Letto per voi… “Panni sporchi per Martinengo” di Fabrizio Borgio

La Rubrica online “Piazza Navona” quest’oggi è lieta di presentare ai suoi lettori l’ultimo romanzo giallo di Fabrizio Borgio dal titolo “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori). Una nuova indagine attende l’investigatore privato piemontese. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!

La trama

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Giorgio Martinengo è un ex poliziotto che ora si guadagna da vivere con la sua attività di investigatore privato. È un uomo riservato, Martinengo. Taciturno, pacato, posato, composto. Vive solo nella cascina immersa nelle Langhe che un tempo era di sua nonna. È libero, Martinengo, ma la sua famiglia non ha mai accettato sino in fondo la sua scelta di non curare gli interessi dell’azienda vinicola di famiglia per seguire le proprie passioni. Anche per questo, suo malgrado, quando viene invitato a trascorrere il Natale con la famiglia al completo, Martinengo non può rifiutare.  Ed è proprio in occasione di questa reunion familiare che sua zia, la magna Luisa, gli propone di compiere un’indagine patrimoniale sul marito, Livio Baudino, il quale sembra disporre di importanti e sospette somme di denaro. È pur vero che l’uomo è stato nominato tutore del fratello Betesio, ricoverato in una costosa casa di cura per motivi psichiatrici, ma questa spiegazione sembra non essere sufficiente a spiegare il tenore di vita e le spese di Livio. Da dove proviene tutto questo denaro? Livio Baudino è coinvolto in qualche losco affare? Anche il resto della famiglia è coinvolto? Cosa nasconde il marito della magna Luisa? Martinengo indaga… e arriverà a scoprire segreti, gelosie, misteri, tradimenti di quella stessa famiglia di cui è parte e parente.

Sul libro

Recita l’incipit del celeberrimo romanzo Anna Karenina (1877) di Lev Tolstoj:

Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.

Fratelli Frilli Editori

Forse, non può esserci citazione migliore per riassumere e descrivere l’atmosfera che anima il romanzo giallo di Fabrizio Borgio dal titolo Panni sporchi per Martinengo edito nel 2020 da Fratelli Frilli Editore nella Collana “I Tascabili Noir”.

Panni sporchi per Martinengo è la quarta avventura investigativa di Giorgio Martinengo cui sono precedute (sempre edite da Fratelli Frilli Editori dal 2014): Vino rosso sangue. Giorgio Martinengo, l’investigatore delle Langhe, Asti. Ceneri sepolte. Un’altra indagine dell’investigatore Martinengo, Morte ad Asti. La nebbiosa domenica dell’investigatore Martinengo e La ballata del re di pietra. Martinengo indaga sul Monviso.

Come inequivocabilmente suggeriscono i titoli appena citati Giorgio Martinengo è un investigatore del nord, piemontese fino al midollo (vive tra Cuneo e Asti) e appartenente a una famiglia che produce vini. E nel personaggio creato dalla fantasia di Fabrizio Borgio questo essere nordico si riscontra nel carattere pacato, tranquillo, misurato dell’investigatore il quale vive i propri ritmi senza affanni, senza correre dietro al tempo (anzi, spesso appare quasi il contrario!) e dalla pazienza infinita. Nel dir questo non si vuole affatto fare una discriminazione tra nord e sud ma tracciare, se possibile, delle indicazioni di un diverso tipo di approccio nel concepire il proprio lavoro e la propria esistenza rispetto ad altri investigatori sparsi per tutta l’Italia.

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Inoltre, l’Autore per rafforzare l’attaccamento alla propria terra (sua e del Martinengo) inserisce nei dialoghi la bellezza del dialetto attraverso parole ed espressioni tipicamente piemontesi. E questo è un aspetto molto importante. Anche qui: non importa il nord e il sud conta la tradizione e la volontà di preservare il dialetto e allo stesso tempo di renderne partecipe il Lettore che non può non restarne incuriosito e affascinato. Non c’è che dire: l’uso pensato, ragionato e narrativo del dialetto all’interno di una vicenda è sempre vincente tramutandosi in un valore aggiunto. Per l’Autore e per tutti i Lettori. Indistintamente.

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

A questa scelta l’Autore aggiunge quella di organizzare l’impianto narrativo su due piani: da una parte, infatti, abbiamo l’indagine pura di Martinengo e le sue scoperte mentre dall’altra abbiamo uno sguardo anche giustamente severo e critico su alcuni aspetti che, ahinoi, toccano la nostra società e il mondo del lavoro, dal capolarato, all’immigrazione passando per la mafia (italiana e/o straniera). Ed è su questi terreni impervi e scivolosi che Fabrizio Borgio pur restando esterno alla vicenda attraverso Martinengo offre un quadro lucido di possibili e reali situazioni. Come si è appena accennato l’Autore non entra nel merito di queste spinose questioni in prima persona ma fa agire il suo protagonista in modo tale da offrire al Lettore strumenti utili e sufficienti – anche per non perdere il focus della narrazione  – non solo per crearsi un’idea ma anche per istillare quella sana curiosità che porterà lo stesso Lettore ad andarsi a informare su tali tematiche e problematiche.

A tutto questo Borgio offre uno sguardo particolare grazie allo sguardo diretto di Buscafusco, una testa calda ora più consapevole e ragionata che viene “promossa” ad aiutante di Martinengo. Tale personaggio – spartano, semplice, acuto, lungimirante, ghiotto di pizza e di kebab quanto l’investigatore – è, però,  la guest star di questo libro in quanto frutto dell’invenzione dello scrittore Davide Mana. In tal caso, potremmo quasi parlare di “prestito inventivo” o di un fortunato scambio e, appunto, prestito tra Autori. Senz’altro è un’altra intuizione e un’altra idea azzeccata di Borgio.

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Quest’ultimo, infatti, attraverso la sua scrittura quasi per immagini, assai asciutta, essenziale, pulita, lucida e ponderata (un perfetto riflesso dello stesso Martinengo) realizza un ottimo trattamento per una sceneggiatura. Il Lettore in tal modo è facilitato nel suo processo creativo e di immaginazione durante la sua esperienza di lettura (perdonerete il gioco di parole) anche perché, su indicazione dello stesso Autore già compare un’attenta e precisa colonna sonora che va dai Mau Mau a La Ragazza di Ipanema.

In tal modo, la vicenda e la stessa lettura assumono e rafforzano un certo ritmo, una certa andatura che rimane dall’inizio alla fine fedele a se stessa, senza forzature o stravolgimenti che porterebbero alla confusione e al caos gettando all’aria tutto quanto pensato e costruito dalla mente dell’Autore. Ed anche in questo, Fabrizio Borgio ha avuto un’ottima intuizione.

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Panni sporchi per Martinengo, così, ha proprio tutto per essere un volume piacevole da scoprire e da leggere: narrazione ponderata e per immagini, originalità, equilibrio, azione, musica, guest star… Insomma, un vero e proprio film da costruire nella nostra fantasia di lettori e poi… chissà… magari un giorno da ammirare nel grande e/o piccolo schermo.

Certo è che ora già ci si chiede: quale sarà la prossima indagine del composto Giorgio Martinengo?

Incontro con l’Autore

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

Lo scrittore Francesco Borgio (Per gentile concessione di Francesco Borgio)

Ormai è un bel viaggio indietro nel tempo, alla mia infanzia e quindi alla mia beata solitudine. Ero un bambino estremamente chiuso, poco comunicativo, poco socievole. Un “quasi adatto” citando Peter Høeg. Non provavo il minimo istinto a buttarmi nella mischia, a conoscere altri bambini, i compagni di scuola erano solo quegli altri che incontravo durante le lezioni. Oggi probabilmente educatori e insegnanti avrebbero avuto un approccio molto diverso da quello che si utilizzava negli anni ‘70 verso bambini come me. Credo che da questa mia condizione sia sfociata l’esigenza di costruire qualcosa che mi permettesse di uscire da quella gabbia di timidezza patologica nella quale ero imprigionato e quel qualcosa erano le storie. Inventavo storie in ogni momento e tutto quello che facevo conteneva storie. Durante l’ora di disegno per esempio, qualunque cosa tracciassi sul foglio, dietro aggiungevo una storiella che accompagnasse quanto avevo disegnato. Idem per i temi, gli svolgimenti e a mente libera, con lunghi monologhi tra me e me. La cosa non è passata e si è sviluppata, oserei dire intensificata nell’adolescenza, periodo che ha visto le prime stesure di veri e propri racconti.

Come è nato il progetto editoriale di Panni sporchi per Martinengo?

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Come quinto libro della serie di Giorgio Martinengo per conto del mio editore Carlo Frilli. La serialità nelle collane gialli/noir della Frilli è un tratto importante e dopo La Ballata del re di Pietra avevo preventivato il quinto libro. Inizialmente doveva essere una sorta di episodio famigliare, dove mi sarei concentrato sulla parentela dell’investigatore. Citando un’amica e collega di scuderia. “Che cosa c’è di più noir della famiglia?” l’aver inserito anche il caporalato e le mafie dell’est nella storia è stato un assemblaggio istintivo. Stavo raccogliendo materiale per una storia che parlasse di questo fenomeno, sviluppato anche al nord, fra le nostre vigne. Dal tema sono nati un racconto horror per un’antologia di prossima uscita e una parte della trama di Panni Sporchi, un trait d’uniòn tra Buscafusco e Martinengo.

Giorgio Martinengo: da cosa ha tratto ispirazione per la creazione di questo singolare e quieto detective?

Innanzitutto dall’aver cercato di capire come lavora un vero investigatore privato oggi. Le caratteristiche professionali che deve possedere hanno imposto alcune scelte che hanno segnato le tappe della sua vita: una laurea idonea, il trascorso nella polizia di stato. Il fatto che il mettere su un’agenzia di investigazioni private comporti un investimento economico rilevante mi ha portato a dargli un retroterra benestante, quindi una famiglia che versasse in condizioni economiche ottimali. Il fatto che fosse l’erede di una piccola dinastia di enoviticultori sottolinea parte della sua piemontesità, altro tratto distintivo e pregnante del suo carattere. Alcuni, solo alcuni suoi lati caratteriali collimano con i miei ma non è un alter ego, lo specifico sempre.

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

In Panni sporchi per Martinengo appare il personaggio di Buscafusco “preso in prestito” dalla penna dello scrittore Davide Mana. Può raccontarci di più di questo “gemellaggio” e di questa collaborazione?

È grazie alla salda e sincera amicizia che ci lega se Buscafusco è entrato nel libro come autentico co-protagonista del libro. Mana è un prolifico e ottimo autore di genere, scrive di tutto, dalla fantascienza al pulp, dal fantasy all’horror. È inoltre traduttore e saggista, il novanta e forse più per cento della sua produzione è in inglese e destinata al mercato anglosassone, grazie al quale può realmente guadagnarsi da vivere. Ho una stima e un’ammirazione sterminati per lui e il suo lavoro. Un uomo serio, retto, leale, dall’etica cristallina come la sua prosa. Avere Buscafusco tra le pagine di un mio libro è un onore e un omaggio al lavoro di questo autore.

Nel suo romanzo si tratta di un tema assai attuale e, forse, non troppo dibattuto: il caporalato. Secondo lei, in che modo la scrittura e la lettura possono far luce su temi anche così importanti della nostra società?

Lo scrittore Francesco Borgio (Per gentile concessione di Francesco Borgio)

Sul far luce è conseguenza (e volontà) diretta. Dal momento che se ne parla, sebbene in forma romanzata, si punta una luce, per quanto piccola, sul problema, spingendolo a uscire dall’ombra. Certo, non sta a uno scrittore dare risposte ma istigare gli interrogativi e l’indignazione sì.

La sua passione per il cinema e il suo linguaggio quanto e come hanno influenzato la stesura e la realizzazione del suo romanzo?

Moltissimo. Le esperienze più pregnanti a riguardo sono stati gli stage di sceneggiatura seguiti più di vent’anni fa con figure del carico di Sergio Monicelli, Giorgio Arlorio e Suso Cecchi d’Amico. A parte non aver più guardato un film con gli occhi di prima, il raccontare per immagini, che è il fine del cinema si sposa alla perfezione con una delle regole più citate nella scrittura contemporanea e cioè quel famoso show don’t tell. Una superiore asciuttezza del testo è una conseguenza preziosa di quelle esperienze.

Qual è il libro che avrebbe voluto scrivere? E perché?

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Difficile citare un titolo solo ma sul momento, pescando a caso nel mio cuore di lettore viene su Il grande Gatsby, perché è un libro che ci racconta un’epoca senza essere vincolato esclusivamente ai tempi che l’hanno visto nascere, perché la scrittura di Fitzgerald è attuale, pulita, elegante e tagliente come solo la scrittura di un maestro deve essere.

Quale è stata la fase più complessa da realizzare durante il processo creativo e narrativo da raccontare? E perché?

Nella fase creativa è sicuramente l’intreccio. Ho la tendenza masochistica di costruire storie con trame piuttosto complesse e non lineari e questo aumenta la difficoltà durante la fase di strutturazione, soprattutto perché proseguendo con la stesura, spesso la strutturazione originaria muta in corso d’opera. Ogni storia infine sviluppa una propria logica che una volta colta è meglio seguire fino in fondo, anche se devia dagli intenti iniziali dell’autore. È quel momento surreale dove il mondo che stai costruendo inizia a vivere di vita propria e tu, scrittore, devi adattarti. Nella fase narrativa vera e propria è lo stile. Lavoro da sempre per sviluppare uno stile che sia mio e riconoscibile, questo al netto delle continue letture che faccio e che influenzano e meticciano continuamente la scrittura. Mi vanto a proposito di non aver mai venduto il medesimo libro ai miei lettori nonostante il ciclo, il personaggio e la “voce” delle storie di Martinengo siano comuni.

Lo scrittore Francesco Borgio (Per gentile concessione di Francesco Borgio)

Panni sporchi per Martinengo ha anche una colonna sonora di tutto rispetto: Al Stewart, Steely Dan, Girl from Ipanema… come sono avvenute queste scelte? E che importanza ha la musica nella sua scrittura e nel suo stile narrativo?

È sicuramente frutto di una visione generazionale e cinefila. Esattamente come un film, anche i libri hanno una loro colonna sonora. Una tendenza che ho notato in tanti autori, specie a partire dagli anni ‘80 quando la contaminazione tra generi e media ha contraddistinto la letteratura. In contrasto con questo, sono uno di quelli che non scrive con la musica in sottofondo, anzi, ho bisogno del silenzio più assoluto. La musica mi viene in mente in relazione ai personaggi, alle scene, ai frangenti e mi sforzo di non essere citazionista in maniera sfacciata. Le strizzate d’occhio troppo palesi mi hanno sempre disturbato. La musica è così una componente del mosaico che si viene a formare scrivendo.

Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato il suo essere “lettore” e “scrittore”?

Fabrizio Borgio, “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori, 2020)

Sono innumerevoli. È una domanda difficile perché significa sempre abbandonare qualcuno in favore di qualcun altro ed è una domanda che mi viene fatta molto spesso. Anche questa volta mi preoccuperò di citare autori che non abbia già nominato in altre interviste. Chuck Palahniuk mi ha insegnato assieme a Bukowsky e di conseguenza Miller che la scrittura è anarchia e libertà; Roddy Doyle e Frank McCourt che si può raccontare la tragedia senza tragedia, Ursula LeGuin, Marguerite Youcenar, Erica Jong che le donne possono solo insegnarmi a scrivere bene. Altri nomi per le prossime, va bene?

Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti professionali ed editoriali?

Ho da poco compiuto un’escursione nel genere dello spionaggio. Attualmente lo scritto è sotto editing e intanto si cerca un editore interessato, ho in progetto un paio di storie horror e sto preparando il sesto libro di Martinengo e poi altri appunti e altri sogni.

Grazie per l’ospitalità.

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