La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta “Vic” (Algra Editore) l’ultimo libro di Francesco Cusa, scrittore e musicista catanese. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!
La trama
Vic è uno scrittore che, dopo aver ideato oltre diecimila incipit di possibili romanzi da proporre all’Ipotetico Editore, trova la giusta ispirazione raccontando proprio della sua vita. Nato e cresciuto a Cotrone, immaginaria cittadina del sud, dove ancora vive, Vic inizia a scrivere e raccontare quasi sotto forma di diario – in prima e in terza persona – i protagonisti della sua vita di uomo maturo dall’animo ribelle e fanciullesco come quello di un bambino. Si incontrano personaggi reali e irreali (se non addirittura surreali), immaginari e fantastici, fantasmi, ricordi, donne amate, tradite, complessi dai netti tratti freudiani… un circo di immagini, di volti che si mescolano alla possibilità del reale dove l’una e l’altro si compenetrano a tal punto da non scindersi più. Così, Vic dà voce alla sua Cosa Pulsante incoraggiando l’Ovunque, il suo universo: vero e fantastico dominato dalla presenza/assenza dei fantasmi che animano la sua vita.
Sul libro
Nel novembre 2021 la Casa Editrice catanese Algra Editore pubblica il romanzo Vic del musicista e scrittore Francesco Cusa impreziosito dalla Prefazione di Massimo Cracco, dalla postfazione di Giuseppe Carbone e dal tratto del filosofo e musicista Pier Marco Turchetti che ha realizzato la copertina del volume.
Diciamolo subito: Vic è un romanzo assai interessante nel panorama contemporaneo editoriale: apparentemente senza regole e confusionario dimostra di essere un profondo testo introspettivo dove, con profonda ironia, senso pratico nei confronti della realtà narra l’incubo/sogno di un uomo senza età in bilico tra la maturità e la fanciullezza che fa i conti con i suoi fantasmi veri e presunti incarnati, ad esempio, dallo spirito della madre che sembra non dargli pace e rimbeccarlo anche dall’aldilà. Spazientendolo. Se non irritandolo.
Si aggiunga che Vic è uno scrittore che sta disperatamente cercando un’idea valida da presentare al suo Ipotetico Editore: ne ha scritti e pensati circa dodicimila e ogni volta boicottandosi svalutandosi e sminuendosi. A tal proposito Vic, proprio per questa sua vena autodistruttiva che, però, diviene la sua fonte di carica e di energia, ricorda un poco la figura del mesto Zeno Cosini ne La coscienza di Zeno di Italo Svevo con la differenza che Vic è molto più sfrontato e chiama le cose con il proprio nome. Fantasmi compresi. Allo stesso tempo, però, la scrittura di Francesco Cusa e la Cosa Pulsante che diviene l’anima di questo suo libro, ricordano (soprattutto nell’uso della grammatica e nelle “sparate” – ovvero soliloqui – del protagonista) non poco Giuseppe Berto e il suo splendido testo Il male oscuro.
Vic è un romanzo potente e persino musicale: leggendolo, infatti, si scorge il profondo rapporto dell’Autore con la musica e tra le pagine si ritrova del rock duro ma anche quel rock romantico stile Aerosmith, Scorpions e Guns ‘N Roses. Tutto è perfettamente calibrato come il continuo scambio tra realtà/surreltà/aldilà. Tutto e tutti in Vic parlano ed esprimono la propria opinione. Ognuno con il proprio lessico e le proprie possibilità. E Vic parla con tutti anche quando vorrebbe ignorarli (vedi la mamma!) ma non riesce a staccarsene. È lui, fa parte di lui. Con tutto il suo mondo – che farebbe gola a registi dalle atmosfere alla David Lynch o alla Lars Von Trier – dentro.
A Francesco Cusa, quindi, va il merito di aver creato un romanzo fuori dalle righe (nel senso che va letteralmente oltre), fuori da ogni (buon)senso e di ogni rigida regola. È un romanzo libero e, anche per questo, profondamente musicale. È esattamente per questo motivo che Vic, così come i suoi protagonisti, o si ama o si odia.
Non ci sono vie di mezzo proprio perché Francesco Cusa le ha superate intraprendendo una strada tutta sua: particolare e unica. E poi, in fondo in fondo… tutti ci siamo sentiti almeno una volta un po’ Vic. Anche per questo non possiamo provare simpatia per questo uomo senza età dell’immaginaria cittadina di Cotrone (già “scoperta” da Luigi Pirandello ne I giganti della montagna) che fa sfilare i suoi amici/nemici/fantasmi su un’altrettanta passerella che riporta alla mente a quella leggendaria descritta da Federico Fellini nel finale di 8 e ½.
Incontro con l’Autore
Come è nato il progetto editoriale di Vic?
In accordo con l’editore Alfio Grasso mi sono deciso a pubblicare Vic per Algra Editore. Mi ha spinto la mia costante ricerca della “verità”. Rispetto alle società del passato, immerse nella trascendenza e soggiogate dal mito, la nostra contemporaneità pare aver rimosso la magia, l’irrazionalità dal proprio quotidiano. Ma questa è solo l’apparenza; sotto la scorza della morfologia dell’essere del 2021, operano diversi strati: l’ancestrale misterioso delle civiltà del passato, l’Aletheia, il sapere che sfugge alle maglie della razionalità. Vic è un uomo conficcato in una realtà metafisica, la cittadina di Cotrone, che potrebbe ricordare la Twin Peaks lynchiana, ed in essa vive, in una temporalità contraddittoria, a fianco dei vivi e dei morti. In questo senso è un personaggio negativo che si oppone alla positività priva di limiti (e perciò logorante) della normalizzazione, l’ultimo baluardo identitario contro l’omologazione.
In Vic compaiono diversi piani narrativi in cui reale e irreale, interno ed esterno del protagonista, si confondono e si completano. In che modo è riuscito a trovare il giusto equilibrio in fase di stesura di Vic?
Vic si muove nel paradosso della sua vita sregolata e la sua traiettoria incrocia quella del microcosmo di Cotrone, invischiando in una ragnatela tutti i personaggi del romanzo. In un certo senso egli è una sorta di santo, di martire, e come tutti i martiri è spinto fino agli estremi del sacrificio in virtù di una visionarietà che non conosce, appunto, limiti terreni. Cotrone è un non-luogo, una specie di realtà morfologica alienata, un limbo posto fuori o sul limitare del Divenire in cui si muovono i protagonisti del romanzo (della mente di Vic, di quella dell’autore). È tutta una periferia di qualcosa, una palude metafisica in cui i morti paiono più vivi dei vivi. Forse è in questa esplorazione del limite, inteso più in chiave spirituale che materico-corporale, nella costante ricerca della relazione tra mondo dei vivi e mondo dei morti che ho trovato un paradossale equilibrio. Il Sacro è parte carsica del nostro tempo “scientifico”, permea le nostre vite, la vita di Vic, in maniera carsica, sotterranea. Vic è una sorta di osceno pontefice che opera fra le maglie del linguaggio, funge da catalizzatore di una determinata polarità.
Da chi o cosa ha tratto ispirazione per la creazione di Vic?
Mi serviva un personaggio estremo che potesse incarnare tutti i contrasti dell’umano sentire.
A quale dei personaggi del suo libro sente di essere più legato? E perché?
Senza dubbio a Sally, perché incarna il mio ideale di donna, presente e al contempo irraggiungibile. Un po’ Justine e un po’ Juliette.
Lei è anche musicista e compositore: in che modo riesce a trovare l’armonia tra le note e le parole?
Ho sempre scritto, fin da giovane. Anche se sono più conosciuto come musicista, questa dello scrittore è per me divenuta una professione da circa una decina di anni, quando ho deciso di rendere pubbliche le mie opere letterarie sotto forma poetica, saggistica, poi esplorando l’aforisma, il racconto ed il romanzo. Da questa prospettiva accedo in maniera affine in ogni ambito in cui mi cimento. A muovere il tutto è sempre l’emozione. La musica, la letteratura, giocare alla Playstation… è tutto un viaggio della coscienza.
La sua musica e la sua scrittura in cosa si somigliano e si differenziano?
Come sempre nelle mie opere, sia letterarie che musicali, cerco di muovere le coscienze verso aspetti primari del fondamento dell’essere. Da questo punto di vista non c’è alcuna differenza; diciamo che sono ammaliato dal giogo della fascinazione creativa, in ogni campo.
Cosa le ha regalato Vic come personaggio e come romanzo?
L’entusiasmo di chi mi dice: “Lo cominci a leggere e non riesci a smettere fino a quando non l’hai terminato”.
Se il personaggio di Vic fosse una canzone o un genere musicale, quale sarebbe?
Punk-Jazz.
Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato il suo essere “scrittore” e “lettore”?
Citerei Il Conte di Montecristo di Dumas per l’avvincente narrazione, Viaggio al termine della notte di Céline per la straordinaria forza della scrittura, Justine o le disavventure della virtù di De Sade come manifesto della potenza sacra dell’arte dello scrivere.
Quali sono i suoi prossimi progetti professionali ed editoriali?
Ho appunto quasi terminato la mia quinta raccolta poetica Il Giusto Premio, un nuovo romanzo – 2056 – di natura distopica e fantascientifica -, una raccolta di sonetti dal titolo Rime Sboccate, un altro saggio dal titolo L’Orlo Sbavato della Perfezione.