La Rubrica online “Piazza Navona” torna ad occuparsi di sport attraverso l’intervista a Tania Cagnotto, la regina del trampolino pluricampionessa mondiale ed europea.Una nuova settimana è appena iniziata e la Rubrica online “Piazza Navona” è decisa ad iniziarla… con un grande salto! Infatti, oggi abbiamo la fortuna di avere nella nostra piazza virtuale la pluripremiata tuffatrice Tania Cagnotto. L’orgoglio dello sport italiano. E non solo. Una grande atleta che più volte ha portato il nostro Paese sul gradino più alto dei podi di tutto il mondo.
È davvero con grande piacere che la rubrica online “Piazza Navona” pubblica e condivide questa intervista esclusiva all’atleta nativa di Bolzano… una figlia d’arte che ha toccato le vette del mondo senza mai dimenticare i sani insegnamenti e la dura disciplina dello sport.
Come è noto suo padre sia suo padre Giorgio (che è stato anche suo allenatore) e sua madre Carmen Casteiner sono stati due tuffatori di grande prestigio. Ma come le è nata questa loro stessa passione per lo sport? Quando è salita per la prima volta su un trampolino?
Da bambina mi portavano in piscina invece che lasciarmi con una babysitter quindi ho iniziato per puro gioco a buttarmi dai trampolini quando avevo 5-6 anni.
Come è stato rapportarsi e lavorare con un “papà-allenatore”?
Sicuramente non facile ma se siamo arrivati fino a qui vuol dire che le cose hanno funzionato bene. C’erano alti e bassi ma tanta fiducia e questo nei tuffi era fondamentale…
Ha battuto diversi record sia dal trampolino sia nel medagliere divenendo la prima tuffatrice italiana a vincere tre ori in un Campionato Europeo, la sola italiana a salire sul massimo gradino del podio mondiale… Solo per ricordare alcuni suoi successi. Ma a quale gara è più affezionata e a quale risultato?
Ci sono tre medaglie alle quali tengo di più… l’oro di Kazan perché battere le cinesi nel mio sport è il massimo che una può raggiungere e le due medaglie olimpiche di Rio che aspettavo da una vita!
Per uno sportivo fondamentale è il suo allenamento. Lei in che modo si preparava? E quanto è stato importante anche l’allenamento “mentale”?
Mi allenavo 6 ore al giorno circa e i tuffi sono fatti di piccoli dettagli. Ogni piccolo allenamento ha il suo scopo: dalla preparazione atletica con i pesi, allo stretching, alla isometria, la nutrizione e la psicologia…
Che differenza c’è tra l’allenamento di un tuffo singolo e in sincrono?
Prima ci si prepara individualmente poi una volta pronte entrambe ci si allena assieme.
Era meraviglioso vedere nel piccolo schermo la complicità, l’equilibrio, la concentrazione e la connessione tra lei e Francesca Dallapé. Come è nata questa coppia sportiva che ha raggiunto traguardi tanto importanti?
Semplicemente da un tentativo. Abbiamo provato e abbiamo capito subito che c’era una grande sintonia tra noi due. C’era rispetto reciproco e stima, tutte e due abbiamo sempre avuto lo stesso obbiettivo in testa e mai nessuna si è mai tirata indietro per lavorare duro…
Che ricordo ha delle sue Olimpiadi e del Campionato mondiale svoltosi nella sua nazione, “a casa” potremmo dire, nel 2009?
È uno dei ricordi più belli ma anche più sofferti. Per me è stata la prima volta dove ho sentito davvero una grande responsabilità. Tutti si aspettavano il podio e saltare davanti a così tanta gente che tifava per te era da una parte la cosa più emozionante della mia vita ma dall’altra la più difficile e paurosa! Ho passato giorni dove non riuscivo a mangiare dall’agitazione e mi veniva di rimettere poco prima della gara… per fortuna però è arrivata quella medaglia di bronzo nell’individuale e l’argento con Francesca (Dallapè n.d.A).
Quale era il suo ultimo pensiero prima di tuffarsi in vasca? Qual è il suo tuffo preferito e la sua difficoltà maggiore?
Cerco sempre di estraniarmi da tutto una volta entrata in gara. Devo lasciare la mente libera solo per le cose fondamentali… Il mio preferito è il doppio e mezzo rovesciato (quello che lasciavo sempre per ultimo in gara) e il più critico il triplo e mezzo avanti.
Dopo le Olimpiadi di Rio nel 2016 ha deciso di lasciare la carriera sportiva. Dal 2017 commenta gli eventi sportivi della sua disciplina sportiva. Cosa si prova ad essere non più a bordo vasca o su di un trampolino pronta al salto?
È stata una bellissima esperienza che vorrei continuare. Non avere più quell’ansia da prestazione non mi manca.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
In un futuro mi piacerebbe poter trasmettere ai giovani ciò che ho imparato in tutti questi anni.
Ed è con questo sguardo al futuro che salutiamo l’atleta (oggi mamma e cronista sportiva) Tania Cagnotto ringraziandola della sua gentilezza e di tutte le emozioni e le soddisfazioni che ci ha regalato a “bordo piscina”.
Arrivederci e a presto!