La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare ancora una volta lo scrittore Stefano Tevini e di parlarvi del suo ultimo libro dal titolo “Catena alimentare” (Lambda House). Un futuro distopico senza leggi né governi e un uomo pronto alla violenza per “migliorare” se stesso. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Futuro. Un domani imprecisato. Gootchi lavora come impiegato ed è vittima di mobbing e di continue umiliazioni da parte del suo capo Renò. Quest’ultimo, infatti, conosce benissimo il carattere del giovane e sa benissimo dove e come colpirlo – letteralmente anche su un ring – senza pietà. Senza tregua. Senza aspettarsi un minimo di ribellione né di rivalsa. Gootchi, così, non fa altro che ingoiare bocconi amari e mortificazioni. Il suo unico svago sembrano essere i videogiochi poiché anche i rapporti con l’altro sesso non sono fortunati. Il nostro protagonista si sente un fallito su ogni fronte della propria vita e cede alle insistenze di un suo amico e si iscrive al Programma Tigre tenuto dal life coach GoRoo. Si tratta di un programma di miglioramento del sé davvero particolare basato sulla violenza, sulla sopraffazione e sull’eliminazione del debole o – più semplicemente – del prossimo. Senza regole. Senza limiti. Come si adatterà Gootchi a questo nuovo stile di vita? E in che modo riuscirà a vendicarsi di tutti i torti subiti?
Sul libro
La Casa Editrice Lambda House pubblica nell’aprile 2020 Catena alimentare, l’ultimo romanzo di Stefano Tevini che abbiamo già avuto modo di conoscere e incontrare parlando del suo libro Storia di cento occhi (Safarà Editore, 2017).
Ancora una volta Stefano Tevini ci racconta e ci propone un romanzo distopico ambientato in un futuro imprecisato e dominato da una società priva di regole fondata su principi apocalittici, distruttivi e violenti. Dobbiamo ammettere che l’Autore ancora una volta è riuscito assai bene nel suo intento. Il Lettore viene accompagnato all’interno della vicenda con forza ed entusiasmo ritrovandosi perfettamente inserito in una realtà che, pagina dopo pagina, fa letteralmente sentire gli scricchiolii del suo sgretolamento e della distruzione. Gootchi, infatti, all’inizio sembra essere l’unico ad essere dotato di umanità. Questo, però, finché non arriva a un bivio dove è costretto a scegliere: soccombere o imparare a lottare e a difendersi divenendo (in)umano come gli altri. Gootchi sceglie per sé questa seconda strada. Forse, non avrebbe potuto fare di meglio. Certo è che Gootchi non sarà più lo stesso inserendosi come parte attiva di quella catena alimentare – e, in un certo senso, naturale – in cui il più forte mangia il più debole. Gootchi arriva a mangiare il prossimo distruggendolo non solo fisicamente ma anche umanamente, psicologicamente, moralmente. Diviene una sorta di macchina da guerra che si muove non solo per istinto di sopravvivenza ma anche per volontà deliberata di ferire il prossimo. L’uomo va oltre la “semplice” vendetta perdendo il controllo della situazione. Passa dai videogiochi ad essere il protagonista di un reality dove vince chi riesce a non farsi uccidere dagli altri concorrenti, a rastrellamenti e a spedizioni militari in zone di guerra. Tutto sembra essere un gioco, la vita stessa lo è. Ed è proprio per questo che il Tevini ha scelto sapientemente di strutturare Catena alimentare attraverso stagioni ed episodi come se si trattasse di un videogioco o di una serie televisiva. Ogni capitolo è nuovo livello da raggiungere e, allo stesso tempo, una nuova avventura da superare con nemici da abbattere.
Gootchi, però, perde il senso e il controllo di questo “gioco” . Non riesce più a distinguere tra realtà e finzione, tra amici e nemici, tra vita e gioco venendo fagocitato da se stesso e dalla sua fame. Di violenza. Di superiorità. Di far male. Con ogni mezzo. E anche in questo Stefano Tevini è molto bravo. Infatti, attraverso la sua scrittura schietta, al limite dell’essenziale e ritmata da dialoghi rapidi come fossero colpi di fioretto, riesce a creare un personaggio assolutamente scorretto da ogni punto di vista. Gootchi diviene razzista, sessista, misogino, violento, scorretto, immorale, sguaiato, indolente… meccanico, metallico nel suo agire e nel suo essere. Inumano.
Forse se vogliamo trovare un piccolo neo in questo romanzo di semplice e accattivante lettura lo riscontriamo nell’uso spesso “abusato” e troppo ripetitivo di inglesismi. Questo certamente è una scelta ben ponderata e pensata dall’Autore ma in alcuni tratti l’uso eccessivo di questi “prestiti linguistici” distrae l’attenzione dalla vicenda punzecchiandola e allontanandola dalla sua essenza.
Catena alimentare è un romanzo che si legge d’un fiato anche se a volte, proprio per quel tocco di bravura del Tevini, fa insorgere nel lettore quel senso di fastidio e di antipatia verso Gootchi e il suo agire pur mantenendo desiderio di scoprire cosa accadrà nel capitolo successivo.
Ma poi: cosa ne sarà di lui in quel mondo privo di regole di leggi? E paragonando questo mondo futuro e futuribile, con le dovute proporzione e nella giusta misura, ai nostri giorni e alla nostra quotidianità… quanti non nascondono in sé un po’ del “nostro” Gootchi?
Si deve riflettere su Catena alimentare anche in questo senso: un racconto portato all’estremo per vedere più da vicino cosa ci circonda magari con uno spirito critico e analitico un tantino più accurato e attento.
Incontro con l’Autore
Caro Stefano, ci ritroviamo dopo aver parlato del tuo fortunato libro Storia di cento occhi a poco più di due anni di distanza. Cosa è cambiato in questo periodo? E come è cambiato Stefano Tevini scrittore?
Direi che è cambiato parecchio. Per prima cosa ho cambiato lavoro. Dov’ero prima avevo raggiunto uno stato di burnout e il cambiamento era necessario. Ora faccio il copywriter. Scrivo per lavoro, e devo dire che mi soddisfa. Poi sono tornato sul ring, ho trovato una nuova federazione con cui collaborare, WIVA Wrestling, di cui detengo il titolo di campione di coppia insieme al mio socio Mr. PDP. E ho trovato nuovi editori. Perché il mio 2020 letterario non finirà con Catena Alimentare…
Come è nata l’idea del tuo ultimo libro Catena alimentare?
Catena Alimentare è nato come esercizio per un corso di scrittura che frequentai anni fa. Volevo scrivere un romanzo di fantascienza con molta azione e una critica politica e sociale radicale. Lavorandoci su è emerso con forza l’elemento di formazione del romanzo, e volendo aggiungere un livello alla mia critica di un modello di società, il nostro, ho deciso di sovvertire uno degli strumenti narrativi che più lo perpetuano: Il Viaggio dell’Eroe, il modello classico e immortale teorizzato da Campbell in L’eroe dai mille volti e reso strumento tecnico da Voegler. Il modello del viaggio dell’eroe è l’ossatura, anzi, il DNA del nostro modo di raccontare storie. E io ho voluto raccontare al negativo l’idea di eroe e tutto il percorso che alla sua figura porta. Critico il modello sociale, politico ed economico attraverso il modello narrativo.
Come hai raccontato nel nostro precedente incontro, tu provieni dal mondo del wrestling. Anche nella tua ultima opera: quanto ha influenzato la tua scrittura lo spirito del wrestler che è in te (soprattutto per le scene di lotta)?
Nel Wrestling mettiamo sicuramente molta attenzione alla lotta, alla sua estetica e a come raccontano una storia. Sicuramente dal Wrestling mi porto via il mio modo di scrivere i momenti d’azione, molto collocati nello spazio, molto costruiti a livello di regia. Poi il Wrestling ti insegna la sintesi nella narrazione, e in concentrare il poco una grande intensità. Nel Wrestling dai tutto in poco spazio e in poco tempo, è una narrazione profondamente concentrata.
Quali sono le difficoltà maggiori che hai riscontrato durante la stesura del tuo libro Catena alimentare?
In realtà il romanzo è andato via molto fluido, non ricordo di aver riscontrato problemi significativi.
La vicenda è ambientata in un futuro sospeso, dove i governi hanno fallito e resiste solo la legge del più forte. Con le dovute proporzioni e con la dovuta cautela nel far paragoni che rapporto credi ci sia tra la realtà distopica che hai creato e la realtà effettiva che viviamo quotidianamente?
Se la realtà fosse un mixer, in Catena Alimentare avrei semplicemente alzato al massimo tutti i volumi del liberismo. Il mio romanzo è un’esagerazione di alcune dinamiche economiche e politiche che regolano la politica e l’economia oggi. A partire dal fatto che la politica è la servetta dell’economia, e che la forza motrice della società umana è prima di tutto il denaro, con tutto ciò che ci gira intorno. E il denaro non ha etica, nel sistema liberista. Non si ferma davanti a nulla, nemmeno alla vita umana. Il feroce anticomunismo dei liberisti più ferventi usa come argomento i morti, la miseria e la privazione della libertà che il regime sovietico e i regimi satellite avrebbero creato. Credo che a conti fatti il capitalismo abbia fatto ben di peggio, ma non ha un ufficio politico centrale a cui sporgere reclamo.
La morale del tuo libro potrebbe essere riassunta con questa frase tratta dal film “Chi trova un amico trova un tesoro” con Bud Spencer: Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo. È veramente così per il tuo Gootchi?
In realtà Gootchi non è un buono. E il condizionamento che subisce non lo cambia, lo rivela. Gootchi aderisce al sistema in cui vive dalla prima all’ultima pagina di Catena Alimentare, ma all’inizio del libro è un debole. La sua trasformazione è una presa di coscienza, un disfarsi della narrazione del nostro mondo come civile e non violento. Smette di sublimare e passa all’azione. E nella sua scala di valori di riferimento resta un vincente. Diventa un eroe, nel suo mondo. A noi risulta spiacevole perché non è mai piacevole quando ti toccano un nervo scoperto. Se nella fase che citi sostituisci “buono” con “mite” e “cattivo” con “violento” ti avvicini molto al concetto che esprimo.
Catena alimentare è strutturato come fosse composto da tanti episodi di un videogioco o di una serie televisiva. A cosa è dovuta questa scelta?
Mimesi, e una punta di furbizia. Ho voluto ricreare un’atmosfera riconoscibile, un ambiente narrativo che la gente è abituata a frequentare. Pensando alle storie, oggi, la gente pensa molto in termini di stagioni ed episodi. Rispetto al passato, per una lunga serie di motivi che meriterebbe una lunga analisi a parte, possibilmente a opera di qualcuno più competente di me, le persone consumano storie meno sotto forma di letteratura e più sotto forma di altre forme di intrattenimento. Ho voluto ibridare il mio libro con questo modo di consumare le storie.
Hai già pensato di trarre da questa tua ultima fatica letteraria anche un fumetto, altra tua grande passione? Con quali tratti grafici immagineresti i volti dei tuoi protagonisti?
Operativamente ancora no, ma se qualcuno fosse interessato parliamone. Se potessi scegliere un disegnatore per un eventuale fumetto sceglierei Frank Quitely, un fumettista con una profondità inarrivabile.
Posso chiederti perché hai deciso di dedicarti in particolar modo alla scrittura distopica?
Non ho fatto, e non farò in futuro, solo romanzi distopici (anche se il prossimo incidentalmente lo sarà). Diciamo che è successo. Come tutti gli scrittori dovrebbero fare, tengo le antenne sempre dritte, e colgo le vibrazioni dell’ambiente che mi circonda, a livello letterario ma non solo. E quello che colgo, al momento, è distopia.
Nella tua postfazione hai spiegato ed elencato quali sono state le tue fonti d’ispirazione e le influenze letterarie che hanno contribuito alla stesura e alla realizzazione del tuo libro. A cosa si deve questa tua scelta: è un atto di onestà verso il Lettore o un suggerimento per ulteriori letture?
Banalmente, il progetto è passato per le mani di un altro editore prima di approdare a Lambda House, e abbiamo pensato che una postfazione del genere potesse in qualche modo agevolare giornalisti e recensori, oltre che restituire al libro tutta la sua profondità.
Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali e professionali?
Sul ring ci sono tornato per restare. Voglio far bene in WIVA, una federazione che ha una forte impronta narrativa molto nelle mie corde, oltre che uno staff di persone con tanta testa con cui sto stringendo delle belle amicizie. A livello editoriale, in un futuro non lontano uscirà Sulla Soglia, per i tipi di Calibano Editore, un romanzo distopico scritto a quattro mani con il mio amico Giovanni Peli, poeta e cantautore con cui ho iniziato un bel sodalizio letterario. Poi le idee sono tante, e tutte in fermento. Sto lavorando a una novella, un romanzo sulle intelligenze artificiali e uno sulla radicalizzazione politica. Ho poi qualche progetto di podcast, anche se lì le cose paiono muoversi con maggior calma. La pentola bolle, allacciatevi la bavaglia.