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Letto per voi… “Nella città l’inferno” di Isa Mari

A circa settant’anni dalla prima pubblicazione, le edizioni Readerforblind hanno ristampato il romanzo Roma, via delle Mantellate di Isa Mari con il titolo Nella città l’inferno da oggi disponibile in tutte le librerie. Ricordate l’omonimo film con Anna Magnani e Giulietta Masina diretto da Renato Castellani nel 1958?

La trama

Isa Mari, “Nella città l’inferno” (Readerforblind, 2023)

Nel cortile della questura, l’agente conta:
«Una… due… tre… quattro… cinque».
Cinque donne entrano una a una nel camioncino cellulare. L’agente chiude a chiave lo sportello posteriore e dà il via all’autista. La carne è caricata. Si parte.

Questo è l’incipit del romanzo di Isa Mari che, dopo una detenzione di otto mesi per motivi politici, racconta con estrema sincerità, crudezza e verità la vita all’interno del carcere di via della Mantellate (Regina Coeli). L’Autrice racconta delle sue compagne, delle loro avventure e sventure, dei loro capi d’accusa, dell’amore rimediato e rubato tra una doccia e uno sgabuzzino, dei poveri pasti, della follia, delle giornate interminabili ma anche della nascita di un sincero e puro amore simbolo di riscatto, rinascita e libertà non solo per Antonella (la ragazza che si fidanza pur essendo detenuta) ma per tutte le donne che stanno scontando la propria pena in questo inferno, in questa tomba per i vivi. L’Autrice e narratrice in prima persona è proprio una delle cinque donne e, quasi come fosse un rapporto, racconta nel suo romanzo tutti i passaggi che le detenute devono compiere sin dall’arresto: dalle scartoffie e la perquisizione all’arrivo in cella.

Isa Mari, “Nella città l’inferno” (Readerforblind, 2023)

Tante donne, tante storie. Tra queste emergono quelle di Paola, Antonella e Patrizia: le prime due per il reato di furto e l’altra accusata di aver affogato la figlioletta. Donne combattive, vittime e artefici del proprio destino che pure le ha piegate e punite ma non ancora sconfitte. L’odore e il desiderio di libertà è forte, la necessità di non perdere la ragione è necessario.

I cancelli si aprono. La porta d’uscita di si apre. (…) Aspira l’aria a pieni polmoni, allarga le braccia per stringere la vita che viene incontro e corre… corre.

Una scena di Nella città l’inferno di Renato Castellani (1958)

Sul libro

Readerforblind

A via de la Lungara ce sta ‘n gradino chi nun salisce quelo nun è romano, e né trasteverino. (Detto romano)

Tra le missioni delle Edizioni Readerforblind c’è quella di recuperare e riportare al grande pubblico le opere – anche meno note – che hanno reso importante la letteratura del secolo scorso. Si deve subito dire che con la (ri)pubblicazione di Nella città l’inferno di Isa Mari (pseudonimo di Luisa Rodriguez), da oggi 27 gennaio disponibile in tutte le librerie e nelle piattaforme online, l’obiettivo è stato assolutamente centrato, colpito e affondato!

Nella città l’inferno, infatti, è la ristampa del romanzo di Isa Mari dal titolo Roma, via delle Mantellate (edito da Corso nel 1953) da cui Renato Castellani nel 1958 – grazie anche al valido aiuto della grandissima sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico – ha tratto il film con Anna Magnani e Giulietta Masina. Nella città l’inferno, appunto. Certamente nelle vostre menti si staranno accendendo come flash fotogrammi e scene di quel film che all’epoca riscosse un buon successo di critica e di pubblico. Come non ricordare la scena del rock ‘n’ roll della Magnani o i tentativi di quest’ultima di “svegliare” la sua compagna di cella Lina, finita in carcere proprio per la sua ingenuità.

Anna Magnani e Giulietta Masina in “Nella città l’inferno” di Renato Castellani (1958)

Eppure tante sono le differenze tra film e romanzo. Quest’ultimo, infatti, appare molto più realistico, crudo, asciutto, sincero e crudelmente reale rispetto alla trasposizione cinematografica. Qui vengono cambiati i nomi delle protagoniste (Magnani/Egle, Masina/Lina, Gajoni/Marietta e Myriam Bru/Vittorina) e solo alcune scene prendono ispirazione dal romanzo (con i doverosi “aggiustamenti” per la censura dell’epoca). Il romanzo di Isa Mari è quasi chirurgico, descrive nei particolari la vita delle detenute, le loro abitudini, le modalità di accesso alle docce, alla biblioteca, le visite, i parti, le perquisizioni, le gelosie, le liti e la violenza tra le donne del carcere di Regina Coeli. La scrittrice, però, affonda ancora di più il coltello raccontando con distacco, con freddezza eppure con estrema partecipazione la pratica delle donne più “libere”, disinibite ma anche di quelle più “insospettabili” di procurarsi amore, piacere, persino in cambio di qualche sigaretta, favore o qualche giorno di vita carceraria un tantino più spensierata, tranquilla e senza fastidi.

Isa Mari, “Nella città l’inferno” (Readerforblind, 2023)

E ancora, l’Autrice ci racconta del carcere come Totò della morte nella meravigliosa poesia ‘A livella. Il carcere, infatti, non guarda in faccia a nessuno: né il ricco né il povero, né l’ignorante né la persona istruita… tutti possono “finirci dentro” e per i motivi più disparati che vanno dal furto all’omicidio, dalla prostituzione a spaccio di stupefacenti passando per la sovversione e l’oltraggio a pubblico ufficiale. Persino se si è innocenti si può finire in prigione! Per sbaglio certo, ma intanto non lo si nega a nessuno. Così facendo, però, Isa Mari non solo ci regala un compendio del modo di vivere, parlare, comportarsi dietro le sbarre di una cella in cui più persone sono obbligate a convivere ma ci mostra anche un modello giudiziario a noi distante. Forse più presente e attento. Forse più moralista. Certamente più accorto al rispetto delle norme e delle regole sui cui poggia la società (pur tenendo conto delle eccezioni e dei casi di malagiustizia, ahinoi, da sempre esistiti e presenti). Da qui, però, rischiamo di far prendere al nostro discorso un’altra piega.

Isa Mari, “Nella città l’inferno” (Readerforblind, 2023)

È doveroso sottolineare l’attualità di questo romanzo che, pur con un titolo diverso, resta di una modernità e di una forza disarmanti. In parte questo è dovuto all’esperienza vissuta in prima persona di Isa Mari ma molto è sicuramente dovuto al suo talento, alla sua capacità e alla sua scelta di dar vita a un racconto onesto, vero, sincero, forte di una scrittura e di uno stile asciutti, crudi, dal linguaggio violento ma mai volgare, diretto grazie anche all’uso dei dialetti (soprattutto quello romano) e di una pungente ironia che sfocia nei stornelli a dispetto tra una cella e l’altra che un poco colorano i grigi e oscuri corridoi del carcere.

Per tutta questa spinta innovativa – nel 1953 come nel 2023, esattamente a settant’anni di distanza – consigliamo vivamente di leggere Nella città l’inferno e di “incontrare” vis à vis Isa Maria  e le sue compagne di detenzione. Sapranno lasciarvi certamente degli insegnamenti. Tra questi vi sono il dovere, la capacità di non giudicare cui si aggiungono  il valore e la bellezza della Libertà, della riflessione, del desiderio e della speranza che si può sempre e comunque tornare a vivere. Dopo aver saldato i propri conti con la giustizia, naturalmente. Quelli con la propria coscienza sono altra cosa.

Isa Mari, “Nella città l’inferno” (Readerforblind, 2023)

E poi… non dimentichiamo che Isa Mari, oltre ad essere figlia del noto attore e regista Febo Mari e dell’attrice Piera Vestri,  è anche l’Autrice del romanzo Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata  (Casa Editrice Libraria Corso) da cui Luigi Zampa ha tratto l’omonimo film con Claudia Cardinale e Alberto Sordi. Un’altra pagina della nostra Italia con le nostre emigrazioni e i matrimoni per procura. Ma questa è un’altra storia…

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