La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta il romanzo “La traccia del pescatore” di Roberta Castelli (Golem Edizioni). L’ispettore Vanedda, che ha deciso di combattere i pregiudizi restando a lavorare nella “sua” Sicilia, deve risolvere un caso di omicidio avvenuto nell’immaginario paese di Lachea…
La trama
Sicilia. Nell’immaginario paese di Lachea, il commissario Angelo Vanedda assieme ai suoi collaboratori, l’ispettore Vaccaro e l’agente Caruso, deve risolvere un caso di omicidio. Nel Bed & Breakfast della famiglia Condorelli è stato ucciso Vincenzo Consoli. Nello stesso tempo, però, scompare anche la giovane Agata, figlia dei proprietari della struttura ricettiva. Tra donne tradite, offese, umiliate, spaventate e uomini dalla doppia vita, bramosi di denaro e di avventure… il commissario Vanedda dovrà scoprire la verità basandosi principalmente su un indizio: una macchina giallo canarino vista da un pescatore. Ma non solo. Il commissario ha anche la sua vita privata da risolvere. Vanedda, infatti, ha deciso di continuare a vivere nella sua Sicilia assieme al suo compagno Gerlando nonostante le difficoltà, i pregiudizi e il complesso rapporto che ha sempre avuto con suo padre. Tutto, però, precipita. Viene messo alle strette. La sua vita o il suo lavoro? Il commissario Vanedda, così, si ritrova a dover risolvere due “casi” tra loro così diversi eppure tanto collegati tra loro.
Il commissario Vanedda stava guardando il mare, appoggiato con i gomiti alla ringhiera della piazza sotto l’immenso castello normanno che, nero e maestoso,
lo riparava da un sole che picchiava forte, nonostante fosse dicembre. L’aria, con i suoi venti gradi, vibrava sulle note di una leggera brezza, pregna di salsedine e di antiche storie di marinai. La vegetazione, tra le rocce in basso, era per metà ancora verde e per metà secca. Alcuni pescatori tenevano in mano canne lunghe e flessibili, mentre l’azzurro del mare cercava di mischiarsi a quello del cielo. L’orizzonte era una linea delicata, rassicurante, e dalla parete del castello spuntavano alcuni ciuffi rigogliosi.
Sul libro
Nell’ottobre 2020 la Golem Edizioni pubblica nella Collana “Le Vespe” il primo romanzo giallo di Roberta Castelli dal titolo La traccia del pescatore. La Sicilia del commissario Vanedda.
Prima di parlare del libro, però, è doveroso fare una precisazione riguardo all’Autrice. Roberta Castelli, infatti, che nel suo romanzo racconta così bene e con tanto trasporto la terra siciliana, in realtà nasce a Torino ma cresce in Sicilia, precisamente ad Aci Castello in provincia di Catania, mentre oggi vive e lavora a Vienna.
Da qui si capisce il perché di questa passione e di questo amore per la Sicilia che traspare ne La traccia del pescatore. Si tratta del primo romanzo di Roberta Castelli la cui penna, però, non è passata inosservata con il racconto La macchia rossa, inserito nell’antologia di racconti noir Il tallone di Achille (Golem Edizioni, 2019), dove compare per la prima volta il personaggio del commissario Vanedda.
La traccia del pescatore è un libro che si sviluppa su due piani narrativi tra loro paralleli e (inter)dipendenti. Da un lato, infatti, abbiamo la vicenda di Agata Condorelli e della misteriosa morte di Vincenzo Consoli, dall’altro la storia personale di Angelo Vanedda che si ritrova a dover lottare con una società in cui non si riesce ad accettare un amore, una unione tra persone dello stesso sesso. In due parole: pregiudizio e omofobia. A unire queste due sfere narrative, però, vi è la figura del professor Gregorio: ex insegnante di Vanedda ora in pensione e tornato a stabilirsi nella sua terra d’origine a godersi il meritato riposo e la bellezza della sua isola. A tal proposito, è doveroso ricordare che il borgo di Lachea è frutto della fantasia dell’Autrice la quale, così facendo, ha certamente creato una sorta di microcosmo tutto suo e un ambiente liberi da ogni minima costrizione (descrittiva, narrativa, storica, ecc.). Nonostante questo, però, dal racconto di Roberta Castelli arrivano al Lettore i profumi, i sapori, i colori, le tradizioni della bella Sicilia. Pensiamo alla Festa di San Mauro che si festeggia il 15 gennaio (proprio ad Aci Castello) o la Festa di Sant’Agata, Patrona di Catania che viene celebrata ai primi di febbraio.
E non è tutto. L’Autrice, infatti, all’interno del suo racconto dissemina perle del suo bel dialetto che avvicinano ancor di più il Lettore all’atmosfera calda e travolgente della Sicilia permettendogli di viverlo a pieno. In questo senso una sola osservazione credo sia doverosa fare soprattutto per chi non conosce e non è vicino al dialetto “siculo”: sebbene nella maggior parte dei casi dove si trovano espressioni dialettali si capisca il senso generale del discorso forse sarebbe stato più utile al Lettore avere anche delle note dove riportare il significato “preciso” delle parole o dei modi di dire. Questo non solo per permettere una comprensione maggiore del testo ma anche per valorizzare e dare ancor più lustro al dialetto, in questo caso siciliano, che merita di essere conosciuto e capito nel suo intero significato.
Ad ogni modo La traccia del pescatore resta un romanzo giallo ben scritto, dalla trama fin troppo lineare e poco intricata trattandosi appunto di un omicidio da risolvere.
Il commissario Vanedda ha solo “scaldato i motori” perché certamente nella scrittrice appaiono tutti i presupposti, le capacità e gli elementi per la creazione e la realizzazione di un romanzo molto più complesso e, in un certo senso, “maturo”. Però, ed è giusto sottolinearlo, attraverso questo romanzo Roberta Castelli si è assunta anche il compito di raccontare, dopo l’inizio ad effetto del suo libro che ricorda non poco le prime scene del film Final Destination (James Wong, 2000), uno spaccato di una società reale di cui leggiamo e affrontiamo tutti i giorni nel quotidiano: la lotta e l’impegno contro l’omofobia. In tal modo, la vicenda a volte risulta essere sbilanciata su uno o l’altro piano del racconto che non sempre sembrano andare di pari passo pur arrivando al traguardo ovvero alla “soluzione” e alla conclusione quasi nello stesso momento. Ciò anche grazie alla figura del professor Gregorio che – rappresentando una sintesi tra “un” Virgilio, una coscienza e un padre – consiglia, sostiene e guida (più o meno involontariamente) i pensieri e le azioni del suo ex allievo Angelo Vanedda regalandogli quella sicurezza che, forse, non ha mai ricevuto né trovato nella figura paterna con cui è ancora in conflitto.
Eppure La traccia del pescatore rimane un romanzo molto piacevole da leggere, forte del suo stile autentico, leggero che non è affatto sinonimo di superficiale, ricco di colori e profumi siciliani. L’Autrice ha certamente creato un commissario umano, razionale quanto basta, emotivo, sentimentale, preoccupato che ben conosce i propri limiti nonostante la sua testardaggine e la sua pignoleria. Il commissario Angelo Vanedda farà certamente parlare ancora di sé… e noi aspettiamo di scoprire e conoscere la sua prossima avventura!
Incontro con l’Autrice
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Intanto la ringrazio per la disponibilità e per lo spazio che sta dedicando al mio libro. La scrittura è stata sempre un’estensione della mia anima e una fedele compagna di viaggio. Non ricordo un periodo della mia vita nel quale non ho preso in mano una penna per scrivere qualcosa.
Come è nato il progetto editoriale de La traccia del pescatore. La Sicilia de Commissario Vanedda?
Il commissario Vanedda ha visto la luce per la prima volta in un racconto, La macchia rossa, anche questo pubblicato dalla casa editrice torinese Golem Edizioni e inserito nell’antologia noir Il tallone di Achille. In seguito, visto che mi ero affezionata al personaggio, ho deciso di scrivere La traccia del pescatore che, per mia fortuna, ha subito trovato un riscontro positivo da parte dell’editore; così è nata la prima indagine ufficiale del commissario Angelo Vanedda.
La sua terra d’origine, la bella Sicilia, quanto ha influenzato e influenza il suo stile e la creazione delle sue storie?
Credo che la Sicilia sia il vero propulsore che oggi mi spinge a scrivere. È una terra che amo alla follia ma nella quale non posso vivere, per un contrasto troppo netto tra il mio modo di affrontare le cose e l’attuale situazione dell’isola. La mancanza è forte, come lo è la voglia di tornare a casa, e solo vivendola attraverso le mie storie io riesco a immaginare di essere ancora lì, allentando un po’ la morsa della nostalgia.
Quali difficoltà ha riscontrato nella creazione dei personaggi del commissario Vanedda e dell’ispettore Vaccaro?
I due personaggi sono nati in modo naturale, senza particolari difficoltà. Anzi, devo ammettere che spesso, soprattutto con Vaccaro, mi sono molto divertita. Aspetto sempre che siano i personaggi a rivelarsi, raccontandomi i loro pregi e i loro difetti, e questo modo di procedere, senza forzature, mi regala grandi soddisfazioni.
Nel suo romanzo si pone l’accento anche su un tema purtroppo molto attuale come l’omofobia inserito in un contesto assai difficile come quello del piccolo paese immaginario di Lachea che, in tal senso, rappresenta il mondo. A cosa è dovuta questa scelta narrativa che l’ha portata a creare una bella storia nella storia e a descrivere un difficile rapporto padre/figlio?
Avevo voglia di dare voce a chi è costretto ogni giorno a lottare contro un muro di odio e di ignoranza e con Angelo Vanedda ho provato a raccontare la doppia difficoltà che incontra, proprio in funzione del lavoro che svolge e che si nutre di stereotipi ormai ben noti. Lachea rappresenta il mondo, è vero, ma a volte noi siciliani tendiamo a conservare, oltre che le tradizioni, anche mentalità obsolete che dovrebbero appartenere al passato. Forse dipende dal mare che ci circonda e che crea una sorta di bolla, dove il tempo pare fermarsi. Per quanto riguarda il rapporto padre/figlio, è purtroppo la conseguenza, non solo di una mentalità poco aperta ma anche dell’importanza eccessiva che si dà a “ciò che la gente pensa di noi e che potrebbe raccontare in giro”. Questo è un limite che condanna tutti a una vita di non libertà.
Come è nata l’idea del paese immaginario di Lachea?
Lachea non è altro che Aci Castello, il mio bellissimo paese in provincia di Catania. Gli ho dato questo nome, preso in prestito dall’isola Lachea, al largo di Aci Trezza, per avere la libertà di giocare con i personaggi, tutti di pura fantasia, senza che qualcuno si senta tirato in causa.
Quali sono secondo lei, gli elementi fondamentali per realizzare un romanzo giallo convincente e avvincente?
Ho abbracciato da poco questo genere e La traccia del pescatore, pur essendo un giallo, ruota soprattutto attorno alle vicende private dei personaggi. Il crimine, a volte, sembra quasi un fatto irrilevante, anche se riesce comunque a creare molta curiosità. Quindi non saprei dire quale sia la formula migliore ma spero con tutto il cuore di essermi almeno avvicinata a quello che si può definire un vero giallo. La cosa che reputo importante però, a prescindere dal genere, è la capacità che ha un libro di arrivare al cuore dei lettori. Questa per me è la vera soddisfazione.
Da Autrice a lettrice: quali sono stati i libri e gli scrittori che hanno contribuito alla sua formazione personale e autorale?
È difficile rispondere a questa domanda, perché sono una lettrice onnivora e da ogni libro ben scritto cerco di imparare qualcosa. Posso menzionare Helga Schneider, un’autrice che amo moltissimo e che riesce a trasmettere, attraverso le parole, infinite sfumature di emozioni. Anche Carlos Ruiz Zafón merita di essere ricordato, non solo perché purtroppo ci ha lasciati di recente e troppo presto, ma soprattutto perché aveva la rara capacità di creare mondi unici e quasi magici. Mi mancherà tantissimo.
Sono previste delle altre indagini del Commissario Vanedda?
Sì, ho iniziato a scrivere una nuova indagine.
Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?
Al momento sono molto concentrata sulla promozione di questo libro, al quale tengo davvero tanto. Per il futuro, come accennavo prima, ho in cantiere una nuova indagine per il commissario e anche un altro romanzo, completamente diverso rispetto a questo, ma dove non mancheranno la Sicilia e il mio amato mare.
… Naturalmente la Rubrica online “Piazza Navona” ringrazia Roberta Castelli della sua disponibilità e la invita ufficialmente, sin da ora, a raccontarci della sua prossima “creatura” e delle nuove indagini del genuino commissario Vannedda!
Nel frattempo… buona scrittura e buona lettura a tutti!