Oggi è il primo aprile ma questo non è uno scherzo: la Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Breve storia del pesce d’aprile di Giuseppe Pitrè (Graphe.it Edizioni). Voi sapete dove e quando nasce questa tradizione? E non perdete l’Incontro con l’Editore!
La trama
Ma voi sapete da dove arriva e quando nasce la tradizione del “pesce d’aprile” secondo la quale il primo di questo mese è lecito mettere in atto scherzi (dal diverso grado di entità) che mettono in ridicolo e farsi burla delle malcapitate vittime? Si deve ammettere che tali origini sono ancor oggi oscure e imprecise, certo è che provengono da un passato molto lontano nel tempo e riuniscono più parti del mondo. Giuseppe Pitrè, scrittore e studioso delle tradizioni e folclore siciliani, nel 1886 completa e pubblica il suo breve saggio dedicato al “pesce d’aprile” accertando che mezza Europa sa prendersi gioco dell’altra metà. Con un saggio introduttivo di Carlo Lapucci, un’appendice di Roberta Barbi e tante simpatiche e antiche illustrazioni, Breve storia del pesce d’aprile saprà accompagnarvi alla divertente scoperta di questa tradizione. E che sia chiaro: questo non è uno scherzo!
Sul libro
Graphe.it Edizioni nel marzo 2023 inserisce nella collana “Parva [Saggistica breve]” il delizioso e (troppo!) breve volume dal titolo Breve storia del pesce d’aprile di Giuseppe Pitrè arricchito da un saggio introduttivo di Carlo Lapucci, di un’appendice di Roberta Barbi e da diverse illustrazioni (a colori e in bianco e nero) utili a scoprire i luoghi e la nascita di questa centenaria tradizione.
A chi non è mai capitato di essere artefice o vittima di uno scherzo il primo di aprile? Chi non si è ritrovato almeno una volta un pesciolino di carta attaccato alle spalle? Tutti noi, più o meno, abbiamo architettato qualche scherzo o qualche marachella (tutte innocenti, per carità) per poi riderne in libertà con i nostri amici, compreso il malcapitato di turno. Si tratta di una tradizione che ormai è divenuta ricorrenza, consuetudine, data importante del calendario che, anno dopo anno, ci si impegna per rispettare e onorare. C’è persino chi impiega giorni per portare a compimento la personale mission impossible!
Ma tutto questo da dove viene? A cosa dobbiamo questa tradizione? E perché va celebrata (è proprio il caso di dirlo) proprio il primo aprile? A tutte queste domande ha cercato di dare una risposta Giuseppe Pitrè, etnologo, scrittore e studioso delle tradizioni siciliane. È stato accertato che l’espressione “pesce d’aprile” sia apparsa in Italia nel 1875 mentre in Francia è nota sin dal 1665. Inoltre, sembra che i più spietati artefici di questi scherzi fossero gli artigiani ai danni dei propri ragazzi di bottega… va anche detto che questi scherzi diventano una sorta di “prova” per capire quanto i giovani (e ingenui) attendenti fossero davvero interessati al proprio lavoro e di quale pasta fosse fatta il loro carattere. Ma perché il primo aprile? Le ragioni sono legate alla religione, alle stelle, all’astrologia, ai fenomeni naturali, ad altre usanze e credenze popolari, al lavoro dei campi… ma non vi è ancora una spiegazione unica e ufficiale.
Ciò fa del pesce di aprile, beh, un pesce di aprile al contrario! È tutto e il contrario di tutto. Ed è proprio per questo che l’agile volume di poco più di novanta pagine edito da Graphe.it Edizioni è una vera prelibatezza. Una chicca letteraria che ci conduce alla scoperta del “paese dei balocchi” dove tutto (con le giuste misure e le adeguate accortezze) è lecito, dove lo scherzo diviene il metro di misura della personalità e della capacità professionale e lavorativa di una persona. In fondo, prendendo a prestito le sagge parole di Alberto Sordi alias Marchese del Grillo nell’omonimo film, Quanno se scherza, bisogna esse’ seri!
Questa credo sia la morale profonda di Breve storia del pesce d’aprile arricchito e impreziosito dai sapienti e divertenti interventi di Carlo Lapucci (scrittore e studioso di tradizioni popolari) e della giornalista Roberta Barbi che elenca alcuni tra i pesci d’aprile più famosi di sempre. Insomma, si tratta di un libro sfizioso, agile nella lettura, divertente, ricco di spunti per nuovi scherzi e di spunti di riflessione per una maggiore e migliore comprensione di ciò che siamo e siamo stati. E che, molto probabilmente, saremo. Lo scrive anche Pitrè al termine del suo saggio: Tutto il mondo è paese! Non perdete questa interessante e stimolante lettura anche visiva grazie all’Intermezzo illustrativo con immagini provenienti dal passato e presente.
…quindi, occhio alle spalle: lo scherzo è in agguato! Il primo aprile è arrivato ancora una volta, attenti alle spalle e pronti a sorridere perché come ha affermato Chopin Chi non sa ridere non è una persona seria!
Incontro con l’Editore
Come è nata l’idea di pubblicare Breve storia del pesce d’aprile?
Un primo di aprile di qualche anno fa, sulla pagina Facebook di Maremagnum – la più grande piattaforma italiana per la vendita di libri antichi, usati e fuori catalogo – venne pubblicata la foto di un raro esemplare del saggio di Giuseppe Pitrè sul pesce d’aprile. Fu amore a prima vista. Mi piacciono questi studi, libretti, saggi che approfondiscono storie “laterali”, diciamo così. Libri di nicchia, insomma, che sono un po’ al centro della Graphe.it edizioni
Come è venuto in possesso del breve ma interessante saggio di Giuseppe Pitrè?
Dopo aver visto la foto del libro su Maremagnum, cercai di procurarmi il libro, ma, ahimè, era veramente costoso. Va bene l’amore per la cultura, me a tutto c’è un limite! Un po’ mi scoraggiai, ma poi mi misi alla ricerca del testo consultando i vari cataloghi online delle biblioteche italiane. Lo trovai nella Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III: chiesi la riproduzione e così ho potuto leggere quel testo che mi aveva tanto affascinato.
In Breve storia del pesce d’aprile vi è la collaborazione con Carlo Lapucci, Roberta Barbi e Dino Aloi. In che modo è riuscito a coordinare una simile squadra?
Carlo Lapucci, uno dei maggiori studiosi di cultura popolare italiana, mi onora della sua amicizia e così, quando ho “scoperto” il testo del Pitrè mi è venuto naturale chiedergli un’introduzione che lui ha accettato volentieri di scrivere. La mia idea nel proporre quest’edizione del libro era mostrare che alcuni aspetti della tradizione continuano nel tempo, seppur in forma diversa. Così ho chiesto a Roberta Barbi, a cui mi lega amicizia di lunga data nonché una collaborazione che va avanti da anni, di fare il punto della situazione sul pesce d’aprile oggi: Roberta ha una capacità di sintesi che ammiro molto e riesce a intrecciare i fili delle storie in maniera molto originale, a mio modo di vedere.
Mentre si lavorava al testo – come ben sa, un libro con Graphe.it non si improvvisa – sono stato a Bordighera (Imperia) per la presentazione del libro Palme, datteri e risate in cui Paola Biribanti ricostruisce la storia del celeberrimo Salone internazionale dell’umorismo di Bordighera. Lì ho conosciuto alcuni dei più grandi nomi dell’umorismo e della satira italiana e Dino Aloi si è dimostrato una persona squisita. Non appena gli ho accennato del progetto si è offerto per farmi da tramite con altri illustratori (Gianni Audisio, Lido Contemori, Gianni Chiostri, Milko Dalla Battista e Carlo Squillante) che hanno partecipato al progetto. Tra l’altro, come si dice, da cosa nasce cosa: a maggio uscirà un nuovo libro di Carlo Lapucci e la copertina è realizzata da Lido Contemori; a settembre, invece, uscirà un testo che racconta la storia del libro in maniera umoristica e conterrà illustrazioni di Marco De Angelis che ho conosciuto a Bordighera e che ha vinto la Palma d’oro (vale a dire: l’Oscar dell’umorismo) proprio al Salone ligure.
Alla base del pesce d’aprile vi è la volontà di schernire, spesso anche pesantemente, la vittima prescelta. Secondo lei, quanto è importante (pur mantenendo le giuste misure) lo scherzo e l’ironia in tal senso?
Gli scherzi pesanti non mi sono mai piaciuti e del pesce d’aprile ho sempre apprezzato il fatto che, in fin dei conti, stigmatizzasse quelli che potremmo definire “bamboccioni”. Lo scherzo e l’ironia sono fondamentali: non voglio lanciarmi in sermoni moralizzanti, ma mi sembra che oggi si viva tutto in maniera troppo seria, senza avere uno sguardo ampio. Ho l’impressione che qualunque problema oggi sembri insormontabile. “Una volta” si guardava il mondo anche “sub specie aeternitatis”: si era ben consci che bisognava alzare lo sguardo per contestualizzare ogni cosa. Ai nostri giorni, tutto è limitato dall’orizzonte personale e così tutto viene assolutizzato. Anche gli scherzi non sono più ingenui e divertenti, ma diventano cattivi.
Tra le tante ipotesi relative alla nascita di questa “ricorrenza” scherzosa, qual è secondo lei quella più attendibile e veritiera?
Come sostiene Lapucci probabilmente il pesce d’aprile più riuscito è quello di voler cercare l’origine stessa del pesce d’aprile! Come tutte le tradizioni popolari è difficile, se non impossibile, individuare un punto di origine. Trovo molto convincente il legame con la natura e la stagionalità: in genere, statisticamente parlando il primo aprile cade al termine della Quaresima, dopo Pasqua ed è un modo per “ritornare alla vita”. Fa parte di un’ecologia del pensiero che abbiamo perso e che sarebbe auspicabile recuperare almeno un po’, non solo in contesto alimentare (siamo martellati dagli inviti a mangiare frutta e verdura di stagione e poi troviamo le fragole tutto l’anno), ma anche proprio di stile di vita.
Mi permetto di chiedere: quali ricordi ha dei suoi “pesci d’aprile”, fatti e subiti?
Anni fa, nell’epoca d’oro dei blog, collaboravo con una delle maggiori testate di nanopublishing in Italia. Era il 2011 e si era ossessionati dall’imminente matrimonio tra William d’Inghilterra e Kate Middleton (tredici anni dopo mi pare non sia cambiato nulla, come dimostrano le cronache di questi giorni). Comunque buttai giù un pezzo in cui scrivevo che il matrimonio reale era stato annullato perché Kate aveva trovato William in tutt’altre faccende affaccendato con uno stalliere. All’uscita della news più di una persona ci credette e soprattutto un collaboratore del blog per il quale scrivevo che, prendendo per buona la cosa, ne scrisse su un altro sito…
Tra quelli subiti ricordo sempre con piacere il pesce d’aprile attaccato sulle spalle: era normale accadesse quando ero piccolo. La bravura stava nell’appiccicarlo sulle spalle di qualcuno senza farsene accorgere e, al contempo, porre la massima attenzione a non essere vittima. Anche per questo ricordo ho voluto che il segnalibro della Breve storia del pesce d’aprile fosse proprio la sagoma di un pesce da ritagliare e attaccare sulla schiena!
La Graphe.it Edizioni compie delle vere e proprie operazioni culturali e letterarie recuperando e portando a nuova vita testi mai pubblicati prima o quasi del tutto dimenticati. Tra questi vi è Una volta sola nella vita di Tom Hanlin con la traduzione di Giorgio Manganelli e Canti e leggende dei Ch’uan Miao di recente pubblicazione. A cosa è dovuta questa coraggiosa e interessante scelta editoriale?
In primis, grazie per i complimenti, sempre graditi, e per apprezzare il lavoro che c’è dietro alla nascita di un libro. Un libro è per sempre, un po’ come i diamanti! Non ho mai condiviso l’idea imperante che la vita media di un testo oggi sia di 30 giorni al massimo. Mi piace lavorare fuori dalle ottiche biecamente commerciali e proporre libri che, anche se in piccola misura (del resto, la Graphe.it è una piccola casa editrice), possano sfidare il tempo – e il fatto che stiamo parlando oggi di un libro uscito oltre un anno fa è per me motivo di orgoglio! Si inserisce qui anche il recupero di testi del passato che, a mio modo di vedere, hanno ancora una forza in sé. Operazione, questa, più difficile con i saggi ma forse proprio per questo più interessante.
Quali altri sorprese ci riserverà la Graphe.it Edizioni?
Ci sono i due testi cui ho accennato prima: quello di Carlo Lapucci che ha compilato un godibile e curioso elenco di “blasoni popolari” e quello sulla storia comica del libro, tradotto dallo spagnolo e illustrato da Marco De Angelis. Ma anche una nuova traduzione di un testo di sant’Agostino, una storia sentimentale della letteratura italiana, una guida alla lettura di Dostoevskij, un altro romanzo pescato dal passato che racconta di una situazione particolare nella New Orleans dei secoli scorsi, una lettura dell’iconografia mariana del Natale, un libro che si sofferma sulla cucina mediterranea, un saggio innovativo sul “terribile Saladino”. Insomma, tante cose, ma tutte con calma: alcuni titoli di cui le ho accennato usciranno nel 2025. Le cose belle richiedono tempo, giusto?