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La scrittura incontra la danza in “Effetti collaterali” di Rosario Russo e il danzastorie Alosha Marino

La Rubrica online “Piazza Navona” propone ai suoi lettori un doppio incontro e una doppia intervista davvero interessanti. La scrittura e la danza si incontrano in “Effetti collaterali” di Rosario Russo (Algra Editore), sei racconti tradotti in coreografia dal danzastorie Alosha Marino.

La trama

Rosario Russo, “Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia” (Algra Editore, 2020)

Effetti collaterali è un’antologia composta da sei racconti scritti da Rosario Russo. Il delitto delle cartoline, Il sesto sigillo, Annalisa, Gli amanti immortali, Effetti collaterali e La truvatura della sarpa. Questi sono i titoli dei racconti che l’Autore ambienta nella sua Sicilia bedda la quale viene vista, descritta e raccontata da diverse angolazioni mostrandone un volto nuovo, inedito, carico di espressioni… narrando di una realtà che ha le sue radici e le sue origini nel Mito, nel mare. Sei racconti e sei misteri, sei delitti da risolvere ognuno dei quali legati alla Storia passata e recente dell’isola della Trinacria. Mito, realtà e leggenda. Sei indagini, sei racconti, sei enigmi da risolvere e colpevoli da punire sullo sfondo di una Sicilia che ribolle di vita e di passione come la lava incandescente dell’Etna.

Sul libro

Nel settembre 2020 Rosario Russo con il supporto del collettivo Sicilia Niura pubblica per Algra Editore la sua antologia di racconti dal titolo Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia impreziosita dalla postfazione del Professor Salvo Sequenzia. Tutto si mescola nelle vicende narrate da Rosario Russo e i suoi racconti sono molto più di gialli da risolvere.

Algra Editore

Essi, infatti, divengono uno sguardo amorevole, appassionato e innamorato su una terra ferita dalla mafia, dalle costruzioni e opere di edilizia (più o meno autorizzate e legali) che nascondo la vista del mare. Rosario Russo si spinge sino al suo mare… di parole, di azioni, di emozioni. E i suoi personaggi divengono vivi, reali, assai lontani dai pupi (de)scritti dal Genio di Luigi Pirandello ma, forse, più vicini alle categorie di uomini descritti da Leonardo Sciascia ne Il giorno della civetta e più umani e meno artificiosi come i personaggi verghiani (pensiamo a I Malavoglia e ai protagonisti delle sue Novelle). Rosario Russo nella sua scrittura conserva tutto questo. È suo. Gli appartiene. L’Autore ha la capacità di trasformarsi in un cantastorie e i suoi racconti si dilatano in un divenire senza tempo che diviene assoluto. E il Lettore lo sente restandone ammaliato e conquistato.

SiciliaNiura

Così facendo, Rosario Russo arricchisce e impreziosisce lo sguardo sulla sua Sicilia e i suoi personaggi ne risentono positivamente. Essi stessi divengono la Sicilia. I sei raccontano hanno il Mito dentro se stessi. Ciò è possibile grazie alle precise, attente e oculate scelte stilistiche dell’Autore. Oltre quanto già scritto è doveroso sottolineare in che modo la scrittura di Russo fa sì che il suo racconto esploda verso l’esterno, verso il Lettore lasciandolo autonomo e libero di compiere delle proprie riflessioni rispetto alla lettura. Tutto questo si può notare soprattutto prestando particolare attenzione agli aspetti psicologici e ai tratti esteriori dei personaggi creati. L’Autore, infatti, non fornisce mai troppe indicazioni se non quelle indispensabili e necessarie al Lettore per una corretta comprensione del testo e della vicenda (pensiamo alla descrizione e all’agire dell’Ispettore Traversa).

Rosario Russo, “Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia” (Algra Editore, 2020) – Per gentile concessione di Rosario Russo

Rosario Russo, così, fa sì che il Lettore divenga attraverso la sua azione di lettura anche personaggio attivo, presente e informato sui fatti all’interno delle diverse vicende narrate. L’Autore è dalla parte del suo Lettore permettendogli di maturare una lettura personale e, quindi, unica, utile a uno scambio intellettuale ed emotivo. Russo, inoltre, compie un’operazione non indifferente incastrando e connettendo i suoi racconti con il Mito e con la realtà siciliana (teniamo a sottolineare, ad esempio, che il racconto Annalisa è dedicato alla memoria di Annalisa Isaia uccisa a vent’anni dalla mafia per mano dello zio) assumendo sì una posizione ben precisa nella lotta all’impostura senza interferire né porsi su uno scranno. Una lotta dal basso. Con le parole. Quella più diretta e forse più rischiosa… ma coraggiosa. Peppino Impastato ci ha insegnato e ci insegna molto in merito.

Ma questo non è tutto. Rosario Russo da buon cantastorie ha ben pensato di far sì che i suoi racconti instaurino con il pubblico un dialogo ancora più diretto ed esclusivo. Per far questo l’Autore ha iniziato una fortunata collaborazione con il ballerino e coreografo – anche lui siciliano – Alosha Marino che si definisce un “danzastorie”. Ma di questo ne parleremo tra poco proprio con Alosha nell’intervista che ci ha gentilmente concesso e che troverete qui di seguito. Le parole divengono gesto e movimento. La Sicilia diventa danza…

Incontro con l’Autore

 Quando ha scoperto il suo interesse per la scrittura?

Lo scrittore Rosario Russo (Per gentile concessione di Rosario Russo)

La mia è sempre stata una onorabile carriera da lettore. Mi sono formato con i classici della letteratura, con i grandi autori siciliani, poi però un giorno del 2011 accadde la svolta: mi trovavo a frequentare un corso di Laurea Magistrale a Roma Tre e durante una lezione di Storia del Cinema (dedicata al 150esimo anniversario dell’unità d’Italia)  rimasi folgorato dai fatti risorgimentali accaduti in Sicilia. Decisi così di andare ad scoprire cosa successe in quegli anni ad Acireale, la mia città. Ero sicuro di non trovare nulla di interessante, invece ho scovato storie bellissime, legate perlopiù alla secolare rivalità con la vicina Catania. Da lì, l’idea di scriverci un libro. Così è nata la mia opera prima, Il Martirio del bagolaro, edito da Carthago editore (2012), romanzo storico ambientato ad Acireale nel 1862.

Come è nata l’idea della sua raccolta di racconti Effetti collaterali?

L’idea mi è nata dopo aver raggiunto un discreto numero di racconti. Li avevo scritti senza un progetto definito, sulla base di esigenze momentanee. Successivamente ho pensato di pubblicarle in una raccolta, anche perché  è presente un fil rouge che unisce queste sei storie “niure”.

Per gentile concessione di Rosario Russo

L’amore per la sua terra e le sue origini siciliane (lei è nativo di Acireale) quanto “condizionano”, ispirano e influenzano la sua scrittura?

Tantissimo, sicuramente. Tutti i miei scritti sono ambientati in Sicilia, tra Acireale e Catania. Questo per diversi motivi: intanto credo che lo scrittore debba narrare i luoghi che conosce. Non si può scrivere una storia servendosi di Google Maps, ormai il lettore, che spesso è pure un viaggiatore, ci sta poco a scoprire il trucco, e di Salgari ce n’è uno solo. Inoltre, nella cosiddetta letteratura di genere, l’ambientazione si erge a protagonista assoluta: il noir è la letteratura dei conflitti, per cui è richiesta una approfondita conoscenza dei luoghi narrati, così come ha fatto Carlotto con il nord-est italiano, come Izzo con Marsiglia oppure come Pulixi con la sua Sardegna.   

Come è nato il personaggio dell’ispettore Traversa, divenuto protagonista anche del suo romanzo Quattordici spine?

Rosario Russo, “Quattordici spine”(Algra editore, 2019) – Per gentile concessione di Rosario Russo

L’ispettore Luigi Traversa, protagonista del mio ultimo romanzo poliziesco Quattordici Spine è nato proprio in uno dei racconti presenti nella raccolta, Gli amanti immortali. Quando l’ho scritto, nel 2018, non avevo previsto alcun sviluppo del personaggio. È stato proprio il consenso dei lettori nei confronti del racconto a spingermi a scrivere Quattordici spine, un romanzo d’ampio respiro che oltre a descrivere un giallo piuttosto particolare, racconta la storia personale dell’ispettore e i motivi che lo hanno spinto al trasferimento in Sicilia. Inoltre Traversa è presente in altri due racconti della raccolta (Il sesto sigillo e La trovatura della sarpa), proprio per creare una sorta di serialità, in attesa magari di un’altra indagine più lunga.

Il collettivo “Sicilia Niura”

Perché ha scelto di dedicarsi in particolar modo al romanzo e al racconto “giallo”?

Beh, io credo che la tanto vituperata letteratura di genere, sia diventata negli anni la finestra privilegiata dalla quale osservare la realtà che ci circonda. Prova ne è la corposa produzione letteraria degli ultimi anni e l’importanza che hanno avuto autori come Camilleri o lo stesso Carlotto. Questo senza dubbio perché la nostra società sta diventando sempre più criminogena e molte volte si fatica a distinguere il confine tra vittima e carnefice. Del resto, Sciascia ha scritto capolavori come Il giorno della civetta o A ciascuno il suo, sfruttando l’alto grado di intrattenimento del genere poliziesco, ma senza perdere mai di vista l’obiettivo di denunciare la piaga della mafia in Sicilia, o il fatto che l’Italia intera si apprestava a diventare “Sicilia” (la famosa “linea della palma”). Però ci sarebbe da aggiungere che nel momento in cui si inizia a scrivere un giallo, automaticamente ci si distacca dalla realtà, per cui il lettore potrà sicuramente analizzare la società attuale, ma non perdendo mai di vista il filtro della finzione, se no il tutto si riduce a puro giornalismo d’inchiesta. In Quattordici spine, o in Effetti Collaterali, è presente il doppio binario di lettura, i due piani narrativi dell’inchiesta e della finzione, e spetterà al lettore capire qual è la prospettiva che gli interessa maggiormente.   

Rosario Russo, “Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia” (Algra Editore, 2020)

In Effetti collaterali compaiono sei interessanti racconti. Per la loro realizzazione in che modo ha strutturato e organizzato il suo lavoro?

Qua devo necessariamente fare una premessa:  nel marzo 2020, io assieme ad altri tre amici nonché formidabili scrittori, ovvero Alberto Minnella, Gaudenzio Schillaci e Seba Ambra, abbiamo fondato un collettivo di scrittura noir chiamato Sicilia Niura. Il passo successivo è stato quello di fondare l’omonima collana editoriale all’interno della Casa editrice Algra. L’obiettivo è quello di poter coinvolgere tutti quegli scrittori che volessero raccontare la nostra Sicilia attraverso le trame del giallo. Effetti Collaterali dunque rappresenta la prima uscita della collana e questo per me è fonte di grande orgoglio, con l’augurio che possa essere la prima di una lunga serie di successi targati Sicilia Niura. Detto ciò, ovviamente devo citare e ringraziare quanti mi hanno aiutato a sistemare e correggere i racconti, ovvero i membri del collettivo e l’editor di casa Algra, la professoressa Cinzia Culotta. È di fondamentale importanza la presenza di un editor proprio in fase di strutturazione e organizzazione di qualunque lavoro editoriale.

Opere degli Autori del collettivo “Sicilia Niura” (Per gentile concessione di Rosario Russo)

Quali sono le differenze e le difficoltà che ha riscontrato nella stesura di un racconto e nella preparazione di un romanzo?

Si potrebbe pensare che scrivere un racconto rappresenti una sorta di palestra per lo scrittore che successivamente voglia cimentarsi con la stesura di un romanzo. In realtà non è proprio così, perché sarebbe banale sostenere che il racconto sia un “romanzo ristretto”. Nel racconto devi scrivere tanto in poche righe e questo significa innanzitutto che puoi permetterti cali di tensione nella narrazione e che soprattutto devi fare in modo che ogni cosa stia al posto giusto. Per ottenere ciò bisogna leggerlo, rileggerlo e revisionarlo fino alla nausea, proprio perché quella manciata di pagine richiede un’attenzione esclusiva. In sintesi il racconto, proprio per la sua brevitas, richiede un eccezionale sforzo nell’ottenere una buon impianto narrativo e una buona caratterizzazione dei personaggi. Per quanto riguarda il romanzo, è importante avere una storia in mente, dopodiché bisogna saper essere credibili nel raccontarla (non veritieri, il romanzo deve essere una “bugia credibile”, deve innescare nel lettore la famosa “sospensione di incredulità”) e ottenere una giusta caratterizzazione dei personaggi.

In Effetti collaterali appare il forte legame della Sicilia con il mito e la mitologia. Cosa può dirci di più in proposito?

Rosario Russo, “Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia” (Algra Editore, 2020)

Bufalino ne La luce e il lutto sosteneva che la Sicilia è la terra in cui le leggende fioriscono sulle labbra in un’aria di mito, consigliando i visitatori di camminare con un vocabolario greco in tasca, dato che si sarebbe potuto  incontrare dalle acque e vogliosa di scambiare due chiacchere Afrodite Anadiomene. Ed è proprio vero, la Sicilia è la terra del mito.  L’Isola vanta una tradizione millenaria, fatta di popoli, culture e dominazioni. Al suo mare, alla sua terra, alla sua natura, sono legati racconti del passato, antichi e fantastici, che ne raccontano la bellezza e le peculiarità. Le leggende di Sicilia rappresentano un patrimonio prezioso, da tramandare e fare conoscere.  Io ho provato a narrare alcune di queste leggende a modo mio, ovvero attraverso delle indagini poliziesche “sui generis”. Ne cito soltanto una, quella della mia città, il mito ovidiano di Aci e Galatea, una delle più belle storie d’amore della mitologia, un sentimento che scorre ancora oggi fino al mare. Scriverci un racconto è stato per me davvero emozionante. Ma ahimè, la Sicilia è anche un territorio colmo di conflitti e contraddizioni e nei racconti parlo anche di questo, del cuore oscuro dell’Isola: vendette mafiose, colate di cemento che offuscano la bellezza barocca delle città, vittime innocenti e barbare violenze. Una raccolta a tutto tondo.

Quali sono gli Autori e le letture che hanno influenzato la sua scrittura?

Lo scrittore Rosario Russo (Per gentile concessione di Rosario Russo)

Tanti, mai troppi. I grandi maestri siciliani innanzitutto, ovvero Verga, De Roberto e Pirandello. Ma anche Camilleri, Bufalino, Brancati. Tra i contemporanei leggo con piacere Gaetano Savatteri, la Cassar Scalia, Santo Piazzese, Domenico Cacopardo, Antonio Pagliaro, Silvana La Spina. Poi ci sono Carlotto, De Cataldo, Pulixi, Manzini… la lista è infinita. Tra gli stranieri leggo Izzo, la Christie, Simenon, sto scoprendo la grandezza di Lèo Malet, insomma, potremmo fare notte! Riguardo le letture, sicuramente I Vicerè è uno di quei romanzi che mi ha segnato profondamente, così come Se questo è un uomo di Primo Levi o Le chiavi del regno di Cronin. Tra i noir, impossibile non citare Romanzo Criminale di De Cataldo, tutti i Montalbano di Camilleri oppure L’isola delle anime di Pulixi. Mi permetto comunque di consigliare alcuni titoli, letture di assoluta qualità: “La felicità si racconta sempre male” di Gaudenzio Schillaci, L’amore è tutto qui e la saga del commissario Portanova di Alberto Minnella e L’enigma del secondo cerchio di Sebastiano Ambra.

Una domanda, forse, difficile: quale romanzo giallo avrebbe voluto scrivere e inventare? E perché?

Rosario Russo, “Effetti collaterali. Sei racconti di genere in Sicilia” (Algra Editore, 2020)

Sicuramente avrei voluto scrivere I Vicerè, un capolavoro inarrivabile della letteratura italiana. Più che romanzo giallo, mi sarebbe piaciuto creare un personaggio poliziesco già esistente: il vicequestore Rocco Schiavone di Manzini. Poliziotto sopra le righe, burbero, malinconico e con una storia difficile alle spalle. Forse non è un caso che il mio Luigi Traversa abbia molti tratti in comune: così come Schiavone si ritrova a vivere in una terra che non sente sua, anche lui ha i fantasmi del passato che lo perseguitano e spesso mal si adatta alle procedure d’indagini “tradizionali”.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Sono alle prese con la ristampa del mio primo romanzo, Il Martirio del Bagolaro. Il testo uscirà in una veste grafica ed editoriale totalmente rinnovata, e di questo devo ringraziare l’editor della Carthago Editore, la dottoressa Vera Chiavetta, per aver svolto un lavoro certosino. In futuro sicuramente uscirà una nuova indagine di Traversa, ma ci vorrà del tempo. Quando finirà l’emergenza poi, sarò alle prese con la promozione di Effetti Collaterali e con me ci sarà il mio compagno di avventure Giuseppe Marino, in arte “Alosha”, il Danzastorie di Sicilia. È stato lui a creare uno spettacolo di “letteratura danzata” sul primo racconto della raccolta, Il delitto delle cartoline e in questo momento è alle prese con la realizzazione de Gli amanti immortali. Gireremo in lungo e in largo la nostra Sicilia promuovendo questi spettacoli, abbiamo già un’ottima richiesta. Speriamo bene!

Grazie dottoressa Ricci per questa chiacchierata a cuore aperto.

Naturalmente siamo noi a ringraziare lo scrittore Rosario Russo di tanta gentilezza. E ora come promesso vi proponiamo l’intervista realizzata al ballerino e coreografo Giuseppe Marino, in arte “Alosha”. Buona lettura!

Il ballerino e coreografo Alosha (Per gentile concessione di Alosha)

Quando ha scoperto la sua passione per la Danza?

La mia passione è nata all’età di 8 anni osservando una rivista di danza classica “Il Balletto” ma concretizzai il tutto nel 1984 con la break dance quando avevo 14 anni e mi ritrovai a danzare con una delle prime crew italiane presso il marmo di Galleria Colonna a Roma, capì esattamente che la mia danza mista a molto atletismo era la mia danza.

Come ha conosciuto Rosario Russo e come è nata la vostra collaborazione tra danza e letteratura?

Rosario lo conosco sin da piccolo, da quando frequentava l’attività sportiva presso il mio centro coreutico sportivo dove lavoro, l’ho visto crescere e maturare con la sua attività letteraria. L’arte coreutica rispetta sempre il criterio dell’affinità, come un passo a due. Quindi ho creato questo ponte di contatto tra la sua letteratura e la mia danza, con delle complicità comuni stilistiche e di gusto, come Camilleri, Sciascia, Bufalino e Buttitta.

Lei trasforma in danza i racconti di Rosario Russo. In che modo lavora sul suo corpo, sulla musica, sul gesto?

La trasformazione in danza della Letteratura è basata sull’accento, che diventa ritmo e di conseguenza movimento. Il mio corpo diventa strumento espositivo attraverso la scomposizione di alcuni gruppi muscolari che mi consentono con una tecnica chiamata Popping di identificare verso e periodo fonetico. Le musiche spesso sono realizzate appositamente inerenti al testo, altre hanno delle ottime attinenze, ed il gesto è il tocco in cui direttamente mi collego al pubblico, cerco di rendere lo spazio visibile di conseguente: la parola. Che generalmente espressa attraverso un narratore/trice.

Il ballerino e coreografo Alosha (Per gentile concessione di Alosha)

Lei si definisce un Danzastorie. Può spiegarci il suo senso e il suo significato di questo concetto artistico? E quanto la cultura e la tradizione siciliana influenzano il suo impegno artistico?

Sì, sono un Danzastorie perché raccontare una storia è come imprimere un solco di memoria. E di memoria in quest’epoca che viviamo è una necessità per affrontare il futuro, memoria è conoscenza. Il mio significato artistico è facilmente intuibile attraverso la danza spesso dipinta e colorata ed espressiva, a volte esagerata per far “significare”, e come riferimento artistico culturale ho la mia tradizione siciliana con la figura del Cantastorie che mi influenza tantissimo, in particolar modo la voce di Ignazio Buttitta, ovvero il re dei cantastorie Ciccio Busacca.

A quale stile tersicoreo ha declinato i racconti di Rosario Russo?

Lo stile coreutico che mi permette di esprime Letteratura Danzata userei definirlo Danza Streusa così coniato grazie la testo di Carmen Consoli A Finestra dove ho curato un video clip intitolato Danza Streusa dove capì esattamente che la Street Dance e la musica in Lingua siciliana era un mix eccellente.

 

Da quale aspetto dei racconti di Russo ha tratto particolare ispirazione e ha prestato particolare attenzione?

Tutti i suoi racconti sono capace di danzarli, ma in particolar modo Il delitto delle cartoline  dove mia moglie Paola Bontà ha curato la parte della narrazione, sto lavorando anche agli Amanti immortali, sempre con la narrazione curata da mia moglie e un assaggio del grande narratore e attore Giovanni Anzalone.

Il ballerino e coreografo Alosha (Per gentile concessione di Alosha)

Da ballerino, qual è la difficoltà di traslare in movimenti le parole di un racconto (giallo per altro)?

Tutto proviene da una attenta e ricercata conoscenza del corpo, soprattutto nel renderlo plastico, sintonia con il narratore, e scomposizione muscolare, non è semplice e molto complesso ma rende felici.

In che modo lavorate assieme lei e Rosario Russo per la rappresentazione scenica dei racconti? In che modo trovate il vostro equilibrio tra “gesto” e “parola”?

La rappresentazione scenica è molto semplice ed essenziale, appunto creata per farla ovunque, non solo nei teatri, ma nelle biblioteche, nei centri culturali, per strada, da per tutto. Con Rosario stabiliamo dei tempi tra racconto e musica, ed è un alternarsi piacevole ed armonico. In scena comunque c’è sempre una sedia che per me rappresenta un elemento valido per ogni racconto.

Il ballerino e coreografo Alosha (Per gentile concessione di Alosha)

Dalle sue coreografie, dal suo progetto e dalla sua danza quale messaggio vorrebbe trasmettere al pubblico?

Grazie per questa domanda. Il mio ringraziamento ha un perché identificabile nella parola “messaggio”. Il messaggio è l’obbiettivo principale di questo lavoro, la danza è una bellissima arte, però spesso narciso ci ha insegnato come può essere implosiva, pertanto tende a chiudersi attraverso dei stereotipi che impongono elementi estetici che spesso non trasmettono nessun messaggio perché privi di essenza. La Letteratura Danzata è una scusa per dire alta voce che la danza, il gesto, la performance  trasmettono a qualsiasi età, la conoscenza.

In questo particolare momento storico il mondo della Danza sta registrando grandi e profonde difficoltà. Da rappresentante del settore cosa vuole e può dirci in merito?

Il ballerino e coreografo Alosha (Per gentile concessione di Alosha)

Dico che la gestione in generale di questo momento storico per l’arte è il risultato della mancata conoscenza del valore stesso dell’arte da parte delle istituzioni.

La danza non è solo espressione ma è una profonda educazione alla vita, attraverso i suoi laboratori ed il suo studio che in questo periodo è stato interrotto, è stata interrotta quell’azione sociale di sostegno fondamentale per chi ha intrapreso questa formazione. Purtroppo non sono molto ottimista nella sua ripresa in Italia, perché fino ad ora lo Stato non ha garantito ed inquadrato in generale l’arte come lavoro. È molto difficile anche per un danzatore esprimersi via web perché per inquadrare il corpo in toto hai bisogno di spazi e condizioni tecniche che non tutti possono permettersi.

 

 

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