Continuano gli incontri della Rubrica online “Piazza Navona” con gli Autori e i libri finalisti del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018. Oggi è la volta di “Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina)” di Riccardo Dri ed edito da Youcanprint.
La trama
Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina) di Riccardo Dri è un saggio filosofico che pone al suo centro l’enigma (quasi certamente) più intricato e complesso sia da capire sia da decifrare: quello della femminilità e di tutto ciò che le gravita attorno. In tal senso l’Autore affronta tale argomento su un attento e preciso quadruplice piano filosofico, semantico psicanalitico e mitologico. Per far questo lo scrittore si serve in special modo del greco e del latino traendo significati e sensi ben più profondi legati alla femminilità e al suo contrario.
Allo stesso modo Dri ci illustra il vero mistero delle femminilità ovvero la (pro)creazione, la nascita e la conservazione stessa della vita attraverso le immagini delle donne che animano la mitologia greca: da Penelope ad Elena, da Clitennestra ad Ecuba, da Cassandra a Giocasta. Contemporaneamente, però, non manca di dar voce all’universo maschile, alla sua anima, al suo modo d’essere e d’intendere la Vita e l’Eros. Si tratta, com’è ben noto, di due universi – quello femminile e quello maschile – ben distinti tra loro cui, però, Dri cerca di trovare (riuscendoci) anche dei positivi punti di contatto. Un saggio volto al racconto più profondo dell’animus femminile, “accanto alle donne” come afferma lo stesso Riccardo Dri: le vestali custodi del mistero del Mondo.
Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina) di Riccardo Dri
Sul libro
Nel dicembre 2016 Riccardo Dri pubblica per Youcanprint il saggio dal titolo Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina). All’interno di questa sua opera l’Autore (semiologo, laureato in Filosofia, impegnato in studi di psicanalisi e iscritto all’Associazione Europea di Psicanalisi) ci illustra a tutto tondo le peculiarità, le caratteristiche, le complessità, le contraddizioni, le evoluzioni, i punti deboli e punti di forza dell’inossidabile universo femminile.
Per far questo, però, Dri non manca di spiegare e di esporre gli elementi distintivi nonché caratterizzanti dell’universo opposto eppure complementare a quello già citato: l’universo maschile. In tal modo Riccardo Dri servendosi della sua vasta competenza in materia, dei suoi studi filosofici, semantici e psicanalitici ci disegna un affresco minuzioso e particolareggiato dell’essere umano (sia femminile sia maschile). Per far questo numerosi e funzionali sono i numerosi richiami (come lo dimostrano le circa 746 note a piè di pagina) a Freud, a Lacan, a Nietzsche, a Jung, a Foucault e, in particolar modo, ai drammaturghi e filosofi greci (da Eschilo a Platone, da Omero ad Euripide).
L’Autore è eccellente nella sua capacità di “narratore” filosofico-psicanalitico a non prendere nessuna posizione guidandoci un poco come fanno Beatrice e Virgilio nel lungo viaggio dantesco tra l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso in questo nostro cammino nei meandri della psiche umana.
Riccardo Dri in tal modo riesce – grazie al suo talento e al suo spiccato spirito di osservazione e di analisi – a porre noi stessi letteralmente allo specchio (speculum) mostrandoci noi se stessi e, allo stesso tempo, l’Altro sottolineandone similitudini e differenze, fragilità e forza, certezze e insicurezze. Così facendo, si apre anche alla nostra contemporaneità cercando di dare una spiegazione alla paura e al timore dell’emisfero maschile di quella castrazione (capacità dell’emisfero femminile di essere autonomo e libero di scegliere per sé stesso) che spesso, come quasi tutti i giorni i quotidiani e i telegiornali ci raccontano, sfociano nel femminicidio. Nessuna giustificazione, ovvio ma analisi dei fatti da un punto di vista non tanto filosofico quanto psicanalitico.
Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina) di Riccardo Dri
Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina) è un saggio filosofico non per tutti i lettori, non per le tematiche affrontate, ma per l’uso ricorrente di termini greci e di concetti profondamente radicati nell’ambito semantico, filosofico e psicanalitico di cui non tutti i Lettori hanno conoscenza né competenza. Al di là di questo leggere Dallo Speculum alle Aenigmate (Dissertatio De Foemina) è di certo un’esperienza segnante e interessante riuscendo ad arricchire non poco le proprie conoscenze divenendo anche un vero “terreno” fertile, un’occasione di confronti con se stessi e con l’Altro. Un nuovo sguardo sul nostro essere: sia esso maschile e femminile. In fondo, l’uno è necessariamente la con-fusione dell’altro.
Incontro con l’Autore
Come è nato il suo interesse per lo studio dei segni intesa come semiologia e la filosofia?
È un interesse nato già nell’adolescenza, difficile ripercorrere a ritroso le motivazioni di questa passione. Credo però che tutto sia nato dopo aver letto una “storia della filosofia occidentale” in quattro volumi. Per dirla tutta: ho letto questi volumi con molta curiosità, ma francamente non ho capito nulla di ciò che ho letto. Per questo, complice la mia inarrestabile curiosità, giunto al diploma liceale non ho potuto far di meglio che scegliere la facoltà di filosofia. Sapevo che avrei fatto la fame tutta la vita, ma la passione è più forte di qualunque privazione. Lo studio dei segni venne strada facendo, quando mi resi conto che anche uno scarabocchio DICE, e molto, di sé. Ancor oggi rimango estasiato davanti ai graffiti delle caverne preistoriche, e se si comparano con i quadri primitivi di Picasso si fatica a distinguere quali hanno 30.000 anni e quali risalgono al secolo scorso.
Dagli ultimi cinque anni il suo campo di studio si è focalizzato soprattutto sulla materia filosofica e psichiatrica. A cosa è dovuto, se così si può, questo spostamento di focus?
Pubblico testi filosofici da almeno vent’anni ma, come lei dice, dal 2014, data di uscita di Viaggio nella follia, mi sono dedicato alla psichiatria e alla psicoanalisi. Lo spostamento è ascrivibile ad una evoluzione. Abbiamo sotto gli occhi delle ovvietà (di cui si interessa la filosofia) per scoprire poi che tanto ovvie non sono. Dopo questo volume sono seguiti Schizophrenia, del 2016, L’autismo è un umanismo (2017), che ri-presenterò a febbraio 2020 ad un simposio internazionale sull’autismo organizzato dall’Università di Firenze, e poi, certo, arriva Speculum (un trattato sulla femminilità). Questo, forse, più degli altri, mette l’accento sulle cose che abbiamo sotto gli occhi da sempre e che proprio per questo non notiamo.
La filosofia non ha il potere di cambiare il mondo, ma di cambiarci gli occhi. In un certo senso si tratta di una predilezione per l’irrilevante: anche qui, poi, per scoprire che in realtà il rilievo è profondo e tutto da scoprire. Una delle prime “scoperte” a me particolarmente care.
Come è nato il progetto editoriale di Dallo speculum alle Aenigmate. Dissertatio de Foemina?
Nietzsche scrive: “Tutto ciò che è profondo ama la maschera” (“Al di là del bene e del male” § 40). Il progetto è nato da una “illuminazione”, per così dire. La donna gode di una psiche particolarmente sviluppata, il maschile di una psiche particolarmente modesta. Dunque: chi si interessa di psiche non poteva rimanerne indifferente, anzi se quella inarrestabile curiosità perdura, e se la femminilità è stata definita da un calibro come Freud “enigma”, non poteva che diventare che mio interesse principale.
Comprendere la donna, se mai ciò possa essere possibile vista l’intrascendibilità del soggetto, la sua unicità, la sua ineludibile alterità, è solo una traccia che va seguita per comprendere meglio se stessi, soprattutto quei tratti, come la femminilità, che il maschio allontana ed elude da sé perché lo metterebbero nella condizione di dover andare a fondo con se stesso, e scoperchiare quel grande deposito che Freud ha chiamato “inconscio”, gettando già allora nello sconcerto tutta la cultura del suo secolo. Oggi questo sconcerto non c’è più: è usato dall’attuale società per i nuovi prodotti da vendere.
All’interno della sua opera si spiega, si narra attraverso la mitologia e i drammaturghi del teatro greco, si (di)mostra attraverso le domande la filosofia del mistero della femminilità in rapporto all’uomo e alle sue possibili conoscenze. Come è riuscito a ricostruire nel tempo storico, filosofico e drammaturgico un simile percorso intellettuale? Quali sono state le ricerche che ha compiuto?
Già prima di mettere mano alla ricerca non avevo dubbi che la letteratura del passato mi avrebbe dato le migliori risposte. Noi camminiamo sulle spalle dei giganti. E’ tutto già scritto, ma noi non leggiamo, e pensiamo che i testi antichi siano “vecchiume”. Come scrive Mahler (il musicista) questa cultura “non è culto delle ceneri, è custodia del fuoco” oppure, secondo altre traduzioni, “tradizione è passare ad altri una fiamma accesa, e non venerare ceneri”. Tutta la psicoanalisi non fa altro che “rovistare” nel passato, convinta com’è che il tempo sia stato solo sabbia. Il fatto è che la filosofia, e le scienze psicologiche, non sono là per consolarci, per risolverci i problemi, ma per metterci di fronte a noi stessi, attraverso quelle realtà che non solo non consolano, ma che possono gettarci nello sconcerto.
Il paradosso: le cose sono venute da sole. Tutti quei grandi personaggi, i tragici, Platone, Jung, Irigaray, ecc. che io ho nominato e di cui ho riportato ampi brani, non dovevano far altro che lasciarsi leggere. Ho trovato, loro attraverso, un filo ermeneutico che mi ha fatto realizzare Speculum, che, in un certo senso, si è scritto da solo, come quando la Sibilla, investita dal furore bacchico di un dio, profetizza il futuro. L’oracolo non fa e non dice nulla di testa sua. Il fatto è che l’oracolo si pronuncia con frasi di difficile comprensione (com’è accaduto per il povero Edipo, e non solo) e si trattava di rendere quel “testo intuito”, per così dire, in concetti trasmissibili, comunicabili. Non so se sono stato all’altezza: non si razionalizza l’irrazionale. Questo è il messaggio fondamentale di quel testo, che poi si traduce in: “Uomini. Voi dovete venerare la donna” se vi preme la pelle.
Quali sono state, qualora le avesse riscontrate, le difficoltà maggiori nella costruzione di questo testo?
La difficoltà più grande è stata l’inesauribilità dell’argomento, la paura di non andare fino in fondo. Ed era una paura fondata, visto che per “rimediare” ho dovuto pubblicare un secondo volume. Qui le cose sono andate anche peggio, perché il secondo volume gravita sulla figura di Louise Andrea Salomé, una allieva (e poi collega) di Freud e di Nietzsche. Le difficoltà si sono centuplicate. Qui ho capito che non sarei andato affatto fino in fondo. Il problema si risolve, il mistero si svela, l’enigma (come dice il suo etimo) è destinato a rimanere tale. Non si sfonda. La nostra vita, come suggerisce Nietzsche, non è altro che un esperimento di conoscenza. E siccome la vita ha un limite, nessuno lo può travalicare.
Il suo libro Dallo speculum alle Aenigmate. Dissertatio de Foemina si è classificato al secondo posto nella sezione “Saggistica” del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018 con la seguente motivazione:
Ed è l’analisi di due mondi (corpo ed anima), di due generi o, se vogliamo, di due modi di pensare (maschio e femmina), di due filosofie (classica e cristiana) di due condizioni (sesso e amore). E balza in primo piano la mistica della femminilità, il sottile, a volte sibillino parlare per logos, per parole, e il parlare per eros, per mimica, gestualità del corpo. (…) Interessante appare anche la divisione che l’autore fa di questo suo lavoro: analitica. Egli, infatti, prende svariate ed emblematiche figure femminili del mondo antico, del mito, da sempre a dominio della letteratura classica e moderna, facendo diventare quelle “icone femminili” il pretesto per lo studio dei vari aspetti della donna. Ed è un modo originale e intelligente per porgere nel contempo l’esaltazione della donna e la sua incidenza (…)
Cosa ha significato per lei e per i suoi studi raggiungere tale risultato?
Ho capito molte cose. La prima: avevo ragione. La seconda: il libro è apprezzabile SE lo si legge. La terza: ha avuto un grande successo di pubblico ma scarso successo commerciale. La quarta: se il titolo fosse stato diverso, cioè più semplice, avrebbe avuto maggior diffusione. Purtroppo il lettore medio pensa di aver capito un libro leggendo solo il titolo (che non è affatto invitante), nella migliore delle ipotesi legge la quarta di copertina (ancor peggio), e inoltre non è stato letto neppure dalle persone alle quali è stato regalato. Perché? Perché oggi il lettore vuole il “problem solving”, vuole tutto facile, tutto ridente, tutto divertente, crede che la lettura corrisponda ad intrattenimento. E non capisce che ogni libro è un mattone che costruisce la nostra persona. Valga solo questo: Franz Kafka ha venduto, in tutta la sua vita, solo 600 copie (di cui alcune addirittura auto-comprate, come lui stesso ammette).
Secondo lei, il suo libro potrebbe essere di aiuto agli uomini – soprattutto in questi ultimi tempi in cui la parola “femminicidio” entra quotidianamente nelle nostre case e nelle nostre vite – per comprendere al meglio la verità e il senso profondo dell’essere donna creando un maggiore senso di rispetto in tal senso?
Non voglio vantarmi di nulla ma nell’ultima parte del libro, l’ultimo capitolo, accenno proprio a questo. Indico, cioè, i VERI motivi per cui accadono questi fatti di cronaca. Se un uomo (intelligente) legge quel libro non può che entrare in crisi. Solo una minima parte di uomini accetterebbe questa prospettiva, a partire dall’idea errata che maschile si identifichi con “potenza”, che la relazione si esaurisca nel “possesso” (quando è vero proprio il contrario), e che la donna sia tutto sommato come un uomo con qualche variante. In realtà la donna non è l’altra metà del cielo, è il TUTT’ALTRO. E se non si ha il fegato di fare questo salto, sotto ci resta solo l’abisso, che preferiamo non guardare perchè ci dà vertigine.
Nel suo testo ne parla ampiamente ma secondo lei, sia come studioso sia come uomo, questa differenza tra l’uomo e la donna nell’approccio alla vita (nel senso più profondo del termine) nei loro rispettivi ruoli all’interno di essa, nella loro (inter)soggettività potrà – in futuro – essere colmata o almeno arginata?
Occorrerebbe l’oracolo per rispondere. Questa differenza potrà essere colmata o almeno arginata SE E SOLTANTO SE il maschio abbandonerà la paura di trovare, dentro di sé, quel 50% di femminilità di cui ha il terrore. Perché la femminilità fa così paura? Perché è la metafora della vita stessa, e un conto è affrontare la vita all’insegna dell’intrattenimento (per cui la donna è solo un diversivo), un altro conto è vedere nella donna quell’abisso inesplorato che è, nientemeno, la risposta alla domanda “Perché io vivo? Da dove vengo? Dove sto andando?”
Animus e anima. Uomo e donna: dov’è secondo lei il punto d’incontro tra questi due mo(n)di così complessi e meravigliosi?
Jung chiama questo punto d’incontro, semplicemente, il “Sé”. Ciascuno è completo se non unilateralizza una parte di sé e non ne fa un compendio, trascurando o addirittura eliminando da sé quella parte che, assieme all’altra, fa SIMBOLO (sym-ballein, in greco: tenere assieme). Non ci sono soluzioni di comodo: c’è solo la posizione, che ciascuno deve trovare, per accogliere gli opposti. La rosa è un bellissimo fiore, ma non si dimentichi che ha anche le spine. L’unità è con-fusione, come ci insegna Eraclito, e viene prima delle nostre differenze fittizie. La verità è l’indifferenziato, come quando, prima di nascere, ciascuno di noi era un “tutt’uno” con il corpo della madre. E più andiamo indietro nel tempo più ci rendiamo conto che tutto è Uno. Nei miei prossimi appuntamenti editoriali vado proprio in questa direzione.
Quali sono i suoi prossimi impegni editoriali e professionali?
Ci sono tre testi già pronti in attesa della tipografia:
Questo testo esce entro l’anno (Eden Editori), esso chiarisce il significato della parola “Psiche” (Anima) con 320 pagine, 762 note, 288 voci bibliografiche.
Il successivo, già concluso e in lettura dal comitato di redazione è il seguente:
Mi sembra che si spieghi da sé.
Il successivo (stavolta non ancora concluso) è il seguente:
E anche questo si spiega da sé. Stavolta niente titoli in latino, massima semplicità, vediamo come viene accolto.
Miei prossimi impegni professionali? Ecco la locandina del simposio internazionale sull’autismo organizzato dall’Università di Firenze che si terrà il prossimo 22 febbraio 2020
Qui di seguito il video della Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018 tenutasi lo scorso 26 gennaio nel Salone d’Onore di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Riprese e montaggio Alberto Accarino e Massimo Pinto).