La Rubrica online “Piazza Navona” quest’oggi vi presenta la silloge “I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici” di Daniele Cargnino (Edizioni Ensemble). Parole che divengono versi abitati da una dolce nostalgia. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!
La trama
I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici di Daniele Cargnino è una silloge in cui sono raccolti circa settanta componimenti. Versi e riflessi di pensieri in cui l’Autore trasporta e traduce se stesso e la sua essenza mostrando la sua viva sensibilità. Parole che divengono e si trasformano in Poesia, in un dialogo che il poeta instaura con se stesso e con l’Altro. Un sincero ritratto d’anima fatto con semplicità, naturalezza e purezza. Un abbraccio e una dichiarazione d’amore alla nostalgia, al possibile, al profondo del proprio essere. Forte e fragile.
Sul libro
Nel febbraio 2021 la Casa Editrice Ensemble pubblica nella Collana “Alter” l’ultima raccolta poetica del talentuoso scrittore torinese Daniele Cargnino, classe 1987.
Si tratta di una silloge in cui sono raccolti circa settanta componimenti ognuno dei quali privo di titolo offrendosi, così, senza interruzione di continuità al proprio Lettore. Sono proprio questi versi a rappresentare la forza e al contempo la delicatezza di Daniele Cargnino. Quest’ultimo, infatti, con estrema semplicità che diviene una dolce carezza alla purezza d’animo dona completamente se stesso al Lettore.
Potremmo quasi dire che lo stile poetico del Cargnino derivi dall’Ermetismo ovvero da quel movimento letterario sorto attorno al 1936 e che Carlo Bo ha definito, due anni più tardi, nella rivista Il Frontespizio essere una letteratura come vita. Da qui, infatti, paiono derivare l’essenzialità, l’immediatezza, la concentrazione del proprio pensiero e del proprio stato d’animo in pochi versi. Questi ultimi risultano essere brevi, puntellati da una scarna – se non assente – punteggiatura, diretti, limpidi così da colpire l’animo del Lettore illuminandone lo sguardo sulla realtà e mostrando l’animo del poeta in cerca di difesa e protezione:
Chi mi protegge dalla mia tristezza?
la cura del vento
le prime gocce di pioggia sul vetro della finestra
le strade al tramonto
il sole delle sere d’estate
i canti delle stagioni
la tua bocca di fragole
Daniele Cargnino, infatti, non si risparmia nei suoi versi facendo delle sue insicurezze, dei luoghi bui della sua intimità, delle delusioni e delle speranze, dei timori e delle nostalgie il manifesto della sua scrittura. Ha coraggio Daniele Cargnino poiché così facendo affronta il Lettore guardandolo dritto negli occhi accompagnandolo nel proprio mondo, nella sua realtà nel suo essere.
Tutto questo è racchiuso nella silloge I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici dove la dolcezza della malinconia vibra come quella di un fado cantando la vita e l’amore. È una poesia tenera e potente quella di Daniele Cargnino perché investe sulla sua nostalgia, sulle sue emozioni, sulla sua complessa e vibrante interiorità:
Quando scrivo delle mie ossessioni
delle mie paure
– paura di vivere, paura di morire –
o di certi ricordi
– veri e inventati che siano –
o dei compromessi ingoiati a fatica –
le ambizioni fallite –
non è per scacciarle via
né per fare pietà a chi legge
ma questo sono io
che lascio in giro qualcosa della mia vita
scaglie di echi silenzi grida
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Il mio primo incontro è avvenuto attraverso la musica, di cui sono un appassionato ascoltatore (prima) e musicista (dopo). Ho scoperto che la poesia poteva celarsi dappertutto, soprattutto oltre gli studi classici a cui ero abituato. E che gli stessi musicisti, specialmente, chi scrive i testi, possono essere dei poeti veri e propri. Nel mio caso questo è avvenuto con Jim Morrison dei The Doors.
Perché ha deciso di dedicarsi soprattutto alla Poesia?
Perché credo – e a quanto pare non sono il solo a pensarlo, incredibilmente – sia l’unica cosa che mi riesce abbastanza bene. O forse l’unica cosa che so fare. Non so, io penso di cavarmela più o meno bene, ma d’altronde penso pure che le mie non siano vere e proprie poesie.
Come è nato il progetto editoriale della silloge I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici?
È nato tra la primavera e l’estate scorsa, periodo difficile per tutti, all’inizio ho scritto un racconto che è stato poi pubblicato per la mia casa editrice e successivamente sono nate queste poesie, malinconiche e romantiche a seconda dell’umore.
Quanto c’è di autobiografico nei suoi componimenti?
Di autobiografico c’è praticamente tutto, quindi direi il 100%.
Qual è la difficoltà e la gioia del ritrovare se stesso riflesso in un foglio da riempire delle proprie parole?
Direi che le due cose si equilibrano. All’inizio c’è la difficoltà di trovare le parole giuste da buttare giù sulla carta, e non sempre arrivano, ma quando accade c’è la felicità nell’aver realizzato qualcosa di buono.
Cos’è per lei la Poesia?
La domanda da un milione di dollari. Probabilmente la poesia è un modo di esprimere quello che si è, il proprio modo di essere, la propria visione e i pensieri, solo in maniera… poetica.
Quali sono gli Autori o i libri che hanno contribuito a formare il suo stile poetico e il suo essere Lettore?
Ci sono autori ben precisi con cui mi sono formato e a cui sono debitore. Ne cito due per la grande influenza che hanno avuto su di me, in primis come lettore e poi lasciandomi ispirare come scrittore, e sono Cesare Pavese e Jack Kerouac.
Attraverso la lettura della silloge I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici si denota anche il carattere terapeutico della scrittura. Cosa pensa al riguardo?
Rispondo con una frase tratta da una poesia che si trova all’interno della stessa raccolta: Ho sempre usato la scrittura non come forma di terapia ma per alimentare le mie patologie.
Ne I depressi odiano l’estate scrive: Farò un investimento per il futuro/investirò sulla nostalgia. Questo sentimento, unito alla malinconia, quanto nutre e quanto impreziosisce la sua Poesia?
Credo che la nostalgia, la malinconia, i ricordi, il senso del passato, gli stati della tristezza, gli amori perduti, i rimpianti siano gli elementi centrali delle cose che scrivo. Non so se possano impreziosire la mia poesia ma è quello che ho dentro.
Nella sua silloge tutti i componimenti sono privi di titolo. A cosa si deve questa scelta?
Non c’è un motivo ben preciso, forse preferisco concentrarmi sul contenuto, forse non sono bravo a sceglierli, forse sono troppo pigro (scherzo!)
Qual è la poesia che avrebbe voluto scrivere? E perché?
Anche questa è una domanda da un milione di dollari. Potrei rispondere che avrei voluto scrivere una qualunque poesia di uno dei miei poeti preferiti, oppure che la poesia che vorrei davvero scrivere è
quella che non ho ancora ancora letto.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Editoriali non so, mi piacerebbe però che I depressi odiano l’estate (e le altre due raccolte) superassero i confini imposti dal covid e venissero letti da chiunque abbia un po’ di malinconia dentro.