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“Liu Bolin. The invisible man”: per la prima volta in Italia una mostra dedicata al maestro del camouflage

Liu Bolin, "The invisible man" (Graphic Art Gino Aloisio)
Liu Bolin, “The invisible man” (Graphic Art Gino Aloisio)

Per la prima volta in Italia, arriva a Roma l’arte di Liu Bolin, “l’uomo invisibile” maestro e artista del camouflage cui si rende omaggio con una mostra a lui dedicata e allestita presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. Perché, in fondo, nulla è ciò che appare. Un’esperienza da non perdere!

In questa mattinata romana ancora un poco imbiancata dal passaggio del gelido Buran si è tenuta presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano la conferenza stampa dedicata alla prima mostra italiana di Liu Bolin, il camaleonte dell’Arte contemporanea.

La rubrica online “PIAZZA NAVONA” dopo esser stata invitata a questo importante e interessante evento non poteva proprio mancare. È stato un grande onore poter essere presente all’incontro per la stampa per la presentazione di questa mostra fotografica unica nel suo genere.

Sala del Trono, Reggia di Caserta, 2017 Courtesy Boxart, Verona
Sala del Trono, Reggia di Caserta, 2017
Courtesy Boxart, Verona

Ma scopriamo più nel dettaglio la figura di Liu Bolin e il percorso della mostra che, con il patrocinio della Regione Lazio e Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e quello della Fondazione Italia Cina, sarà aperta al pubblico nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano dal 2 marzo sino al prossimo 1° luglio.

Liu Bolin è un poliedrico Artista cinese classe 1973 che giovanissimo, a soli venticinque anni, nel 1998 realizza la sua prima personale a Pechino. Ma il successo internazionale arriva nel 2005 quando l’amministrazione di Pechino chiede la distruzione del quartiere Suojia Village dove risiedono molti artisti che non appoggiano il governo cinese. Ed è in questa occasione che Liu Bolin si fa ritrarre letteralmente inserito nell’ambiente circostante mimetizzandosi tra le macerie del suo studio.

Liu Bolin, Family Photo
Liu Bolin, Family Photo

Da questo momento in poi le sue immagini divengono simbolo di messaggi di ribellione e sintesi perfetta tra realtà e iperrealtà, tra realtà e il mondo circostante, tra realtà e opera d’Arte.

Tutto questo lo raccontano e lo testimoniano le circa settanta immagini esposte nella mostra Liu Bolin. The invisible man alcune delle quali (come gli scatti realizzati al Colosseo e all’interno della Reggia di Caserta) sono state realizzate appositamente per questa innovativa mostra.

Afferma Bolin:

ll camaleonte ha la straordinaria prerogativa di cambiare colore per uniformarsi al colore dello sfondo come forma di auto-protezione. Il serpente a sonagli può seppellire la maggior parte del proprio corpo nella sabbia. Non solo per proteggere sé stesso, ma anche per procurarsi il cibo. Molti altri animali, come gechi e scarafaggi hanno imparato a mimetizzarsi con l’ambiente esterno per affrontare il nemico nella lunga lotta tra vita e morte; la capacità di nascondersi è spesso il fattore più importante per la sopravvivenza. Gli esseri umani non sono animali perché non sanno proteggere se stessi.

Liu Bolin, Balloon No.1
Liu Bolin, Balloon No.1

Credo questo possa essere il punto di partenza più netto e più importante su cui poggiarsi e far leva per meglio comprendere l’intera opera dell’Artista cinese e il suo messaggio. Non solo artistico ma anche politico, filosofico.

Per quanto riguarda il percorso dell’esposizione, questo è articolato in sette sezioni ognuna delle quali è caratterizza da una precisa tematica o da uno sfondo (è proprio il caso di dirlo) ben preciso.

Esse sono: Hiding in the City che riguarda proprio quelle immagini realizzate a seguito della demolizione del quartiere di Suojia Village e attraverso le quali l’Artista mette a punto la sua sintesi perfetta tra performance, installazione, pittura, fotografia creando un camouflage impeccabile e unico al mondo; Hiding in Italy dove Liu Bolin si mimetizza nelle città più belle d’Italia e nei loro monumenti più famosi e più importanti (Roma, Venezia, la Reggia Caserta, il Parco Archeologico di Pompei…); Hiding in the rest of the world dove l’Artista si confonde tra i colori delle bandiere dei Paesi del mondo gettando uno sguardo al Futuro e ai “resti” del passaggio della Storia; Fade in Italy dove Bolin letteralmente si smarrisce tra i colori dei nostri marchi e dei nostri prodotti più noti quali il cibo, la Ferrari, la moda…; Cooperations, dove l’Artista si presta invisibile ai più noti marchi della moda internazionale come Jean Paul Gauthier, Missoni, Moncler solo per ricordarne alcuni; Shelves ovvero scaffali che divengono sinonimo di consumismo ritraendo, anzi mimetizzando Bolin tra gli scaffali di bevande, giocattoli, cibi, riviste; Migrants ovvero il volto più silenzioso e più nascosto del mondo, quello più lontano da tutto ciò che è apparenza e consumismo.

Migrants, 2015 Courtesy Boxart, Verona
Migrants, 2015
Courtesy Boxart, Verona

Bolin parla spesso di una umanità messa in crisi, che non sa o – ancor peggio – non è in grado di preservarsi e di sopravvivere. Di mostrarsi e di difendersi. Sembra quasi si tratti di un’umanità che riesce a mettere in pericolo se stessa, ferendosi da sé come un incontrollabile autolesionista, autodistruggendosi, perdendo spesso di vista la Bellezza che la circonda, che la dà vigore e la vera e pura ragione d’essere.

Allo stesso tempo, però, l’Artista postula il mimetismo non come una via di fuga da un mondo in cui è difficoltoso – quando non impossibile – vivere e resistere ma trova in esso un modo di (com)penetrare e prendere parte ancor di più nella realtà circostante intellettualmente, storicamente, emotivamente, ideologicamente.

Liu Bolin, Blue Europe
Liu Bolin, Blue Europe

Ed è proprio per questo sguardo rivolto alla proiezione verso l’esterno ma anche verso l’interno (ovvero il proprio sé), per l’innovativo e interessante modo di rappresentare la realtà e la Storia circostante che la mostra Liu Bolin. The invisble man non va assolutamente persa… l’essenziale è perdersi (letteralmente) in quelle splendidi immagini, in quei bei colori dove non compaiono confini, limiti ma sono essenzialmente postulati, idee… concrete, palpabili, vere. Solo così la (nostra) Realtà potrà essere ammirata e compresa da un punto di vista assolutamente inedito, nuovo. Unico.

 

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