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Letto per voi… “Un giorno così quasi per caso” di Osvaldo Calzolaio

La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare lo scrittore Osvaldo Calzolaio e di presentarvi il suo romanzo d’esordio Un giorno così quasi per caso (Bolis Edizioni). Una bambina speciale e un percorso di affido. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Luca e Clara sono una coppia di giovani sposi che, dopo aver avuto la certezza di non poter avere figli, non abbandonano il loro sogno e decidono di ricorrere all’affido. L’incontro con la loro bambina avviene in una stanza d’ospedale dove la neonata è ricoverata dopo aver subito violenze e maltrattamenti dai genitori naturali che le hanno provocato dei danni irreversibili. Luca e Clara, però, innamorati a prima vista di questo piccolo angelo non si spaventano del cammino e delle difficoltà che li attendono. È da qui che ha inizio il percorso di una famiglia, di una vita insieme e di una bambina che, attraverso l’amore e le cure dei medici, deve aprirsi a un nuovo mondo fatto di umanità e di bene.

Sul libro

Nell’aprile 2024 Bolis Edizioni pubblica nella Collana “Esperienze” Un giorno così quasi per caso, il romanzo d’esordio di Osvaldo Calzolaio. È un romanzo d’amore.

Bolis Edizioni

È il racconto di un atto d’amore. Quello di una coppia di giovani sposi che non potendo avere figli decidono di ricorrere all’affido. Non solo. Accetteranno di occuparsi di una bambina, Sofia, cui sono stati causati dagli irresponsabili e drogati genitori naturali gravi danni celebrali e motori. Accanto a questa famiglia c’è un esercito di amici, parenti, conoscenti pronti a sostenerli (con qualche piccola e trascurabile eccezione nel “ramo parenti”) e ad aiutarli in questo tortuoso percorso. Sì, perché Osvaldo Calzolaio, che tanto si è dedicato e occupato di famiglie in affido, all’interno del suo racconto ci mostra tutte le dinamiche che si mettono in atto e tutti gli aspetti di cui deve occuparsi una coppia che decide di prendere in affidamento un bambino. Soprattutto se questo è malato. Un racconto nel racconto, insomma.

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Per tutto questo, leggendo Un giorno così quasi per caso il Lettore troverà molti e puntuali riferimenti medici e legislativi. Il romanzo, seppur di invenzione, sembra ricalcare una storia vera, capitata o che potrebbe capitare a chiunque. Da qui la sua umanità e generosità. Altro aspetto molto importante della lettura è l’invisibilità del nostro Autore che semplicemente racconta, mostra e illustra i fatti, anche quelli più dolorosi e spiacevoli, senza mai giudicare. Ognuno ha la propria coscienza per elaborare la propria opinione e il proprio pensiero. Calzolaio ci offre semplicemente tutti gli strumenti per poterlo fare in totale autonomia.

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Per questo Un giorno così quasi per caso ci regala luci e ombre. Perché è un racconto sincero e non desidera nascondere nulla al suo Lettore. Ci mostra fino a che punto può spingersi la crudeltà e la violenza verso una neonata innocente che non può difendersi e, subito dopo, ci offre l’altro lato della medaglia ovvero di quanta umanità, generosità e amore è pieno il mondo. Il romanzo diviene una sorta di bilancia il cui ago è rappresentato dal bene e dall’innocenza di questa creatura messa al mondo con violenza e irresponsabilità. Il grande poeta e cantautore Fabrizio De André potrebbe riassumere tutto questo con i suoi celebri versi che chiudono la canzone Via del campo: “dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior”. E la piccola Sofia di questo romanzo è un tenero e delicato fiore di loto pronto a resistere a ogni avversità.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Osvaldo Calzolaio (Per gentile concessione di Osvaldo Calzolaio)

Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?

Da sempre sono un appassionato lettore. Non ho un autore né tantomeno uno stile di riferimento. Sono partito da autori italiani, poi, per un periodo piuttosto lungo, ho seguito con passione gli scritti che parlavano di psicoanalisi. Negli ultimi anni mi sono accostato agli scrittori americani. Quando ero ragazzo avevo un sogno: quello di lavorare nel mondo dello spettacolo come Regista. La vita mi ha portato su altre strade, ma quel desiderio è rimasto sempre presente nella mia vita. Ho così iniziato a frequentare corsi di scrittura creativa con l’associazione culturale Cattedrale e la scuola di linguaggi della cultura Fenysia. Ho avuto modo così di conoscere autori di livello: Marcello Fois, Paolo Zardi, Alessandra Sarchi. Quindi ho iniziato a scrivere racconti, brevi e lunghi. Poi, c’è stato un incontro quasi casuale con Giacomo Paris, professore di Filosofia di scuola superiore e dell’Università di Bergamo. Lui, poeta e scrittore, che si interessa dei rapporti fra Poesia e Filosofia, mi ha dato la spinta per iniziare a scrivere qualcosa di più articolato dei racconti.

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Come è nato il progetto editoriale di Un giorno così quasi per caso?

Direi che, riprendendo il titolo del libro, è stata una cosa avvenuta quasi per caso. Avevo scritto un racconto lungo. Dopo diverso tempo, quando pensavo avessi trovato la forma più giusta, l’ho fatto leggere a un appassionato lettore, divoratore di libri di tutti i generi. Questa persona mi ha detto che il racconto poteva essere l’incipit di un romanzo. Così, quasi fosse una sorta di sfida con me stesso, ho iniziato a scrivere. Mano a mano che andavo avanti, però, questa mia iniziale spinta è cambiata. Generare emozioni in chi legge è stata la cosa che mi ha consentito di ultimare il romanzo. D’altronde proprio Paul Auster dice che “Un romanzo è l’unico modo in cui due estranei possono incontrarsi in termini di intimità assoluta. Il lettore e lo scrittore creano insieme un libro. Nessun’altra arte può catturare l’essenza intima della vita umana”

Da chi o cosa ha tratto ispirazione per il suo romanzo?

Lo scrittore Osvaldo Calzolaio con il suo “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024) – Per gentile concessione di Osvaldo Calzolaio.

Raccontare una storia di vita vissuta da molte coppie che desiderano aprirsi all’affido e all’adozione. E così è nata l’idea di parlare proprio di una coppia di sposi che si apre alla vita, all’affido, con tutte le problematiche che questo comporta.

Quale vuole essere il messaggio di Un giorno così quasi per caso?

Il libro ha una dedica iniziale: Alle persone capaci di donare amore gratuito. Quindi, il messaggio che vorrei passasse è proprio questo. Con tutte le cautele possibili, con molta umiltà, ho scritto un libro che vuol essere un inno alla vita.

Un giorno così quasi per caso segna il suo esordio editoriale. Cosa si aspetta da questa esperienza e qual è stata l’emozione della sua prima pubblicazione?

Inizio con l’emozione. Approfitto per ringraziare la casa editrice Bolis edizioni di Bergamo, nelle persone, soprattutto, di Chiara Boschini, e poi di Elisabetta Longhi, per aver creduto in questo progetto, per la gentilezza che hanno sempre mostrato in ogni colloquio che abbiamo avuto e per avermi accompagnato con passione fino alla pubblicazione. Era tutto nuovo per me e ho compreso quanto il mondo dell’editoria è davvero molto particolare. In quel tardo pomeriggio in cui Chiara Boschini mi ha comunicato che la casa editrice era disposta a pubblicare il romanzo non ero nella pelle.

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

I giorni seguenti vivevo come inglobato in una giostra di sensazioni mai provate che, sinceramente, faccio difficoltà a descrivere. Mi aspetto di vendere tante copie del libro, per questo abbiamo organizzato diverse presentazioni, soprattutto presso le librerie Giunti nelle due sedi del centro storico e del Centro Commerciale Val di Chienti di Macerata. Ringrazio, per questo, la responsabile Raffaella di Gioia per la sua amicizia e per quanto ha fatto per pubblicizzare il libro.

All’interno del suo romanzo vi sono precisi riferimenti musicali, letterari, artistici e cinematografici: da Massimo Recalcati a James Joyce passando per Imagine di John Lennon ed Edward Hopper. A cosa sono dovute tali scelte?

Lo scrittore Osvaldo Calzolaio con il suo “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024) – Per gentile concessione di Osvaldo Calzolaio.

Seguo da anni Massimo Recalcati e ho letto quasi tutte le sue pubblicazioni. Volevo che, in determinate situazioni del romanzo, emergessero le sue intuizioni sulla vita, sul rapporto di coppia, su quello genitori-figli, sulla vita donata agli altri. Per quello che riguarda Joyce, è uno degli autori che amo. Il racconto che cito nel romanzo si intitola “Un caso pietoso” e parla di un uomo cupo, schivo, solitario, dalla vita quasi insignificante che incontra, un giorno quasi per caso, una donna in un locale e se ne innamora. Il racconto finisce male per la donna e conseguentemente per il protagonista. Ho trovato che quel racconto fosse perfetto per la storia che stavo narrando. Le canzoni di John Lennon, che hanno scandito la mia giovinezza, parlano spesso del prendersi cura dell’altro. Edward Hopper lo conoscevo poco quando ho iniziato a scrivere il libro. Un collega d’ufficio mi ha raccontato di essere andato a vedere una mostra dei suoi quadri. Così ho iniziato a studiare questo pittore e dato che volevo chiudere il romanzo con una sorta di immagine poetica sulla vita che scorre, ho trovato preziose le sue creazioni. Le composizioni di Hopper sono una sorta di tagli fotografici scanditi da un forte realismo, combinati con il sentimento poetico. Lui amava dire: “Non dipingo quello che vedo, ma quello che provo”. Ed è proprio quello che volevo per l’ultima fotografia scenografica del romanzo.

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Nel suo romanzo molto precisa è la terminologia medica legata allo stato di salute della piccola Sofia. Perché nella sua narrazione ha scelto di soffermarsi e di approfondire in particolar modo tale aspetto?

Tutte le sezioni del libro che riguardano sia le parti mediche che quelle giuridiche sono state oggetto di molta attenzione. Per far questo ho chiesto il supporto al dottor Marco Lazzarotto Muratori (psichiatra e psicoterapeuta lacaniano) e all’avvocata Maria Cristina Ottavianoni (già presidente dell’ordine degli Avvocati della Provincia di Macerata), alla quale mi lega un rapporto di profonda amicizia. Ho voluto soffermarmi sulle terminologie esatte per far capire quanto fosse delicata la situazione della piccola Sofia e quanto hanno dovuto adoperarsi, senza alcun timore o esitazione, Luca e Clara per tentare di farla recuperare dai deficit gravi che aveva.

Assieme a sua moglie Giselda Pianesi, nel 2006 apre e gestisce la comunità familiare “La Stella” che si occupa di affido di minori. Può raccontarci di questo importante progetto, dei suoi obiettivi, dell’aiuto che può dare ai minori ma anche alle famiglie e di come sostenerlo?

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Ci tengo a dire che il libro non è autobiografico, anche se in alcuni passaggi è stata di notevole importanza l’esperienza decennale di affido che abbiamo fatto come famiglia. L’obbiettivo che abbiamo sempre perseguito è stato quello di dare serenità ai minori che accoglievamo. Il prendersi cura dell’altro è il punto di partenza. Non ci sono ricette preconfezionate per far questo, ma accogliere i più piccoli del mondo come fossero propri figli, è sempre stato un nostro punto fermo. L’accoglienza è scoprire ogni giorno la stella che brilla negli occhi di ogni bambino. Personalmente, quello che mi ha lasciato questa lunga esperienza, è un sentimento di gioia e rendimento di grazie per avermi consentito di conoscere persone splendide nel cuore che, nel silenzio, si prendevano cura di chi era in difficoltà e non aveva voce per gridarlo al mondo. Posso dire che, appunto, la cosa più importante è il prendersi cura dell’altro.

Lo scrittore Osvaldo Calzolaio con il suo “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024) – Per gentile concessione di Osvaldo Calzolaio.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere lettore e scrittore?

Naturalmente gli scrittori italiani: Cesare Pavese, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Mario Rigoni Stern, e la più recente Antonella Di Pietrantonio (che conoscevo già prima della sua vittoria del premio Strega). Poi gli autori americani: Philip Roth, Paul Auster, David Foster Wallace, Don DeLillo, Cormac McCarty, Alice Munro, Raymond Carver. Infine, due menzioni particolari: una per Paolo Zardi, che con il suo libro “XXI secolo” – finalista del Premio Strega nel 2015 – è stato fonte di ispirazione per iniziare il romanzo; l’altra per Giacomo Paris e il suo libro “La cura di Jonas”, che mi ha aiutato a interiorizzare la drammaticità di alcune situazioni della vita per scrivere passaggi cruciali del libro.

C’è ancora qualcosa che vorrebbe dire ai protagonisti del suo romanzo, Luca, Clara e Sofia?

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Che per coronare il loro desiderio di essere genitori sono stati molto coraggiosi. Tante volte si fa confusione: l’essere genitore non è solo una questione biologica. Per divenire padre e madre occorrono dei passi in più, oserei dire, dei salti di qualità. Per essere genitori serve un gesto simbolico di riconoscimento del figlio per far sì che diventi una vita viva: tu sei mio figlio; i genitori hanno una responsabilità illimitata senza diritto di proprietà sulla vita del figlio. Massimo Recalcati sostiene che i genitori migliori sono proprio quelli adottivi perché, pur non avendo nessun cromosoma in comune con il figlio, assumono questa responsabilità solo per puro amore. Esistono grandi differenze tra l’essere genitori di pancia e il trasformarsi, plasmarsi, in genitori di cuore. E la differenza la fa proprio l’amore.

Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?

Osvaldo Calzolaio, “Un giorno così quasi per caso” (Bolis Edizioni, 2024)

Dopo l’uscita di Un giorno così quasi per caso mi sentivo svuotato. Forse perché ero preso dalla forte emozione e concentrato sulle presentazioni. Mi sembrava di essere preda di una sorta di frullatore di pensieri e sentimenti. Credevo di non essere più capace di scrivere. E questa sensazione mi faceva star male. Joël Dicker, ne Il libro dei Baltimore, dice una cosa che sento valida anche per me: “Perché scrivo? Perché i libri sono più forti della vita. Sono la più bella delle rivincite. Sono i testimoni dell’inviolabile muraglia della nostra mente, l’inespugnabile fortezza della nostra memoria”. E per me il non scrivere sarebbe stata una delle sconfitte più grandi. Quindi, una volta passata la tempesta emotiva, finalmente sono riuscito a riprendere a scrivere. Sto terminando il secondo romanzo. I miei progetti futuri, sono quelli di continuare nella scrittura per sentirmi ancora più vivo.

 

 

 

 

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