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Letto per voi… “Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova” di Alberto Minella

La Rubrica online “Piazza Navona” quest’oggi vi propone la lettura di “Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova” di Alberto Minnella (Fratelli Frilli Editori). E non perdete l'”Incontro con l’Autore!”

La trama

Alberto Minnella, “Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova” (Fratelli Frilli Editori, 2021)

Ortigia. Siracusa, giugno 1965. In un appartamento di Via Torres viene ritrovato esanime Emanuele Mangiafico, di anni trentatré, come Cristo, guardava il soffitto. È stato picchiato fino a morirne. Ma perché tanta violenza e tanta malvagità? Chi avrebbe mai potuto volere la morte di questo giovane? E perché tanto accanimento? Tanti sono i quesiti e diverse le domande a cui il Commissario Portanova deve trovar risposta. Iniziano le indagini che subito vengono “disturbate” da due eventi importanti e assai singolari: la comparsa di alcune scritte fasciste apparse sui muri del Municipio e la morte di un’anziana signora a causa di una stufa difettosa.  Cosa può collegare la morte del Mangiafico a questi due fatti? Cosa si nasconde dietro questi fatti così clamorosi e luttuosi? In che modo il ruvido – ma dal cuore buono – commissario Portanova riuscirà a far quadrare tutti gli elementi ricostruendo questo puzzle così complesso e dall’immagine oscura e delittuosa?

Sul libro

Nel luglio 2021 la Fratelli Frilli Editori pubblica nella Collana “Tascabili. Noir” l’ultima indagine del commissario Portanova dal titolo Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova scritta da Alberto Minnella. Quest’ultimo, siciliano (agrigentino) classe 1985 è tra i fondatori del collettivo Sicilia Niura che, assieme a Rosario Russo, Gaudenzio Schillaci, e Seba Ambra , si impegna fortemente nella diffusione della scrittura noir ambientata nella bella terra di Sicilia mostrandone e raccontandone le bellezze e i profumi. Anche attraverso la carta e la stampa.

Il collettivo “Sicilia Niura”

Alberto Minnella, come già i suoi colleghi, con la nuova indagine del suo commissario Portanova ha realizzato un piccolo gioiello del noir italiano contemporaneo. In esso, infatti, non solo ritroviamo delle precise e attente descrizioni della bella isola di Ortigia (permettendoci di immaginare, anzi, di vedere ancor più da vicino i luoghi dove si svolge l’azione) ma anche un tessuto narrativo assai ben costruito, perfettamente funzionale nella sua meccanica e con grande attenzione ai dettagli e alla costruzione dei personaggi. Basti pensare all’andamento ciclico della narrazione: si arriva esattamente da dove si è partiti. Durante questo viaggio, però, accade di tutto e tutto viene ben spiegato e motivato senza nulla lasciare al caso o al “non detto”.

Fratelli Frilli Editori

Da qui il ritmo incalzante della vicenda che, aiutata anche dai numerosi dialoghi veloci, spesso di poche parole, netti, taglienti, conduce il Lettore direttamente al cuore della narrazione. Il Lettore, infatti, viene piacevolmente trascinato nella vita dei protagonisti di Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova e, quasi, ha l’impressione di passeggiare tra le strade di Ortigia, di affiancare il commissario Portanova e il suo fedele Melluzzo nelle indagini… pare quasi di avere anche la facoltà di dare suggerimenti tanto il suo coinvolgimento è alto e totale.

Anche questo è merito della bella penna del Minnella: con il suo stile accattivante, pulito, scarno ovvero essenziale, funzionale, privo di giri di parole andando diritto ai fatti. Proprio per questo Portanova non tarda a ricordare il commissario Ingravallo (nome che pure ritorna all’interno della vicenda) creato da Carlo Emilio Gadda ne Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.

Carlo Emilio Gadda, “Quer pasticciaccio brutta de via Merulana” (Garzanti, 1957)

Tra i due, infatti, simili sono i tormenti interiori, l’amore per il buon bere, l’essere “spicci” sino a rasentare il bruto cinismo e la crudele ironia o la rozzezza dei modi. Scarni mai ineducati. Così, sono –spesso – gli animi tormentati di chi passa la vita a caccia della verità, tra omicidi, assassini, morte, bugie e verità, convivendo sempre con l’animo sospettoso e l’attenzione al dettaglio… E Alberto Minnella è riuscito perfettamente in tutto questo facendo al Lettore un duplice regalo: la sua Sicilia e la narrazione di una vicenda avvincente.

Forse, l’unico dettaglio che appare poco convincente, o per meglio dire, non indispensabile alla narrazione di questa vicenda è l’ingabbiamento temporale fissato al 1965. La vicenda, infatti, se non per qualche piccolo riferimento non fa notare questo periodo storico che passa decisamente in secondo piano. Le indagini di Portanova sono quasi senza tempo e potrebbero benissimo svolgersi ai giorni nostri senza necessità di un riferimento temporale… che, forse, vista tale decisione avrebbe potuto essere sviluppata e ampliata con più elementi e più forza.

Ma l’onestà e la bruta simpatia di Portanova superano ogni “costrizione” e riferimento temporale.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Alberto Minnella (Per gentile concessione di Alberto Minnella)

Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?

Sono cresciuto circondato da libri. La curiosità di leggerne uno è arrivata da piccolissimo. Rapito dalle storie, più in là negli anni, in adolescenza, ho provato anch’io per gioco a scriverne una. Da allora non ho più smesso di farlo.

Come è nato il progetto editoriale di Più nero della notte?

Scrivere di Portanova è diventato un vero e proprio vizio, come il fumo. E proprio come un vizio, raccontare le disavventure del commissario mi crea dipendenza, con una buona dose di tossicità. Un tossicità buona, positiva. Così è facile capire che questo quarto capitolo della serie è nato innanzitutto per necessità di soddisfare la voglia di raccontare, come chi preso dalla frenesia sente l’esigenza di fumare a tutti i costi una sigaretta. Più in particolare, un’idea mi si era inchiodata in testa: mostrare come l’Italia, anche al Sud, per febbre edilizia, sia andata via via marcendo, assecondando la politica degli affari, scordandosi il sangue versato due decenni prima. Dimenticando i valori partigiani che l’hanno fondata.

Perché ha deciso di ambientare le indagini del commissario Portanova proprio negli anni Sessanta?

Lo scrittore Alberto Minnella (Per gentile concessione di Alberto Minnella)

Il mio interesse è sempre stato quello di raccontare la mia terra e di focalizzarmi sul periodo, quello del boom economico, in cui la nostra società è andata sfilacciandosi senza alcuna salvezza possibile. Nessun punto di ritorno. La Sicilia di Portanova è il laboratorio in cui si è sperimentato il nulla assoluto in cui viviamo oggi.

Come è nata la figura complessa ma anche ironica del commissario Portanova?

Portanova è nato per pura fortuna. Nel dicembre del 2012 ho ricevuto in regalo una vecchia Lettera 32 della Olivetti del 1963 e per gioco ho iniziato a scriverci su. Quello che ne è venuto fuori è stato un racconto con Portanova come protagonista, certamente ancora appena abbozzato. Quel racconto è diventato il primo romanzo della serie dal titolo Il gioco delle sette pietre in cui per la prima volta ho conosciuto davvero il mio commissario malincomico (cioè sia malinconico che comico).

L’impianto narrativo di Più nero della notte potremmo definirlo quasi ciclico. La vicenda ruota e torna all’episodio narrato nelle prime pagine. Qual è stata la difficoltà nell’organizzare tale impostazione narrativa?

Alberto Minnella, “Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova” (Fratelli Frilli Editori, 2021)

Nessuna difficoltà. La struttura nasce prima ancora di poggiare i polpastrelli sulla tastiera. Su questo sono abbastanza ossessivo. Scheletro, intreccio e personaggi maturano prima di scrivere una sola parola, così che dopo non è che un ricopiare quello che ho in testa. A me viene più naturale così. Di conseguenza sapevo già che Più nero della notte sarebbe iniziato con un pedinamento notturno in Ortigia. Pedinamento che sarebbe rimasto sospeso fino a tre quarti della storia.

Il commissario Portanova ha in sé un certo cinismo, una certa amarezza, un carattere che un poco ricordano il commissario Ingravallo di Pietro Germi ne “Quel maledetto imbroglio”. Tra l’altro nel suo romanzo c’è un personaggio che si chiama proprio Ingravallo. Si tratta di una coincidenza o d un vero e proprio omaggio?

Portanova è figlio di Gadda (e poi anche di Germi). Ingravallo fa la sua comparsa in Portanova e il cadavere del prete. Scopriamo lì, infatti, che è stato il mentore di Portanova quando quest’ultimo prestava servizio a Roma. Più che un omaggio è un certificato di nascita.

Lo scrittore Alberto Minnella (Per gentile concessione di Alberto Minnella)

Nei Ringraziamenti scrive: “questo romanzo non avrebbe mai visto l’inchiostro se non fosse stato per la clausura forzata”. Ecco, il periodo terribile del lockdown quanto ha favorito la creatività? E, secondo lei quali sono gli strascichi che ancora ci portiamo dentro e addosso?

Sebbene per molti sia stato un disastro, per me è stata una manna. Ho sempre vissuto quasi da eremita. Ma il mio isolamento ha sempre fatto a cazzotti con le richieste da parte del mondo esterno che, girando come una trottola, mi obbligava a muovermi, rubandomi tempo per leggere, scrivere, ecc… Così quando anche il mondo si è fermato, ho potuto dedicarmi alla scrittura e ancora di più alla lettura. Per rispondere alla seconda domanda… Non saprei dire cosa di preciso ci stiamo ancora trascinando, di certo posso dire che questo è il tempo delle fobie, della paura, della distanza. Cosa porterà tutto questo? Non ne ho idea. Credo niente di buono, comunque.

La sua Sicilia e il suo essere siciliano quanto influenza la sua scrittura?

Sicilia Niura

Direi tutto. La Sicilia è per me ogni cosa creata. Potrei scrivere una storia fuori dalla Sicilia, certo, ma a patto di far muovere dentro la stessa un protagonista siciliano. Sono schiavo della mia terra.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere “scrittore” e “lettore”?

Tanti, tantissimi. E più leggo più trovo che la mia scrittura subisca i libri validi che leggo. Ma, a voler tracciare una linea, all’origine di tutto ci sono senza dubbio alcuno Simenon, Camus, Calvino e Gadda.

Alberto Minnella, “Più nero della notte. Sicarusa, 1965. Un’indagine del commissario Portanova” (Fratelli Frilli Editori, 2021)

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Sul banco di lavoro ci sono due storie. La prima è il quinto capitolo di Portanova. Il commissario sarà coinvolto nell’omicidio di un sindacalista. Sarà un romanzo nero e amaro. Ancora una volta un pretesto per raccontare certa Sicilia e certa Italia che lì ha geminato l’orrore politico e sociale che viviamo oggi. La seconda riguarda una vicenda gialla su cui fanno perno un vicequestore siracusano e un professore di ripetizioni di latino, entrambi coinvolti in un caso di omicidio tremendo, entrambi diretti a scoprire il colpevole, uno per un motivo, uno per un altro.

 

 

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