Presso la Sala degli Arazzi della storica sede Rai di Viale Mazzini si è tenuta l’anteprima stampa della serie tv Il capitano Maria in quattro puntate. La rubrica online “PIAZZA NAVONA” – presente a questo importante evento targato Rai – ha realizzato questo articolo. Buona lettura!
Alla nutrita conferenza stampa tenutasi lo scorso 2 maggio presso la romana sede Rai di Viale Mazzini con grande entusiasmo si è presentata la serie televisiva Il Capitano Maria di cui questa sera – 7 maggio -andrà in onda la prima delle quattro puntate che la compongono. In sala tra gli altri erano presenti Eleonora Andreatta, Direttore di Rai Fiction, il Produttore Carlo Degli Esposti, il regista e sceneggiatore Andrea Porporati, la sceneggiatrice Monica Zapelli e, in rappresentanza del cast, Vanessa Incontrada, Andrea Bosca, Carmine Buschini, Camilla Diana, Beatrice Grannò e Martino Lauretta.
La prima puntata de Il Capitano Maria
Nella prima puntata proiettata per la stampa de Il Capitano Maria si gettano le basi di un racconto di una donna e di un Capitano dei Carabinieri che sceglie di tornare indietro per andare avanti. Il Capitano Maria (interpretato da Vanessa Incontrada) è un militare, un Capitano dei Carabinieri per l’appunto, ma anche una madre che – ormai vedova – si ritrova a crescere da sola due figli: Luce che sta per raggiungere la maturità e Riccardo di nove anni.
La donna per tentare di riportare la serenità nella sua famiglia e di ritrovare un dialogo con sua figlia decide di ritornare alle sue origini. In Puglia. Nella provincia. Qui gli scontri non mancheranno sia dentro sia al di fuori della famiglia. Maria si ritroverà a dover combattere la criminalità organizzata (bambini kamikaze, il terrorismo, bombe e accenni di bullismo e droga nella scuola…) ma anche i fantasmi del suo passato che pian piano riporteranno alla luce la verità sulla morte del marito. È il racconto di una madre e di una donna che lavora. Forte e fragile. Una donna.
La conferenza stampa
La prima a prendere la parola tra i numerosi ospiti presenti è Eleonora Andreatta che racconta con entusiasmo e orgoglio questo nuovo progetto di Rai Fiction di cui è Direttore:
Il Capitano Maria parte di lunedì e questa è una collocazione delle grandi serie evento. In particolare abbiamo scelto di programmare principalmente serie poliziesche, serie crime creando una serie di valore cinematografico sotto il profilo della realizzazione e che raccontano l’Italia attraverso il genere. Questa serie mescola degli elementi
che da un lato fanno profondamente parte della Rai e del servizio pubblico e dall’altro portano elementi di innovazione. È un legame quello che la Rai ha nei confronti del racconto dei Carabinieri: dal Maresciallo Rocca in poi esistono delle linee di continuità. Ma è la prima volta che il racconto prende la forma di un grande romanzo in 4 serate.
Di solito erano delle storie chiuse con elementi anche di commedia come nel Capitano dei Carabinieri dell’ultimo Don Matteo ma mai avevamo raccontato una storia che ha questa ampiezza e questa profondità. Ed è un rapporto ormai consolidato quello con Vanessa Incontrada con la quale abbiamo realizzato serie importanti da Non dirlo al mio capo a Scomparsa ma contemporaneamente anche per lei è una sfida nuova, quella della divisa. E il titolo di questa serie, Il capitano Maria, contiene nel titolo questa complessità: Capitano è chi comanda, chi è responsabile, chi deve indagare mentre Maria è il nome che leghiamo alla Maternità per eccellenza. Quindi, proprio nel titolo c’è la sintesi di questa nostra storia.
Abbiamo una donna che si trova a ritornare nella sua terra d‘origine in questa meravigliosa Puglia e ad affrontare la criminalità organizzata e contemporaneamente a doversi confrontare con i problemi di donna e di madre, con i due figli di cui una adolescente e anche complicata. Ma come si iene tutto insieme? Perché nel racconto della malavita organizzata questa è anche quella che mette in pericolo la vita e il futuro dei nostri figli. Questa sua battaglia è, in fondo, una battaglia per il futuro e per il destino dei più giovani. Insieme a Palomar e a Carlo Degli Esposti raccontiamo un tema a noi caro che è quello della legalità con una messinscena di particolare bellezza.
Questo intervento passa il testimone al Produttore Carlo Degli Esposti che con altrettanto entusiasmo sottolinea la gioia di esser riusciti a portare a termine un simile progetto capitanato (è proprio il caso di dirlo) artisticamente da Vanessa Incontrada per la quale non riesce a nascondere la sconfinata ammirazione.
Afferma il Produttore:
Il Capitano Maria è un esperimento per raccontare nella normalità della famiglia e della vita l’emergenza cui noi ci dobbiamo sempre più abituare e speriamo non per sempre.
Questo è un esperimento per coniugare questi due aspetti: la normalità e l’emergenza. E anche per farci riflettere su quanta fortuna abbiamo in Italia nell’avere Carabinieri e Polizia che in un Europa devastata da crimini terroristici fino adesso ci hanno fatto vivere tranquillamente. Tutti quelli che lavorano nel buio per farci vivere tranquillamente credo debbano avere un posto in primo piano nel racconto televisivo. Questa è la sintesi che ci ha portato a credere in questa storia e abbiamo chiesto a Vanessa di esserne protagonista perché è un simbolo della quotidianità, della forza, del femminile. E ne ha fatto un’interpretazione fantastica. Noi siamo molto orgogliosi di questo esperimento.
Il punto di forza di questa serie sembra essere proprio la costruzione del ruolo della protagonista che nonostante la divisa indossata non dimentica di essere una donna, una madre né di avere la sua sensibilità, il suo intuito e la sua forza che mette a servizio del suo lavoro. Insomma, la vita della protagonista non sembra staccare tra la casa e la caserma. Il suo carattere resta invariato. Nel bene e nel male. Non usa maschere, sovrastrutture, artifici. Resta sempre se stessa.
Racconta Vanessa Incontrada del suo personaggio con la simpatia che la contraddistingue:
Maria pensa di far bene tornando nella sua piccola città dove tutto è più semplice anche se non è così perché i problemi sono ovunque. Maria pensa di fare un bene tornando nel suo paese ma trova anche altri tipi di problemi. Non solo quelli che già aveva ma dovrà fare i conti anche con i fantasmi del suo passato. Questo è un insegnamento: che le cose vanno risolte e affrontate perché tanto prima o poi quel cassetto si riapre. Questo per me è un messaggio molto forte, che dovremmo fare nella vita. E io cerco di imparare da questo. Il Capitano Maria mi ha dato questa formalità che non appartiene molto a Vanessa. Io sono sempre un po’maschiaccio, un po’ goffa, un po’ gobba.
Indossare quella divisa è stato molto forte. Poi avevamo sempre i Carabinieri sul set e tutto doveva essere perfetto altrimenti ci fermavano anche se il cappello era storto. Hanno dimostrato un rigore impressionante per la divisa che io personalmente non pensavo avessero. Abbiamo imparato molto del loro mondo e di come lo portano nella loro vita quotidiana. La divisa mi ha dato quel rigore e quella disciplina che in Vanessa non ci sono molto. È stata un’esperienza molto forte. Vedere anche il titolo, Il Capitano Maria, questa responsabilità su di me è forte. Io spero che il pubblico si innamori di questo personaggio ma anche della sua quotidianità. È una donna molto normale. Ha un ruolo sicuramente importante come lo hanno tante altre donne. Fa un lavoro importante, fa la mamma, deve portare avanti una vita con i figli con le loro problematiche trovando un dialogo diverso.
Interessante è anche quanto il regista Andrea Porporati e la sceneggiatrice Monica Zapelli hanno affermato riguardo il loro lavoro, la costruzione e la realizzazione di tale prodotto televisivo.
Andrea Porporati non esita a dichiarare che:
La serie poteva essere girata solamente in Italia, nello specifico in Puglia, perché siamo riusciti senza troppa difficoltà a mettere insieme una serie di luoghi che sono coprotagonisti della storia grazie alla loro personalità, forza, bellezza alla loro violenza e poesia che – credo – pochissimi altri paesi al mondo hanno. Tutto questo era particolarmente importante per la nostra storia che mette insieme cose profondamente tipiche dell’oggi e quindi molto moderne e molto realistiche ma le racconta in modo semplice quasi da favola. Soprattutto le racconta
attraverso lo sguardo di persone normali costrette a confrontarsi con situazioni eccezionali, emergenze criminali ed esistenziali. Tutto questo credo che il paesaggio dell’Italia così limpido, brillante, vivace fosse quello giusto per raccontare questa storia.
Altra cosa molto importante è che si tratta della storia di un Ufficiale dei Carabinieri e di una donna che risolve i problemi – anche della criminalità – in modo normale. Il Capitano Maria riesce a risolvere le cose perché è una persona sensibile che ha a cuore le persone con cui il suo lavoro la porta a interagire. Persino i criminali. E non solo risolve il caso ma cerca anche di risolvere i drammi umani che il caso ha prodotto. Questa mi sembrava la cosa più bella e più utile anche da raccontare. Non so se ci siamo riusciti ma di certo ci abbiamo provato.
Mentre per Monica Zapelli si è trattato soprattutto di
una sfida molto interessante. Di solito mi occupo di biografie televisive e il lavoro sui personaggi parte sempre da un dato di realtà. Questa volta, invece, ho potuto fare il lavoro contrario. C’era un bellissimo racconto e potendomi sganciare dalla realtà potevo offrire una metafora molto forte, molto bella per esplorare quella che è la normalità. In questo senso per me è stato molto interessante lavorare su una figura femminile che poteva raccontare in un racconto di fantasia cose che sono vere nella quotidianità di ogni donna. È bello raccontare il conflitto d’identità che ogni donna vive in quanto madre e lavoratrice.
La nostra società, forse, non ha ancora assimilato bene l’identità di ruolo che permette alla donna di essere genitore a tempo pieno e di occupare una carica di lavoro importante anch’essa a tempo pieno. Si è cercato di seguire un crinale che non desse giudizi. Questo anche rispetto al mondo dei ragazzi. Maria non è una madre perfetta perché in un sistema di priorità è costretta a scegliere il lavoro. Nello stesso tempo si trova a fronteggiare una ragazza che è in una fase di età in cui ha il diritto di sbagliare, di essere egoista purché questo la aiuti a crescere. In questo conflitto il racconto ci offriva la possibilità di esplorare le contraddizioni, le difficoltà, ansie, le paure, le incomprensioni di tutte le donne che lavorano e che non hanno modelli della nostra generazione cui appoggiarsi.
Il Capitano Maria sembra avere tutti gli ingredienti per far sì che il pubblico ne resti conquistato. Di certo è un personaggio umano, morbido, non ingessato, libero da ogni etichetta e convenzione pur non mancando mai rispetto alla divisa che indossa. È una donna che lavora e che occupa un posto di rilievo nella società, è madre e “semplicemente” donna che vive come può, come sa come desidera. Libera. E per amore dei suoi figli, della sua famiglia.
È una donna che lotta, che commette errori, che spesso deve anteporre il lavoro alla famiglia, che non punta alla
perfezione (desiderata o che ci si aspetta per il ruolo che ricopre). È materna ma al momento opportuno sa letteralmente mettere in riga i suoi sottoposti. Insomma, si tratta di un racconto che sembra non discostarsi troppo dalla quotidianità e dalla normalità della vita di tante donne anche se non sono dei militari (anche se spesso badare a una famiglia è come avere un piccolo esercito da dirigere e disciplinare).
Così da lunedì 7 maggio in prima serata su Rai Uno per quattro settimane non perdete l’appuntamento con Il Capitano Maria. Una donna che torna al suo passato per lanciarsi nel futuro.