“Per aspera ad astra”, arte e scienza si incontrano nelle opere di Massimo Tamburro

La Rubrica online “Piazza Navona” continua a proporvi gli appuntamenti artistici della Capitale. Oggi vi parla della mostra “Per aspera ad astra” dell’artista Marco Tamburro allestita nelle sale della Galleria Umberto Mastroianni che, da oggi, resterà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2021. L’arte incontra la scienza!

Marco Tamburro, “3951 Zichichi” – 2020, ceramica Raku, diametro cm 45

La mostra Per aspera ad astra dell’artista Marco Tamburro, allestita nelle sale della Galleria Umberto Mastroianni dall’8 marzo al 5 aprile 2021 – nei Musei di San Salvatore in Lauro – può essere considerata un ideale collegamento tra arte e scienza, per quella particolare capacità di trasmettere il fascino che l’osservazione del cosmo esercita sull’uomo sin dalla notte dei tempi. Oltre 20 opere esposte di Marco Tamburro – artista poliedrico, conosciuto principalmente per la sua pittura figurativa con accenti di astrattismo – che in questa occasione apre un nuovo ciclo artistico che vede protagonista la scultura con richiami importanti alla scienza.

Marco Tamburro, “Gemini” – 2020, ceramica Raku, diametro cm 45

Le opere sono sfere, ottenute dalla lavorazione di una particolare ceramica dipinta e intarsiata. Sfere come stelle, pianeti, asteroidi, come corpi celesti che disegnano lo spazio. Sfere come quark, elettroni, neutrini, come particelle elementari che definiscono la materia. Sfere come elementi simbolici dell’universo, quello macroscopico del cosmo e quello microscopico dei costituenti ultimi della materia. Sfere graffiate, incise e squarciate, sintesi di contrasti, tra opacità e lucentezza, oscurità e colore, come sintesi e rappresentazione di ordine e caos, origine ed evoluzione, materia e intelletto, visibile e invisibile. Concetti e temi oggetto della riflessione dell’uomo, una riflessione che può assumere forme diverse: quella dell’arte, per esempio, o della fisica, espressioni dell’intelligenza, della curiosità e della creatività umana, e fondate sull’osservazione, la ricerca, la sperimentazione.

Marco Tamburro, “Libra” – 2020, ceramica Raku,
diametro cm 45

Sfere come elementi paradigmatici di ciò che sta fuori di noi e di ciò che noi stessi siamo, di ciò che conosciamo e, ancor più, di ciò che aspiriamo a conoscere. Sfere iconiche come elementi di relazione tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, in un viaggio dalle profondità dello spazio alle profondità della materia: il viaggio più affascinante, quello della conoscenza umana. Non a caso il curatore, Antonio Zoccoli, illustre scienziato, attuale Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la racconta come un percorso che ci accompagna attraverso l’evoluzione della scienza e della conoscenza umana, partendo dall’osservazione dell’Universo per giungere allo studio del mondo subatomico, fino a combinare il tutto in una mirabile sintesi tra Arte e Conoscenza.

Marco Tamburro, “Chamaeleon” –
2020, ceramica
Raku, diametro cm 45

Una mostra sulle costellazioni, nel senso che gli ha voluto dare Marco Tamburro, che, come scrive nella presentazione Antonino Zichichi, scienziato tra i più noti del nostro Paese, è un richiamo al fascino che il cielo ha esercitato su di noi, passeggeri della navicella spaziale denominata Terra. In questa mostra ogni costellazione è simboleggiata con un pianeta, o una stella, o un asteroide, o più semplicemente una sfera, tracciata da colori che sono frutto della fantasia dell’artista. Un modo anche questo di avvicinare il pubblico alla comprensione del mondo cosmico, come racconta lo stesso Tamburro: ciascuna Sfera immobile nella propria orbita, nel suo invisibile moto di rotazione, sprigiona una forza magnetica che afferra i sensi di chi guarda, concedendo l’esplorazione forse nient’altro che di se stessi, o rivelazioni dell’universo, o forse di entrambi. Quella impenetrabile, seducente e fatale corrispondenza di caos e istinti, dell’uno manifestazione dell’altro.

Il catalogo della mostra, edito da Il Cigno GG Edizioni, è introdotto dalle affascinanti considerazioni di Antonino Zichichi (Presidente della Fondazione Ettore Majorana di Erice) e di Antonio Zoccoli, ordinario di Fisica all’Università di Bologna, Presidente dell’INFN e curatore della mostra.

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