La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi il romanzo “Excursus vitae” di Giacomo Festi (Lambda House). Due mondi, due storie e un incontro (in)aspettato. E non perdete il consueto “Incontro con l’Autore”!
La trama
Alice. Mattia. Chezibane. Medina. Dragica. L’uomo nero. Questi sono i protagonisti del romanzo in bilico tra fantasy e fantascienza di Giacomo Festi. Excursus vitae è l’incontro (im)possibile di due storie e di due mondi tra loro assai lontani.
Mattia è un giovane scrittore solo e solitario, disilluso, dal carattere oscuro e che fa ampio uso di droghe. Il suo unico “amico” sembra essere il suo demone interiore, l’uomo nero, che lo opprime, lo deride e lo costringe a sputare pece come fosse l’evidenza del suo male interiore. Un giorno Mattia incontra una sua vecchia amica, Alice. La sola, forse, in grado di poter portare nella vita del ragazzo un raggio di luce limpida e un bagliore di serenità. Poi vi sono le eroine Chezibane, Medina e Dragica. Tra queste, forse, Chezibane che come le altre vive su un altro pianeta, sembra essere più simile al suo Autore e più umana. È da lei che prende vita Medina, sua simile e dal corpo ricoperto di macchie e deformata da una pelle dura. Sarà Chezibane a dover proteggere la sua piccola secondo ragione soprattutto da chi ha sempre chiamato Madre.
Due storie parallele. Due storie diverse e tra loro incompatibili. Due storie che, però, alla fine si incontrano lasciando nel Lettore una moltitudine di domande e di riflessioni. Una su tutte: cosa ne sarà dei protagonisti di Excursus vitae e dei suoi mondi?
Sul libro
Nel 2022 Lambda House, marchio di Plesio Editore che si occupa di Narrativa, pubblica il nuovo romanzo di Giacomo Festi dal titolo Excursus vitae. Non c’è che dire: il testo è perfettamente in bilico tra il genere weird, fantasy, fantascienza e distopico. Qui, infatti, si incontrano mondi e storie tra loro così distinti da apparire persino incompatibili. Da una parte abbiamo il mondo di Mattia e Alice, una coppia di amici che si ritrova. Mattia è un ragazzo disilluso che ama scrivere seppur circondato, assillato, ossessionato, molestato da un “uomo nero” che lo costringe a sputare pece ovvero l’equivalente del suo male interiore e del suo senso di solitudine. Dall’altra vi è il pianeta creato da Mattia abitato da esseri deformati, da bambine invecchiate, dalla pelle grinzosa, ricoperta di macchie e da altri abitanti carichi di violenza, pronti a sbranarsi l’un l’altro. Per lo più donne. Per lo più guidate dalla ragione.
Ed è così che, per oltre trecento pagine, l’Autore ci accompagna e ci guida alla scoperta di questi due mondi da lui creati, architettati, pensati e mossi. Al Lettore appare anche chiaro che i personaggi e questi mondi sono la rappresentazione del periodo e dell’ambiente che l’Autore ha vissuto e da cui stato circondato dal 2015, anno in cui il suo romanzo ha iniziato a vedere la luce e da lui considerato, per ovvie e personali ragioni, un annus horribilis. La sfera e l’atmosfera personale di Giacomo Festi si sentono dall’inizio alla fine del romanzo e a queste si devono l’spirazione di un mondo parallelo e di personaggi così controversi e oscuri come l’uomo nero e Dragica. Entrambi macchina da guerra per il corpo e l’animo umano.
All’Autore, perciò, vanno riconosciuti lo sforzo non solo di ideazione e progettazione del romanzo ma anche della sua architettura. Excursus vitae, infatti, è laboriosamente strutturato su due piani narrativi che si rimpallano di continuo: la vita umana e quella di un altro pianeta. Entrambe abitate da anime in lotta e anime che cercano di difendersi per vivere e sopravvivere. Questa impostazione, però, crea non poco disorientamento nel Lettore che spesso si ritrova privo di punti di riferimento in questo voluminoso romanzo. Sembra quasi che l’animo travagliato dell’Autore sia perfettamente riflesso nelle pagine articolate e nelle vicende intricate che le animano. Ma non solo.
I due mondi cui si è accennato appaiono tra loro talmente distanti e disuniti che il loro incontro finale pur lasciando stupito e meravigliato il Lettore lo lasciano anche interdetto e, forse, ancor più disorientato. In realtà, non tanto per l’incontro che certamente si rivela essere una scelta intelligente e funzionale alla chiusura di Excursus vitae ma per l’attesa che il Lettore ha dovuto “subire”. Probabilmente si sarebbe potuto adottare la strada del less is more snellendo non poco il romanzo e alcune sue vicende senza perdere l’effetto della sorpresa finale e, forse, valorizzando ancor di più la storia stessa e i suoi protagonisti che pure risultano già ben definiti e “disegnati”.
Ad ogni modo a Giacomo Festi vanno il plauso e il merito di non aver rinunciato e di aver dato alla stampa Excursus vitae e, quindi, la sua vita editoriale. Questo va oltre ciò che si pensa del romanzo ma leggendo quanto l’Autore riporta nella Premessa, si tratta certamente di un atto di coraggio e di una ferma volontà di mettersi alla prova senza riserve. Su questo l’uomo nero non ha vinto.
Incontro con l’Autore
Quando sono nati il suo interesse e la sua passione per la scrittura?
Ciao Chiara, e grazie per lo spazio che mi offri!
Mmmh… che io ricordi, li ho sempre avuti. Se non per la scrittura, per come una storia veniva raccontata. Già quando da piccolo scoprii che i cartoni animati che guardavo erano stati ideati, immaginati e realizzati da qualcuno fu una scoperta. Il passo successivo è stato chiedersi perché delle persone avessero voluto raccontare qualcosa in quella maniera.
Ora che ci penso, Perché? è un quesito che mi porgo molto spesso, solo che nel quotidiano non ha risvolti molto piacevoli…
Come è nato il progetto editoriale di Excursus vitae?
Ho aperto il pc e ho iniziato a scrivere. Credo sia andata così, grossomodo, ma non ne sono certo…
Il protagonista del suo romanzo è Mattia. Quanto c’è di lei e della sua storia in questo personaggio?
Un procrastinatore estremo, inconcludente e incapace? Me lo chiedono così in tanti che inizio a interrogarmi su realtà poco gratificanti… spero poco, ad ogni modo.
Altro protagonista di Excursus vitae è “l’uomo nero”. Certamente ogni Lettore lo avrà identificato con un nome. Lei quale gli darebbe?
Oscar Wilde disse “Definire equivale a limitare”. Lui, l’Uomo Nero, vive in una realtà altra ed è un personaggio che non deve avere un nome. Credo che la sua ‘forza’ stia anche qui. Capire quello che può essere, in base a come ogni lettore lo assimilerà, e trarre le proprie conclusioni. Certe cose non devono per forza avere un nome, ma vanno capite.
Excursus vitae è composto da due piani narrativi. In che modo è riuscito a renderli un unico corpus?
È una storia nata per essere duplice, già nella sua ideazione embrionale era destinata ad essere così. Si è trattato però di un esercizio meticoloso, mi ha messo molto alla prova come autore, soprattutto per far viaggiare le due trame in un’unica direzione in modo che avessero il medesimo ritmo e raggiungessero i propri picchi contemporaneamente.
Dalla fase di ideazione alla fase di correzione delle bozze: qual è stato il momento più complesso? E perché?
Onestamente? Credo non ci sia stato nulla di semplice (ride). Quando ti imbarchi in un progetto tanto assurdo diventa difficile gestire tutto e fare in modo che ogni cosa abbia la sua coerenza, senza strafare. Spero di esserci riuscito, la buona volontà ce l’ho messa. Ma nemmeno l’editing ha scherzato… Anzi, quello è stato un grosso processo di crescita – autoriale, almeno. Capire quando seguire l’altrui consiglio e quando andare dritti per la propria strada è molto più complesso di quello che può sembrare, servono fermezza e autocritica… due elementi difficili da bilanciare. Ti insegna quando rinfoderare l’ego e quando farlo esplodere. Anche se, più di tutti, è stato estremamente complesso trovargli uno spazio editoriale. Ma quando scrivi un libro così, che non sia una passeggiata farlo pubblicare dovrebbe essere preventivato dall’inizio, quindi eviterò la pappa della dell’autore incompreso. Se volevo vita facile mi mettevo a scrivere altro.
Se dovesse descrivere il suo genere e il suo stile letterario, quali aggettivi sceglierebbe?
Mi limiterei a dire che è qualcosa di mio, con tutto il bene e il male che questo comporta.
Lei ha definito Excursus vitae come una sorta di “romanzo maledetto”. Cosa le ha tolto e le regalato questa sua fatica letteraria?
Per spiegare nella sua interezza perché è il Romanzo maledetto ho scritto addirittura una postfazione (ride ancora). Posso solo dire che la stesura è avvenuta durante tre ricoveri ospedalieri – non sempre miei… E ho riassunto al massimo tutte le vicissitudini successe nel mezzo.
La cosa buffa è che alla fine dubito abbia aggiunto o tolto qualcosa. Quegli eventi sarebbero successi comunque. La vita ti toglie e tu offri qualcosa alla vita di conseguenza, forse. Se non avessi vissuto, non avrei fatto certe esperienze (soprattutto negative) e non ci sarebbe stato quel libro come lo conosciamo adesso. Scrivere quel libro mi ha insegnato a fregarmene e a guardare a ciò che conta di più di un momento di autogratificazione, mi sento di dire questo, senza scendere troppo in particolari.
C’è qualcosa che oggi cambierebbe o modificherebbe di Excursus vitae?
A parte le sfighe annesse? Se lo scrivessi oggi, sarebbe sicuramente diverso. Credo che ogni opera sia il massimo che possiamo offrire in un dato momento della nostra vita e forse era destino che la consegnassimo in un certo tempo. Inutile quindi domandarselo. Ieri ero così, oggi sono in un altro modo e domani sarà il giorno in cui porterò avanti quello che sento di essere diventato.
Quale vuole essere il messaggio del suo romanzo?
Non ho la spocchia di portare dei messaggi. Ho parlato di crescere alla mia maniera, con tutto ciò che ne consegue.
Quali sono gli Autori e i libri che hanno influenzato e formato il suo essere lettore e scrittore?
Tutti quelli che ho letto e quelli che restano. Anche un pessimo libro può essere un valido insegnante. Si deve imparare da tutto.
Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali?
Sto finendo qualcosa. Vediamo se, anche a questo giro, riuscirò a fregare qualcuno…