La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Ombre di Luce, l’ultimo romanzo di Grazia De Gennaro (Pensiero Creativo). Le ombre e la luce di due donne si svelano sullo sfondo di una Napoli esoterica e magica. Non perdete l’Incontro con l’Autrice!
La trama
Napoli ai giorni nostri. Luce è una giovane artista, fotografa e pittrice laureata all’Accademia di Belle Arti orfana di entrambi i genitori. Ha una bambina, Amaris, nata da una relazione ormai giunta al termine e per conciliare famiglia e lavoro si fa aiutare dalla vicina di casa. Eppure Luce, ha una paura quasi insormontabile, il buio. Nella vita della ragazza entra, in modo assai singolare, Edith altra talentuosa pittrice che, al contrario della sua “collega”, è fortemente attratta dalle ombre e ammira molto le opere di Luce. Le due donne si incontrano in un museo (quale luogo migliore?!) e da questo momento le loro vite, soprattutto quella di Luce, subiscono tanti cambiamenti spingendosi veramente oltre ogni limite del sentire. Ma quale magia, quale mistero, quale messaggio o segreto queste figlie di Napoli devono assolutamente conoscere e scambiarsi?
Sul libro
Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.
Lev Tolstoj
Nel luglio 2024 Pensiero Creativo pubblica Ombre di Luce. Le figlie di Napoli, l’ultimo romanzo della scrittrice salernitana Grazia De Gennaro.
Si tratta di un racconto che sfiora e tocca argomenti – per alcuni surreali o irreali mentre per altri profondamenti veri – riguardo il contatto con ciò che non c’è più e non può più essere. O almeno, così si è soliti pensare. Un romanzo che mette in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti superando il Limen, ovvero il confine con l’Aldilà di Napoli. Ogni paese del mondo ne ha uno. Ma Napoli, come ha anche affermato lo scrittore Maurizio De Giovanni in una sua intervista, è anche la città dove le storie non hanno fine e i morti camminano con i vivi. Questa è esattamente l’atmosfera che De Gennaro va a creare per la sua storia. In un continuo – a tratti, però, troppo ridondante – gioco e scambio di luce e ombre, di vedo non vedo, di superficie e profondità, di luminosità e oscurità, l’Autrice ci porta per mano non solo in una Napoli suggestiva permettendoci di fare un affascinante giro turistico della città ma anche nelle cavità più profonde e intime delle sue protagoniste, Luce ed Edith. Storia di donne, di famiglia, di nascita e di morte. In ogni caso, storia di vita. Pagina dopo pagina, Ombre di Luce ci offre una gran varietà di personaggi che posseggono un proprio cono d’ombra illuminato, però, dalla speranza e dalla luce di un mondo altro che, per quanto freddo e distante, sa essere caldo e accogliente e può gettare il suo sguardo protettivo e benevolo su chi ama.
Ombre di Luce è un viaggio della consapevolezza alla scoperta e alla presa di coscienza delle proprie debolezze e paure. E naturalmente, del profondo desiderio di sconfiggerle per tornare a vivere alla luce del “giorno” e non avvolti dall’apparente protezione dell’ombra che, pur involontariamente, cela e nasconde.
De Gennaro con il suo romanzo ha creato certamente una storia la cui lettura scivola via e avvolge il Lettore con le sue atmosfere quasi mistiche e ultraterrene. Come già detto, in alcuni tratti – non troppi – si forza un po’ troppo il concetto antitetico di luce/ombra e del gioco dei contrasti e non ce ne sarebbe stato bisogno perché questa storia veramente cammina e si muove da sé. Luce ed Edith sono due giovani donne non solo di Napoli ma universali. Semplici nonostante la complessità dei loro caratteri e del loro vissuto rendendosi, così, ancor più umane e naturali. E il punto di forza di Ombre di luce sta proprio qui: nella naturalezza dei suoi personaggi e nel non aver reso banale o, peggio, abusato un racconto che va oltre, lì dove i vivi camminano con i morti. E, forse, gli uni aiutano gli altri a resistere e a continuare a illuminare il proprio cammino nonostante le inevitabili ombre. Ma la domanda che resta è la seguente: chi veramente aiuta gli uni e chi gli altri? E, intanto, il grande mistero della Vita (la Luce) e della Morte (l’Ombra) continua oltre ogni tempo e ogni spazio…
Incontro con l’Autrice
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Il mio incontro con la scrittura è avvenuto molto presto. Sono stata precoce, perché in prima elementare sapevo già tracciare qualche parola. Per me è stata una spinta naturale, come respirare o camminare. Passavo pomeriggi interi a riempire quaderni e agende con fiabe o piccoli racconti. Da adolescente, con i primi concorsi, ho pensato che quella fosse davvero la mia strada e dovevo dare tutta me stessa per perfezionarmi e riuscire.
Come è nato il progetto editoriale di Ombre di Luce. Le figlie di Napoli?
Ombre di Luce è “venuto alla luce” in un momento drammatico della mia vita: tre anni fa, una mia cara amica, che conoscevo da quando eravamo adolescenti, ha perso la vita giovanissima. L’unico modo che conoscessi per elaborare il mio dolore in modo sano era la scrittura, e ne avevo bisogno perché ricevetti la notizia della sua morte in una maniera così traumatica che rimasi scioccata per giorni. Dipingeva, era una fotografa, e il suo grande talento la stava facendo emergere nel panorama locale. Nessuno si aspettava una simile tragedia, e ho sentito come un dovere renderle omaggio nel modo migliore che conoscevo. Un modesto contributo, ma fatto con il cuore, per una persona che era un’artista e ragazza straordinaria. Non avevo mai conosciuto nessuno come lei.
Nel suo romanzo particolare attenzione è riservata alla città di Napoli e alla sua Arte. In che modo ha scelto vie, luoghi, sculture, chiese da raccontare?
Napoli è una città che la mia amica amava profondamente. E, dopo averla visitata anch’io, ho capito il perché. Ho richiamato alla memoria le emozioni che mi avevano suscitato quei luoghi, e le ho amalgamate con la trama e le azioni dei personaggi. Desideravo qualcosa che appartenesse a entrambe, un terreno comune, perché questa storia me l’ha ispirata lei. Durante la fase di scrittura la sentivo vicina. Ho scelto ambientazioni e opere d’arte facendo innanzitutto delle ricerche, e poi cercando di trovare un fil rouge che legasse tutta la mia trama: per esempio il nesso tra luce, ragione ed evoluzione interiore con la tecnica del fascio di luce di Caravaggio.
Centrale è il ruolo dell’Arte all’interno della vicenda narrata in Ombre di Luce: a cosa è dovuta tale scelta narrativa? Qual è il suo legame con l’Arte?
Questa scelta è dovuta a diverse motivazioni, la prima fra tutte è che la mia amica era un’artista. Poi, io amo l’Arte. Oltre per quella in forma visuale, ho una grande passione per la musica, che è il mio secondo amore dopo la scrittura. Quindi, sono riuscita a coniugare piacere personale e una ricerca approfondita per quanto riguarda le tecniche pittoriche e la storia di alcuni monumenti di Napoli, che mi servivano come approccio teorico. Desideravo creare una storia che fosse magica come la fantasia, ma partisse da basi reali.
Leggendo il suo libro si immagina un’atmosfera dai colori tenui, caldi e delicati, simili a quelli che nascono da una candela che brucia lentamente. In che modo è riuscita a rendere questo effetto anche cinematografico attraverso la sua scrittura?
Il paragone con il cinema è molto calzante per un motivo: io immagino, nella mia mente vedo le sequenze come in un film, ed è forse per questo che vengono resi bene la nitidezza, i colori e l’atmosfera. Per me le parole sono una cosa viva, io stessa sono dentro a quello che scrivo e narro come se avessi una cinepresa. Il fatto di essere riuscita a trasmettere tutto ciò, mi rende felice. Lo scrittore ha il potere di creare mondi, ed entrare in empatia con essi.
C’è ancora qualcosa che vorrebbe dire a Luce e ad Edith, le “sue” figlie di Napoli?
Più che altro, vorrei ringraziarle per essermi venute a farmi visita, e avermi raccontato la loro avventura. Grazie a loro, ho “fatto luce” su alcuni angoli ancora oscuri dentro di me. Questo è il lavoro che ogni scrittore compie su se stesso, e che forse è un po’ il senso della scrittura. Per molti, me compresa, si tratta di un lavoro introspettivo di cui non tutti sono capaci. Scrivere, è prima un’attività rivolta a se stessi, e poi ogni lettore può cogliervi altri sensi e interpretazioni.
Dall’idea alla fase di stesura del romanzo: qual è stato il momento o il passaggio più difficile da rendere su carta?
Ho trovato letteralmente grande difficoltà nel momento in cui ho tradotto in parole il mio dolore, quando ho dovuto lasciar andare Edith. Un po’ come stavo facendo con la mia amica. Ed è stata una fase molto delicata e piena di sofferenza, durante la quale mi sono lasciata andare a riflessioni sulla morte, ma anche sulla vita. La risoluzione del legame ultraterreno fra Edith e Luce è la descrizione di un sogno in cui mi era apparsa Chiara, e ho pensato che fosse quel tocco di sovrannaturale che poteva chiosare questo racconto.
Ogni capitolo del suo romanzo è introdotto da un aforisma scelto ad hoc. A quale sente di essere più legata? E perché?
Ho scelto quelle frasi perché in ognuna di esse c’era qualcosa che mi legava alla storia, ma in questo preciso istante della mia vita l’aforisma che sento più sulla mia pelle è quello di Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”. Perché sento che dalle spaccature che ho dentro il cuore, stia spuntando una luce bellissima e inaspettata. Chiara e questo libro, me l’hanno accesa.
Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato e influenzato il suo essere lettrice e scrittrice?
Io mi reputo una lettrice onnivora: spazio fra diversi generi come il noir, il saggio, la narrativa e la poesia, e la filosofia (non posso non citare Il Simposio, il mio preferito). Amo profondamente García Márquez, Grazia Deledda, Dickens, Neruda, ma il mio preferito in assoluto è Oscar Wilde. Ho proprio un’affinità di pensiero con i suoi scritti, soprattutto con il suo lato sarcastico e pungente che esprime spesso nei suoi aforismi. Questi, e molti altri autori, mi hanno consentito di affinare il lessico e lo stile, ma anche di farmi pensare sulle tematiche da trattare. In particolare, le storie di autrici donne, che in letteratura sono sempre state troppo poche.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
Sicuramente continuare a scrivere, perché è quello che desidero fare fin da bambina. Ancora non ci credo di essere riuscita a realizzare il mio sogno! Questo è un vero e proprio lavoro, checché ne dicano i non umanisti, e quindi lo svolgerò in maniera seria con tante ricerche, pianificazioni, stesure e correzioni, perché sono una persona pignola. Oltre al mio impegno nella narrativa, io sono anche una giornalista pubblicista e ho un blog, che si occupa in prevalenza di libri, per cui la mia vita è piena di pagine da riempire. Cercherò di raggiungere sempre nuovi traguardi, e spero che i successi saranno sempre più grandi.