soprattutto giovanile.
Montaldo dopo anni di ricerche, sopralluoghi, indagini e studio ricostruisce la vicenda di Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco condannati alla sedia elettrica dal tribunale americano. I due, infatti, dopo essere stati fermati dalla polizia – assieme ad altri italiani – per un attentato dinamitardo attribuito agli anarchici vengono trattenuti e accusati ingiustamente di rapina a mano armata e di omicidio. Inutili sono il processo (che non tiene affatto conto degli alibi dei due italiani) e gli sforzi della pubblica gente per liberare dal carcere questi innocenti. Tutto il mondo si mobilita. Ma i rappresentanti della Legge americana non si spostano dalle loro idee e Sacco e Vanzetti il 23 agosto 1927 vengono mandati a morire.
Dal film sono trascorsi 47 anni eppure sembra non essere trascorso un giorno da allora tanto è potente e forte questo film e il suo messaggio. Così, Giotto Barbieri e Silvia Giulietti hanno deciso di raccontarne la genesi ne La morte legale servendosi dei racconti dello stesso Montaldo e di suo moglie, di Ennio Morricone che ne ha creato la colonna sonora avvalendosi della meravigliosa voce di Joan Baez, di Rosanna Fratello (che nel film interpreta la moglie di Nicola Sacco) e di storici e critici le cui parole sono accompagnate sia dalle immagini del film sia di quelle dell’Archivio Enrico Appendino.
Il trailer
Sul film
La morte legale è un meraviglioso docufilm firmato da Giotto Barbieri e Silvia Giulietti, distribuito da Distribuzione Indipendente e realizzato con il contributo del MiBACT, con la collaborazione dell’Archivio Enrico Appetito, della Libera Università del Cinema e con il patrocinio di Amnesty International Italia.
Un film della durata di circa 53 minuti dove si racconta una triplice storia: quella di un assassinio, quella di una parte della nostra Storia e di una parte della Storia del nostro Cinema. È il 1971. L’anno prima Elio Petri realizza Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il Cinema racconta l’Italia. Nella sua verità e nelle sue brutture. Le stesse di oggi. I registi vogliono sapere, scoprire, analizzare, raccontare e portare tra la gente queste storie, queste verità, queste realtà. Montaldo racconta del pugliese Nicola Sacco e del piemontese Bartolomeo Vanzetti trasferitisi negli Stati Uniti in cerca di lavoro e fortuna. Invece hanno trovato la loro morte perché usati come capro espiatorio, come monito al nascente Comunismo.
Passano gli anni e le storie si ripetono. La morte legale è un valido espediente per raccontare un capitolo da non dimenticare del nostro Paese e del nostro essere italiani all’estero. È un film sul cinema raccontando con dovizia di particolari la nascita di un film e di un racconto che ancora oggi riempie le sale attraendo tutte quelle persone che vogliono sapere, scoprire e che non si fermano alle apparenze. Ai due registi Barbieri e Giulietti va un plauso per la volontà del loro racconto e per la generosità nel voler diffondere il loro racconto. Perché la memoria è cinema e raccontare spesso equivale a schierarsi per la difesa dei principi, dell’onestà e della verità. E la Storia continua…
La conferenza stampa
Giovanni Costantino con professionalità ha guidato e tenuto la conferenza tenutasi nella sala cinematografica del Teatro dei Dioscuri di Roma. Erano presenti Giuliano Montaldo, Vera Pescarolo, Rosanna Fratello, i registi Giotto Barbieri e Silvia Giulietti, Antonio Marchese e Laura Petruccioli di Amnesty International Italia.
Indimenticabili e bellissimi sono stati i coniugi Montaldo: ironici, eleganti, divertenti, seri, speranzosi, schietti, amanti del proprio lavoro e straordinariamente giovani. Una conferenza stampa davvero interessante per quanto è stato detto e raccontato merito anche di Distribuzione Indipendente che ha deciso di far “politica” non schierandosi coni partiti politici ma dalla parte di quelle idee e di quei principi che sono fondamento di una società civile che di rispetti.
Alla prima domanda Com’è vedere che 45 anni dopo, Sacco e Vanzetti è ancora un film attuale, forte e che ci dà ancora la voglia di vederlo e di rivederlo? risponde Vera Vergani:
Posso dirlo io? Non ce ne importa niente! Abbiamo fatto tanti film e in ogni film abbiamo creduto. Non ci fa impressione. È come aver fatto un figlio che è venuto bene.
Aggiunge Giuliano Montaldo:
In realtà ogni tanto accadono cose che ci stupiscono. Quando c’è stata la proiezione del film restaurato a Bologna e ci siamo trovati in Piazza Grande con tremila persone sedute e tremila in piedi entusiaste… addirittura mi hanno segnalato un gruppo di turisti americani che passavano lì per caso e si son fermati in piedi a vedere tutto il film, entusiasti anche loro, che cosa succede? Voglio spiegarmi meglio. Abbiamo immaginato la nostra insofferenza per l’intolleranza che ci ha portato a realizzare Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, Gott mit uns e anche Gli occhiali d’oro.
È una sensazione che ho sempre avuto perché la parola intolleranza è la madre di tutte le sciagure. Dall’intolleranza nasce tutto. E devo dire nasce anche il crimine come quello di Stato compiuto in America, nel Massachusetts. Devo dire che sono stato molto emozionato perché sono stato presente a Boston quando il Governatore Dukakis ha deciso la giornata della riabilitazione dei due italiani. (…) L’avvocato ha buttato la loro questione troppo in politica e non ci si aspettava altro perché in quel momento era nato il Comunismo e quindi si aveva paura che con gli emigrati arrivasse anche questo virus. Sacco e Vanzetti erano anarchici perché quando son partiti dall’Italia non c‘era il Partito Comunista, non c’era niente e quindi anarchia significava sindacalismo e non quella definizione che prenderà più tardi. Loro erano anarchici in quanto difendevano il lavoro e le paghe che rasentavano lo sfruttamento. Da qui è nato l’equivoco.
Inoltre, mi ha colpito molto la caduta dalla finestra della polizia di New York di Andrea Salsedo e quasi in concomitanza con l’uscita del film era avvenuta la morte di Pinelli. C’è stata una serie di analogie non volute perché Pinelli era vivo mentre io giravo il film eppure qualche critico ha pensato che sia stato fatto apposta. C’è stato un assalto bellissimo dei giovani al film tanto che dopo due o tre giorni dall’uscita si è dovuto fare uno spettacolo sussidiario all’una di notte per i tanti giovani che c’erano ad aspettare fuori per entrare. Poi ci siamo trovati a Berlino per parlare con un produttore per realizzare un progetto che è rimasto un sogno nel cassetto, era un’altra intolleranza: un ragazzo neanche in salute viene accusato di aver incendiato Reichstag e viene ucciso per colpire l’opposizione. Avrei voluto fare anche quel film ma non ce l’ho fatta. Insomma, a Berlino trovammo una manifestazione studentesca. Una guardia vieni avanti e blocca Vera e me per non farci attraversare mentre cantano Here’s to you… Io ho pensato che se quella guardia avesse saputo chi eravamo sarebbe stato molto inquieto. Ma non l’ha saputo.
La parola poi passa a Rosanna Fratello che così racconta questa sua esperienza cinematografica,
Io ho fatto tre film e questo mi ha gratificata in una maniera incredibile. Grazie a Giuliano e a Vera. Devo dire che per me è sempre emozionante. Questo film tocca proprio la persona in una maniera pazzesca. Per cui grazie Montaldo, grazie Giuliano per avermi voluta in questa film. Grazie. Non finirò mai di ringraziarti. E grazie a questi due registi meravigliosi.
Costantino poi chiede ai registi Barbieri e Giulietti:
Perché avete avuto questa urgenza di affrontare questo documentario e di capire la genesi del film?
Giotto Barbieri risponde,
Intanto si stava avvicinando l’anniversario dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti per cui era importante, secondo me, ricominciare a parlare di questo. Proprio perché il film di Montaldo nel suo tempo aveva iniziato a muovere un’opinione pubblica in Italia piuttosto addormentata su questo argomento abbiamo pensato che il modo migliore per collegare la storia di Sacco e Vanzetti di settant’anni prima e il film di Montaldo e ricreare una sorta di percorso narrativo che riuscisse a integrare tutto.
Aggiunge Silvia Giulietti,
Ho avuto la fortuna di fare con Giuliano tre film quindi il mio sguardo è sempre dietro la macchina da presa e la curiosità che io ho e che poi vedo che hanno anche gli studenti, i giovani di capire osa c’è dietro a un film. Io personalmente avevo proprio la necessità, un desiderio di far capire a chiunque come un film, in questo caso questo capolavoro, ha preso vita. Lavorando io dietro la macchina da presa ho questo desiderio di raccontare cosa accade.
Tutto è nato anche grazie a Tiziana Appetito dell’Archivio Enrico Appetito che ha conservato le fotografie della lavorazione del film. Tiziana è stato il motore primario tecnico perché aveva un materiale infinito. Ringrazio anche la Libera Università del Cinema che ci ha guidato nella postproduzione e tutti gli studenti che ci hanno seguito. E Giuliano che è stato il nostro maestro d’orchestra.
Riprende la parola Giuliano Montaldo dicendo,
Io volevo parlare di una certa Rosanna… Io cercavo – dopo aver trovato un attore come Gian Maria Volontè, piemontese come Vanzetti, Cucciolla barese e pugliese come Sacco – un’attrice brava e bella (perché era bella la moglie di Sacco). E Rosanna Fratello è stata determinante subito. Mi ricordo un provino ridicolo, non l’ho fatta neanche parlare. Era lei senza dubbio. Ho avuto ragione.
In conclusione, aggiunge il regista sulla situazione del Cinema di ieri e di oggi,
Io credo che il problema sia molto grave. Oggi i cinema chiudono. Non si scrivono più sceneggiature pagate dal produttore. Non c’è più il primo pugno di ferro tra sceneggiatori come De Bernardi, Suso Cecchi D’Amico. Poi c’è il problema dei tempi di lavorazione e c’è il problema fondamentale della distribuzione che deve tenere conto che il film è destinato soprattutto al passaggio televisivo. Voglio dire soltanto che per quello che ci riguarda Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, Agnese va a morire, Gli occhiali d’oro so come vanno da un garagista, un sardo, che la mattina quando mi vede mi dice di averli visti di notte. Devo dire che da una parte siamo contenti perché non sono tagliati da dieci piani di morbidezza perché non c’è la pubblicità. Però passano a quell’ora perché chi fa il palinsesto sono i pubblicitari e questi sanno meglio di noi che non si interrompe un film che emoziona. Il problema è che un film con contenuto rischia proprio questo e il produttore fa un salto sulla sedia.
Ho un cassetto colmo di soggetti che non sono diventati film. Il problema è questo: chi finanzia queste imprese? Chi è pronto a dire che cosa stiamo vivendo? Io non so ancora cosa è successo a Portella della Ginestra. Non so ancora cosa è successo all’aereo che è caduto. Non so ancora di Piazza Fontana. Non sappiamo ancora niente. Allora fare dei film con dei punti interrogativi che finiscono con un altro punto interrogativo non mi pare che sia il nostro mestiere. Bisogna avere una conclusione. E la conclusione è l’intolleranza. Nerone ha insegnato molte cose. Ha insegnato che si brucia Roma e si dà la colpa ai Cristiani; Hitler aveva capito che bisognava dare fuoco al Reichstag e dare colpa all’opposizione. Qualcuno ha imparato anche da noi. Ma non dico chi.
Viva l’Italia.
Voto, 4,5/5
Scheda tecnica
Titolo originale: La morte legale
Regia: Silvia Giulietti e Giotto Barbieri
Cast: Giuliano Montaldo, Vera Pescarolo Montaldo, Ennio Morricone, Rosanna Fratello, Mario Sesti, Luigi Botta, Lorenzo Tibaldo.
Produzione: iFrame
Distribuzione: Distribuzione Indipendente srl
Paese: Italia
Anno: 2018 – Data di uscita: 11 ottobre
Durata: 53 minuti