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Letto per voi… “Palme, datteri e risate” di Paola Biribanti

La Rubrica online “Piazza Navona” è lieta di presentarvi il saggio “Palme, datteri e risate. Il Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera (1947-1999) di Paola Biribanti ed edito da Graphe.it. Non perdete l'”Incontro con l’Autrice”!

La trama

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

È il 1947 quando Cesare Perfetto, “romano de Roma”, inaugura a Bordighera (in provincia di Imperia), dove si è trasferito dopo il matrimonio con Adele e ha aperto una libreria nel centralissimo Corso Italia, la prima edizione del Salone Internazionale dell’Umorismo tenutasi presso il Park Hotel (poi Palazzo del Parco). Con Perfetto collaborano Alberto Mondini, Guglielmo Merani, Natale Agnese e il pittore Giuseppe Balbo. Dall’unione di queste menti nasce quella che, per oltre cinquant’anni, sarà la più seria e unica manifestazione dedicata al sorriso e all’umorismo che assegna riconoscimenti e palme (simbolo della cittadina ligure) e datteri d’oro e d’argento ai disegnatori, vignettisti, scrittori, musicisti e artisti più noti al mondo: da Peynet a Giovannino Guareschi passando per Alberto Sordi. Ogni anno, a fine luglio, Bordighera, dal 1947, diviene luogo di incontro tra scrittori, attori, disegnatori, giovani, appassionati provenienti da tutto il mondo. Fino al 1999 quando, purtroppo, si tiene l’ultima edizione del Salone. Oltre cinquant’anni di sorrisi, mostre, incontri, amicizie, ricordi che Paola Biribanti racconta con affetto e passione nel suo saggio Palme, datteri e risate ricordandone i protagonisti e sottolineando la forza, la tenacia, l’arguzia e la passione del suo patron Cesare Perfetto.

Sul libro

A partire da oggi in tutte le librerie e piattaforme online è possibile acquistare l’ultimo saggio di Paola Biribanti dal titolo Palme, datteri e risate edito da Graphe.it

Graphe.it Edizioni

Si tratta di un volume davvero unico e interessante, introdotto dalla Prefazione del giornalista e scrittore Paolo Lingua, in cui l’Autrice ripercorre gli oltre cinquant’anni di storie e di incontri del Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera nato grazie al romano Cesare Perfetto nel 1947. I tredici capitoli che animano e strutturano il volume – debitamente arricchito e impreziosito di fotografie, manifesti, vignette, caricature e disegni -, così, raccontano la storia di questa importante manifestazione che, dal 1947 al 1999 nell’ultima settimana di luglio di ogni anno, ha prodotto arte, sorrisi, collaborazione, premi e riconoscimenti. Tanti gli ospiti e i premiati di queste edizioni che sarebbe impossibile elencarli tutti. Tra questi vi sono: Peynet, Aldo Fabrizi, Greta Garbo, Luciano De Crescenzo, Antonio Ricci, Quino, Maria Zamboni, Guillermo Mordillo Menéndez, Paolo Del Vaglio, Paolo Cresci, Pietro Ardito, Guido Clericetti, Mario Soldati, Benito Jacovitti, Charles Schulz, Carlo Dapporto, Luca Goldoni, Alberto Sordi, Renzo Arbore, Emanuele Luzzati, Renato Pozzetto, Giulio Andreotti… Questi sono soltanto una “piccola” rappresentanza dei protagonisti del fantastico Salone Internazionale dell’Umorismo che, al di là dei premi e dei riconoscimenti ricevuti, hanno insegnato quanto ridere sia una cosa seria.

Pietro Ardito, caricatura di Giovannino Guareschi – fine anni Settanta (Per gentile concessione di Paola Biribanti)

Ebbene sì, perché l’umorismo richiede una particolare sensibilità, arguzia, capacità di osservazione e analisi critica non solo verso sé stessi ma anche verso il (proprio) mondo circostante. Ed è proprio questa osservazione che fa scrivere a Luigi Pirandello che l’arte umoristica è un’erma bifronte che ride per una faccia del pianto della faccia opposta che nasce da un sentimento del contrario e dalla sua scomposizione. Il drammaturgo agrigentino scrive nel suo saggio L’Umorismo del 1908: Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico.

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

Paola Biribanti con la sua bravura, il suo amore per la ricerca e la ricostruzione storica, che abbiamo già avuto modo di apprezzare e scoprire con la sua precedente opera Il caso Filiberto Mateldi. Misteri, futurismi e immagini di un grande illustratore del Novecento (Graphe.it, 2021), ci accompagna in viaggio nel tempo e nella storia del nostro Paese lungo oltre cinquant’anni. L’Autrice, infatti, grazie anche alle interviste ai familiari e ai protagonisti di questa lunga storia e anche al supporto visivo  di tavole, disegni, vignette permette all’Autore di scoprire e conoscere su cosa e come si era soliti fare dell’umorismo in passato.

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

E si scoprirà, forse con un pizzico di amarezza, che nonostante il tempo passi la storia non cambia: basti pensare alle vignette e alle tavole realizzate per la trentesima edizione del Salone Internazionale dell’Umorismo (1977) che ha per tema La burocrazia, oppure quelle delle edizioni del 1972 e del 1988 che per tema fisso hanno avuto rispettivamente Venezia è da salvare e L’uomo e la tecnologia. Non c’è che dire: Palme, datteri e risate diviene una sorta di macchina del tempo, di caleidoscopio all’interno del quale ogni volto, ogni persona, ogni disegno richiama a tanto altro permettendoci di incontrare una “pagina” della nostra Storia di cui  andare orgogliosi. Inoltre, è il libro è anche l’occasione per tracciare un affettuoso e ragionato ritratto di Cesare Perfetto la mente, l’ideatore, l’anima di questa intelligente macchina che ha saputo e arricchire e modificare con il tempo, ampliandola guardando all’Europa, arricchendola di premi e riconoscimenti, aprendola ai talenti di tutto il mondo creando una vera e propria famiglia di cui tutti coloro che ne hanno fatto parte ne sentono terribilmente la mancanza.

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

Ancora una volta si deve ringraziare Paola Biribanti e la Graphe.it Edizioni per la passione e il coraggio di aver dato vita e creato un libro, un’opera tangibile non solo di memorie non tristi e vive, presenti ma anche per aver dato al più vasto pubblico (non solo di appassionati) la possibilità di conoscere e scoprire una manifestazione geniale come quella del Salone Internazionale dell’Umorismo di cui si sente tanto la mancanza. Per ridere con serietà, intelligenza e quella leggerezza che ci fa planare sulla realtà con uno sguardo meno severo e duro.

Incontro con l’Autrice

Come è nato il progetto editoriale di Palme, datteri e risate?

La scrittrice Paola Biribanti (Per gentile concessione di Paola Biribanti)

Il progetto è nato dalla curiosità intorno alla manifestazione e dalla constatazione che, nonostante la sua notorietà, l’importanza e l’immensa mole di articoli e servizi giornalistici ad essa relativi, non esisteva uno studio approfondito in materia, che ne ripercorresse la storia. Per anni ho visto pubblicate, specie sul mensile di umorismo “Buduàr”, fotografie scattate nelle varie edizioni del Salone, che ritraevano persone molte famose e molto divertite. Poi, qualche anno fa, il Maestro Bruno Prosdocimi, protagonista di una mia monografia, mi ha parlato del Salone, cui aveva partecipato da giovanissimo, come qualcosa di grandioso, una specie di notte degli Oscar lunga una settimana intera. Insomma, era da diverso tempo il Salone di Bordighera frullava nella mia testa.

Per lei cosa ha significato riportare alla memoria e alla luce la storia dei oltre cinquant’anni del Salone Internazionale dell’Umorismo?

Ha significato tante cose. Anzitutto ripercorrere, attraverso la storia del Salone, anche quella dell’Italia, essendo l’umorismo lo specchio dei costumi dell’epoca in cui nasce. Osservando, ad esempio, le opere presentate nella categoria Disegno a tema fisso, si coglie lo spaccato dei problemi e delle peculiarità degli anni della nostra storia recente, da quelli della crisi petrolifera della fine degli anni Settanta, a quelli contrassegnati dalla presenza sempre più ingombrante dell’elettronica, alla fine dei Novanta. Dal punto di vista personale, ha significato poter conoscere gli umoristi che, fino a poco tempo fa, conoscevo solo di fama. E poi, ultimo ma non ultimo, ha significato dare a Cesare quel che è di Cesare, alludendo ovviamente a Cesare Perfetto, il patron della manifestazione: è plausibile, infatti, che le nuove generazioni non conoscano affatto il Salone, né l’abilità e l’impegno del suo deus ex machina.

Benito Jacovitti, manifesto per il 25° Salone Internazionale dell’Umorismo, 1972. (Per gentile concessione di Paola Biribanti)

In che modo ha organizzato il lavoro di ricerca e di ricostruzione della storia del Salone Internazionale dell’Umorismo?

Sono partita dalla teoria, ovvero dalla conoscenza della macchina organizzativa del Salone. Attraverso le liste dei premiati, i bandi delle edizioni e le spiegazioni di Gigia e Rosella Perfetto, ho cercato di capire come funzionava la manifestazione. E non è stato facile, perché il Salone era articolato in una moltitudine di sezioni (Disegno, Disegno a Tema fisso, Libro, Libro illustrato, Libro per ragazzi, Humor Comics, Umorismo in pubblicità ecc.), per ognuna delle quali era previsto un premio specifico. Quindi, sono passata alla pratica, ossia alle interviste agli umoristi che, nel tempo, hanno partecipato alla manifestazione.

Qual è stata la parte più semplice e/o complessa di questo lavoro di ricostruzione?

L’aspetto più semplice è stato il reperimento della documentazione, grazie alla disponibilità e alla collaborazione delle figlie di Cesare Perfetto, che mi hanno messo a disposizione l’archivio del Salone, costituito non solo da disegni originali, ma da carteggi, libri, filmati, riviste, fotografie…

Raymond Peynet, disegno con dedica a Cesare Perfetto, 1975 ca. (Per gentile concessione di Paola Biribanti)

La parte difficile è stata la selezione della grande quantità di materiale. Perché, a quello conservato nell’archivio, si è aggiunto quello fornitomi dagli umoristi intervistati, assieme a una valanga di entusiasmo, che è stato la prova tangibile dell’eredità ancora viva del Salone.

Quale ricordo e quale protagonista del Salone Internazionale dell’Umorismo le è rimasto più nel cuore?

Moltissimi. Sicuramente il rapporto tra Cesare Perfetto e Raymond Peynet, la loro sintonia, il loro credo nell’umorismo e la loro comunanza di vedute. E, poi, Giorgio Cavallo, un vero gigante del disegno umoristico, di cui tutti gli umoristi mi hanno parlato, attraverso aneddoti e ricordi personali, rendendomelo, alla fine, così familiare da farmi sembrare di averlo conosciuto personalmente.

Come è avvenuto il suo incontro con Rosella e Gigia Perfetto, figlie di Cesare ovvero il creatore del Salone Internazionale dell’Umorismo?

Il primo contatto con le sorelle Perfetto risale ad alcuni anni fa, intorno al 2016-2017, nel periodo in cui mi stavo documentando su Prosdocimi. Avendo necessità di maggiori dettagli sulle partecipazioni del Maestro al Salone, le ho contattate attraverso l’allora sito web della manifestazione.

Marco De Angelis, Palma d’oro 1997 (Per gentile concessione di Paola Biribanti)

Poi, circa un anno e mezzo fa, le ho ricontattate. Si ricordavano di me, anche perché, nel frattempo, la monografia su Prosdocimi era stata pubblicata e l’avevano letta. Dopo una prima fase di valutazione del mio progetto, hanno dato il loro placet, che presto si è trasformato in una collaborazione attiva, entusiasta e fittissima.

Come ha scritto lei non ha mai visitato né partecipato al Salone Internazionale dell’Umorismo. Dopo aver ascoltato e raccolto testimonianze e averne toccato con mano la storia quale idea si è fatta?

Ho avuto la conferma di quanto avevo immaginato. Il Salone di Bordighera è stato qualcosa di unico. Scomoderei la parola magico, dal punto di vista del numero e della grandezza dei talenti che è riuscito a calamitare e per il clima gioioso, che si rinnovava ad ogni edizione. Era una festa, prima che una competizione.

Come descriverebbe la personalità e l’energia di Cesare Perfetto, la vera anima del Salone Internazionale dell’Umorismo?

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

Cesare Perfetto era una figura carismatica. Tutti ne hanno sottolineato l’autorevolezza, la pacatezza, l’equilibrio, i modi garbati, raffinati, mai affettati. Un perfetto padrone di casa, oltre che un eccellente organizzatore. La calma è la qualità che di lui mi ha più colpito. Le stesse figlie mi hanno detto, più volte, di non averlo mai visto nervoso o agitato. E non solo nei momenti caldi del Salone, ma nella vita, in generale.

Per lei cos’è l’umorismo?

Le definizioni di umorismo sono molteplici. Quella che ne ha dato Mordillo è tra le mie preferite: “l’umorismo è la tenerezza della paura”.

Tra tutti gli artisti e le opere che ha “incontrato” nel suo lavoro di ricerca quale o quali l’hanno colpita maggiormente? E perché?

Mi hanno colpito i disegni di Adolf Born. Per il messaggio, oltre che per lo stile e la tecnica. Il suo umorismo aveva come bersaglio quasi sempre l’universo femminile. Era un umorismo decisamente cattivo, oggi improponibile, perché politicamente scorrettissimo. Non si ride, né si sorride davanti alle opere di Born, eppure i suoi sono disegni profondamente umoristici, perché arrivano diritti al cervello di chi li guarda e propongono, provocando, una visione differente, alternativa, del reale.

Paola Biribanti, “Palme, datteri e risate” (Graphe.it Edizioni, 2022)

Secondo lei, oggi sarebbe possibile riprendere e dare una nuova vita al Salone Internazionale dell’Umorismo?

Con grande sorpresa da parte di tutti, il Salone ha già riaperto le porte quest’anno, i primi giorni di agosto. Quando ho iniziato il lavoro di ricerca, le sorelle Perfetto non avevano pensato a riproporre la manifestazione. Poi, però, si è verificato un crescendo collettivo di entusiasmo (umoristi, amministrazione comunale, regionale, abitanti di Bordighera…), che ha creato i presupposti perché, dopo ventidue anni, il Salone ritornasse.

Se dovesse raccontare il Salone Internazionale dell’Umorismo in tre parole, quali sceglierebbe?

Leggerezza (nell’accezione calviniana), amicizia, intelligenza.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?

Già da tempo sto lavorando a un nuovo progetto, in un particolare settore artistico, di cui mi sono già occupata in passato. Per motivi puramente scaramantici preferirei, per ora, non precisare altro.

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