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Letto per voi… “Sulla soglia” di Giovanni Peli e StefanoTevini

La Rubrica online “Piazza Navona” è sempre felice di proporvi nuove e interessanti letture. Quest’oggi parliamo del romanzo distopico “Sulla soglia” di Giovanni Peli e Stefano Tevini (Calibano Editore). Il Governo di Presa di Coscienza permette di vivere sino a 64 anni. Cosa è disposto a fare un figlio per salvare suo padre?

La trama

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Il mondo è cambiato. Al potere c’è il Governo di Presa di Coscienza la cui parola d’ordine è Risparmio. Il consumo non esiste più. Si risparmia su tutto: sonno, pensieri… persino sulla vita umana. La morte ora si chiama Soglia64 ed è a questa età che si riceve l’eutanasia obbligatoria. A Giovanni mancano sei mesi al raggiungimento della “soglia” mentre suo figlio Stefano, fervente sostenitore del sistema e di questo Regime, lavora come volontario accompagnando le “vittime” a morire. Tra padre e figlio resta davvero poco tempo per costruire un dialogo. Giovanni rimpiange il passato e cerca di difendersi da questa Presa di Coscienza come può: pubblicando continui post sul social network NontiscordardiMe e frequentando assiduamente il Centro Ricreativo Terza Età ovvero il Bordello Comunale. Stefano, invece, pur credendo fermamente negli ideali del Governo è terrorizzato all’idea di dover accompagnare suo padre a morire. E se i principi del Governo di Presa di Coscienza non fossero così giusti e inappellabili come ha sempre creduto? E se l’intero sistema venisse sovvertito? Cosa può fare un figlio pur di salvare la vita al proprio padre? Il futuro potrebbe non essere più quello di una volta…

Sul libro

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Nel settembre 2020 la Calibano Editore pubblica il romanzo distopico Sulla soglia scritto in tandem da Stefano Tevini e Giovanni Peli. Molti dei nostri lettori ricorderanno certamente Stefano Tevini poiché la Rubrica online “Piazza Navona” ha già parlato di alcuni suoi lavori quali Storia di cento occhi (Safarà Editore, 2017) e più recentemente Catena alimentare (Lambda House, 2020). Desidero approfittare di questa occasione per ringraziare pubblicamente Stefano Tevini di essere diventato amico e ospite fisso della Rubrica online “Piazza Navona” e di sottoporci sempre con grande entusiasmo ed umiltà i suoi lavori.

Ma ora parliamo di Sulla soglia scritto a quattro mani da uno scrittore-wrestler (Stefano Tevini) e uno scrittore-cantautore (Giovanni Peli). Un incontro perfetto che ha saputo armonizzare ed equilibrare una vicenda così surreale da farla sembrare e apparire reale, vera… persino, ahinoi, possibile.

Calibano Editore

Gli Autori hanno chiamato i due protagonisti con i loro nomi impostando uno schema narrativo a due voci offrendo al lettore una visione totale – potremmo anche dire una panoramica – della vicenda da due diversi punti di vista. La storia, così, diviene una sorta di campo/controcampo tra padre e figlio. E non è un caso che si stia prendendo in prestito per la seconda volta un termine prettamente cinematografico. Sulla soglia, infatti, nasce come sceneggiatura e questo nella scrittura dei due Autori si sente… e si vede anche! Stefano Tevini e Giovanni Peli sono stati davvero molto bravi a non snaturare quel primo progetto. Per il Lettore è inevitabile immaginare gli episodi della vicenda come fossero delle autentiche scene di un film. Ma anche come fossero delle belle tavole di un riuscito e accattivante graphic novel.

Sulla soglia, inoltre, ha il merito e il pregio di essere un romanzo sovversivo, ribelle, contestatore. È decisamente a sfavore del politically correct conquistando il Lettore. I due Autori, attraverso il loro stile e la loro storia, hanno scardinato e messo in discussione i principi base di un sistema e di una comunità priva di consumi fondati sul Risparmio che ha imposto – volente o nolente – la soglia dei 64 anni per vivere. E per morire. Anche la morte, così, viene rivista e ridimensionata osservandola più da un punto di vista commerciale che non umano. Per un futuro migliore…

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Ad ogni modo tutto ciò non sarebbe stato possibile né così coinvolgente e interessante senza la scrittura graffiante, pungente, sarcastica e a tratti cinica di Giovanni Peli e Stefano Tevini. Quest’ultimo in particolar modo sta abituando i propri lettori a uno standard sempre più alto e a uno stile di scrittura sempre più inquadrato, riconoscibile, pulito e incisivo.

Se c’è un appunto che va rivolto a Sulla soglia è lo stesso che abbiamo rivolto a Tevini per il precedente Catena Alimentare, ovvero l’uso di un linguaggio eccessivamente “diretto” e “senza filtri” può rischiare di apparire una forzatura seppur ben inserito e aderente al contesto. A volte, come diceva il noto architetto e designer tedesco Ludwig Mies van der Rohe, Less is more.

Tuttavia Sulla soglia resta un romanzo distopico ben costruito ed equilibrato creato da due Autori che stanno costruendo un buon percorso artistico e letterario. Continueremo sicuramente a parlarne…

Incontro con gli Autori

Giovanni Peli e Stefano Tevini (Per gentile concessione di Stefano Tevini)

Prima di tutto: come vi siete conosciuti anche “editorialmente” parlando?

Giovanni Peli: Ci consociamo da molto tempo e ci siamo sempre tenuti d’occhio, non ricordo esattamente da dove è partito tutto. Forse il periodo in cui tutti e due facevamo i bibliotecari…

Stefano Tevini: Proprio così, ci siamo conosciuti lavorando in biblioteca e ci siamo riconosciuti come persone con qualcosa da dire, e da fare. Ricordo che avevamo accennato a un paio di capitoletti di un romanzo a quattro mani già una quindicina d’anni fa, ma non funzionava. Poi è arrivata l’idea giusta. Nel frattempo ci si beccava sempre in giro, e sempre volentieri.

Come è nata l’idea di scrivere e realizzare il vostro libro Sulla soglia?

Giovanni Peli: Avevo da alcuni anni questo soggetto nel cassetto, si arricchiva sempre di più di particolari, era un’idea ossessionante per me questo mondo diversamente ecologico, ma non riuscivo a trovare la forma letteraria adatta. Quindi l’ho proposta a Stefano che è un esperto del genere distopico.

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Stefano Tevini: Per me è stata tutta fortuna. Giovanni s’è presentato con quest’idea di base molto buona, fertile, che poteva aprire tante strade. Ne abbiamo imboccata una ed è andato tutto per il verso giusto.

Quali sono state le difficoltà e i punti di forza del vostro lavoro avendo scelto una scrittura a quattro mani?

Giovanni Peli: Non ho trovato nessuna difficoltà, è stato come quando da piccolo giocavo con un amico a far finta di essere un supereroe o semplicemente un’altra persona. Facciamo che io ero Giovanni, come adesso, però vecchio e fissato col sesso…

Stefano Tevini: I punti di forza sono stati una straordinaria sincronia naturale, di quelle che o ci sono o non ci sono, e la strategia di scrittura, quella di fare di ognuno dei due personaggi la voce di uno dei due autori, che ci ha permesso di lavorare in sinergia sulla parte progettuale senza andare a mischiare elementi troppo pertinenti alla parte più personale della scrittura di ognuno di noi. La difficoltà è stata uscire in questo periodo, che ha tagliato le gambe un po’ a tutta la promozione dal vivo, fiere e presentazioni. Ci ha tolto una parte dell’esperienza umana del portare in giro il libro, che un po’ mi manca, e la possibilità di arrivare ai lettori.

Giovanni Peli e Stefano Tevini

In che modo avete coordinato la narrazione e l’equilibrio dei personaggi e della vicenda?

Giovanni Peli: Abbiamo fatto sul serio: disciplina, organizzazione, tappe. Ci trovavamo a cena in pizzeria a discutere di ogni sfumatura dei personaggi e degli snodi narrativi, è stato davvero bello e, direi, formativo.

Stefano Tevini: una volta d’accordo sulla pizzeria, andavamo avanti di un determinato numero di capitoli, poi chi scriveva li mandava all’altro e alla fine sistemavamo i dettagli di continuità e coerenza. Comunicazione e organizzazione.

In Sulla soglia si sente un’influenza cinematografica sia nello stile narrativo sia a livello delle immagini che riesce a creare. Alcuni passi sembrano estratti di una vera e propria sceneggiatura. In tal senso, chi e cosa nell’ambito cinematografico ha stuzzicato la vostra fantasia e la vostra ispirazione?

Giovanni Peli: Non saprei dire con precisione, sicuramente, per quanto riguarda la fantascienza e la distopia ho riferimenti molto più cinematografici che letterari. Ho letto pochissimi libri di fantascienza e invece ho visto molti film. Stilisticamente però quello tra noi due è più vicino a una scrittura “da sceneggiatura” è Stefano. Io ho scritto ogni genere di cosa ma la mia frequentazione più ampia risiede in ambito poetico… distante anni luce (forse). Sapevo che c’era bisogno di una scrittura più “pop” e quindi mi sono “travestito”. Come dicevo prima, mi sono rivolto io a Stefano e quindi ero preparato a questo “gioco di ruolo”.

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Stefano Tevini: Sì, credo che in parte sia colpa mia. Sono un disegnatore mancato. Avrei voluto fare l’illustratore ma con una matita in mano merito l’ergastolo ai lavori forzati. Quindi ho trasposto il mio pensare per immagini nella scrittura. Poi nel processo della scrittura collettiva alcuni elementi finiscono per sincronizzarsi automaticamente, ci si prende un po’ il passo a vicenda.

Come è accaduto per i precedenti libri di Stefano Tevini che ho avuto la fortuna di leggere, anche in Sulla soglia c’è l’atmosfera del fumetto. Di questo libro si è pensato a una trasposizione cinematografica più ampia di un cortometraggio o di tradurlo in una graphic novel?

Giovanni Peli: Ti svelerò che uno dei miei tentativi di trasporre in modo “artistico” coeso questo soggetto, prima che arrivasse alla forma definitiva di Sulla soglia, fu proprio una sceneggiatura per un cortometraggio. La scrissi insieme alla traduttrice e mia compagna Federica Cremaschi e al regista e fotografo Mario Martinazzi. Il corto non fu mai realizzato ma i numerosi scambi di opinioni con Mario e Federica hanno accresciuto ancora di più la mia ossessione per la storia e i personaggi, sono arrivato a conoscerli benissimo, come se fossero persone vere, e anche il mondo lo vedevo nitido, perché la riflessione, stimolata in continuazione con i collaboratori, mi aveva davvero “aguzzato la vista”. Per questo il soggetto che ho proposto a Stefano era davvero pronto. E pure i personaggi principali. Mancava certo l’adeguato impianto narrativo per rappresentarlo. Per quanto riguarda il fumetto e la graphic novel non posso dire nulla: anche qui l’esperto è Stefano, non sono un appassionato, benché conosca alcuni “fondamentali” e non di rado riesca a sorprendermi piacevolmente di fronte a un’opera.

Giovanni Peli e Stefano Tevini, “Sulla soglia” (Calibano Editore, 2020)

Stefano Tevini: Forse il libro, alla fine, si presta di più ai tempi narrativi di un film, o di una serie TV, piuttosto che di una graphic novel. Amo i fumetti e ne leggo a quintali, ma qui ci vedo quel genere di ritmo non certo serrato che rende di più su pellicola che a livello di fumetti, almeno per quanto riguarda la mia percezione, che leggendo tende sempre a chiudere gli spazi e a serrare i ritmi.

I protagonisti – Stefano e Giovanni – portano il vostro nome. A cosa è dovuta questa scelta?

Giovanni Peli: Un gioco, è tutto un gioco.

Stefano Tevini: Un gioco sì. Facciamo che io sono quello e tu sei questo. Che poi lo scapolone nella vita reale sono io, ed è Giovanni ad aver messo su famiglia.

È una sorta di omaggio a voi stessi o, almeno in parte, avete pensato ai vostri alter ego?

Giovanni Peli: Bovary c’est moi.

Stefano Tevini: In realtà Stefano non mi somiglia granché. Tranne forse per l’incapacità di accettare le scelte calate dall’alto quando toccano a livello personale.

Giovanni Peli

Qual è la stata la parte più difficile della creazione e della scrittura che avete affrontato? E perché?

Giovanni Peli: Stefano voleva cambiare pizzeria ad un certo punto, ma io ho tenuto duro.

Stefano Tevini: In realtà una volta siamo finiti in trattoria, e abbiamo mangiato pure bene. Ma poi mi sono messo a dieta e ho meglio compreso le ragioni di Giovanni.

Avete in mente un prossimo lavoro insieme? Quali saranno le vostre strade dopo questo libro?

Giovanni Peli: Assolutamente sì, stiamo lavorando con calma a nuovi soggetti. Vedremo. In ambito artistico sono sempre molto indaffarato su più fronti (musica, poesia, canzone, libretti d’opera) e ho una casa editrice (Lamantica) ma ci tengo a continuare a scrivere narrativa con Stefano.

Stefano Tevini

Stefano Tevini: Sì, abbiamo un’idea che fermenta, e che dobbiamo ancora definire bene. Ci stiamo lavorando anche se questo è un periodo per forza di cose di rallentamenti. Dopodiché ho qualche partecipazione programmata in antologie, ho appena scritto e pubblicato l’episodio di un podcast e altri autori mi hanno chiesto di lavorare con loro. Fermo non ci sto mai.

Una mia curiosità da lettrice: perché avete stabilito la “soglia” proprio a 64 anni?

Giovanni Peli: 64. Per la celebre canzone dei Beatles che, di certo, nel film che prima o poi qualcun farà, deve assolutamente entrare nella colonna sonora.

Stefano Tevini: È una parte dell’idea che mi è piovuta in braccio e l’ho presa com’era, visto che comunque suonava bene.

 

 

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