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Letto per voi… “Wu” di Nunzio Di Sarno

La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare ancora una volta il poeta Nunzio Di Sarno e di presentarvi la sua nuova raccolta di poesie “Wu” (Bertoni Editore). E non perdete il consueto “Incontro con l’Autore”!

La trama

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Wu è una raccolta di componimenti del poeta napoletano Nunzio Di Sarno. Si tratta di versi che traggono linfa e ispirazione in particolar modo dalla filosofia orientale i quali, con decisione e precisione, come piccole ma profonde stilettate, tracciano un ritratto preciso non solo dell’animo umano ma anche della sua attualità e contemporaneità, in perenne bilico tra il suo vuoto e il suo pieno. Queste ultime sono condizioni imprescindibili della natura e del conflitto umano: non si può vivere né resistere in assenza dell’una o dell’altra. E Wu, che tradotto dal cinese significa proprio assenza, vacuità, non essere, vuoto, si muove in questa dimensione così delicata, fragile eppure tanto pregiata e consistente quanto il cristallo.

Sul libro

Nel dicembre 2021 la Bertoni Editore pubblica la raccolta di poesie di Nunzio Di Sarno dal titolo Wu. Si tratta di un agile volume il cui titolo, come già accaduto con la precedente pubblicazione Mu (di cui abbiamo già avuto il piacere di parlare), deriva dalla cultura orientale, più precisamente dalla filosofia cinese, in particolar modo di Lao Tse. Wu, infatti, tradotto proprio dal cinese significa “non azione”, “assenza”, “vacuità”.

Bertoni Editore

Nunzio Di Sarno, nelle sei parti (o capitoli) che strutturano e fungono da scheletro alla sua opera (L’inizio è la fine, Mulinelli atomici, In cammino, Cornici e Confini) canta, come solo il suo stile poetico permette di fare, proprio i suddetti concetti derivati e ispirati dalla filosofia orientale. In tal modo, non solo si incontrano anche su carta, Oriente ed Occidente ma si traccia un disegno assai preciso e dettagliato di una certa atmosfera, di un certo sentire e osservare che appartiene sì all’Autore ma quest’ultimo lo offre generosamente al suo Lettore che lo fa proprio. Più o meno condivisibile e accettabile. Ma proprio.

Il Di Sarno gioca con i suoi versi disegnando anch’essi su carta. Così facendo i suoi componimenti, siano essi ispirati al genere haiku o “più tradizionali”, strutturati in strofe dal verso libero, prendono vita e non solo senso. Per comprendere ciò che si intende dire, è sufficiente osservare nella sezione nominata Mulinelli atomici, l’utilizzo che il Poeta fa dello spazio della pagina e della posizione in cui decide di collocare le sue parole. Queste ultime, infatti, si muovono come in un gorgo, come in mulinello, vivono e danzano sulla carta trascinando con sé il Lettore che, con lo sguardo o con la voce, a sua volta muove i passi di questa lettura danzata e danzante.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Ma non solo. Il Poeta non manca di creare dei suoi componimenti in lingua inglese (ad esempio HTML e una parte di PostModern) dei quali, un appunto o un suggerimento che ci si sente di dare, per aiutare e agevolare ogni Lettore nella sua comprensione e corretta valorizzazione del testo, è quello di riportare anche in nota la traduzione in Italiano. Certo, probabilmente in questo modo l’Autore andrebbe a perdere la forza e la spinta del suo senso in quei determinati versi che la lingua inglese, in quel caso, gli ha restituita completa come desiderava… ma se la Poesia è anche condivisione tutti i Lettori devono poter essere messi nella condizione di poter apprendere, comprendere e riflettere sulla loro esperienza di lettura e di conoscenza.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Ad ogni modo, ancora una volta Nunzio Di Sarno regala una raccolta di poesie che guardano e puntano oltre l’orizzonte pur appartenendo (anche) alla realtà che le circonda e da cui sono state partorite. Esse riempiono perfettamente lo scarto tra vuoto e pieno che caratterizza le vite di tutti noi e riescono a trovare un buon assetto ed equilibrio d’animo. Divengono vive e danzano. Da parole divengono anima e carne. E “non solo” pensiero. Agiscono. E assieme ad esse Nunzio Di Sarno tiene il tempo del loro incessante ritmo. Su carta e nell’animo. Una cosa sola.

Incontro con l’Autore

Come nasce il progetto di questa nuova silloge Wu?

Il poeta napoletano Nunzio Di Sarno (Per gentile concessione di Nunzio Di Sarno)

Quasi tutte le poesie sono state scritte tra l’autunno del 2011 e quello del 2012. All’epoca, eccitato da una mia prima chiara e definita rivelazione poetica e dai feedback positivi di un amico che lavorava in una casa editrice, sembrai per un po’ determinato a pubblicare, o meglio a tentare la lunga strada per la pubblicazione. Poi però il susseguirsi di esperienze sempre più profonde mi convinse ad attendere, per creare un’unica raccolta divisa in due grossi blocchi. Alla fine, di alcuni eventi di passaggio c’è traccia nel terzo capitolo della raccolta, dal titolo In cammino, mentre il secondo blocco è diventato col tempo una raccolta separata, attraverso un lavoro lungo ed a tratti tormentato e doloroso, data la materia e le circostanze. Forse sarà di prossima pubblicazione.

Come già accaduto con il suo esordio letterario con la silloge Mu, anche in questo caso, molto importante se non fondamentale è la filosofia orientale. Cosa la attrae, la affascina di questo mondo e modo di pensiero e di interpretazione della realtà? E in che modo riesce a tradurla e a inserirla nella sua poetica?

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Sono sempre stato molto attratto dalle filosofie realizzative o esperienziali, come dir si voglia. Sia occidentali che orientali. A volte dei concetti connessi a precise esperienze sono espressi meglio in una tradizione piuttosto che in altre, anche se il fine ultimo di tutte è quello della conoscenza di sé e della trasformazione, per il beneficio di sé e di tutti gli esseri senzienti. Ciò confluisce in modo molto naturale nella mia poetica, meditando e studiando. È come se questi mondi, non solo quello dello zen o del taoismo, prendessero forma, attraverso le pratiche, intrecciandosi con la mia storia personale e con la mia visione. Da lì vanno semplicemente ad unirsi alle tracce e agli strumenti che mi definiscono come uomo, prima che come scrittore. Forse ci si spinge verso oriente perché lì molte più tradizioni sono rimaste vive attraverso le trasmissioni nei lignaggi, così come la relazione tra corpo, parola e mente, viziata in Italia dal canone cattolico. A me sembra, che una certa psicologia e psicoterapia, cerchi oggi di riconnettere corpo e mente, umanesimo e scienza, spiritualità e materialismo, per una guarigione veramente olistica. In fin dei conti tutti noi ricerchiamo la felicità e il benessere, sfuggendo alle sofferenze, ma come e a che prezzo? Il punto primo sarebbe capire da dove nasce la sofferenza e come si può estinguere: in sintesi le quattro nobili verità che Buddha Shakyamuni pone alla base del Dharma.    

Nunzio Di Sarno, “Mu” (Edizioni Oèdipus, 2020)

La parola Wu si traduce dal cinese con “assenza”, “non essere”, “vacuità”. Ecco: a cosa si deve la scelta di questo titolo per la sua silloge?

Come già in Mu, all’inizio della raccolta, ci sono dei riferimenti per orientarsi. In questo caso c’è una citazione di Zhuāngzǐ ed una di Lǎozǐ, dai due testi fondamentali del taoismo. Con Wu si fa riferimento al non essere, al vuoto che non si vede, ma è il completamento dell’essere e del pieno, oltre a definirne spesso l’utilità, come ricordato nel capitolo XI del Tao Te Ching, dove si dice appunto: “Modelliamo l’argilla per farne un vaso, grazie al suo vuoto (wu) abbiamo l’utilità del vaso”. L’intento è inserirsi in questo impercettibile spazio intermedio tra essere e non essere, tra vuoto e pieno, e ritornare con delle immagini e delle parole che ne possano tradurre la dinamica rigeneratrice. Zhuāngzǐ fa invece riferimento ad un vuoto primordiale, la madre in perenne procreazione, a cui mi riconnetto direttamente in una delle poesie finali quando parlo di Bianco e Caso.

Leggendo i suoi componimenti ci si accorge che i suoi versi e le sue parole occupano uno spazio particolare sul foglio, quasi animandolo. Le sue parole danzano sulla carta. A cosa si deve questa scelta spaziale in cui sono inserite le sue parole?

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Le parole sembrano ossa disposte su uno scheletro che assume posizioni diverse, spinto dalle circostanze. Alle ossa-parole si attaccano i muscoli, la carne-connotante dall’interno e dall’esterno, che cambia e si muove a seconda del soffio. Sembrano date solo l’entrata e l’uscita, come quelle del corpo, per nutrirsi o liberarsi. Ognuno a seconda del tempo e dello spazio che si trova ad abitare, può scegliere il passo per inoltrarsi nel sentiero, le pause, la fine ed il ritorno. Il vortice delle immagini spiegate sugli arti disperde e ricompone il senso. Lo smarrimento che attraverso la misura porta al cambiamento. Pure i componimenti che s’ispirano all’haiku si piegano allo scheletro.

Wu è la sua seconda silloge. Quali differenze riscontra con la precedente Mu?

La differenza è da rintracciarsi per prima cosa nei dieci anni di differenza tra le due pubblicazioni. In Wu forse c’è un maggiore tono oracolare ed alcuni versi possono sembrare più ostici ad una prima lettura. Richiede maggiore pazienza, concentrazione e spazio al lettore, che deve interagire con le ossa-parole utilizzando anche la propria carne, riplasmandola secondo le necessità del caso. In Mu c’è una diversa stratificazione dei significati che credo possa avvicinare di più.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Il difficile periodo del lockdown e quello che ancora tutti noi stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria come ha influenzato la sua scrittura, la sua poetica e il modo di rapportarsi con il suo Lettore?

Come già detto, queste poesie sono state scritte quasi dieci anni fa. Nonostante ciò, rileggendole durante la correzione delle bozze, mi ha sorpreso quanto risuonassero attuali, tanto da sembrare profetiche. Posso solo dire che subito dopo il primo lockdown è nato un progetto di versi ed immagini dal titolo Mu transmissions, che pubblico sul http://www.ilpickwick.it e su https://contropiano.org

Per il resto, la mia vita, come quella di molti altri è stata segnata dal covid: malati e morti in famiglia, dolore, reclusioni forzate, solitudine, paura, tensione, ansia… il tutto alimentato e mal gestito da media e istituzioni. Spesso in momenti storici così oscuri e sofferenti si parla di apocalisse, sia nell’accezione di fine di un mondo che in quella di rivelazione. Le vecchie credenze e le leggi traballano, aumentano la superstizione e i contrasti. L’ascolto latita, perché l’emergenza costringe ad agire secondo i grandi numeri, senza andare troppo per il sottile. Il capitalismo non fa che cavalcare qualsiasi nuovo evento, secondo la stessa logica di sfruttamento e distruzione. Sembrano dispiegarsi nuove forze e delinearsi schieramenti diversi, ma tutto si confonde per l’assenza di un’ideologia.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Il dibattito su vax – no vax, alimentato a mestiere dall’alto e dal basso più o meno consapevolmente, ci impedisce ancora di misurarci in maniera dialettica su temi quali la redistribuzione del reddito, la sanità, la scuola e l’amministrazione pubblica, il precariato, l’evasione fiscale, la questione energetica, le partite iva e la tassazione ormai insostenibile… l’economia politica. L’elenco sarebbe lunghissimo, ma aggiungo soltanto altri due temi che ritengo importantissimi e che la pandemia ci ha sputato in faccia e il governo ha risolto con una passata di amuchina: il benessere psicologico (da intendersi in tutte le relazioni, interazioni, capacità, possibilità interne ed esterne…) e il rapporto con la morte. Soli di fronte a un male che si moltiplica. Soli di fronte al Male che si moltiplica. Soli prima, durante e dopo la morte. Il trauma pandemico ci rivela la nostra natura ultima: siamo soli. Da qui, lo slancio evolutivo risanante dovrebbe spingerci a scendere in questa solitudine per sentire che la nostra esistenza dipende da ogni altro essere vivente.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Purificare le relazioni di dipendenza potrebbe forse creare legami nuovi, non viziati dal potere, che agisce in forme diverse, spinto dalla paura di perdere o dalla brama di possedere. Potrebbe suonare banale, ma se tutti fossimo coscienti dell’interdipendenza che ci lega e di quanto incida sugli equilibri ogni nostra piccola azione o parola, saremmo più cauti nel misurare rischi e benefici. L’impressione però è che la pandemia, con la paura del contagio, con l’inasprirsi della caccia alle streghe, con l’intensificarsi degli estremismi, con l’estenuante tensione nell’attesa, con l’evitamento di sopravvivenza, con l’impoverimento di sistema, con la sublimazione virtuale dei bisogni, con una comunità sgretolata e indebolita, abbia aumentato rabbia, diffidenza e smarrimento. Che senza una direzione, rimangono sospesi, in balia di ammiccamenti e travestimenti dei vecchi e dei nuovi imbonitori, poco cambia. L’aria s’addensa, può togliere a tratti il fiato e la vista. Eppure, in fondo, il cuore continua a pulsare.

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Qual è la poesia o il verso che avrebbe voluto scrivere? E perché?

Non lo so. Non ragiono mai in questi termini. Penso scrivendo. Il verso prende una certa forma ed una direzione, mentre scrivo, né prima né dopo, ma durante. Quindi non so mai cosa succederà. Perciò non potrei dire cosa avrei voluto scrivere. Vorrei però scrivere dei romanzi, da alcuni appunti che ho. Ma non so esattamente se e né quando accadrà. Per ora ho diverse raccolte quasi concluse, che spero vedano la luce presto e con editori che ne possano curare bene la distribuzione e la promozione.

Come descriverebbe con un aggettivo o una frase il suo stile poetico?

Nunzio Di Sarno, “Wu” (Bertoni Editore, 2021)

Ne uso tre: esperienziale, essenziale, trasformativo. Questo è quello a cui tendo, poi è il lettore a dire quanto riesca a concretizzare questi intenti.

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

La raccolta a cui ho fatto riferimento nella prima risposta, che ho già inviato ad alcune case editrici. Poi c’è un progetto di psicologia ancora da definire.

 

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