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“Hopper. Una storia d’amore americana”, la Grande Arte al cinema

Il 9 e il 10 aprile La Grande Arte di Nexo Digital torna sul grande schermo con il film documentario Hopper. Una storia d’amore americana di Phil Grabsky. Il ritratto di un artista e della compagna della sua vita, le intramontabili opere fatte di solitudine e silenzio.

La trama

“Hopper. Una storia d’amore americana” di Phil Grabsky (2022)

Chi era Edward Hopper? Cosa è stato e cosa ha significato Edward Hopper per la pittura del Novecento e l’Arte intesa in ogni sua espressione? A darci alcune esaurienti risposte a queste domande è il docufilm Hopper. Una storia d’amore americana di Phil Grabsky che ripercorre e mostra la vita privata e artistica del pittore statunitense in punta di piedi ma con estrema precisione. Così, veniamo a conoscenza della moglie di Hopper, Josephine (Jo) Nivison – pittrice anch’essa – la quale ha sacrificato non senza dolore e qualche rimpianto il suo mondo, la sua pittura, il suo talento per aiutare e sostenere il marito. Nella buona e nella cattiva sorte, recita una celeberrima “formula” che sa rivelarsi magia ma anche il più crudele degli incantesimi. Hopper. Una storia d’amore americana è il racconto dell’animo di un pittore che ha saputo dare luce, volto, colore, consistenza al significato profondo di solitudine e isolamento. In fondo, come scriveva Tennessee Williams “Ognuno è solo nei confini della propria pelle”.

Il trailer

Sul film

Edward Hopper (1882-1967)

Il mio scopo nel dipingere è sempre stata la più esatta trascrizione possibile della più intima impressione della natura.
Edward Hopper

L’inizio e la fine di ogni attività letteraria è la riproduzione del mondo che mi circonda, per mezzo del mondo che è in me. Tutte le cose vengono afferrate, correlate, ricreate, modellate e ricostruite nella forma personale e originale.
Johann Wolfgang von Goethe

Il 9 e 10 aprile 2024 torna La Grande Arte al Cinema di Nexo Digital con il docufilm Hopper. Una storia d’amore americana che Phil Grabsky dedica suo padre Louis Michael Grabsky che, come è riportato nella didascalia al termine dei titoli di coda, dipingeva con le parole.

Josephine Nivison, “Hopper Self Portrait”

Grabsy racconta e (ci) mostra un Edward Hopper intimo, privato e artistico creando – è proprio il caso di dirlo – un ritratto completo e ricco di sfumature. Si inizia dall’infanzia dell’artista nato a Nyack (una cittadina situata nei pressi del fiume Hudson a New York), la sua adolescenza segnata dal bullismo per la sua statura sbocciata tutta d’un colpo, le sue prime illustrazioni anche pubblicitarie, gli anni giovanili trascorsi a Parigi nella Missione Battista in Rue de Lille, ben lontano dalle tentazioni e dal cuore pulsante della Ville Lumière. Poi l’amore, l’incontro con la pittrice Josephine (Jo) Nivison che, come lui, studiava alla New York School of Art. Da allora i due non si sono più divisi e la donna sarà e rimarrà sempre l’unico modello femminile per le opere di Hopper. Grabsky si sofferma molto e con molta attenzione e altrettanto rispetto sul rapporto e sul legame che unirà per una vita intera (dal 1924 sino alla morte del pittore avvenuta nel 1967) Josephine Nivison ed Edward Hopper. Un amore non idilliaco, complesso, un incontro/scontro tra due forti personalità dove nessuna vuole soccombere all’altra. Però, sarà a Jo a fare un passo indietro, a rinunciare alla sua arte e alla sua pittura per favorire e aiutare la carriera del marito. Un sacrificio d’amore che spesso ha rimpianto soprattutto per non aver ricevuto in cambio la giusta riconoscenza. A tal proposito in un’intervista televisiva accanto al suo celebre marito dichiara:

Edward Hopper, “Nighthawks”, 1942, AIC Chicago

Gli uomini non sono creature riconoscenti. No, non credo. Sono le donne ad essere grate. Chi vuole che lo siano? A chi interessa? Sono le donne a mostrare gratitudine per le piccole e le grandi cose e che ricordano nel corso degli anni. Le ricordano.

Due mondi e due caratteri tanto diversi sono quelli di Hopper e Josephine, sono due sguardi diversi sulla realtà come lo dimostrano i dipinti Cancelli ferroviari (1928): lo stesso soggetto ma due modi assolutamente differenti di essere ritratti e osservati.

EOS Hopper, Phil Grabsky at The Whitney ┬® EXHIBITION ON SCREEN

A tutto questo Grabsky aggiunge una attenta osservazione e analisi dei personaggi e dello spazio nelle opere di Hopper: i primi dai volti appena abbozzati, dai lineamenti non definiti, silenziosi, spesso nemmeno si guardano l’un l’altro, uomini e donne soli, solitari, immersi nei propri pensieri, proiettati verso l’interno del proprio io; i secondi, influenzati dall’interesse per la settima arte di Hopper che amava molto Marty, vita di un timido, sono costruiti con un assetto quasi cinematografico, in Cinemascope, chiusi, spesso privi di porte per uscire e per entrare, locali pensati con una fonte di illuminazione ben precisa e impostata, spazi che sembrano porre un limite tra l’interno e l’esterno della tela. Forse, è proprio questo attento studio a creare un rapporto di mutua ammirazione e ispirazione con Alfred Hitchcock. Ecco, pensiamo a L’altro uomo del 1951, La finestra sul cortile (1954) e a Psycho (1960) per la cui casa di Norman Bates il regista inglese pensa al dipinto House by the Railroad del 1928. Dobbiamo anche pensare al cinema di David Lynch, Wim Wenders e Todd Haynes.

Edward Hopper, “Chop Suey”, 1929

Questo e molto molto altro ci racconta Phil Grabsky nel suo documentario Hopper. Una storia d’amore americana dove importanti e numerosi sono gli interventi e le analisi ulteriori di scrittori, studiosi, curatori di mostre e storici dell’arte. Insomma, un docufilm assolutamente da non perdere per scoprire nel profondo la personalità chiusa, taciturna eppure artisticamente esplosiva e ineguagliabile di Edward Hopper.

Voto 4/5

Scheda tecnica

Titolo originale: Exhibition on Screen: Hopper – An American Love Story

Genere: Documentario, Biopic

Regista: Phil Grabsky

Cast: Edward Hopper, Josephine “Jo” Nivison, Kathleen Motes Bennewitz, Elliot Bostwick Davis, Lisbeth Wiley Chapman, Elizabeth Thompson Colleary, Kim Conaty, Carmenita Higginbotham, Franklin Kelly, Joan Marshall, Christine McCarthy, Sue Rose, Kim Stephens, Carol Jroyen, Adam D. Weinberg.

Montaggio: Clive Mattock

Produzione: Seventh Art Productions

Distribuzione: Nexo Digital

Musica: Simon Farmer

Paese: Gran Bretagna

Durata: 94 minuti

Uscita: 9 e 10 aprile 2024

 

 

 

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