La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi L’odore dei cortili di Giuliano Brenna (Il ramo e la foglia edizioni). Il romanzo di due vite, testimoni del passaggio dalla dittatura alla democrazia portoghese. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama

Lisbona, Portogallo. Mattia Rosenberg è un ragazzo cresciuto troppo presto e che, altrettanto presto, ha dovuto scoprire se stesso e il suo posto nel mondo. Non conosce suo padre mentre sua madre, per un fatale equivoco, è una delle moltissime vittime del regime dittatoriale portoghese. Da qui il suo senso di colpa per non aver saputo proteggere l’affetto più importante della sua vita. Da qui, ancora, la sua difficoltà di aprirsi al prossimo e di amare. Corpo e anima sono separati. I suoi incontri occasionali con uomini senza volto né identità né importanza sono solo strumenti, accessori utili alla conoscenza di sé come “corpo” e del suo linguaggio. Niente più. Vagando per la città di Lisbona e per quei cortili invasi dagli odori che richiamano il titolo del romanzo, Mattia incontra il capitano Green. Un uomo che ha dovuto nascondere se stesso dietro la maschera del regime e della divisa. Ora (anche lui), sebbene finalmente libero, vive la sua vita punendosi e punendo gli altri. Attraverso il loro particolare e insano rapporto, Mattia scoprirà finalmente la sua anima, la sua vera essenza, la verità della sua vita, del suo passato, il suo posto nel mondo. Forse, tutto il suo dolore può finalmente smettere di gridare lasciando spazio alla calma, alla serena accettazione e rassegnazione del proprio essere e del proprio vissuto.
Sul libro

Giuliano Brenna con il suo romanzo L’odore dei cortili (Il ramo e la foglia edizioni, 2024 – Collana “Romanzi”) ci conduce in una Lisbona a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta quando, dopo quasi cinquant’anni, termina il regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar a seguito di quella che è passata alla storia come la “rivoluzione dei Garofani” del 25 aprile 1974. L’Autore, così, servendosi di un impianto storico ben preciso e di un ambiente a lui tanto amato e familiare costruisce un’azione narrativa che al suo centro ha “qualcosa” di universale.

Il suo giovane protagonista, Mattia, seppur già perso e in parte piegato dalle brutture e dai dolori di una vita niente affatto generosa nei suoi riguardi, si ritrova dentro e davanti alla Storia alla ricerca di se stesso. Ed è un vagare silenzioso, mutevole, all’interno di un caos calmo emotivo. Nel suo vagare e nel perdersi dei suoi pensieri e dei suoi profondi sensi di colpa per non essere riuscito a salvare sua madre, la sola che riusciva ad offrirgli un vero ponte con la vita, Mattia ha incontri occasionali con uomini di cui non conosce il nome e di cui non ricorda nemmeno il volto. Attraverso questi incontri si imbatte nel capitano Green attraverso con il quale viene a crearsi un rapporto che – seppur alla lontana – ricorda quello del film Il portiere di notte di Liliana Cavani. Il capitano Green, infatti, si scoprirà essere stato parte integrante di quella polizia repressiva che ha governato il Paese e diretto responsabile della morte della madre di Mattia. Il ragazzo e l’adulto, però, andando oltre tutto questo si rivelano vicendevolmente a sé stessi. L’ex capitano libero dalla divisa e dalla politica ha scelto di manifestare il suo essere servendosi di una continua spedizione punitiva verso se stesso e il prossimo; Mattia attraverso questo rapporto di subordinazione e sottomissione scopre la sua sessualità e la sua identità.

Si deve riconoscere a Giuliano Brenna di aver creato personaggi complessi e allo stesso tempo credibili senza cadere alla facile trappola del melò o della banalità. L’Autore ha compiuto scelte ben precise e ponderate. Ha realizzato una microstoria inserita nella macrostoria e lo ha fatto con sapienza, attenzione e grande sensibilità. L’odore dei cortili risulta essere per tre quarti romanzo di formazione e nel restante quarto romanzo storico sbilanciando un poco l’ago della bilancia. Certamente questo è stato il punto di vista che ha voluto intessere Giuliano Brenna ma, forse, mantenere nella seconda parte del testo lo stesso equilibrio che si registra nel primo sarebbe stato un ulteriore pregio dell’opera. Ciò che conta è che nel romanzo non vengono mai a mancare il realismo, l’attendibilità né la credibilità dei personaggi che – pagina dopo pagina – assumono sempre più i tratti di “persone” in carne e ossa e non fatte di carta e parole.

L’odore dei cortili è un’opera che lascia un segno importante: quello della ricerca e dell’(auto)affermazione e accettazione della propria identità. Nonostante tutto. Quell’odore dei cortili resterà ma, come la madeleine proustiana, riporterà a ricordi, emozioni, sensazioni che si sono impresse a fondo nella carne, nella pelle e nella mente. E, intanto, la vita continua. Arricchita di ciò che si è scoperto e saputo di essere.
Incontro con l’Autore

Scrittore e editore di Il ramo e la foglia edizioni: come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
L’incontro con la scrittura degli altri è avvenuto da giovanissimo, sin da piccolo ho sempre amato leggere e l’ho sempre fatto con assiduità, da quello è nato il desiderio di vedere un giorno il mio nome sulla copertina di un libro. L’impegno con Il ramo e la foglia edizioni (in breve Irelfe) è nato dal desiderio e dalla volontà di far emergere, direi sbocciare, voci nuove e scritture significative nel panorama editoriale.
Come è nato il progetto editoriale di L’odore dei cortili?
I personaggi del romanzo sono con me da tanti anni, loro e alcune situazioni giravano tra le mie idee e piano piano hanno preso forma e direzione. Nel 2017 ho iniziato la stesura e la vicenda ha assunto più o meno la forma attuale. Nel corso degli anni ci sono state numerose modifiche, soprattutto tagli, e finalmente nell’ottobre del 2024 è arrivato nelle librerie.

A cosa è dovuto il titolo del suo romanzo?
È dovuto al fatto che il cortile è un luogo prima di tutto di incontro, tra un esterno e un privato, il domestico; quindi, il luogo dove la vita intima si fonde con l’aspetto pubblico. E anche perché il cortile evoca luminosità ma anche ombre, cose che si mostrano e altre che si vorrebbero celare. Inoltre, l’odore perché in esso è racchiuso il ricordo, nella narrazione ho fatto spesso riferimento a odori e profumi per sottolineare la persistenza del ricordo, ma anche per indicare stati d’animo e cambiamenti.
L’odore dei cortili è ambientato a Lisbona che, con le sue strade e la sua storia, diviene un’altra protagonista della vicenda. Perché ha deciso di far muovere i suoi personaggi proprio questa città?
Il romanzo vuole porre in contrapposizione la dittatura politica e quella interiore, raccontare come a volte alla censura politica e sociale si sovrapponga una censura interna che limita il potersi esprimere; quindi, era funzionale al romanzo l’ambientazione in un luogo in cui ci fosse una dittatura. Il Portogallo è stato oppresso da una feroce dittatura fino al 1974 ed è una Nazione che amo molto, così la scelta è stata quasi naturale, sebbene all’inizio abbia pensato ad altri luoghi, ma mi sono reso conto che raccontare una città che conosco come Lisbona risultava più naturale. In più a Lisbona ci sono bellissimi cortili nascosti tra vecchi muri che esalano proprio quei profumi di cui parlo nel romanzo.

Quali sono le opere e gli autori che hanno formato il suo essere scrittore e lettore?
Il mio grande amore letterario è Proust, considero Alla ricerca del tempo perduto la mia lettura preferita di sempre. Poi amo molto il modo in cui Modiano dispone il tempo e i ricordi sulle strade di una città; mi piacciono molto Siti e White per il loro modo di raccontare desiderio e disincanto; i primi romanzi di Busi, amo come Gore Vidal riesca a mettere in correlazione la storia dei popoli e le storie delle persone e il suo modo di tessere romanzi. E poi citando un po’ a caso: Murakami, Ishiguro Kazuo (suo è un esergo del libro), Sinigaglia, Cameron, Osborne, Rugarli, Bernhard, Duras, Trevi, Tarabbia e Sebald. Amo molto anche L’uomo senza qualità di Musil, I cinocefali di Aleksej Ivanov, Casa di foglie di Mark Danielewski e moltissimi altri, leggo sempre e di tutto, non ho mai letto, ma recupererò presto, The Dubliners che alcuni hanno citato parlando del mio romanzo.
Da editore a scrittore o viceversa: in quale ruolo sente di essere più a suo agio? E perché?

Come scrittore sono più indeciso, temo molto il giudizio dei lettori, mentre in veste di editore mi sento più sicuro e mi piace molto il rapporto di collaborazione che si crea con gli autori. Forse in questo sta la differenza: come scrittore mi sento “solo contro tutti” come editore invece è un lavoro di squadra, una coesione che crea una forza.
Qual è stato il momento, il passaggio o il sentimento di L’odore dei cortili più complesso da trasformare in parola e da tradurre su carta? E perché?
Non è stato semplice raccontare di rapporti anche intimi in cui sia assente l’intimità, parlare di legami profondi in cui in ogni incontro c’è un ritrarsi. E non è stato facile costruire i pensieri di una persona in età che ormai sono lontane dalla mia, ho rischiato di far ragionare un bimbo come un adulto.

Il capitano Green e il giovane Mattia sono i protagonisti di L’odore dei cortili: come sono nate le anime così controverse, opposte eppure così profondamente legate tra loro?
Mattia è nato per primo, con le sue complessità, le reticenze, i desideri, poi, nella costruzione del romanzo è nato in modo assolutamente naturale il suo alter ego, il capitano Green. Solo dopo aver terminato la stesura e durante le riletture e le modifiche mi sono reso conto di alcune caratteristiche speculari e opposte dei due personaggi. In fondo Mattia rappresenta la speranza verso il futuro mentre il Capitano rappresenta tutto quello che Mattia rischia di diventare se non si ascolta. Inoltre, nel romanzo è presente anche il personaggio di Lisandro, che a sua volta è speculare e opposto al capitano Green perché rappresenta un’idea diametralmente opposta di tutore dell’ordine e anche per il suo modo di affrontare la sua vita e il rapporto con Mattia.
A quale personaggio del suo romanzo sente di voler o dover “dire” ancora qualcosa?

C’è un personaggio che, secondo me, è molto importante ma sul quale pochi si soffermano e ha poco spazio nel romanzo, è Nuno. Su di lui a volte penso di voler scrivere un cosiddetto spin-off. Raccontare la sua vita prima o dopo l’incontro con Mattia. O ancora meglio il suo punto di vista su Mattia e le sue vicende, ma al momento sono solo pensieri randagi.
Quale vuole essere il messaggio del suo romanzo?
Il messaggio di fondo, il primo pensiero che ho avuto, ancora prima di iniziare a scrivere, è un messaggio di libertà, un chiaro messaggio contro la dittatura, qualunque forma essa abbia nel passato e nel presente. Ho voluto raccontare una storia in cui la libertà, l’accettazione, la tolleranza sono il faro che deve avere la società. E che senza libertà, per tutti, senza esclusioni, non ci può essere il pieno sviluppo dell’individuo.
Lei è cofondatore della rivista letteraria libera LaRecherche.it. Può raccontarci di questo progetto letterario?
LaRecherche.it nasce nel 2007 da un’idea di Roberto Maggiani e mia di uno spazio in cui gli scrittori potessero essere letti e divulgare le proprie opere ma anche come “palestra”, in cui aspiranti poeti e scrittori potessero confrontarsi con altri e attraverso consigli e suggerimenti migliorare e crescere e rendere la propria scrittura più forte. Con LaRecherche.it abbiamo curato tanti ebook gratuiti, tra cui alcune antologie, e da quel lavoro è nata l’idea di Il ramo e la foglia edizioni.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
I progetti come editore sono molteplici ma si possono riassumere con il far crescere il catalogo di Irelfe andando alla ricerca di voci nuove, dando spazio ad autori emergenti e anche con la riscoperta di autori del passato. Come scrittore sto lavorando a un testo che parla di inganno e tradimento.