La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi “Il libraio innamorato”, l’ultimo romanzo dello scrittore bolognese Gianluca Morozzi edito da Fernandel. Due librai indipendenti, quattro personaggi particolari e altrettante storie che si incastrano. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!
La trama
Bologna. Due librai indipendenti. Alessio Barbieri e Monica D’Angelo, l’uno gestisce la libreria Camere Separate e l’altra la libreria Bastogne. A unire i due amici e colleghi, però, non è solo l’amore per il proprio lavoro, la passione per il mondo dei libri e la collezione delle strane richieste e le stranezze di alcuni clienti. C’è molto altro. E questo “molto altro” è parte integrante della storia. In esso, infatti, sono compresi gli altri personaggi che ruotano attorno alle attività e ai sentimenti di Alessio e Monica (tanto timido e insicuro l’altro quanto disinvolta e coraggiosa l’altra. Di questo “molto altro” che è l’anima de Il librario innamorato fanno parte quel cliente che tutti i giorni alla stessa ora entra in libreria per annusare l’odore della carta. Ma perché? Vi sono ancora lo scrittore maudit Saturno Scerbanenco che, a causa di un forte blocco dello scrittore, ha trovato il successo pubblicando quei romanzi rimasti chiusi in un cassetto e riadattati al momento; Samantha Samsara, la scrittrice di romanzi erotici caduta dalle stelle alle stalle che si fa pagare da feticista divenendone vittima di uno stalker; e, infine, la ragazza che sogna le storie che poi scriverà Scerbanenco. Tra i sei personaggi si attiva una girandola vorticosa che porterà a nuovi assetti, a nuovi incontri e a nuove storie… tutte da scrivere e raccontare.
Sul libro
Gianluca Morozzi, scrittore, fumettista e conduttore radiofonico bolognese, torna a pubblicare con la Casa Editrice Fernandel il suo ultimo romanzo Il libraio innamorato.
Il fantastico mondo dei libri e di tutto ciò che gli ruota attorno: ecco, questo potrebbe essere una massima sintesi del breve (troppo!) romando di Gianluca Morozzi, condito da una intelligente ironia e da una fantasia vivace (così tanto da rasentare la realtà!).
Alessio, Monica, Fëdor (sic!) Tiribocchi, la sognatrice, lo scrittore maledetto, la scrittrice di romanzi erotici che pubblica nei social foto dei suoi piedi e riceve soldi da un “fan” tutto particolare e il “vero” autore di queste storie e il Narratore che si presenta come una sorta di bonario puparo, onnisciente e onnipresente. Questi sono tutti i protagonisti de Il libraio innamorato che afferrano il Lettore dalla prima all’ultima pagina senza mai farlo distrarre da altro. Il Narratore/Autore poi, il “biglietto da visita” della vicenda diviene subito amico, confidente e compagno d’avventura del Lettore instaurando con lui (o lei) un rapporto di vero cameratismo.
L’opera di Morozzi ha solo una grande e profonda pecca: vola! È un testo, una storia, un racconto che si vorrebbe leggere e rileggere per il suo ritmo accattivante e incessante, per i suoi dialoghi funzionali e funzionanti, per la costruzione dei protagonisti assolutamente precisa, fornendo loro un’identità ben precisa, per la sua ironia acuta, vivace, intelligente, per il suo stile e il suo linguaggio perfetto con i nostri tempi, per il portarci a spasso per Bologna e nei suoi angoli più belli e pittoreschi. In tal modo, Il libraio innamorato nella sua semplicità di fruizione maschera una costruzione millimetrica, è un congegno preciso, che spacca il secondo, la parola e, come accennato, il suo ritmo. A dirigere questa melodica e melodiosa orchestra è il Narratore che entra ed esce dalla storia, apparendo e scomparendo come uno spiritello, un Puck scespiriano a volte dispettoso a volte coscienzioso il quale, attraverso il suo diretto dialogo con il Lettore, mantiene un doppio concerto: all’interno e all’esterno della storia. Insomma, è un portento!
Il libraio innamorato, però, va ancora oltre. Infatti, ad affiancare la narrazione dei suoi simpatici e a tratti folli protagonisti si serve sia di una solida colonna sonora (Radiohead, Afterhours, Nirvana…) sia di una solida “colonna letteraria” (da Madame Bovary di Flaubert a Dracula di Stoker passando per La vita agra di Bianciardi) sia, ancora di una “colonna cinematografica” basata soprattutto sulla filmografia del genio di Woody Allen ma dove compare anche Tre uomini e una gamba di Aldo Giovanni e Giacomo (1997).
Così facendo, il libro di Morozzi diviene anche una piccola e involontaria guida che suggerisce scrittori, musicisti, registi… abbracciando la cultura in ogni sua espressione. E senza mai avere la minima intenzione di farlo in modo demagogico né per ostentare nulla né, ancora, per insegnare al proprio Lettore. Attraverso le pagine di Morozzi, infatti, è limpida e palese il desiderio di condividere le proprie passioni, i propri gusti e di coinvolgere sotto ogni aspetto il suo pubblico.
Insomma, non ci resta che consigliarvi di non perdere questo breve romanzo dallo stile accattivante, fresco e dal ritmo incessante che molto ricorda il film La Ronde di Max Ophüls (1950) e la commedia Girotondo di Arthur Schnitzler da cui è tratto. Un valzer, un giro di giostra che trascinerà il Lettore all’interno di storie particolari e a tratti surreali, ironiche, romantiche e comiche… e in contatto con dei personaggi tanto umani quanto singolari e reali. E la storia non si può fermare. Altro giro, altra corsa…
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Avevo dodici anni e un mattino, su una spiaggia della riviera romagnola, sono stato folgorato da un romanzo della collana Urania: La lunga marcia, di un certo e sconosciuto Richard Bachman. Talmente folgorato da aver scritto subito il mio primo racconto, su un taccuino, sotto l’ombrellone. Poi ho scoperto che Richard Bachman era lo pseudonimo di Stephen King.
Come è nato il progetto editoriale di Il libraio innamorato?
Avevo mandato all’editore Fernandel un po’ di racconti usciti negli anni tra riviste e antologie per farne una raccolta. L’editore è rimasto colpito dal primo di questi racconti, quello dell’annusatore di libri, e mi ha proposto di espanderlo per farne un romanzo. Così ci ho costruito una struttura intorno con nuove storie e nuovi personaggi.
Ne Il libraio innamorato Bologna è un’altra grande protagonista. Bologna è la sua città e quanto influenza e ha influenzato la sua scrittura e la sua fantasia?
Bologna è piena di suggestioni, cortili invisibili che nascondono tesori dietro antichi portoni, quattro targhe misteriose che accennano a un altrettanto misterioso mistico circuito, i vecchi canali interrati che sbucano qua e là a sorpresa, magari aprendo un’anonima finestrella…e poi si presta a svariate narrazioni. Ci ho messo dentro supereroi, vampiri, rockband, serial killer, e Bologna li ha accolti tutti tra le mie pagine.
Tra i protagonisti (anche singolari) de Il libraio innamorato a quale sente di essere più legato? E perché?
Saturno Scerbanenco ha ricevuto un dono di breve durata: qualche anno, periodo in cui ha scritto tutti i suoi romanzi, ispirato dall’amore e dell’attrazione per una bella editor. Ma poi quel dono l’ha perso, e non sa più come ritrovarlo, tanto a pensare periodicamente e blandamente al suicidio. Non mi è mai capitato di perdere la capacità di scrivere. Credo sia spaventoso. A lui è successo.
Dall’ideazione alla “visto si stampi” qual è stata la parte più complessa nella creazione del suo romanzo?
Non è stato un romanzo molto difficile da scrivere, l’ho terminato in un mese o giù di lì. L’unica difficoltà è stata la sperimentazione di un nuovo stile, una voce particolare per descrivere le vicende di Samantha Samsara, la scrittrice erotico-tantrica. Ho dovuto mettermi alla prova, uscendo dai miei registri consueti.
Ne Il librario innamorato lei è il narratore onnisciente e instaura con il suo Lettore non solo un dialogo ma anche un rapporto di confidenza e complicità. È stato complesso questo entrare/uscire dal racconto e intraprendere un proprio percorso interno alla narrazione ma del tutto autonomo e indipendente?
La scelta della voce narrante è importantissima, quando si inizia a scrivere un romanzo. E siccome è una vicenda in cui si parla di storie, chi le scrive, chi le legge, chi le sogna, mi piaceva che fosse narrato proprio così, come una voce misteriosa ben informata dei fatti che ci racconta una storia.
Il libraio innamorato è accompagnato da una solida colonna sonora e da una imponente “colonna letteraria”: dai Nirvana ai Police passando per gli AC/DC; da F.S. Fitzgerald a Bukowski passando per Dostoevskij. A cosa sono dovute queste scelte e in che modo le ha ponderate e inserite nel testo?
Parlando di librai, scrittori, lettori, le scelte erano inevitabili. A volte ho scelto i titoli in modo molto semplice: ho alzato gli occhi verso la mia libreria e ho selezionato il primo libro sul quale mi sono caduti gli occhi. A volte ho scelto titoli che potessero avere un senso per la trama. La colonna sonora, a differenza di quanto accadeva nei miei romanzi a sfondo rock, sta un po’ sullo sfondo, scandisce i tempi, più che altro, o dà vita a gag come la suoneria di Marcigram.
So che questa domanda sarebbe meglio non farla, ma la faccio: fra tutti i grandi titoli di libri citati nel suo romanzo quale porterebbe con sé su un’isola deserta o vorrebbe annusarne le pagine per entrare in vivo contatto con i suoi protagonisti?
La versione di Barney. Vorrei salire su quel treno e conoscere Miriam prima che Barney arrivi trafelato per dichiararle il suo amore. Preciserei subito “Cara Miriam, io, a differenza di quel tizio che sta per arrivare, non sono sposato.”
Altra componente fondamentale del suo libro è il cinema. Il tempo che passa è letteralmente scandito dai film di Woody Allen usciti in sala. Perché ha deciso di utilizzare proprio il cinema di Woody Allen come clessidra del suo racconto?
Prima di tutto perché sono un grande ammiratore di Woody Allen, come regista, ovviamente, ma anche come scrittore di racconti geniali. E siccome non passa anno o quasi senza un nuovo film di Woody, con un’ex fidanzata usavamo i suoi titoli per mettere in fila i ricordi. “Era l’anno di Pallottole su Broadway o quello de La dea dell’amore?”
Lei è scrittore, musicista, fumettista, conduttore radiofonico, insegnante di scrittura creativa… in quale ambito si sente più a suo agio? E perché?
Pur divertendomi molto a insegnare scrittura creativa e a blaterare in radio, e vergognandomi molto di maltrattare una chitarra sul palco di tanto in tanto, sono prima di ogni altra cosa uno scrittore. È sempre l’attività che mi riesce meglio e che mi diverte e mi appaga di più.
Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni professionali ed editoriali?
A primavera uscirà Picco Scuro, il secondo romanzo della mia serie su Vilo Vulcano, libraio detective. Poi ho la mia saga sul supereroe Leviatan da portare avanti, e svariati racconti in numerose antologie che vedranno la luce nei mesi a venire.