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Jackson Pollock e la Scuola di New York: l’Arte Contemporanea al Vittoriano

Pollock e la Scuola di New York (Ph. Chiara Ricci)
Pollock e la Scuola di New York (Ph. Chiara Ricci)

Quest’oggi presso il Complesso del Vittoriano si è svolta l’anteprima stampa della mostra Jackson Pollock e la Scuola di New York che resterà aperta sino al prossimo 24 febbraio 2019. La rubrica online “Piazza Navona” ha preso parte all’evento e ha realizzato per voi questo articolo.Dal 10 ottobre sino al 24 febbraio 2019 l’Ala Brasini del Vittoriano ospita un’esposizione assolutamente da non perdere con le opere più significative provenienti dal Whitney Museum di New York firmate da artisti come Jackson Pollock, Mark Rothko, Franz Kline, Willem de Kooning… La Scuola di New York degli Irascibili si mostra a Roma.

Pollock e la Scuola di New York al Vittoriano (Ph. Chiara Ricci)
Pollock e la Scuola di New York al Vittoriano (Ph. Chiara Ricci)

Pollock e la Scuola di New York arriva nella Capitale con tutta la sua irruenza e la sua forza attraverso 50 opere. Tra queste vi è la celeberrima e ampia Number 27 (lunga circa tre metri) di Jackson Pollock divenuta simbolo dell’artista statunitense e dell’Arte contemporanea.

La mostra è stata realizzata grazie all’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, con il Patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale e prodotta dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Whitney Museum of America Art di New York e curata da David Breslin, Carrie Springer e Luca Beatrice.

La scrittrice Chiara Ricci all'anteprima stampa della mostra "Pollock e la Scuola di New York"
La scrittrice Chiara Ricci all’anteprima stampa della mostra “Pollock e la Scuola di New York”

Nelle sale dell’Ala Brasini è esposta la rivoluzione artistica e pittorica degli anni Cinquanta, periodo in cui gli action painter non suscitano interesse né da parte del pubblico né della critica. Il percorso di tale esposizione si articola in sei sezioni la prima della quale è dedicata a Jackson Pollock definito dalla rivista Life – già nel 1949 – “primo artista americano”.

Le sezioni successive, invece, sono così denominate: Verso la Scuola di New York rappresentata da uno scatto di Nina Leen datato 1950 dove sono ritratti gli Irascibili ovvero Arshile Gorky, William Baziotes, Robert Motherwell, Clyfford Still, Mark Tobey, Richard Pousette-Dart, Bradley Walker Tomlin (padre dell’Espressionismo astratto), James Brooks e David Smith.

Jackson Pollock-, "Numero17, 1950 Fuochi d'artificio" (Ph. Chiara Ricci)
Jackson Pollock-, “Numero17, 1950 Fuochi d’artificio” (Ph. Chiara Ricci)

La terza sezione è dedicata a Franz Kline cui segue quelle intitolata Dall’Espressionismo astratto ai Color Field con le opere di Hans Hofmann, Ad Reinhardt, Adolph Gottlieb, Sam Francis. Nella penultima sala, invece, si potranno ammirare le opere di Willem de Kooning per terminare il percorso con i due meravigliosi quadri di Mark Rothko.

Inoltre, non è a dimenticare l’installazione che ci immerge nei colori di Pollock, in un’opera d’arte in divenire attraverso un corridoio che pian piano prende colori e forma sulle pareti e sul soffitto.

L'installazione all'interno della mostra "Pollock e la Scuola di New York" (Ph. Chiara Ricci)
L’installazione all’interno della mostra “Pollock e la Scuola di New York” (Ph. Chiara Ricci)

Quella che offre il Vittoriano – assieme alla già inaugurata mostra dedicata ad Andy Warhol – è un’esposizione davvero interessante e unica nel suo genere. Roma diviene il centro e il cuore della Storia dell’Arte contemporanea aiutandoci a comprenderla, a capirla e ad ammirarne le personalità e le opere dei suoi indiscussi protagonisti. Primo fra tutto Jackson Pollock che ha letteralmente rivoluzionato il rapporto tra artista – pennello – tela. Egli stesso, infatti, arriva a girare attorno l’opera che acquista una nuova dimensione e una nuova posizione nello spazio divenendone parte integrante.

Di tutto questo si è ampiamente parlato nella conferenza stampa cui hanno preso parte oltre a un pubblico numeroso, attento e profondamente interessato: Iole Siena del Gruppo Arthemisia; i curatori della mostra David Breslin (del Whitney Museum) e Luca BeatriceDaniela Ara in rappresenta di Generali Italia partner e sostenitore del progetto.

A fare gli onori di casa è stata proprio una emozionata Iole Siena che ha affermato,

In questa stagione abbiamo un Vittoriano totalmente rivoluzionario con Warhol per la Pop art e oggi presentiamo questa mostra incredibile fatta di opere e di prestiti veramente stupefacenti ed eccezionali: Pollock e la Scuola di New York.  La mostra arriva dal Whitney Museum di New York che si è privato di questo prestito eccezionale dei suoi principali capolavori esposti nelle sale del Museo.

Vedrete le opere di Pollock tra cui mi preme sottolineare sin da subito che c’è il capolavoro di Pollock Numero 27. Inoltre, ci sono opere di Kline, Kooning e due Rotchko che valgono la mostra da soli. Sono veramente dei prestiti eccezionali e il mio ringraziamento va al Whitney Museum qui rappresentato dal curatore e conservatore David Breslin.

Sono emozionata e grata soprattutto a tutti voi giornalisti che sostenete le nostre attività in maniera davvero forte. 

La conferenza stampa (Ph. Chiara Ricci)
La conferenza stampa (Ph. Chiara Ricci)

A questo intervento è seguito quello del curatore americano Davi Breslin che – supportato da un attento e preciso interprete – è così che si è rivolto al numeroso pubblico,

Vorrei ringraziare il nostro partner Arthemisia per aver reso questa mostra una mostra significativa. Il Whitney è stato fondato nel 1930 da Gertrude Vandelbilt Whitney che stava cercando veramente di trovare una casa per gli artisti americani viventi che non venivano ricevuti con sufficiente attenzione negli Stati Uniti. Sono sicuro che sarebbe molto felice di vedere questa mostra con questi artisti eccezionali qui a Roma.

Il Whitney Museum inizialmente si trovava nella zona alta di Manhattan poi, tre anni fa, si è spostato in un nuovo edificio che è stato progettato da Renzo Piano. Questa nuova sede ci ha dato la possibilità di mostrare maggiormente la nostra collezione come prima non era possibile permettendo a molte persone di ammirarla.

David Breslin e il suo interprete (Ph. Chiara Ricci)
David Breslin e il suo interprete (Ph. Chiara Ricci)

Per me è stata un’emozione vedere in questa mostra così tanti quadri che conosco, che amo: Pollock soprattutto, Rothko, Kline… ma anche opere d’arte, diciamo, da poche scoperte. Quindi sono lieto di essere qui con voi oggi e ringrazio ancora i nostri partner di Arthemisia per aver reso possibile questa bellissima mostra.

L’ultimo – ma non per ordine di importanza – a prendere la parola è stato Luca Beatrice, altro curatore di Jackson Pollock e la Scuola di New York il quale ha compiuto un’attenta analisi del pittore statunitense attraverso uno splendido e minuzioso racconto della Storia dell’Arte contemporanea del periodo di riferimento,

Lo spunto su cui ho voluto cominciare a riflettere quando ho scritto il testo per la mostra è che il 1956 potrebbe essere l’anno di inizio dell’Arte contemporanea. Su quando inizia l’Arte  contemporanea c’è un dibattito aperto. Poi le case d’arte hanno inventato questa categoria: Post War Art Contemporary Art. Più passano gli anni più dovremmo avvicinarci al nostro presente. Ma se dovessimo far fede alle gallerie d’Are l’11 agosto 1956 con la morte di Jackson Pollock a soli 44 anni per un incidente stradale.

Luca Beatrice (Ph. Chiara Ricci)
Luca Beatrice (Ph. Chiara Ricci)

Tra l’altro neanche un anno dopo la morte di James Dean avvenuta praticamente nella stessa modalità. Nel 1956, inoltre, Robert Rauschenberg mette in pratica e a sistema i cosiddetti Combine Paintings, ovvero una pittura che introduce al suo interno degli elementi di realtà. Sempre nel 1956 a Londra compare per la prima volta la parola Top all’interno di un titolo di un’opera di Richard Hamilton. Allora, se crediamo a queste tre forze così prorompenti – “Top”, la pittura che si fa realtà e la morte di Pollock – forse questo 1956 ce lo dobbiamo tenere per buono.

Ora, già nel 1949 la rivista generalista Life, di cui abbiamo esposta una copia, si interroga se Pollock fosse l’artista contemporaneo vivente più importante. Per certi versi anche il più famoso. Pollock tra il ’49 e ’50 mette a punto la tecnica del Dripping ovvero della colatura e da questo momento abbiamo un salto in avanti nella pittura. Intanto perché il quadro è a terra, è orizzontale e non è più verticale, le misure sono quelle del suo corpo: ci danza, ci gira intorno, ci lavora senza la mediazione del pennello con movimenti centripeti e centrifughi.

Jackson Pollock, Senza titolo, 1933-1939 (Ph. Chiara Ricci)
Jackson Pollock, Senza titolo, 1933-1939 (Ph. Chiara Ricci)

Qui esposto abbiamo Number 27, uno dei quadri più significativi sia dal punto di vista della sua modalità esecutiva sia dal punto di vista della data perché il 1950 è un anno clou di questo passaggio pittorico. È il momento in cui la capitale dell’Arte si sposta da Parigi a New York. Pollock può essere considerato l’ultimo capostipite di quella genia di quegli artisti maledetti che da Caravaggio arriva sino a Van Gogh.

Secondo me chi vede questa mostra capirà fondamentalmente due cose: la grandezza di Pollock come artista, come personaggio e come cerniera tra il prima e dopo e la straordinaria vivacità di New York in quegli anni che arriva ad affermarsi come Capitale del contemporaneo.

Ad Reinhardt, "Numero 18", 1948 - 1949 (Ph. Chiara Ricci)
Ad Reinhardt, “Numero 18”, 1948 – 1949 (Ph. Chiara Ricci)

Insomma, Roma diviene ancora una volta Teatro e palcoscenico dove va in scena la Storia dell’Arte. Il Vittoriano mostra Andy Warhol, Jackson Pollock e i pittori della sua generazione. È uno “spettacolo” cui non si può non essere presenti. È un racconto per immagini della storia dell’Arte del secolo scorso che è stata influenzata dagli “artisti maledetti” dei secoli passati ma che ha anche influenzato gli artisti contempo nei e del secolo scorso.

Pollock e la Scuola di New York (Ph. Chiara Ricci)
Pollock e la Scuola di New York (Ph. Chiara Ricci)

È una grande fortuna ammirare opere di tale livello. Averle vicine. Vederne le pennellate, i getti di colori, le impercettibili sfumature e le forme che hanno preso. La loro vita. Sono opere e artisti che si mostrano e vivono. E noi spettatori di oggi abbiamo la rande fortuna di vivere con loro e di sfiorare con lo sguardo il loro Tempo. Il loro Genio.

 

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