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Letto per voi… “Breve storia di delitti in libreria” di Massimo Gatta

Breve storia di delitti in libreria: Massimo Gatta e Graphe.it Edizioni ci regalano un piccolo e geniale saggio dedicato ai “delitti di carta” commessi nel paradiso di ogni lettore e narrati da scrittori di ogni epoca. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Quante volte vi è capitato di leggere di un assassinio o di una morte avvenuti in libreria? Siamo certi che questo regno di pagine e parole sia tanto sicuro e alieno da ogni  mistero? Massimo Gatta con il suo saggio Breve storia di delitti in libreria ci fornisce molte risposte in merito. L’Autore, infatti, addentrandosi nel mondo dei libri, dei bibliofili, della bibliomania, delle biblioteche, dei lettori, degli scrittori e dei librai ci conduce alla scoperta di questi luoghi e di queste figure rigorosamente “di carta”, vittime o carnefici che siano. Questo particolare e interessante genere letterario è stato definito Bibliomistery e sta a indicare come e quanto il bellissimo e intrigante mondo dei libri abbia un suo lato oscuro. Da Gustave Flaubert ad Antonio Manzini passando per Edgar Allan Poe e Augusto De Angelis: diversi sono i crimini commessi nelle librerie creati dalla fervida immaginazione di chi queste librerie le alimenta con le sue opere e le conosce alla perfezione. Realtà, immaginazione, fantasia: il mondo dei libri diventa vivo, vittima e assassino di delitti di carta di cui il lettore è tacito testimone oculare. Silenziosi complici, amici, nemici… tra una pagina e uno scaffale che diventano il lato oscuro di un mondo tanto vasto e, per certi versi, tanto sicuro. Ma sicuro, lo è davvero?

Sul libro

Siete davvero certi che le librerie siano una sorta di non-luogo fuori dal tempo e dello spazio all’interno del quale non può accadere nulla di male? Siete proprio sicuri che le librerie o le biblioteche siano posti sacri dove, un po’ come accade per le chiese, la morte non può entrare?

Il testo di Massimo Gatta, bibliotecario (!) dell’Università degli Studi del Molise e studioso di editoria del Novecento, dal titolo Breve storia di delitti in libreria pubblicato da Graphe.it Edizioni e inserito nella Collana “Parva [saggistica breve]” vi convincerà esattamente del contrario. Il brevissimo saggio (troppo breve ci verrebbe da dire per l’interessante argomento trattato) ha la premessa curata da Norberto Melis, primo dirigente della Questura di Milano creato dalla penna di Hans Tuzzi (pseudonimo di Adriano Bon) il quale, stupito da questo incarico affidatogli dalla stessa Casa Editrice e riconoscendo di essere un personaggio di fantasia, lucidamente riassume l’opera di Gatta come una scorribanda tanto dotta quanto ammiccante fra delitti librerie e biblioteche di carta. (…) Intendo proprio quelle biblioteche e quelle librerie che vivono soltanto sulla carta, e più specificatamente quelle biblioteche e quelle librerie, reali o più spesso immaginarie, nelle quali il lettore si inoltra sfogliando le pagine di libri dove si matura il delitto. (…) Biblioteche bidimensionali per investigatori bidimensionali.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Si tratta di bibliomystery, questo è il termine riferito a questo genere letterario così curioso, accattivante e interessante. Nel nostro immaginario la libreria è un porto sicuro dove nulla di male può accadere o accaderci. Al massimo, la delusione nel non trovare il titolo del libro desiderato e cercato. Addirittura Romano Battaglia paragona la libreria a una farmacia, Umberto Calasso a un grande emporio mentre George Dyer afferma che Le librerie sono i guardaroba della letteratura. Ecco, forse, qualcosa deve essere sfuggito. O, forse, no. Certo è che Massimo Gatta ci offre un testo accattivante, intrigante, stimolante e illuminante perché ci fa vedere e scoprire un nuovo modo di concepire e pensare il mondo che ruota attorno ai libri rendendolo ancor più umano e, quindi, contaminato dalla fragilità e dalla debolezza dell’uomo. Anche se di carta, questo ricordiamolo anche se assai fedele alla realtà.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Così, nelle circa sessanta pagine che animano Breve storia di delitti in libreria (di cui dieci dedicate alle moltissime e precise note che picchiettano il testo) ritroviamo testi di Edgar Allan Poe, Federico Mangiagalli, Steffanie Holmes, Gustave Flaubert, Carolyn Wells, Augusto De Angelis, Carlos Luis Zafòn, Joyce Carol Oates … tutti i creatori e i pensatori di omicidi avvenuti in libreria capitanati da Frederic Beecher Perkins che, nel 1874, pubblico quelle che viene considerato il primo bibliomystery dal titolo Scrope, or The Lost Library anche se, per dovere di cronaca e correttezza, va ricordato che nel 1836 Gustave Flaubert pubblica su «Le Colibri», la rivista letteraria che dirige, il racconto Bibliomanie.

Insomma, Massimo Gatta ci regala un compendio, una piccola guida utile alla lettura e alla scoperta di delitti di carta avvenuti all’interno del fantastico mondo dei libri mostrandocelo, forse, come mai l’avremmo pensato o immaginato. A tal proposito assai utile è il poster unito al volume contenente indizi fondamentali per la lettura. Ma il mito non crolla, anzi. Al contrario, lo rende ancora più intrigante e, come si è già detto, impregnato e intessuto dell’animo umano, nel bene e nel male. Anche la carta ha un cuore e l’anima e sono gli artigiani delle parole a farle questi doni. Da oggi in poi, quando andrete in libreria o in biblioteca ricordate che i delitti di carta sono tra voi (e noi).

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Massimo Gatta (Per gentile concessione di Massimo Gatta)

Come nasce il suo amore per il libro e per la scrittura?

Per la mia personale esperienza le due cose non sono collegate. Ho iniziato non dalla lettura ma dal libro, cioè non dal ‘testo’ ma dal ‘libro, secondo la ben nota definizione della bibliografia analitica. Il libro ha iniziato a interessarmi prima come oggetto culturalmente significativo, con una sua storia precisa, le modalità con le quali veniva realizzato, i materiali, le maestranze coinvolte, le censure, le tirature, le avventure introno ad esso. Quindi la lettura come puro piacere è venuto dopo e si è lentamente collegata al primo diventando un unico contenitore di storie avventurose. Un romanzo, una raccolta di poesie, un racconto potevano quindi, nello stesso tempo, essere un’opera letteraria e un’opera artigianale, cambiava solo la prospettiva con la quale mi ci accostavo. Leggendo ad esempio Il Gattopardo ho ovviamente gustato la straordinaria prosa e la lingua letteraria dell’autore ma, nello stesso tempo, mi sono accostato alle complesse vicende editoriali, alla storia grafica, alle tirature, alle vicende legate al Premio Strega, insomma a quella che un recente libro definisce la “librarietà”. Oggi, dopo quarant’anni che mi occupo di storia editoriale, di tipografia e di bibliografia, quando leggo un libro, sia un romanzo che un saggio o una raccolta di poesia, non riesco più a separare l’interesse per il testo da quello per il libro, sempre seguendo l’idea di librarietà.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Come è nato il progetto editoriale di Breve storia di delitti in libreria?

Mia madre era una grande lettrice del classico ‘Giallo Mondadori’. Ricordo che da ragazzo guardavo con stupore quel grande muro giallo che era la libreria dove lei conservava i libri e che scambiava con un suo cugino, anch’egli avido lettore di gialli. Non ho mai provato interesse, in quegli anni, per quel genere di libri e questo per molti anni, anche da adulto. Poi lentamente, stranamente e casualmente, ho iniziato a leggerli trovandoli, certo non tutti, di grandissima qualità letteraria. Da allora non ho più smesso, iniziando a leggere intere serie (molti gialli sono infatti per definizione seriali). Poi è avvenuto il collegamento, cioè tra il ‘giallo’ e la ‘libreria’, cioè quel particolare luogo/settore al quale ho dedicato molti scritti, articoli, bibliografie e libri. Mi sono poi accorto, un paio di anni fa, che in alcuni gialli il delitto avveniva in una libreria oppure che un libraio veniva ucciso. Credevo, sbagliando alla grande, che ciò fosse una caratteristica di un ristrettissimo numero di gialli e invece… Invece scoprii che erano tantissimi i gialli, fin dalla metà dell’Ottocento, che avevano quella curiosa caratteristica, cioè una libreria dove si scopriva un morto ammazzato e che molti di questi gialli, soprattutto recenti o recentissimi, erano di autori italiani, alcuni assai poco noti.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Quale studio e quale ricerca ha affrontato per la realizzazione e la stesura di Breve storia di delitti in libreria?

Nessuno studio solo tanta…lettura. Dovevo infatti leggere tantissimi gialli per scoprire se la mia idea reggeva. Alcuni casualmente altri seguendo bibliografie, informazioni di amici o di semplici lettori. Collegamenti infiniti, trame che si sovrapponevano nel cervello, una faticaccia come è sempre con le bibliografie un genere che solo coloro che non hanno tutte le rotelle a posto possono affrontare. Ho poi riletto gialli che avevo letto vent’anni fa e che non ricordavo affatto. Ma la sorpresa maggiore è stato scoprire che nel Novecento, precisamente nel 1936, il primo a scrivere un giallo con un morto in libreria è stato Augusto De Angelis, il grandissimo scrittore scomparso vittima di un delitto assurdo. De Angelis divide questo primato insieme a un altro giallo, pubblicato negli Stati Uniti nello stesso ’36.

Lo scrittore Massimo Gatta (Per gentile concessione di Massimo Gatta)

Dall’idea al “visto si stampi”, qual è stata la fase più complessa di questo suo lavoro?

La fase più complessa, almeno per me, è dare il visto si stampi perché ad ogni correzione di bozze venivano fuori altre notizie, altre note, altri titoli e bisognava inserirli e rifare una nuova bozza e così per almeno cinque o sei volte. Il fatto è che non riesco quasi mai a mettere un punto finale a quello che scrivo. Inoltre succedeva che, una volta consegnata l’ennesima bozza corretta, mi imbattevo casualmente in un altro giallo dove scoprivo un morto in libreria, magari era una scena assai secondaria e di pochissima importanza ma dovevo comunque segnalare quel titolo per rispetto del lettore perché credo che un libro debba servire soprattutto agli altri, non scrivo mai solo per me stesso. Altre volte succedeva che casualmente scoprivo che era stato tradotto o edito direttamente in italiano un nuovo giallo che rientrava in quella casistica, soprattutto di autori italiani, nel libro si scopriranno tanti gialli italiani con delitti librari. E poi la bella invenzione grafica di allegare un bel poster a colori con tutte le copertine a colori dei gialli di cui scrivo nel libro.

Tra le tante opere di cui accenna in Breve storia di delitti in libreria quale preferisce?

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Preferisco di gran lunga il giallo di De Angelis, Sei donne e un libro, e poi quelli di Lawrence Block, un grande giallista americano autore del seriale con protagonista Bernie Rhodenbarr che è nello stesso tempo ladro, libraio antiquario (con la sua ‘Barnegat Books’ di New York) e investigatore dilettante e che, insieme all’altro mio giallista preferito, John Dunning (al quale è dedicato il libro), autore della serie con l’ex poliziotto e quindi libraio antiquario Cliff Janeway, costituisce quella “Variabile Dunning-Block” da me coniata, cioè il giallo dove un poliziotto può diventare libraio (Janeway), un libraio può anche essere un ladro (Rhodenbarr) e entrambi essere degli investigatori. Insomma una goduria soprattutto quando, come nel caso di Dunning e Block, siamo di fronte non solo a semplici giallisti ma anche a dei grandi scrittori.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere lettore, scrittore, studioso ed editore?

Sono davvero troppi e anche ricordarli tutti mi sembra impresa quasi impossibile. Ma poi perché mai fare delle graduatorie. Gli scrittori sono tutti importanti anche quelli mediocri, nelle loro pagine è sempre possibile scoprire una frase importante, una parola, e così i poeti anche i minori, e gli editori anche i piccolissimi. Tutti fanno un mestiere bellissimo, quell’arte nera di cui scrivevano i primi commentatori rinascimentali a proposito dell’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Nella sua opera la libreria viene osservata come scena del crimine. Possiamo continuare a pensare che le librerie – con le tantissime storie che ci regalano – restano comunque i luoghi più sicuri al mondo?

Le librerie sono luoghi magici dove l’unico delitto che vi si commette è troppo spesso…l’assenza di clienti e quindi di lettori. La situazione è veramente drammatica perché la concorrenza delle librerie online è assoluta e incontenibile. Io confido che le ultime librerie indipendenti riescano a sopravvivere ma è durissima.  Quelle di catena hanno meno problemi o comunque se ad esempio chiudono tre Feltrinelli ne restano comunque talmente tante, mentre se chiude una piccola libreria di quartiere non ne resta nessuna. E ciò accade ormai anche nelle grandi metropoli come New York, Londra, Parigi e Berlino dove la riduzione delle librerie è veramente drastica. Insomma la libreria è ancora il luogo più sicuro al mondo, tranne che in quelle di carta.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Per Graphe.it Edizioni ha pubblicato  Breve storia del segnalibro e L’insolenza e l’audacia. Sul disordine dei nostri libri: può raccontarci qualcosa di più di questi suoi lavori?

Sono grato a Roberto Russo, il mio editore, perché mi ha dato la possibilità di pubblicare quei primi due libri ai quali sono legatissimo. Entrambi miei vecchissimi amori. Il segnalibro perché ne sono stato un avido collezionista e nel tempo ho pensato che fosse bello e forse anche giusto farne qualcosa d’altro che non un semplice oggetto paratestuale. E così ho iniziato a scriverne, prima articoli poi un primo vecchio librino, deliziosamente stampato dal mio compianto amico/editore Gaetano Colonnesse, per poi giungere all’edizione di Graphe.it con un bel supporto anche iconografico, un titolo tradotto anche in spagnolo da Fòrcola, in una edizione raffinatissima. Il secondo titolo è stato invece un omaggio alla mia vecchia idea di disordine libresco come fonte di conoscenza. Credo che il disordine creativo sia molto più stimolante e utile dell’ordine sterile. Nel libro elenco una lunga serie di benefici del disordine libresco che non rievoco qui per non togliere il piacere a un possibile lettore del mio libercolo. Infine: per scriverlo non ho dovuto fare troppe ricerche o spostarmi logisticamente: mi è bastato stare nel mio vecchio studio, che ora non è più quello del libro, nell’assoluto maremagnum disordinato e incomprensibile dei miei libri dove non esiste e non esisterà mai alcun ordine, alcuna classificazione, alcunché del genere e dove solo la fortuna, una grande fortuna, può a volte aiutarmi a ri-trovare un titolo, un autore, un libro che mi serve.

Massimo Gatta, “Breve storia di delitti in libreria” (Graphe.it Edizioni, 2024)

Per lei lo strumento “libro” che significato ha? E quanto è importante?

Il libro è sempre stato, e sempre sarà, uno spettacolare “strumento di lavoro”. Siano essi romanzi, racconti, saggi, poesie, cataloghi d’arte, plaquettes, fogli volanti, fumetti, graphic novel.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?

Ho due progetti editoriali da portare avanti sempre con il mio editore perugino (con quello di Macerata, Biblohaus, mi sto limitando solo alla curatela di nuovi titoli perché ho anche molti articoli da scrivere e non ho più le forze per fare tutto). Quindi usciranno nel 2025, sperando sempre che ne abbia il tempo e la forza, una Breve storia della bibliofilia femminile, un altro tema al quale sono da sempre legatissimo, e una Breve storia della fascetta editoriale, tanto per tornare al concetto a me caro di librarietà. Riguardo alla mia professione di bibliotecario all’Università del Molise purtroppo essa è in scadenza: a fine 2026, infatti, diventerò un ex bibliotecario, un semplice pensionato/lettore.

 

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