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Letto per voi… “Il caso Filiberto Mateldi” di Paola Biribanti

La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone la lettura della monografia “Il caso Filiberto Mateldi” di Paola Biribanti (Graphe.it Edizioni) che ripercorre la vita dell’artista romano – attore, disegnatore e illustratore – rimettendo al proprio posto la Storia e la memoria. E non perdete l'”Incontro con l’Autrice!”

La trama

Paola Biribanti, “Il caso Filiberto Mateldi” (Graphe.it Edizioni, 2021)

Il caso Filiberto Mateldi è un saggio biografico che ripercorre la vita professionale e privata dell’eclettico artista romano. Filiberto Mateldi ha dentro di sé il sacro fuoco del Teatro, ama il palcoscenico. Lavora con Dina Galli, Ermete Zacconi ed entra a far parte della Compagnia Renzi-Gabrielli con la quale lavora molto in Argentina, soprattutto a Buenos Aires. Nel 1920 diviene persino capocomico della Compagnia del Teatro Futurista che, però, si rivelerà una débâcle. Allo stesso tempo l’attore si fa molto notare per il suo talento nel disegno di vignette satiriche e di ritratti caricaturali (soprattutto di molti suoi “colleghi di palcoscenico”). Collabora come illustratore con moltissime riviste della sua epoca quali, ad esempio, Il Giornalino della Domenica, Lidel, L’Illustrazione Italiana, Il Corriere dei Piccoli, San Marco, Pasquino, Il Balilla… crea figurini, è cartellonista, scenografo e si offre anche al pubblico dei giovani lettori divenendo la punta di diamante degli illustratori della collana di libri per ragazzi La Scala d’oro pubblicata da UTET tra il 1932 e il 1936. E poi il grande amore della sua vita: la disegnatrice e illustratrice Bruna (detta Brunetta) Moretti, inizialmente sua collaboratrice, che sposa il 28 maggio 1930. Questo è molto altro è la vita di Filiberto Mateldi che, tra un disegno e una poesia nel suo amato dialetto romanesco, scompare a Milano il 1° febbraio 1942.

Sul libro

Paola Biribanti, “Il caso Filiberto Mateldi” (Graphe.it Edizioni, 2021)

La giornalista e scrittrice ternana Paola Biribanti, studiosa e appassionata di disegno e illustrazione, nel gennaio 2021 pubblica per la Collana “Pecile” della Graphe.it Edizioni il saggio biografico dal titolo Il caso Filiberto Mateldi. Misteri, futurismi e immagini di un grande illustratore del Novecento. Si tratta della prima monografia in assoluto dedicata all’artista romano e il titolo del volume, infatti, cattura l’attenzione e la curiosità del Lettore come se si volesse far luce su una zona d’ombra, o meglio, su un personaggio, una persona e una personalità – artistica e umana – sino a oggi non completamente affrontata né svelata. Si deve ammettere che, in tal senso, Paola Biribanti ha svolto e realizzato un ottimo lavoro. L’Autrice, infatti, dopo il suo saggio dal titolo L’ironia è di moda. Brunetta Mateldi Moretti, artista eclettica dell’eleganza, chiude il cerchio e completa il suo campo di ricerca dedicando al marito della pittrice e illustratrice il suo ultimo lavoro. Sembra quasi che la scrittrice volesse analizzare, studiare e – soprattutto – far conoscere i due lati della stessa medaglia: Brunetta Moretti e Filiberto Mateldi. Colleghi, artisti, sposi, personalità di spicco nell’illustrazione editoriale italiana.

Graphe.it Edizioni

Grazie al suo meticoloso e attento lavoro di ricerca impreziosito di materiali e documenti anche inediti e sconosciuti ai più, Paola Biribanti regala al Lettore un vero e proprio ritratto d’artista cesellato nei minimi dettagli, nei particolari donandoci quasi il contatto diretto, la visibilità vicina e concreta di quel tratto elegante, signorile, quasi privo di curve, essenziale, diretto, carico di buon gusto. Ciò naturalmente è reso possibile dalla passione per la sua ricerca, per il (s)oggetto di studio e per il suo lavoro che arriva al Lettore incuriosendolo, stimolandolo, stuzzicandolo. A tutto questo si unisce uno stile di scrittura “importante”, cerimonioso ma niente affatto pomposo o sfarzoso degno dell’uomo di cui si sta parlando e raccontando. E questo è un altro merito di questo volume: spiegare, presentare fatti senza insegnare, senza porsi in cattedra ma coinvolgendo il Lettore e, come accennato, stimolandolo a una sua  analisi.

Paola Biribanti, “Il caso Filiberto Mateldi” (Graphe.it Edizioni, 2021)

Ma non è tutto. Il caso Filiberto Mateldi diviene anche spazio di (ri)scoperta della nostra Storia che incrocia il suo cammino con il Teatro, la Poesia, il Disegno, la Moda e il Design. Soprattutto, si apre una pagina importante della Storia del nostro Teatro regalando a studiosi e appassionati la possibilità di apprendere e di scoprire un attore (e poi scenografo e capocomico) di cui la memoria ha perso ingiustamente le tracce. Allo stesso tempo il saggio ci mostra l’evolversi e lo sviluppo del mondo che vive attorno alla figura di Filiberto Mateldi: gli eventi storici, la politica, la cultura prestando particolare attenzione al mutamento della fruizione e creazione pubblicitaria e, con essa, il progredire e il diffondersi delle riviste per i bambini e i ragazzi.

Filiberto Mateldi ha lasciato una grande eredità dal valore inestimabile. E Paola Biribanti attraverso il suo saggio ha sciolto questo nodo, ha illuminato questo ingiusto e misterioso silenzio storico riportando alla memoria e alla luce della Storia la vita di un Artista così singolare, irascibile, ironico, eclettico e versatile quale è stato – ed è –  Filiberto Mateldi.

Paola Biribanti, “Il caso Filiberto Mateldi” (Graphe.it Edizioni, 2021)

Così, tale sono l’importanza e la qualità di questo volume che, prendendo in prestito alcune parole degli amici del Mateldi apparse nella raccolta di poesie in vernacolo romanesco pubblicate a un anno dalla sua scomparsa con il titolo Sopra er caretto mio, possiamo dire:

Ci sei tal e quale: voce, occhiacci, risate, sfottò, sdegni, abbandoni espansivi, tutto Mateldi insomma dal principio alla fine. Ti abbiamo ricostruito in queste poche pagine per riaverti vivo come il nostro affetto ha voluto, per riudire la tua parola romanesca e un po’ imperiale.

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Paola Biribanti

Come ha scoperto il mondo dell’illustrazione editoriale? Da dove viene la sua passione per la grafica – soprattutto di moda – degli anni Venti e Trenta?

Sfogliare le vecchie riviste illustrate mi è sempre piaciuto. Negli anni, ho iniziato a guardarle con occhio più critico e anche a collezionarle. È stato, però, l’incontro con la Storia dell’Illustrazione italiana, di Paola Pallottino – libro imprescindibile per chiunque si occupi di illustrazione –, che mi ha fatto compiere il balzo in avanti, fornendomi, oltre a innumerevoli stimoli, gli strumenti per conoscere i fondamenti e l’evoluzione dell’editoria illustrata del nostro Paese.

Per gran parte del secolo scorso (fino al dominio incontrastato della fotografia), la moda è stata illustrata da disegnatori che erano veri e propri titani dell’arte grafica. Se si inizia ad approfondire la conoscenza dei giornali e delle riviste illustrate del passato (non necessariamente di moda), ci si trova inevitabilmente a familiarizzare anche con la moda.

Filiberto Mateldi e Brunetta (Bruna Moretti) al mare. Collezione Massimo Moretti

Come è nato il progetto editoriale de Il caso Filiberto Mateldi? E perché ha scelto proprio questo titolo?

Anche in quest’occasione, tutto è nato da un incontro: quello con Massimo Moretti, il nipote di Brunetta Mateldi Moretti, che, letta e apprezzata la mia monografia su sua zia, mancata nel 1989 (L’ironia è di moda. Brunetta Mateldi Moretti, artista eclettica dell’eleganza, Carocci 2018), mi ha contattato, proponendomi di scriverne una anche su Filiberto Mateldi, di cui conserva molti disegni originali. Pur consapevole che i soli disegni non mi sarebbero bastati per ricostruire la vita di un artista le cui note biografiche conosciute erano lacunose e imprecise, ho, comunque, accettato la sfida. La possibilità che mi si offriva di “toccare con mano” i disegni di un artista grande come Mateldi mi sembrava un motivo più che valido per cimentarmi nell’impresa. Come avevo immaginato, il lavoro di ricerca si è rivelato sin da subito spinoso, visto che nemmeno la data di nascita tramandata dalle fonti bibliografiche corrisponde a quella reale. Inserire nel titolo la parola “caso”, come sinonimo di indagine, ne è stata la naturale conseguenza. Infatti, proprio come in un giallo, mi sono trovata davanti piste false, personaggi chiave sbucati da chissà dove e molte altre sorprese.

Autocaricatura di Filiberto Mateldi, in «Noi & il Mondo», a. XI, n. 1, 1º gennaio 1921, p. 22. Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Roma

Come è stato incontrare, studiare e approfondire l’eclettica e profonda personalità artistica di Filiberto Mateldi?

Non nascondo che approfondire la figura di Mateldi sia stato laborioso, proprio per i motivi appena accennati, a cui si aggiunge il fatto che la maggior parte delle riviste del primo Novecento, su cui compaiono i suoi disegni, sono difficilissime da reperire. A parte questo aspetto, lo studio di un personaggio tanto complesso e poliedrico mi ha dato l’opportunità di immergermi in mondi che prima avevo solo sfiorato, come il teatro degli inizi del secolo, dominato da giganti della scena come Emma Gramatica, Ermete Zacconi e Dina Galli; e il cinema muto e i suoi primi esiti nell’Italia degli anni Dieci.

Qual è stata la difficoltà maggiore riscontrata in fase di studio e stesura del suo libro?

Sicuramente dare la giusta collocazione al materiale che, man mano, affiorava e che rivelava un personaggio, che, come evidenziato da Gianni Brunoro nella prefazione, era titolare di due carriere, oltre ad essere attivo su due continenti separati dall’oceano.

F. Mateldi, Ritratto di Ermete Zacconi, in «Ma chi è?», a. IV, n. 4, 1910, t.f.t., Biblioteca Nazionale Centrale, Roma

Mateldi è stato anche attore e direttore di una compagnia teatrale. Eppure è il mondo dell’illustrazione e dell’editoria a farlo conoscere al grande pubblico. Secondo lei, Filiberto Mateldi si sentiva più attore o illustratore?

Credo che, in fondo, si sentisse più attore. Uomo di teatro, meglio. La ferita causata dal fallimento della Compagnia del Teatro Futurista, di cui era proprietario, gli restò sempre aperta, ma non bastò a spegnere la sua passione per il teatro. Infatti, anche se dopo quell’esperienza non calcò più i palcoscenici, continuò a occuparsi di teatro. Negli anni Venti, fu attivo come costumista e scenografo per spettacoli di prosa e i suoi ritratti dei divi della scena diventarono una costante sulle pagine de «L’Ambrosiano», a corredo di servizi di argomento teatrale. Insomma, come ricorda l’adagio popolare “il primo amore non si scorda mai”.

L’arte futurista di Marinetti quanto ha influito e condizionato l’animo artistico di Filiberto Mateldi?

Locandina del Teatro Futurista

Moltissimo. Marinetti esercitò un notevole ascendente su di lui. Non so dire fino a che punto fossero in confidenza, se fossero amici o semplicemente soci. Credo, però, che Mateldi subisse il fascino di una personalità forte come quella di Marinetti. A casa del nipote di Brunetta, ho trovato varie fotografie del fondatore del Futurismo. È probabile che Mateldi lo avesse un po’ mitizzato. La lettura delle clausole dell’atto costitutivo della Compagnia del Teatro Futurista, di cui Marinetti (con Settimelli e Dessy) era direttore artistico, da questo punto di vista è illuminante. In pratica, a Mateldi sarebbero spettate (quasi) solo le beghe. Eppure lo firmò. Anche sotto il profilo della grafica il Futurismo ebbe il suo peso sull’arte di Mateldi, andando ad accentuarne alcune peculiarità, fino a quel momento solo parzialmente espresse, come la tendenza a sovvertire le regole prospettiche e la predilezione per i soggetti in movimento.

Oggi, qual è l’eredità di questo importante artista del nostro Novecento?

F. Mateldi, Figurini da Costumi, accappatoi e pijamas da spiaggia, in «Lidel», a. VII, fasc. 6, 15 giugno 1925, p. 37. Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Roma

Una mole immensa di disegni dal tratto raffinatissimo e soprattutto sempre riconoscibile, sia che si trovino su riviste di satira, di moda, che sulle pagine di libri per ragazzi. Credo che solo i grandi artisti riescano a sentirsi a proprio agio in ambiti tanto diversi, adeguandosi ai vari contesti e allo stesso tempo riuscendo a imprimere in modo indelebile il segno del proprio passaggio.

Nella vita di Mateldi molto importante è l’incontro con la grafica di moda Bruna Moretti. E viceversa. Quanto si sono donati i due artisti l’un l’altro e quanto hanno generosamente regalato all’editoria del loro tempo?

Il loro fu l’incontro di due artisti e di due anime. Un rapporto che, sebbene nato come allieva-maestro, nel giro di pochissimo tempo diventò assolutamente paritario. Mateldi trasmise a Brunetta molta della sua arte e delle sue conoscenze, ma le lasciò anche una grande libertà d’espressione, facendo emergere il talento di cui lei era naturalmente dotata. Brunetta non fu da meno. Avendo raggiunto, in poco tempo, un’abilità grafica straordinaria, si trovò a sostituirlo in molte collaborazioni, quando Filiberto era oberato di lavoro, prima, e malato, poi. Oggi, rintracciando e seguendo i disegni di Brunetta e di Mateldi sulle pagine delle sterminate riviste (di moda, di satira, di teatro, generaliste, per l’infanzia…), di cui erano collaboratori di primo piano, si riesce ad avere una panoramica esaustiva e vastissima del cambiamento delle mode, delle tendenze e del costume dell’Italia nel corso di quasi tutto il Novecento.

F. Mateldi, Copertina de «Il Giornalino della Domenica», a. XII, n. 16, 31 agosto 1924. Collezione Massimo Moretti

Dalle pagine del suo libro emerge il carattere chiuso, scontroso e a volte aggressivo di Mateldi. Secondo lei, questo quanto ha influito nella sua produzione artistica e nelle sue relazioni professionali?

Non credo abbia influito molto. Mateldi era, sì, noto per il suo carattere irascibile, che oggi forse potremmo definire bipolare o qualcosa di simile, però era un fuoriclasse e questo faceva la differenza. E poi sapeva anche farsi voler bene: amava raccontare – era un affabulatore nato –, declamava poesie in romanesco e faceva battute sagaci. Casa Mateldi era costantemente affollata di amici e l’agenda, piena di contatti. Come capita sempre e da sempre, il peggio del carattere lo si riserva alle persone con cui si ha più confidenza. Nella fattispecie, Brunetta, che spesso riferiva gli episodi in cui il “caratterino” di Filiberto si era manifestato in modo eclatante.

Se dovesse raccontare o descrivere ai giovani illustratori e alle nuove generazioni la personalità di Filiberto Mateldi cosa sentirebbe di dire?

F. Mateldi, Illustrazioni da Quando Re Leone imperava. Favole classiche, narrate da Gustavo Brigante Colonna, Serie I, n. 1, UTET, Torino 1932, pp. 46-47. Collezione Paola Biribanti

Direi che era un uomo dalle idee sempre molto chiare: nelle aspirazioni, nelle scelte e anche nello stile. Aveva capito sin da giovanissimo dove voleva arrivare e quali fossero i territori in cui sapeva muoversi e riuscì a giocarsi bene tutte le sue carte.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Sto valutando un paio di progetti, uno di argomento più recente, uno meno. In entrambi i casi, per uno studio approfondito mi dovrei spostare tra biblioteche e archivi, cosa che – purtroppo – al momento è preclusa, ma bisogna sempre cercare nuove vie.

 

 

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