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Lo scrittore italo-americano Franco D’Alessandro racconta l’amore, la poesia e la magia del suo lavoro…

Franco D'Alessandro
Franco D’Alessandro

Franco D’Alessandro racconta ai lettori della Rubrica online “Piazza Navona” la sua passione per il Teatro, la nascita delle sue più celebri commedie, la tenerezza e l’intensità dei suoi versi, le sue origini italiane e l’amore viscerale per il Bel Paese…e la sua Roma..

Dal tuo nome e cognome si capiscono le tue origini italiane. Puoi raccontarci qualcosa di queste tue origini e del tuo rapporto con l’Italia?

Mio padre è nato in un paesino che si chiama Pisticci (Matera). È emigrato negli USA nel 1931 ma dopo aver conseguito la laurea alla New York University è dovuto tornare in Italia per frequentare la scuola di medicina a Bologna. Siamo molto legati alle nostre radici Italiane. Infatti quando ero adolescente mi dedicavo ogni sabato qui a New York allo studio della lingua italiana: la grammatica, la storia, la cultura.  Ho vissuto un bel po’ di tempo in Italia. Ho trascorso sei mesi come studente all’Università di Siena nel 1987-1988. Sono tornato negli anni 90 e ho vissuto a Roma un altro lungo periodo, un paio di mesi ogni anno per quasi sette anni. Mio padre incontrò mia madre – irlandesenell’ospedale St Claire al centro di New York. La loro storia somiglia molto al romanzo e al film Brooklyn, se lo conoscete. Io sono molto fiero delle mie origini e del mio sangue italiani, ma sono anche molto orgoglioso del mio sangue e della mia parte irlandese! Il mio nome è Francesco Mario McCreeley D’Alessandro! McCreeley è il nome da ragazza di mia nonna ormai non lo porta più nessuno così a volte io lo uso come pseudonimo per certi lavori. Sei l’unica a cui l’ho detto!

Franco D'Alessandro
Franco D’Alessandro

Sei un insegnante, poeta, scrittore, drammaturgo, dal 1996 sei membro del Dramatists Guild of America. In quale “ruolo” ti senti più a tuo agio?

Io mi sento tutte queste cose: sono un drammaturgo con un cuore di poeta. Amo la poesia ma non mi dedico a lei quanto alla drammaturgia. Sono uno scrittore che insegna e un insegnante che scrive. Penso essenzialmente questo quando scrivo per il Teatro. La mia prima opera è stata portata in scena quando avevo ventisei anni. Ho scoperto all’età di vent’anni che questo sarebbe stato il genere di scrittura che avrei dovuto affrontare. Spesso penso che le mie poesie migliori sembrino dei monologhi, delle proteste sognanti e a volte tristi che ti implorano di capire, di vedere e sentire qualcosa che io stesso sento.

Hai dedicato gran parte della tua vita al Teatro scrivendo testi importanti e con il sostegno anche di importanti interpreti come Olympia Dukakis… Come e quando nasce questa tua Passione?

Ho scoperto il teatro quando ero molto giovane grazie all’aiuto e all’incoraggiamento di mia madre che ha sempre desiderato essere un’attrice. In realtà, da ragazza era un’eccellente ballerina irlandese a New York ma dopo la morte di suo padre, lei aveva quattordici anni, ha dovuto prendere un’altra strada molto più pratica. Ed è diventata un’infermiera. Io ho iniziato a scrivere a sedici anni. A vent’anni sapevo che sarei diventato uno scrittore… un commediografo. In un solo anno a Broadway ho visto: Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams, Lungo viaggio verso la notte di Eugene O’Neill, La spia di Sean O’Casey… Ero trasformato. Tutto ciò che avevo scritto e fatto sino ad allora era la preparazione del mio diventare commediografo. Le mie amicizie con il grande talento e con coloro che sono stati dei mentori… per me sono state una vera benedizione. La vincitrice del Premio Oscar Olympia Dukakis è stata di grande supporto nella mia carriera: la sua amicizia e la sua intelligenza acuta mi sono state di grande aiuto. Edward Albee come mentore e insegnante è stato una vera benedizione: l’ho incontrato nel 1998 e per circa vent’anni mi ha sempre incoraggiato regalandomi pensieri, consigli colmi di profonda saggezza. Mi è stato di grande aiuto indirizzando i miei primi contatti con Hollywood per la realizzazione del film tratto dalla mia commedia di successo Roman Nights.

Franco D'Alessandro
Franco D’Alessandro

Grande è la tua ammirazione per Tennessee Williams. Quali aspetti e quali tematiche di questo Autore ti hanno maggiormente colpito e influenzato?

Io credo che Tennessee abbia tutto ciò di cui un commediografo abbia bisogno come ispirazione e modello: poesia, azione, emozione, dinamiche familiari, psicologia, spiritualità, mitologia… c’è tutto! Penso che il sentire di essere un outsider o “altro” di cui Tennessee ha scritto molto mi parli… che si tratti di essere gay o di provenire da una cultura etnica, di emigrati… questa sensazione è davvero forte. La fedeltà di Tennessee alla sua famiglia è un altro aspetto di lui che mi commuove: nonostante tutto vada male nella sua vita…lui resta vicino a sua madre e a sua sorella. Ammiro profondamente il suo talento poetico nelle sue opere drammatiche. Il Teatro non dovrebbe essere così realistico altrimenti ci annoierebbe! Noi andiamo a Teatro per la stessa ragione per cui andiamo in chiesa… per essere trasformati! 

Ma la tua passione è rivolta anche ad una delle più importanti attrici italiane, Anna Magnani. A lei e a Williams hai dedicato molti lavori teatrali come “Roman Nights” (portato con successo nei più importanti teatri europei) e il monologo “Solo Anna”. Puoi raccontarci di più sulla nascita di questi due bellissimi e notevoli testi? Cosa ti interessava far emergere di più dei due protagonisti? 

Roman Nights è nato dai miei primi ricordi dopo aver visto La rosa tatuata. Avevo dieci o dodici anni ma rimasi affascinato da questa donna italiana così potente e mi fece una tale impressione… Poi, intorno ai quattordici anni ho scoperto Tennessee Williams e non facevo altro che leggere le sue opere. Presto, però, diventai curioso e volli sapere perché questo americano del Mississippi fosse così interessato a raccontare la storia degli emigrati italiani. In quel periodo ero convinto che gli emigrati italiani si trovassero solo nell’area di New York ma presto appresi che nel 1900 gli Italiani avevano popolato ogni parte degli Stati Uniti e che tutti avevano delle storie interessanti. Avevo un grande rispetto per il desiderio di Williams di raccontare delle lotte di questi emigranti, considerati outsiders. Anche la mia stessa famiglia ha moltissime storie riguardo le terribili difficoltà degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta… di inserirsi nel territorio. Così, ho sentito esserci un forte legame tra la Magnani e Williams sin da ragazzino. Dopo il College, dove scrissi una tesi intitolata “Tennessee Williams e la Musa romana” iniziai a pensare seriamente di portare in scena una commedia con Tennessee e Anna come protagonisti. I loro antagonisti? Il tempo. Il successo. Il tradimento. La vanità. Ciò che di loro più mi colpì, prima come persone poi come personaggi, fu il loro modo di comprendersi l’un l’altro sia come artisti sia come esseri umani; fu la profondità della loro amicizia e la loro fedeltà. 

Tennessee Williams e Anna Magnani, 1959
Tennessee Williams e Anna Magnani, 1959

Quando uno scrittore trova una musa è una specie di magia. È molto difficile leggere La rosa tatuata o La discesa di Orfeo senza pensare che Williams ha scritto i ruoli delle protagoniste pensando proprio alla Magnani. Ma la Magnani si intravede anche in altri personaggi femminili dello scrittore come ne La dolce ala della giovinezza, “Il treno del latte non ferma più qui” e anche ne La notte dell’Iguana. Erano molto uniti e avevano moltissimo in comune: un feroce e incrollabile amore per un parente (la sorella per Williams e il figlio per la Magnani), una forte pulsione sessuale che ha influenzato quella artistica e un profondo desiderio di ridere a squarciagola malgrado le terribili tragedie che ognuno di essi ha dovuto sopportare. Ho sempre visto parti di me in queste due persone che ora sono i personaggi della mia commedia. Mi ritrovo molto nel loro senso di perdita, nelle loro nature così vere e affettuose, nei loro desideri più profondi e nel loro bisogno di esprimersi.

Ti interesserebbe farne una versione cinematografica?

Ho già scritto la sceneggiatura e ci sono stati almeno tre tentativi nella realizzazione del film. Tutti e tre, ognuno a suo modo, sono disastrosamente naufragati! Sono abbastanza contento della sceneggiatura, si potrebbe realizzare un film di circa 150 minuti o una meravigliosa miniserie. Adesso è nelle mani di un committente di Londra. Preghiamo!

Roman Nights
“Roman Nights”

Quali sono i tuoi programmi professionali per questo anno appena iniziato?

Vorrei vedere in teatro la mia commedia The Shattering che racconta di una donna emigrata e di sua figlia nata in America. C’è anche una trilogia ambientata a Firenze e ogni parte è incentrata su una specifica opera d’arte che scatena una catarsi in ognuno dei personaggi che hanno a che fare con tematiche oscure e problematiche come l’amare più persone contemporaneamente, l’incesto, l’Alzheimer e la vecchiaia. Per scrivere la trilogia riguardo l’esperienza di Americani di origini irlandesi mi sono servito delle mie materne radici irlandesi. Questi testi trattano del dramma di essere genitori immigranti e di sentirsi persi nel mondo, lontani da una propria cultura. C’è una commedia romantica, un dramma familiare e un dramma politico e personale. Il titolo della trilogia è The Claddagh Ring Cycle: il Claddagh è il simbolo irlandese dell’Amicizia, della Lealtà e dell’Amore e ognuna delle tre parti è incentrata su uno di questi temi. Allo stesso tempo io insegno Teatro e drammaturgia e lo adoro! Nel 2017 spero di poter tenere in Europa alcune Master Class sul Teatro americano.

"Solo Anna"
“Solo Anna”

Hai già in mente il tuo prossimo testo teatrale? Come nascono queste idee che poi diventano dialoghi, parole…vita?

Di solito i personaggi delle mie commedie vivono con me e nella mia mente per un lungo periodo di tempo. Li ascolto. Mi parlano. Succede spesso che mi ritrovo a parlare a voce alta da solo o a elaborare i dialoghi nella mia testa, cercando gli accenti e le frasi… Sono vivi e mi parlano… È sempre così eccitante quando inizio a sentire le voci! So che può sembrare una cosa folle, ma è così!

La mia ultima domanda… verrai, tornerai presto in Italia? Noi ti aspettiamo!!

Sì! Spero presto, sicuramente nel 2018. Il mio Solo Anna continua ad essere rappresentato e spero si realizzino alcune importanti produzioni teatrali. Ma verrò anche per rivedere la mia cara famiglia e gli amici e – naturalmente – tra questi ci sei anche tu Chiara!!!

 

 

 

 

 

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