Letto per voi… “Pretendi un amore che non pretende niente” di Francesca Cerutti

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi la breve antologia di racconti Pretendi un amore che non pretende niente di Francesca Cerutti (Augh!). Otto storie ambientate a Milano che diviene viva testimone di pensieri e sentimenti. E non perdete l’Incontro con l’Autrice!

La trama

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Milano. Otto racconti. Otto brevi racconti che narrano di amori corrisposti, mancati, sperati ma anche di amicizie, quelle che sono sopravvissute all’urto con il tempo e quelle che si sgretolano con l’avanzare della vita e delle proprie scelte. Così, una giovane donna riceve una telefonata inaspettata da un ragazzo di cui è innamorata da tempo; due ragazze si ritrovano per l’estate per scoprire che la loro non è stata (e non rimarrà) una semplice amicizia; un giovane si lancia in un appuntamento con una ragazza conosciuta online portando con sé tutte le paure del momento e della situazione; il festeggiamento del trentesimo anno di età diviene per una coppia di amici occasione di conferma del loro affetto e della loro insostituibile mutuo soccorso; una ragazza comprende che è giunto il momento di chiudere un’amicizia e di mettere un punto in una pagina del suo passato; una ragazza torna nella sua vecchia scuola a presentare il suo libro ritrovando se stessa nelle domande e nella forza di una giovane studentessa; una giovane donna costretta a casa durante la pandemia spera di riprendere le fila di ciò che è rimasto “fuori”. Vite, esistenze, quotidianità che si dipanano tra le strade di Milano che diviene attiva e presente testimone di attimi di felicità, di timore, di gioia… le sue strade, i suoi muri parlano e affermano con convinzione: Pretendi un amore che non pretende niente.

Sul libro

Augh! Edizioni

Nel giugno 2023 la Casa Editrice Augh! pubblica nella Collana “frecce” la breve antologia di racconti della scrittrice milanese Francesca Cerutti dal titolo Pretendi un amore che non pretende niente. Otto brevi ma intensi racconti che portano il Lettore tra le strade, i quartieri e i punti nevralgici del capoluogo lombardo: da piazza Aulenti a corso Buenos Aires passando per via Zebedia, la Basilica di Sant’Ambrogio e la Pinacoteca di Brera. Ed è proprio in questi luoghi e in queste strade che si animano le esistenze degli uomini e delle donne che abitano le storie di Francesca Cerutti. Donne e uomini che racchiudono in sé tutte le sfumature di ogni animo umano: coraggio, paura, timore, gioia, felicità, speranza, tristezza, delusione, illusione… è di tutto questo che sono formate le anime create dalla scrittrice milanese. Sono protagonisti di una storia ma anche della propria vita che, in molti casi, sono assai vicine alle nostre vere esistenze, quelle (purtroppo!) assai lontane dalla pagine scritte di un racconto, viste da un altro punto di vista, osservate da altri occhi e da altri sentimenti. Certamente uno sguardo privilegiato è quello di Milano che diventa non solo testimone o tacita testimone di eventi e di sentimenti. La città, infatti, è pensata e concepita dall’Autrice come un’altra protagonista attiva, vivace, dotata di “voce”, spirito e anima che guida, accompagna, suggerisce e aiuta – al momento giusto e quando più lo ritiene opportuno  – i suoi figli. Senza fare distinzione alcuna.

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Francesca Cerutti ha il merito di aver reso le sue creature estremamente umane e reali servendosi di una scrittura sincera, pulita, onesta, chiara e, ancor di più, di una disarmante semplicità. La scrittrice, infatti, non dipinge le sue storie e i relativi protagonisti per ciò che non sono permettendo loro di avvicinarsi incredibilmente al Lettore che li sente amici, confidenti, compagni di (dis)avventure o di giochi. Giovani adulti che inevitabilmente si ritrovano a contatto con sé stessi e con le proprie paure: di un rifiuto, del futuro, degli attacchi di panico, di avere un figlio… tutte paure umane, “comuni” ma non scontante né tantomeno banali o di scarsa importanza. Al contrario! Sono proprio queste paure “comuni” a unirci, a creare un abbraccio sincero tra realtà e finzione, tra i protagonisti delle pagine di Pretendi un amore che non pretende niente e noi, protagonisti di storie non ancora raccontate ma vissute secondo dopo secondo. C’è un gioco di sguardi e di specchi tra la breve antologia di Francesca Cerutti e noi Lettori. Un gioco onesto e con specchi non deformanti. Uno sguardo spesso complice, altre volte dolcemente severo ma pur sempre deciso e chiaro.

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Ed è un peccato che queste otto storie siano così brevi, che non ci sia un to be continued… forse, questo spetta a chi legge, a chi partecipa dall’altra parte della pagina. A noi, semplicemente come siamo e con il bagaglio delle nostre conoscenze ed esperienze. Anche questo è un pregio di questo breve libro: offrirci la possibilità di tendere una mano verso noi stessi e gli altri, di guardarci e ascoltarci con nuovi occhi attraverso le storie e le vite degli altri. Tanto lontani, tanto diversi… eppure sempre ricchi di quel “qualcosa” che ci appartiene e ci riguarda.

La verità, in fondo, è tutta racchiusa qui: Pretendi un amore che non pretende niente.

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Francesca Cerutti (Per gentile concessione di Francesca Cerutti)

Quando ha scoperto il suo interesse per la scrittura?

Mi è sempre piaciuto inventare storie, ma finché ero bambina queste rimanevano solo nella mia testa. Intorno ai tredici anni ho provato a metterle per iscritto, quasi per gioco, per poi continuare per tutta l’adolescenza, scrivendo cose che a distanza di anni mi sembrano molto ingenue, a tratti pesanti e didascaliche, ma che in realtà sono state un po’ le fondamenta su cui ho costruito tutto quello che è venuto dopo. D’altronde, Virginia Woolf raccomandava: «Scrivi ora che sei giovane, scrivi tutte le sciocchezze che ti vengono in mente. Sii sciocco, sii sentimentale, compi quanti errori di stile, grammatica, gusto e sintassi tu voglia. Solo così imparerai a scrivere».

 Come è nato il progetto editoriale di Pretendi un amore che non pretende niente?

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Un po’ per caso, durante il lockdown. Pur abitando a Gallarate, in provincia di Varese, nel periodo dell’università passavo la maggior parte del tempo a Milano, non solo per le lezioni ma anche per il gusto di girarla – è così che l’ho conosciuta e ho iniziato ad amarla. All’improvviso quelle passeggiate mi venivano precluse e scoppiavo di nostalgia per i luoghi a cui ero legata e dove nel breve periodo non potevo tornare fisicamente. E così mi sono messa al computer e ho cominciato a scriverne, un racconto dopo l’altro (anche se l’ordine di stesura è diverso da quello che troviamo oggi nella raccolta). Qualche tempo dopo li ho riguardati a mente più fredda e mi sono accorta che potevano diventare un vero e proprio libro.

Nei ringraziamenti vi è un “grazie” speciale a una persona sconosciuta legata al titolo del suo libro. Può raccontarci qualcosa di più in merito?

Novembre 2018, ho da poco cominciato il corso di laurea magistrale alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori “Altiero Spinelli” di Milano. In via Fra’ Luca Pacioli, a due passi dall’università, trovo per caso un foglio appiccicato su un muro, con una brevissima poesia scritta da un autore anonimo, che recita proprio “Pretendi un amore che non pretende niente”. La frase, un po’ sibillina, mi affascina subito. Passano gli anni: nel frattempo scoppia la pandemia, poi mi laureo… torno di lì a fine agosto del 2020 e il foglio è ancora saldamente al suo posto, quasi ad aspettarmi. Un piccolo punto fermo in un mondo che era diventato tutto diverso. Qualche tempo dopo, ecco l’idea di rendergli davvero omaggio inserendolo in un racconto – che poi avrebbe dato il titolo a tutta l’antologia, ma questo ancora non lo immaginavo.

La scrittrice Francesca Cerutti (Per gentile concessione di Francesca Cerutti)

Quanto vi è di Francesca Cerutti nelle storie e nei protagonisti narrati in Pretendi un amore che non pretende niente?

Parecchio, lo ammetto. Diciamo che ho preso spunto dalla mia esperienza personale, da sentimenti e situazioni che ho vissuto sul serio, e per ogni racconto posso dire che c’è un fondo di verità; non ce n’è nessuno, però, che riporti davvero fedelmente le cose per come sono andate nella realtà. È piuttosto particolare il caso del penultimo racconto, Una nuova insubordinazione, che vira all’autofiction in modo un po’ strano. Non è narrato in prima persona come praticamente ogni opera di autofiction: qui abbiamo un narratore anonimo che si rivolge in seconda persona a una protagonista di cui si sa solo che ha un nome «piuttosto comune», e che può dare l’idea di coincidere con me, anche se non ci sarà mai nessun elemento che ne dia la matematica certezza ai lettori. E poi c’è un altro personaggio, più giovane, che si chiama come la protagonista e che sembra quasi una sua versione adolescente… Una nuova insubordinazione è un racconto un po’ “a scatole cinesi”, mi sono divertita molto a scriverlo. 

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Milano, la sua città, quanto ha influenzato la sua scrittura e, in particolar modo, la stesura di questo suo libro?

Il libro è una sorta di “mappa sentimentale” di Milano. Piazza Sant’Alessandro, i Giardini della Guastalla, il Villaggio Operaio di via Lincoln… sto citando ora solo alcuni dei numerosi punti della città che compaiono nel libro, ma tutti hanno una cosa in comune: sono luoghi a cui sono veramente affezionatissima, perché li associo a particolari momenti trascorsi con persone a cui voglio molto bene. E, a dire il vero, nel libro ne mancano parecchi! Con il tempo la “mappa sentimentale” si è ampliata, ma Pretendi un amore che non pretende niente comprende solo racconti scritti tra il 2020 e il 2021. Non compaiono quindi luoghi che ho scoperto (o a cui ho comunque legato ricordi belli) solo in seguito, ma ai quali non sono meno affezionata, come il quartiere delle Cinque Vie, i Bagni Misteriosi, Villa Invernizzi con i fenicotteri, piazza Tommaseo con le sue magnolie in fiore…

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

I racconti che compongono questa breve antologia terminano con un finale aperto e con importanti e diversi spunti di riflessione. Quale vuole essere il messaggio dei suoi racconti? E quanto conta la speranza per sé e per i suoi personaggi?

Non ci avevo mai riflettuto molto durante la stesura del libro, ma me l’ha fatto notare anche il moderatore della prima presentazione: i finali dei miei racconti sono effettivamente tutti aperti. È un po’ come se le storie di questi personaggi travalicassero il limite fisico dei racconti per andare oltre, in un mondo diverso per ogni lettore. Che ne sarà dei personaggi? L’ultima parola non è mai mia. Saranno i singoli lettori a dare la propria personale interpretazione. È un piccolo messaggio di speranza: è come se io non scrivessi mai storie con un punto fermo alla fine, al massimo con un punto e virgola. Mi piace pensare che anche nella vita vera sia così, che molte situazioni in cui lì per lì vediamo un punto fermo – definitivo, ineluttabile – abbiano in realtà solo un punto e virgola. Che ci fa rifiatare un istante, per poi proseguire la frase.

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Cosa e quanto le hanno insegnato i protagonisti di Pretendi un amore che non pretende niente?

In uno dei racconti, Una coincidenza, compare una cartomante che predice alla protagonista «una bella opportunità, insperata», che potrà cogliere solo se si deciderà a «seguire il cuore anziché la testa». Glielo dice indicandole una precisa carta dei tarocchi, il matto. Ed è proprio quella carta che io ho fatto scivolare tra le pagine della mia copia del libro. Il matto dei tarocchi è lì a ribadirmi che, a volte, per cogliere le opportunità più belle e insperate – quelle che «accadono e fanno la rivoluzione», come dice la protagonista di un altro racconto, Ci sono notti – bisogna davvero abbandonare la strada che sembra più logica. Ed è qualcosa di cui credo che dovrei ricordarmi più spesso.

La scrittrice Francesca Cerutti (Per gentile concessione di Francesca Cerutti)

C’è qualcosa che vorrebbe ancora dire o far dire a qualcuno dei suoi personaggi? Se sì, cosa?

Al momento no, non ho pensato a eventuali sequel, prequel o spin-off per nessuno dei racconti che compongono il libro. Ma in futuro, chissà? Magari mi accorgerò che uno di questi personaggi ha ancora qualcosa da dire.

Qual è stato il racconto più difficile da organizzare e riportare su carta? E perché?

Forse Pretendi un amore che non pretende niente. Qui lo sguardo del narratore segue i due protagonisti, Elisa e Nicolò, quasi dall’alto, mostrando ai lettori due persone che senza saperlo compiono gli stessi gesti, percorrono le stesse strade, hanno perfino pensieri simili – e, se solo si conoscessero, si farebbero molto bene a vicenda. Sono fisicamente vicini (chi conosce le strade citate nel racconto si accorgerà che li separano solo pochi metri), ma in pratica è come se fossero lontanissimi, e sono rimasta un bel po’ su questo racconto perché volevo essere certa che fosse proprio questa sensazione ad arrivare ai lettori.

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Può raccontarci del suo impegno e della sua esperienza con la rivista letteraria “Magma Magazine”?

A febbraio del 2020 mi è stato proposto di coordinare la redazione di letteratura di Frammenti Rivista e ho accettato questa sfida. Da allora la redazione è cresciuta al punto che con il direttore Michele Castelnovo si è pensato di farla diventare una rivista indipendente: è nato così Magma Magazine, ad agosto del 2021. Una realtà che è riuscita a ottenere diverse soddisfazioni nell’ambiente editoriale e che sono orgogliosa di coordinare perché è composta da persone che le danno linfa vitale con la loro passione. E, poiché i collaboratori hanno gusti e interessi anche molto eterogenei, riusciamo a spaziare tra diversi ambiti – le ultime novità italiane e straniere, la saggistica, la poesia, ma anche bei focus sulla rilettura di opere meno recenti, sull’editoria indipendente, sugli autori esordienti – dando al contempo a ciascuno la libertà di scrivere di ciò che sente più nelle proprie corde.

La scrittrice Francesca Cerutti (Per gentile concessione di Francesca Cerutti)

Quali sono gli autori e le opere che hanno formato il suo essere scrittrice e lettrice?

Pretendi un amore che non pretende niente deve molto ad Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli – il mio romanzo preferito, ambientato per metà a Parigi e per metà a Milano, che mi ha mostrato fino a che punto una città possa diventare protagonista di una storia. E devo tanto anche alla lettura dei Nove racconti di J.D. Salinger, che mi hanno insegnato a disseminare i racconti di piccoli indizi che diventano chiari solo alla fine. O, meglio ancora, di indizi che a volte sono lì fin dalla prima riga o quasi, ma che si fanno notare veramente solo rileggendo il racconto.

 Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Francesca Cerutti, “Pretendi un amore che non pretende niente” (Augh!, 2023)

Il mio esordio è stato con un romanzo, Noi quattro nel mondo (bookabook, 2020), ma dopo la sua pubblicazione mi sono dedicata soltanto alla narrativa breve, con i racconti di questa raccolta e con qualche altro (alcuni pubblicati su riviste o in antologie collettive, altri al momento ancora nel mio computer e basta). Scrivere racconti mi ha aiutata molto nella gestione del ritmo narrativo e in generale della storia: non possono esserci momenti morti, ogni elemento che viene nominato deve avere una sua rilevanza nell’economia del racconto… In futuro non escludo di tornare a forme narrative più lunghe, anzi, diciamo proprio che mi piacerebbe, ma voglio conservare questa impostazione preziosa mutuata dalla narrativa breve.

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