Marco Lombardozzi in “Senza lancia contro il drago” racconta con amara verità e sana ironia la storia di un giovane obiettore di coscienza alle prese con “l’Ordine costituito”. Quanto costa non lasciarsi piegare?
La trama
Carlo è un ragazzo semplice, di famiglia semplice e che ha ben radicati in sé quei valori “semplici” ma essenziali in una famiglia unita e dai solidi principi.
Arriva il 15 febbraio 1994, una data importantissima per Carlo che parte per il Servizio civile. Superata la maturità e respinto il servizio militare (allora ancora obbligatorio) Carlo, colmo di entusiasmo e di speranze, si impegna nel servizio civile presso il piccolo paese di San Giorgio, così come approvato e stabilito dal Ministero della Difesa.
Ben presto, però, l’entusiasmo del ragazzo sembra scemare. sembra cambiare soprattutto a seguito del suo incontro/scontro con il Segretario Comunale Mauro Ghisoni.
Se da una parte Carlo riesce abbastanza facilmente a stringere amicizia con altri colleghi suoi coetanei e obiettori di coscienza, dall’altra sempre più numerosi diventano gli scontri con il Segretario Comunale che, più o meno tacitamente, arma una vera e propria guerra ai giovani che vengono presi di mira, sfruttati per mansioni non di loro competenza e al di fuori dei loro orari di impiego… La vita a San Giorgio diviene sempre più difficile. I ragazzi cercano di sostenersi tra loro sino a quando Carlo, preso il proprio coraggio a due mani, di fronte a tante ingiustizie gratuite decide di segnalare quanto sta accadendo alle Autorità competenti.
Quanto è importante difendere se stessi, la propria dignità e il valore del prossimo di fronte alla meschinità altrui? E cosa può succedere quando il cosiddetto pesce piccolo cerca di ribellarsi al pesce grosso… con tutta l’educazione e la legittimità che gli appartengono?
Il libro
Senza lancia contro il drago è il primo libro di Marco Lombardozzi edito dalla marchigiana Casa Editrice Aras nella collana Le valigie di Chatwin.
L’Autore – classe 1972 amante della Letteratura e della Musica – attraverso il suo racconto scritto con estrema semplicità (un valore decisamente aggiunto che impreziosisce il suo stile essenziale) narra di una vicenda universale: la volontà di farsi giustizia e far rispettare i propri diritti e la propria dignità di essere umano. Lombardozzi, infatti, non crea un ragazzo sottomesso o di fantozziana memoria. Tutt’altro: racconta di un giovane che sì è semplice, umile ma niente affatto rassegnato né tantomeno disposto a farsi mangiare dal pesce più grosso. Naturalmente, tutto questo senza mai trascendere o dimenticare l’educazione che lo contraddistingue. Ed è proprio da tutto questo che nasce il titolo del racconto. Carlo, infatti, disarmato di fronte alla corrotta società si ritrova come il leggendario San Giorgio a lottare contro il drago. Anche Carlo combatte ma, forse, la sua lotta è da considerarsi più selvaggia e dall’esito, ahinoi, prevedibile. Che gli esseri umani e i “padroni” siano più feroci di un mostro che vuol divorare altrettante vittime innocenti?
Fatto sta che Marco Lombardozzi fa della sua eroina un personaggio solo apparentemente semplice e di una fragilità illusoria. Si deve dir grazie all’esordiente Autore di aver scritto una storia simile, densa di una morale ben precisa: difendere e difendersi sempre. A qualunque costo. Dire sempre la propria e non far calpestare la propria dignità da nessuno. Ognuno di noi può sconfiggere il suo drago in milioni di modi… anche senza lancia.
Incontro con l’Autore
È un vero piacere avere la possibilità di intervistare lo scrittore Marco Lombardozzi che tanto gentilmente ha risposto a tutte le mie domande. Il mio grazie è sincero e doveroso. Ma lasciamo la parola al nostro Autore così da conoscere meglio la sua persona, la sua storia e la sua scrittura.
Come è nato il suo interesse per la Scrittura?
Non per sfogo, e nemmeno per sentimento di noia. All’inizio penso sia nato dal disperato tentativo di portare a termine qualcosa che mi permettesse di seguire la mia natura e, nel medesimo istante, rendere mio padre fiero di me. Purtroppo mio padre è venuto a mancare prima che io riuscissi a pubblicare con un editore, ma almeno la voglia di scrivere è rimasta.
Da dove è venuta l’idea o l’ispirazione per scrivere questo racconto?
Ho preso spunto dalle mie vicende personali (nei primi anni novanta ho realmente fatto obiezione di coscienza al servizio militare), anche se poi ho guarnito il tutto con una buona dose di immaginazione e di ironia. La rilettura a distanza di anni di un preciso periodo della mia vita, non vuole quindi essere una sorta di diario giovanile o di “vendetta” servita fredda ma, più che altro, un pretesto per parlare di temi sempre attuali che vanno dall’importanza della famiglia al viaggio verso la maturità, dall’abuso di potere di certi presunti draghi alla ribellione pacifica della ragione.
Senza lancia contro il drago è il suo primo libro: come è stato misurarsi con questo racconto e quali erano (e sono) le sue aspettative?
La vera sfida (che mi auguro di aver vinto) è stata quella di raccontare con un po’ di abilità qualcosa che non riguardasse soltanto me ma anche gli altri, insomma scrivere una storia che avesse un carattere di universalità. L’aspettativa invece, e lo dico con scherzosa leggerezza, era ed è quella di conquistare tanti lettori prima di entrare a far parte di quella schiera di autori venuti a mancare prematuramente, magari con un’opera incompiuta nel cassetto.
Nelle sue note biografiche è scritto che lei è figlio di un partigiano. Devo ammettere che nell’animo e nell’atteggiamento del protagonista c’è questo spirito, ovviamente rapportato alla sua vicenda. Così, vorrei chiederle quanto ha influenzato la sua storia personale la costruzione di Carlo e degli altri personaggi?
Tanto, ovviamente fatte le dovute proporzioni. Si può difatti affermare che Carlo rappresenta l’erede di certi valori e diritti che altri prima di lui hanno difeso e conquistato con il sacrificio e con il sangue. Un erede sicuramente più acerbo e sprovveduto di me, ma altrettanto determinato a non farsi sottrarre quei doni così preziosi.
Carlo è un ragazzo semplice ma di sani principi. Solo apparentemente un debole, a tratti quasi uno Charlot delle vecchie comiche che, per quanto tenti di risolvere delle situazioni, si ritrova (quasi) sempre ad avere la peggio. Eppure è un ragazzo di grande coraggio e forza d’animo. Ecco: qual è il messaggio che vorrebbe arrivasse ai suoi lettori e ai ragazzi più giovani attraverso il suo Carlo?
Mi convincerei di aver colpito nel segno se soltanto il lettore accettasse l’invito di Carlo a rifiutare la violenza e a non darsi comunque per vinto di fronte alle paure e a draghi di ogni sorta. A fare il cavaliere senza lancia sì, però fornendosi di ben più acuminate armi: la ragione, la conoscenza, le leggi.
Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni letterari?
Attualmente, oltre a promuovere Senza Lancia Contro il Drago in lungo e in largo, ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo in cui il protagonista, a più di settant’anni da quell’8 settembre 1943 in cui venne annunciato l’armistizio e dal quale seguì la guerra civile, si interroga su quale significato abbia oggi la parola Resistenza.
Questa è ormai una domanda di rito: quale o quali Autori e quale o quali libri hanno influenzato e formato il suo essere Lettore e Scrittore?
I miei riferimenti letterari vanno dai grandi classici di Hugo e Dostoevskij a Pavese, Saramago, Kafka, Calvino a tanti altri scrittori accomunati da quella formidabile capacità di anatomizzare e comprendere l’essere umano. Libri? C’è veramente l’imbarazzo della scelta. Ne dico uno per e alla portata di tutti, L’Amico Ritrovato di Fred Uhlman.
Con questi grandi nomi della Letteratura mondiale si conclude la nostra intervista ma vi invito ancora una volta a leggere il romanzo breve Senza lancia contro il drago di Marco Lombardozzi. Una storia che non età e che ha infiniti volti. Buona lettura!