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Letto per voi… “Arazzo familiare” di Anna Cantagallo

La Rubrica online “Piazza Navona” inizia questa nuova settimana presentandovi il primo romanzo di Anna Cantagallo dal titolo “Arazzo familiare” (Castelvecchi Editore). Una saga familiare in cui le vite delle protagoniste – nonna, madre e figlia – si intrecciano nel disegno di un incredibile arazzo. Non perdete l'”Incontro con l’Autrice”!

La trama

Anna Cantagallo, “Arazzo familiare” (Castelvecchi, 2021)

Maricò, Marilì e Marigiò. Rispettivamente nonna, madre e figlia. Tre donne. Tre narrazioni. Tre racconti di vita che vanno a inserirsi nella Storia del Novecento, passando per le due Guerre mondiali, i moti e le rivendicazioni del ’68 sino al “presente storico” della vicenda fissato nel 1984.

Una saga familiare dalla trama fitta e intensa in cui le protagoniste, ciascuna con le proprie esperienze, amori, delusioni lottano l’una per le altre (e non solo) per l’emancipazione femminile, per la propria affermazione e autodeterminazione in un mondo dominato e guidato dagli uomini. Una storia, appunto, che si ripete nel tempo. Tre racconti di vita indipendenti tra loro, ognuno dei quali caratterizzato da gustose ricette culinarie che si tramandano nel tempo, cuciti tra loro da un comune filo conduttore che svelerà al Lettore il mistero che accumuna la vita delle tre donne e, in particolar modo, di Marigiò. Solo così, la trama e il disegno di questo arazzo familiare si completa e si mostra in tutta la sua complessa bellezza nonché in tutta la sua verità.

Sul libro

Castelvecchi

Nel gennaio 2021 la Casa Editrice Castelvecchi pubblica Arazzo familiare il primo romanzo di Anna Cantagallo, medico e scrittrice di testi teatrali dedicati alla divulgazione scientifica, inserendolo nella Collana “Tasti”.

Arazzo familiare, candidato al Premio Campiello 2021, è una saga familiare al femminile che, come tale, procede il suo racconto di generazione in generazione. Le tre protagoniste, Maricò, Marilì e Marigiò – nonna, madre e figlia – sono donne che, ciascuna a suo modo e nel proprio tempo, si impegnano e lottano per la propria (auto)affermazione femminile. Sono donne caparbie, testarde, orgogliose che cercano come possono e sanno di affermare la propria personalità e di non accontentarsi ad essere relegate al solo ruolo di “donna del focolare”. Hanno desideri, amano, si innamorano, combattono, si scontrano con i loro padri e la morale dell’epoca… Sono quelle donne che, passo dopo passo, hanno contribuito all’emancipazione delle donne di oggi e dove ancora tanto c’è da dire e da fare (ma questa è un’altra storia).

Premio Campiello

Anna Cantagallo ha costruito il suo romanzo su tre piani narrativi che appartengono a Maricò, Marilì e Marigiò. Inoltre, ognuno di questi è sempre introdotto da una data e da un riferimento così da non creare confusione nel Lettore e mantenendo pulito e ordinato il complesso assetto narrativo.

Nonostante questa suddivisione del racconto, però, le vite delle tre protagoniste sono indissolubilmente legate tra loro anche perché dalle scelte e dalle azioni di una derivano altrettante scelte e azioni di un’altra. Ed è così che si arriva al mistero di Marigiò e di chi sia veramente suo padre. Ma le risposte (molte) arrivano sempre dal passato… e mai come questa volta il passato parla portando e svelando molte verità. Anche quelle più insospettabili.

Anna Cantagallo, “Arazzo familiare” (Castelvecchi, 2021)

Arazzo familiare, attraverso la sua scrittura semplice, lineare, pulita e libera da ogni artificio e da inutili giri di parole diviene un romanzo delicato e forte allo stesso tempo, ricco di avvenimenti ben studiati e incastrati nella vicenda che pagina dopo pagina si fa sempre più fitta aumentando il suo ritmo e la sua andatura. Arazzo familiare, inoltre, proprio perché proiettato sullo sguardo e sulla vita di tre donne tanto diverse eppure tanto simili tra loro può essere inteso anche come ulteriore spinta all’emancipazione femminile di oggi. Come a dire: i tempi cambiano ma la storia resta la stessa.

Forse un appunto che si potrebbe fare alla vicenda è quello di aver (forse anche volutamente) tralasciato lo sfondo storico in cui le nostre protagoniste si muovono. Questo avrebbe certamente reso ancor più reale e tangibile la forza del racconto donandogli un impatto e un’immagini ancor più definiti agli occhi del Lettore.

Un telaio con i suoi fitti e tesi fili

Soprattutto il romanzo diviene un dialogo con il Tempo, la Storia e, ancora di più, con il proprio Lettore. Non importa se uomo o donna, anche la Storia è universale e non ha genere. Ha la forza e la virtù e, spesso, la vergogna dei suoi avvenimenti che l’hanno resa tale ma non possiede declinazioni. Arazzo familiare è la storia di una famiglia, di donne ma anche di uomini che hanno reso quelle stesse persone ciò che sono state, sono e saranno. È uno sguardo al passato ma anche al futuro perché con lo svelamento di un mistero si avrà un nuovo inizio e un nuovo sguardo al domani.

Il romanzo diviene un gioco di sguardi tra personaggi, tra passato e presente, tra il Lettore e i protagonisti… tutto e tutti entrano a far parte di questa fitta e stretta trama che, parola dopo parola, diviene sempre più intrecciata. A tenere il filo del discorso è Anna Cantagallo che si fa abile tessitrice di questa storia intrecciandone con sapienza ogni parola, ogni immagine divenendo artefice e artigiana di un disegno dalle mille prospettive e da un’unica bellezza.

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Anna Cantagallo

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

Come con un amore troppo a lungo sognato e mai realizzato. Io stessa non pensavo di essere in grado di cimentarmi nella scrittura letteraria complessa come quella di un romanzo. Quando ragionavo su alcuni temi o creavo dentro di me delle storie, non immaginavo che quello sarebbe stato il magma che prima o poi sarebbe esploso fuori come Arazzo familiare, sopranominato tra me e me il romanzone.

Lei è anche medico e ha scritto e pubblicato volumi di divulgazione scientifica e anche di teatro. Come è arrivata alla scrittura di un romanzo? E in quale di questi tre ambiti si sente più a suo agio?

Ogni tipo di scrittura corrisponde a un certo periodo della mia vita. La divulgazione scientifica è venuta naturale durante la mia attività di medico, in cui dedicavo parte del mio tempo ai corsi di educazione sanitaria dei pazienti. La scrittura teatrale è stata una scoperta della mia capacità di comunicare attraverso un mezzo diverso per trattare i temi sociali che osservavo. Ho scritto anche un musical che è stato rappresentato all’Estate Romana sul tema dei figli, adulti e autonomi economicamente, che rimangono in casa. Titolo: Mumy, bamboccioni allo sbaraglio.

Anna Cantagallo, “Arazzo familiare” (Castelvecchi, 2021)

Come è nato il progetto editoriale di Arazzo familiare?

Andando incontro alla maturità, dopo aver terminato la mia attività professionale, sentivo che le tante riflessioni che mi frullavano dentro nella mente richiedevano di essere messe su carta. L’argomento che volevo trattare era la genealogia della consapevolezza della donna d’oggi, convinta che il Novecento sia stato il secolo in cui il percorso femminile verso l’autonomia si è reso palese.

In che modo è riuscita a costruire il telaio e la trama così fitta e densa di avvenimenti del suo romanzo?

La scrittrice Anna Cantagallo

Innanzitutto, ho lavorato molto per raccogliere le informazioni storiche sia quelle riferite agli eventi maggiori del Novecento che a quelle di episodi minori. Poi ho consultato molte tracce del passato familiare come lettere, foto o racconti. Ho riattivato la memoria lontana per riportare in vita usanze e dettagli. Quando tutto era nel calderone della mia mente, ho iniziato a scrivere. Ho impiegato dieci anni tra pensare, studiare, raccogliere informazioni e finalmente scrivere.

Arazzo familiare è una saga familiare al femminile di cui Maricò, Marilì e Marigiò sono le protagoniste. In che modo è riuscita a creare personaggi così forti e autonomi l’uno dall’altro sebbene così indissolubilmente legati?

La scrittrice Anna Cantagallo

Quando ho avuto ben chiara l’architettura che avrei adoperato per coprire ottanta anni di storia, mi sono dedicata a definire i personaggi. Ciascuna delle tre protagoniste è l’espressione del periodo storico in cui è inserita. La collocazione del luogo dove le donne conducono la loro vita è stata di aiuto. La nonna, Maricò, vive in un paese dell’Abruzzo con un certo spessore culturale e sociale, subendo la presenza ingombrante del padre; la madre, Marilì, passerà la sua vita a Roma, cercando di mantenere la famiglia dopo l’abbandono del marito; la figlia, Marigiò, viene presentata di ritorno in Italia dopo una lunga permanenza in America per il suo lavoro di medico. Il periodo storico e il luogo hanno contribuito a definire le loro diversità.

In Arazzo familiare si conduce un racconto a tre voci: qual è stata la difficoltà nel trovare e nel mantenere un equilibrio (anche temporale) tra loro?

Ho scelto questa particolare architettura dei tre racconti separati e dei piani temporali sfalsati per intrigare il lettore, pur consapevole di una certa difficoltà iniziale a ritrovarsi nel seguire le storie. Anche i nomi delle protagoniste con le stesse assonanze inziali è stata una scelta per mantenere viva l’attenzione. Per conservare l’equilibrio, ho tenuto le tre storie separate mentre le scrivevo e le rileggevo. Solo quando le ho congiunte, “i fili dell’arazzo” hanno iniziato a unirsi per creare il disegno finale del romanzo.

La scrittrice Anna Cantagallo

Le tre protagoniste hanno uno scambio continuo con la Storia: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, il Dopoguerra, il ’68… In tal senso, quanto è stato importante intrecciare il tessuto storico a quello personale delle protagoniste? E quanto l’uno ha donato all’altro?

Voler fondere la Storia con le vite delle protagoniste è stato imprescindibile. Non avrei potuto trattare del percorso verso la consapevolezza della donna che, secondo il mio parere, ha iniziato a rendersi visibile nel Novecento, se non avessi trattato anche gli avvenimenti salienti del secolo. Durante la Grande guerra, le donne erano state chiamate a sostituire nel lavoro gli uomini impegnati in trincea, nella Seconda le donne hanno contribuito attivamente sia come partigiane o staffette ma anche ingegnandosi per far sopravvivere la famiglia alla miseria e alla fame. Pur trattando di donne dalla storia comune, le loro vite sono impregnate di questo sentire di fondo apportatore di un nuovo modo di pensare. L’ultima donna sarà una protagonista diretta dei moti del ’68.

La scrittrice Anna Cantagallo

Quali aggettivi userebbe per descrivere il carattere e la tempra di Maricò, Marilì e Marigiò?

Nel romanzo Arazzo Familiare c’è un momento in cui, parlando della minestra Virtù, alle  protagoniste viene affiancata una specifica virtù. Per la nonna Maricò si tratta dell’obbedienza, come sarebbe stato ovvio aspettarsi in una donna degli inizi Novecento. Ebbene, questa donna obbediente ha uno scatto di orgoglio quando, rimasta vedova e senza mezzi, rifiuta la comoda soluzione del matrimonio, offerta da un suo antico spasimante che l’aveva delusa in gioventù. La madre Marilì aveva individuato per sé le virtù della pazienza e del perdono. In realtà, pur mostrando queste caratteristiche, cova un duraturo rancore verso l’uomo che ha avuto a fianco e da cui è stata maltrattata fino a un chiarimento tardivo. La figlia Marigiò è quella più consapevole del proprio destino, scegliendo la carriera con la rinuncia agli affetti. Lei che sembra così forte è un concentrato di fragilità per il senso di colpa. In sintesi, ogni donna appare con una caratteristica che sconfessa la sua vera natura.

La scrittrice Anna Cantagallo

Quale tra queste tre donne è stata più difficile da tradurre in parole su carta? E perché?

Forse l’ultima, Marigiò, perché è così pericolosamente vicina ai nostri tempi. Non a caso, alcune lettrici che mi hanno contattato hanno preferito le altre a questa donna. Le sue scelte, fatte già negli anni Settanta, potrebbero somigliare a quelle di una donna d’oggi che sempre si interroga sulla scelta tra la carriera e gli affetti. Vedere scritto quello che potrebbe essere stato solo un pensiero, una tentazione oppure una scelta fatta direttamente o da una persona vicina può turbare molto. Eppure, ho voluto caratterizzare in tal modo il personaggio, come espressione di un nuovo modo di vedere il futuro, dove la realizzazione di sé prende la via prioritaria.

Se avesse la possibilità di incontrare le sue protagoniste cosa direbbe loro?

Anna Cantagallo, “Arazzo familiare” (Castelvecchi, 2021)

Parlerei solo con Marigiò, quella che si porta dietro la sofferenza più profonda. Potrei dirle così: “Marigiò, ignora le malelingue e i commenti alla tua maternità da nubile. Fra qualche anno situazioni come la tua non faranno scalpore. Fatti forza: ce la puoi fare a studiare e a lavorare per mantenere te e tua figlia. I sacrifici di oggi saranno compensati un domani. Rinunciare a un figlio è il dolore più grande che una donna si può portare dietro. Ricordalo”.

Arazzo familiare è candidato al Premio Campiello 2021. Quali sono le sue emozioni e le sue aspettative?

Sono onorata di partecipare a un premio tanto prestigioso. Mi auguro che i giurati trovino il mio romanzo “popolare”, ovvero per tutti, al di là della differenza di genere e di età. Ho scritto del lungo percorso verso l’autonomia femminile, descrivendo un passato recente che stiamo dimenticando. Questo impegno può esser condiviso da tutti.

Può parlarci del suo interessante progetto “La scienza a teatro”?

Ho creato tale progetto per facilitare la conoscenza delle scoperte scientifiche. Scrivendo per il teatro, mi ero resa conto che la comprensione degli argomenti che desideravo trattare era facilitata dalla messa in scena. Il teatro possiede la magia di far arrivare alla mente le riflessioni attraverso le emozioni suscitate da una sapiente recitazione. Così è accaduto quando in sala era palpabile la tensione al momento della scoperta scientifica.

Anna Cantagallo, “Arazzo familiare” (Castelvecchi, 2021)

Quali sono i suoi prossimi impegni letterari?

Sono impegnata a scrivere il sequel di Arazzo familiare. Ho lasciato, infatti, alcune vicende in sospeso che troveranno la via nel successivo romanzo. Inoltre, questo mi darà la possibilità di affrontare un altro tema femminile, quello della autonomia e del dilemma degli affetti.

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