Luglio 1967. La discriminazione razziale e un popolo in rivolta in nome dell’uguaglianza. Cronaca di giorni di sangue e di fame di Libertà.
La trama
Stati Uniti d’America. Detroit. Tra il 22 e il 27 luglio 1967 scoppia quella che è passata alla storia come la sommossa di Detroit o la rivolta della 12th Street. Proprio in questa strada, infatti, si trova il locale notturno Blind Pig che, frequentato per lo più da neri, vende bevande alcoliche senza le dovute licenze e autorizzazioni. Così, nella calda notte di luglio nel locale irrompono le forze dell’ordine che fanno sgomberare il locale e portare tutti i clienti alla centrale di polizia. Dalla violenza, dall’aggressività e dalla brutalità con cui tutto questo avviene immediati sono gli scontri verbali e non solo con i civili, con gli abitanti del posto che sono ben decisi a non tollerare più alcun tipo di sopruso. Da questo preciso momento la città di Detroit è letteralmente sotto assedio. In guerra. Vengono bruciati negozi, commessi atti di sciacallaggio, di violenza, continui scontri con la polizia.
L’intervento degli esponenti della politica è necessario. Così, il Presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson provvede a impiegare nella città le forze dell’Esercito mentre il Governatore George W. Romney si rivolge alla Guardia Nazionale del Michigan. La stessa notte all’Algiers Motel tenuto e frequentato prettamente da persone di colore accade uno strano incidente che di lì a poco si trasforma in un incubo. Infatti, uno dei clienti del motel con una pistola da starter spara un colpo per infastidire i poliziotti di pattuglia nelle strade vicine. È l’inizio della tragedia. Qui, dove a seguito della rivolta si sono rifugiati anche i membri del gruppo musicale The Dramatics si precipitano le forze dell’ordine che prendono letteralmente d’assedio il motel. Tra gli agenti palesemente xenofobi vi è anche la guardia giurata di colore Dismukes che – pur non credendo ai suoi occhi – cerca di mantenere gli animi dei ragazzi e dei poliziotti quanto più calmi. I poliziotti dal canto loro usano i ragazzi ospiti del motel (tra cui due ragazze bianche) come fossero dei pungiball e dei bersagli viventi colpendoli, picchiandoli, vessandoli e uccidendoli. I ragazzi trascorrono una notte infernale vedendo i loro compagni sparire nelle stanze del motel senza fare ritorno.
È una notte infernale questa di Ditroit. La fine di questo incubo terribile arriverà solo a notte fonda con l’uccisione di tre ragazzi innocenti (Carl Cooper, Aubrey Pollard e Fred Temple), con il terrore di chi è sopravvissuto. Si è trattato di un vero e proprio assalto a un gruppo di ragazzi che ha commesso il solo crimine di divertirsi e di voler passare del tempo con delle ragazze di diversa etnia. Ma questo non è tutto. La beffa dopo il danno è stato ancora maggiore. Chi mai agli occhi della Legge è il colpevole a distanza di cinquant’anni?
Il trailer
Sul film
Kathryn Bigelow torna dietro la macchina da presa collaborando ancora una volta con lo sceneggiatore Mark Boal con il quale ha già realizzato The Hurt Locker (consacrandola prima donna regista a vincere il Premio Oscar) e Zero Dark Thirty. Si deve ammettere che quello che viene comunemente definito “sesso debole” con questo film ha davvero pochissimo a che fare. La Bigelow, infatti, crea un prodotto cinematografico assolutamente eccellente con una mano, una narrazione e un punto di vista assolutamente super partes. La regista ha trattato i fatti del luglio 1967 quasi con mano chirurgica ovvero con molta attenzione, molta cura mettendo se stessa al di fuori di ogni possibile presa di posizione.
Ed è stata eccezionale nel creare quello stato di ansia che, dal momento della retata nel locale non autorizzato, domina tutto il film. Ed è uno stato d’animo che non ci lascia nemmeno per un attimo portandoci a vivere le stessa paura, la stessa ansia, lo stesso terrore di quei poveri ragazzi del motel. Ci sembra, così, di essere testimoni di una roulette russa implacabile, di discorsi antirazziali fuori da ogni giustificazione, di una violenza senza pari che un poco riporta alla nostra i mente i fatti accaduti nella scuola Diaz di Genova nel 2001 e raccontati nell’omonimo film di Daniele Vicari nel 2012. I minuti e le immagini del film (presentato con successo alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma) scorrono in un senso di profonda claustrofobia che sembra non dover finire mai e anche noi spettatori non vediamo l’ora che – in un modo o nell’altro – quella carneficina e quella notte senza fine arrivino a un punto d’arresto.
La vicenda viene narrata con chiarezza in tutta la sua completezza e dal punto di vista di ogni personaggio che si ritrova a incrociarsi con gli altri creando quasi un coro che implora pietà. Ma il terrore non sembra finire mai. Nemmeno quando i morti e le crude testimonianze arrivano in tribunale. Tutto sembra essere trasformato in una pantomima. Le udienze sembrano surreali tanto le risposte e la ricostruzione dei fatti sembrano essere ricreati ad hoc per la salvezza dei “bianchi”. Ma le vittime? I ragazzi rimasti uccisi? Cosa ne è stato di loro? La giustizia cosa ha fatto per loro e per la loro vita persa così inutilmente? La Legge ha davvero fatto il suo corso? Sono trascorsi cinquant’anni da quelle terribili rivolte e da quella notte orribile. Non molto sembra essere cambiato in alcune zone degli Stati Uniti. I colpevoli pagano sempre le loro colpe?
Quante domande ci lascia questo film. Quanta amarezza. E la consapevolezza, triste, che il tempo passa, le generazioni cambiano e crescono ma la Storia resta (quasi) sempre la stessa.
Voto 4/5
Scheda tecnica:
Titolo originale: Detroit
Regia: Kathryn Bigelow
Cast: John Boyega, Will Poulter, Algee Smith, Jacob Latimore, Jason Mitchell, Hannah Murray, Jack Reynor, Kaitlyn Dever, Ben O’Toole, John Krasinski
Soggetto: tratto da fatti svoltisi a Detroit tra il 22 e il 27 luglio 1967.
Sceneggiatura: Mark Boal
Montaggio: William Goldenberg, Harry Yoon
Fotografia: Barry Ackroyd
Distribuzione: Eagle Pictures (Italia)
Paese: Usa
Anno: 2017 – Data di uscita: 23 novembre
Durata: 143 minuti