La Rubrica online “Piazza Navona” è lieta di ospitare Roberto Russo, direttore di Graphe.it Edizioni e di raccontare i primi diciotto anni di questa Casa Editrice perugina sempre più attiva e recettiva nel bellissimo e insidioso mondo dei libri!
Diciamolo subito per onestà: da pochissimo tempo sono tra le autrici di questa Casa Editrice prossima alla maggiore età. Eppure questo articolo ha un senso tutto speciale perché va ben aldilà del rapporto professionale e di stima con l’Editore e i suoi collaboratori. Ho “incontrato” la Graphe.it quando ho iniziato a recensire libri e ho avuto il piacere di conoscere l’Ufficio stampa 1A Comunicazione di Anna Ardissone e Raffaella Soldani. L’idea di proporre una mio progetto editoriale è venuta molto tempo dopo, in un momento per me assai particolare e anche con un certo imbarazzo poiché non volevo entrare a gamba tesa o rischiare di incrinare un buon rapporto di fiducia con queste professioniste o con l’Editore. Sono stata fortunata. Se possibile, questa ulteriore collaborazione ha creato un legame ancora più solido e colgo l’occasione di ringraziare la Graphe.it e la sua squadra di aver investito fiducia, forze e tempo nel nostro progetto dedicato ad Anna Magnani. Spero che questo sia l’inizio di un lungo cammino insieme… Ma ora leggete la storia di questa valida realtà editoriale e l’intervista all’editore Roberto Russo.
È il 2005 quando nasce la Graphe.it Edizioni, la Casa Editrice umbra fondata da Roberto Russo e Natale Fioretto e diretta da Roberto Russo. Sono trascorsi diciotto anni, le letture della Graphe.it hanno raggiunto la maggiore età con passione, fatica, difficoltà e soddisfazioni. Un traguardo importante e ammirevole soprattutto in un momento culturale e storico tanto particolare come quello che stiamo vivendo. Sin dalla sua nascita la Casa editrice non ha mai tradito se stessa e il suo ideale, ovvero la diffusione delle idee, la creazione di uno spazio dedicato al talento e al merito degli autori, il concreto supporto professionale e umano unito alla volontà di condividere con gli scrittori la cura e l’attenzione per il proprio testo.
La serietà, l’onestà e la professionalità sono senza dubbio i marchi distintivi di questa casa Editrice che si adopera per la creazione e la realizzazione di un prodotto editoriale di qualità e valore da distribuire sul territorio nazionale. Pubblicare meno per pubblicare meglio è lo spirito che anima il lavoro della Graphe.it nel pieno rispetto dell’Autore, della sua opera e dello stesso impegno e lavoro editoriale. Non c’è che dire: una interessante virata di bordo che va a distinguersi dal calderone di tanti titoli lanciati sul mercato privi di cura, diffusione, condivisione e giusto supporto tecnico e professionale.
Narrativa, cucina, saggistica, poesia, spiritualità e linguistica sono i generi di cui si occupa la Graphe.it. Questi, assieme all’autentico rapporto di fiducia, collaborazione e stima che si instaura con l’editore e i suoi collaboratori sono delle solide basi per rendere fare della Casa Editrice un punto di incontro tra chi fa cultura e chi la cultura la ama.
Un po’ di numeri
- Data di fondazione: 2005 (il 26 settembre la prima volta in libreria, per questo i nostri titoli escono il 26 del mese)
- Titoli in catalogo (al 31 dicembre 2022): 157 (tutti in cartaceo; molti sia in cartaceo che in digitale; alcuni in cartaceo, digitale e audiolibro)
- Collane attive: 20
- Generi: cucina, linguistica, narrativa, poesia, saggistica, spiritualità, varia
- Parco autori: 250 persone (tra autrici e autori, traduttrici e traduttori, prefazioni, postfazioni, curatele, illustratrici e illustratori) – di cui 102 donne e 148 uomini.
Incontro con… l’Editore Roberto Russo
Come nasce il suo amore per i libri?
Ho nelle orecchie il ticchettio della macchina da scrivere con cui papà scriveva. Mio padre era un uomo semplice, aveva la quinta elementare, ed era carabiniere. In caserma aveva imparato a usare la macchina da scrivere su cui batteva velocemente, rigorosamente con due dita! Pur nella sua semplicità, aveva chiara l’importanza della cultura: per questo con la Pro Loco del paese del sud pontino di cui sono originario, si è dato da fare per la pubblicazione di vari libri: dalla semplice guida turistica alla riscoperta di documenti d’archivio, da una raccolta di detti in dialetto a libri fotografici e approfondimenti. Faceva in modo che esperti del settore scrivessero e lui si occupava della parte tecnica. Io, piccolo e curioso, lo accompagnavo nelle tipografie e mi piaceva tutto il processo che portava poi alla nascita del libro. A questo si aggiunga che mi piaceva leggere e che, per fortuna, alcuni amici di famiglia mi regalavano sempre libri. A volte erano decisamente fuori target, ma ricordo benissimo che quando frequentavo la prima media mi regalarono i Pensieri di Blaise Pascal e mi dissero che, probabilmente, li avrei trovati difficili. Questo, precisarono, non doveva fermarmi, anzi: se avessi riletto periodicamente il libro, a ogni lettura avrei senza dubbio compreso qualche cosa in più…
Come si “diventa” editore? Quali sono le competenze base per affrontare questa professione?
Credo che ci siano diverse strade e che ognuno percorra la propria. Forse l’elemento comune è la curiosità, la voglia di imparare, conoscere e trasmettere la conoscenza. Per quel che mi riguarda, per una serie di circostanze, mi sono trovato nemmeno trentenne a dirigere una casa editrice religiosa, poi sono passato a lavorare per una casa editrice focalizzata sull’architettura e a collaborare con una underground. Alla fine, mi sono fatto le ossa sul campo, come si dice. Oggi esistono molti percorsi formativi per la figura dell’editore ed è senza dubbio un bene. Però sono fondamentali la curiosità e quel pizzico di idea in più che permette di dire le cose in maniera diversa. Come spiegava Luigi Spagnol «Un editore può (anzi deve, credo) sforzarsi di capire i gusti del pubblico, ma alla fin fine l’unico gusto di cui sa veramente qualcosa, l’unico di cui si può veramente fidare, è il proprio, per quanto imbastardito» (Correre davanti alla bellezza, Longanesi 2021, pagina 15).
In che modo è nata l’idea della creazione della Casa Editrice Graphe.it? A cosa è dovuto il suo nome?
La nascita è stata un po’ una casuale. Eravamo due autori in cerca di editore: Natale Fioretto (docente dell’Università per Stranieri di Perugia) e io avevamo scritto una grammatica di italiano per Stranieri. Lui si era occupato di tutta la parte grammaticale e sintattica, io di quella culturale. La nostra idea era quella di produrre una sorta di testo interattivo, con i mezzi di allora: cioè affiancare al libro alcuni “lucidi per lavagna luminosa” da proiettare in aula. Una ventina di anni fa le lavagne elettroniche, gli schermi in classe e via dicendo non erano così attuali come oggi… La presenza dei lucidi sembra fosse un problema insormontabile per gli editori a cui ci eravamo rivolti. Invece di abbatterci ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo aggirato il problema aprendo noi una casa editrice. Il nome graphe rimanda al greco e indica la scrittura, che è alla base dei libri. Aggiungemmo il “punto it” perché ci sembrava una buona idea avere nel nome anche il rimando diretto al sito. Questa è la spiegazione ufficiale, che vale, però, soprattutto per il “punto it”. Sì, è vero che il nome rimanda al greco e tutto il resto, ma il vero motivo è molto più emotivo, diciamo così. Pensando ai vari nomi possibili per una realtà editoriale, provammo anche a creare giochi di parole, acrostici, sigle. Da bravi “maschi italici” pensammo alle nostre mamme e si illuminò la lampadina: “Gra” sta per Grazia, la mamma di Natale; “Phe” è Felicita, il nome di mia madre.
Il 26 è un numero importante per la Graphe.it, perché?
Il 26 settembre 2005 ci fu la prima presentazione del nostro primo libro: consideriamo quella data il compleanno della casa editrice anche se burocraticamente è nata prima. La scelta del 26 settembre non è casuale: è una data importante per me. Il perché, però, lo custodisco gelosamente nel cuore. Da quella data, comunque, abbiamo scelto di far uscire ufficialmente i nostri libri il 26 del mese.
Quali sono i tratti distintivi della sua Casa Editrice?
Vorrei girare la domanda a lei: a suo modo di vedere quali sono i nostri tratti distintivi?
Cosa interessa e pubblica la Graphe.it? Qual è l’intento, lo spirito che anima la sua Casa Editrice?
Storie nuove. E con storie non intendiamo tanto narrativa (che occupa una piccola parte del nostro catalogo) quanto un qualcosa che abbia a che fare con l’etimologia del termine ἱστορία, propriamente “ricerca, indagine, cognizione”: quindi testi che indaghino la multiformità dell’esperienza umana. Per questo motivo sono più i “no” che diciamo alle proposte che ci arrivano: ci piace essere rabdomanti della cultura; magari non troveremo nulla, ma va bene così.
Graphe.it quest’anno diventa maggiorenne: 18 anni di attività. Guardando alla strada percorsa fino a oggi, quale bilancio sente di poter fare?
Siamo qui dopo 18 anni: mi sembra un buon traguardo e, senza dubbio, è una cartina al tornasole del percorso compiuto. Il bilancio è positivo, non tanto in termini economici (purtroppo ben conosciamo la situazione in cui versa la cultura in italiana), ma in termini di soddisfazione.
Qual è stato il primo libro edito da Graphe.it? E qual è stata l’emozione di quel primo traguardo, della creazione del primo libro?
Come accennavo sopra è stato un libro di grammatica italiana per stranieri il cui titolo era Italiano in trasparenza. L’emozione è stata tanta, come può immaginare, soprattutto perché, pur essendo un libro veramente di nicchia, ha avuto fin da subito una buona accoglienza e alla prima presentazione di un libro di grammatica di una casa editrice sconosciuta hanno partecipato davvero in tanti!
Quanto è importante per lei e la sua casa editrice il rapporto con l’autore e con il lettore?
Alla fine apparteniamo tutti allo stesso mondo del libro: c’è chi lo scrive, chi lo pubblica e chi lo legge. Credo che prima di instaurare rapporti di lavoro sia fondamentale la fiducia reciproca, a ogni livello, altrimenti si rischia di perdere la propria voce e questo sì che è un dramma.
In questo particolare periodo in cui tutto è social e assai veloce, quanto conta ancora il valore e il senso della “parola”? Quanto è importante ancora scrivere, raccontare e leggere?
Partirei dalla fine e direi che è importante leggere, raccontare, scrivere. Purtroppo – e nessuno me ne voglia! – c’è un proliferare di corsi di scrittura a tutti i livelli, ma se manca la passione per il raccontare le storie, se non c’è la voglia di leggere allora tutto è social e veloce, ci si accontenta di un like e si va avanti. La parola prima di essere scritta, va letta, meditata, fatta risuonare dentro di sé.
Lei è mai passato dall’altra parte della barricata? Ha mai pensato di scrivere e pubblicare un suo libro?
Qualcosa ho pubblicato (anche un racconto con Mondadori), ma non fa per me. Mi emoziono di più nel portare avanti un testo insieme alla sua autrice o al suo autore e farlo giungere nelle mani di chi lo leggerà.
Qual è il libro che avrebbe voluto pubblicare con la sua casa editrice? E perché?
Qualche tempo fa le avrei detto la Bibbia, che è il libro dei libri. Poi sono entrato a far parte di un consorzio di editori che pubblica la Bibbia e ora è nel mio catalogo!
In questi 18 anni, quali sono stati i momenti più belli e quelli più complessi da affrontare? E perché?
Non saprei individuare momenti precisi, ma più che altro situazioni. Senza dubbio quando le persone apprezzano il nostro lavoro (alle fiere, in libreria, per email) è appagante e ci dà la forza di andare avanti. I momenti complessi riguardano soprattutto alcune incomprensioni con gli autori: purtroppo anche recentemente ho dovuto rescindere un contratto perché un autore pretendeva di imporre la propria visione del libro e dell’editoria a tutta la casa editrice. Il testo proposto rimane senza dubbio valido, ma, come dicevo prima, mi preme creare rapporti di rispetto e se questo viene a mancare sono disposto a perdere anche un buon titolo.
Quale consiglio sente di voler e poter dare a chi si sta avvicinando al mondo dell’editoria come imprenditore e come autore?
Ci vuole tanta pazienza! Senza libri si vive normalmente (io direi che si vive male, ma la realtà dei fatti mi smentisce): non è come il cibo di cui non possiamo fare a meno. E non vale nemmeno consolarsi dicendo che i libri sono il cibo della mente. Per cui lavorare in un mondo in cui il prodotto che proponi è poco considerato non è facile. Ci vuole pazienza. E un pizzico di umiltà.
E per i prossimi 18 anni e oltre, cosa si aspetta da Graphe.it, dai suoi autori e lettori?
Magari qualche acquisto in più dei nostri libri? È bello avere tanti like, cuoricini e commenti, ma anche passare alle vie di fatto non è una cosa così brutta! Insomma: fatecelo questo regalo, no? Vale sia per i lettori che per le autrici e gli autori, anzi, più per questi ultimi. È un po’ triste quando ci vengono proposti titoli da persone che non hanno la minima idea di cosa pubblichiamo.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
L’idea di fondo è pubblicare meno per pubblicare meglio. Lo ripeto spesso: noi siamo per la decrescita editoriale: si pubblica tanto, troppo. Noi vorremmo curare di più le nostre pubblicazioni per questo stiamo lavorando per giungere a un tetto massimo di dieci libri l’anno. Non è facile, però, perché alcune proposte sono veramente belle e, giustamente, chi scrive non ha voglia di aspettare anni prima di arrivare in libreria.