La Rubrica online “Piazza Navona” torna a presentarvi gli Autori e i libri finalisti del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018. Oggi parliamo di “Amarilla. Appunti di un viaggio a sei zampe” (Morphema Editrice) di Emanuele Grandi.
La trama
Amarilla. Appunti di un viaggio a sei zampe è una raccolta di racconti scritti dal pratese Emanuele Grandi. Nelle 176 pagine e nei 77 racconti che compongono il libro l’Autore narra dell’amicizia e del rapporto vero, naturale, viscerale, complice, divertente, affettuoso e tenero tra lui e la sua Amarilla, una bellissima femmina di Labrador tutta gialla (da qui il suo nome: amarillo in spagnolo significa “giallo”). Emanuele Grandi, così, mostra e racconta un tratto della sua vita, accompagnato da questa sua grande amica che, di diritto, è entrata a far parte di una splendida famiglia. Ma non solo.
L’Autore non scrive solo di Amarilla ma anche di altri cani (ad esempio, Hachiko, Yellow, Laika) arrivando ad assumere anche “la voce” della palla preferita del suo cane e a ricostruire i fatti e i luoghi incriminati per la “scomparsa”di una importante quantità di buonissimo prosciutto.
Eppure c’è ancora molto di più. La famiglia si allarga. Arrivano in casa altre due bellissime femmine di labrador: Tabata e Camilla. Così, lasciamoci trasportare da questi racconti che divengono una dimostrazione di puro amore per queste amiche a quattro zampe.
Sul libro
Ha scritto il poeta cileno Pablo Neruda:
E l’antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada.
In questa affermazione si buon ben dire che sia racchiuso il senso più profondo di Amarilla. Appunti di viaggio a sei zampe di Emanuele Grandi e pubblicato, nel 2018, dalla Morphema Editrice nella Collana Letteraria.
Attraverso i numerosi racconti che animano il libro (molti dei quali si riesce a immaginarli per immagini quasi fossero la striscia di un fumetto) Emanuele Grandi con estreme semplicità e bontà (che appartengono proprio alla sua stessa essenza) e con dedizione e tenerezza racconta la sua vita in compagnia delle sue femmine di labrador: Amarilla, Tabata e Camilla. Uno sguardo particolare è posato sul suo rapporto con Amarilla, la prima ad essere entrata in famiglia e che, oggi, nonostante la sua triste e dolorosa scomparsa continua ad essere una presenza viva, costante… di colore giallo!
L’Autore scrive con rispetto delle sue compagne di viaggio, sempre con emozione e gratitudine per tutto ciò hanno apportato alla sua vita (e a quella della sua famiglia, naturalmente). Emanuele con le sue labrador instaura un rapporto sano, naturale, senza ostentazioni, senza maschere, senza eccedere… racconta dell’incontro tra il mondo umano e quello animale e di quanto questi possano arricchirsi a vicenda.
Nel racconto dal titolo “Vita coi cani” scrive Grandi:
“La vita coi cani è sincera. Non avrai bisogno di raccontar loro una bugia perché tanto, qualunque cosa tu dica loro, i cani la sanno. Sempre”. E ancora: “La vita coi cani è un viaggio. Nessun sentiero di montagna ti sembrerà lo stesso dopo che lo avrai percorso insieme al tuo cane: ricorderai profumi, odori e colori del bosco che prima non avevi sentito o visto; proprio come succederà per il tratto di vita che farete assieme”.
Non c’è che dire: Emanuele Grandi in ogni sua pagina, in ogni suo racconto, in ogni sua parola fa una vera e sincera dichiarazione d’amore e di amicizia ai suoi cani e a molti altri (Laika, Yellow, Hachiko, Abby e Bretagne) per sottolineare quanto il loro amore verso l’uomo sia unico, incondizionato e del tutto naturale.
In tal modo, Amarilla. Appunti di viaggio a sei zampe diviene un libro per grandi e per piccini (questi ultimi invitati più volte anche attraverso i social network a inviare i loro disegni dedicati al cane giallo e alle sue “avventure”)… Un libro di “appunti” non solo del viaggio di un’esistenza, anzi due (ovvero quella di Emanuele e di Amarilla) ma anche del senso che questa esistenza può avere, della ricchezza tutta naturale di cui questa può godere.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la scrittura misurata, appassionata ed entusiasta di Emanuele Grandi. Ancor di più tutto questo non sarebbe stato possibile senza lo sguardo da bambino, puro, genuino e autentico che l’Autore riserva al suo mondo, ai suoi affetti più cari e all’esistenza. La semplicità e la verità vincono sempre.
Incontro con l’Autore
Com’è avvenuto il tuo primo incontro con la scrittura?
Se dovessi cercare il momento preciso direi ai tempi del Liceo Classico; mi trovai a cimentarmi con un tema nel quale avrei dovuto presentare un personaggio della Divina Commedia e scelsi Caronte, una figura minore rispetto a quelle scelte dai miei compagni di classe. Il tema mi valse un ottimo voto della severissima professoressa di lettere e, probabilmente, quello scritto causò la piccola crepa che si aprì nel muro che tratteneva la mia passione di mettere per scritto le mie emozioni e le mie storie.
Quando hai capito che era giunto il momento di raccontare la tua storia e quella di Amarilla, Camilla e Tabata?
Quando mi resi conto che ciò che scrivevo sulla mia pagina Facebook della mia vita con Amarilla, il mio primo cane, suscitava interesse e attenzione sempre maggiori. Mi piaceva raccontare le mie giornate, le mie semplici avventure con lei e scoprivo ogni volta un seguito sempre più numeroso, vedevo che poco a poco Amarilla veniva conosciuta e amata da chi leggeva un mio post o capitava sulla mia bacheca. Da lì non ho più smesso di scrivere di Amarilla e quindi di Camilla e Tabata, arrivate nella mia famiglia dopo di lei.
Com’è nato il progetto editoriale di Amarilla. Appunti di un viaggio a sei zampe?
Come una di quelle storie che si vedono al cinema: io scrivevo su Facebook della mia vita coi cani e ricevevo tanti messaggi di persone che si rammaricavano di non poter leggere i miei racconti sulle pagine di un libro; qualcuno mi scriveva che salvava i miei post per conservarli e leggerli con calma, altri si offrivano di darmi il loro aiuto per stamparli e altri ancora mi chiedevano di pubblicarli in un libro, che sarebbe stato il mio sogno.
Però volevo che questo sogno si realizzasse grazie a chi, dopo aver letto le mie storie, avesse deciso di puntare su di me, di provare a darmi questa possibilità; volevo che qualche addetto ai lavori mi tirasse fuori dal mazzo, che una casa editrice si accorgesse di un perfetto sconosciuto e pubblicasse un suo libro. E così è stato: fui contattato dal signor Fabio Lanfiuti Baldi, della Morphema Editrice, che mi propose un contratto per la pubblicazione del mio primo libro; era stata sua moglie, la signora Emanuela Capoccia, a sottoporre alla sua attenzione i miei post che riuscirono a convincere la casa editrice a scommette su di me. Il sogno era diventato realtà e proprio nel modo in cui mi ero augurato: il mio sogno era realtà.
Nei diversi racconti che compongono il libro assumi diversi ruoli: a volte dai la “voce” agli altri cani protagonisti di queste altre storie (Hachiko, Yellow, la palla preferita di Amarilla e Camilla…) a volte addirittura ricostruisci fatti e “misfatti” come fosse un’istruttoria… quanto ti sei divertito? E quali sono state, se ci sono state, le difficoltà nel calarti in queste situazioni?
Mi sono divertito ed emozionato tantissimo: mi piaceva provare a raccontare alcuni importanti eventi “visti” dalla parte del cane ed ecco quindi lo sbarco in Normandia (Yellow), l’11 settembre (Abby e Bretagne), la storia di Laika. Sì, mi sono emozionato tantissimo perché mentre scrivevo m’immaginavo i cani alle prese con il disastro delle Torri Gemelle, con la tristezza della lontananza del proprio amico che parte per la guerra, con la solitudine di un cane lanciato nello spazio infinito e qualche lacrima mi è scesa mentre scrivevo. Per quanto riguarda le istruttorie ho ripreso reali vicende accadute con Amarilla e poi con Camilla e quindi portate in “tribunale”, dove i miei cani hanno avuto processi equi e giusti. È stato davvero divertente pensarle davanti a un giudice, chiamate a rispondere dei loro crimini gravissimi e a difendersi con le loro buffe espressioni.
Amarilla – Appunti di un viaggio a sei zampe si è classificato al secondo posto nella sezione “Racconti” del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” con la seguente motivazione:Ricordo la tua emozione e quella dei tuoi cari. Cosa hai pensato in quel momento? Cosa ha significato per te ottenere questo risultato?
Per aver saputo coniugare in tutte le sfumature di un arcobaleno poetico il sentimento d’amore e di appartenenza che si crea fra un cane ed il suo padrone. Con un’ottima struttura narrativa i racconti di Emanuele Grandi sono scanditi da storie, eventi, ricordi, emozioni che si contraddistinguono per originalità di trama e sequenzialità compiuta di svolgimento raggiungendo toccanti epifanie di commozione.
Non è facile dirti cosa ho pensato in quel momento tanta era la mia emozione e la mia incredulità per essere a Cava de’ Tirreni in finale di un concorso letterario; nemmeno nei miei sogni mi ero spinto così in alto, nemmeno durante le presentazioni e i firmacopie che avevo fatto con “Amarilla” a Prato, Vaiano, Roma, Terni, Orvieto, Gignod dove tante persone erano convenute per me e il mio libro. In quel momento ho pensato a chi era con me, la mia famiglia, e al mio babbo che credo sarebbe stato fiero di me; “Amarilla” è dedicato a lui e a Simone, un mio carissimo amico, e alla persona che più di tutti ha creduto in me e nelle mie capacità: mia moglie Cristina.
Ottenere questo successo incedibile è stato chiudere un cerchio, ho potuto dimostrare a chi mi vuol bene che aveva ragione a dirmi di scrivere, di raccontare. Quella sera, davanti alla giuria del concorso letterario non potevo non averli vicini, non potevo non sentire vicino anche chi troppo presto mi ha lasciato. Ricorderò quella premiazione come uno dei momenti più commoventi e felici della mia vita, mi sentirò per sempre legato a Cava de’ Tirreni.
Posso chiederti se c’è un motivo particolare per cui hai scelto di avere in famiglia sempre delle “femminucce” di Labrador?
Ce ne sarebbero due e non so se li puoi considerare motivi validi però provo a spiegarteli: dissi scherzando a mia moglie, quando decidemmo di prendere un cane, che non avrei voluto maschi perché in casa bastavo io: lei fu subito d’accordo e quindi con il suo parere definitivo avevamo scelto la femmina. L’altro motivo è legato all’esperienza del mio babbo che riteneva le femmine più tranquille e più attaccate al padrone. Ecco perché in casa avremo sempre “femminucce” di Labrador.
Cosa ti ha insegnato il rapporto con Amarilla prima e quello con Camilla e Tabata dopo?
Amarilla mi ha ricordato il valore del tempo, dell’importanza di perderne il meno possibile perché non ce ne viene dato altro. Amarilla, e poi Camilla e Tabata, mi hanno insegnato che al mondo non ci sono solo io, che le mie esigenze hanno la stessa importanza delle esigenze di un cane: perché se per me è interessante leggere un libro, per un cane lo è annusare per il tempo che gli occorre una foglia, un filo d’erba, il tronco di un albero.
Ho capito che il cane ha interessi propri, che per lui non esiste fretta, che anche le cose più banali meritano di essere affrontate al meglio delle proprie possibilità: un cane fa tutto come se non potesse farlo domani, non rimanda niente. Amarilla mi ha insegnato ad apprezzare le stagioni: camminando con lei nei boschi ne ho riscoperto le bellezze muovendomi a passo di cane, ovvero cercando di osservare e riscoprire particolari che da solo non avrei visto o che mi sarebbero sfuggiti; Amarilla mi ha insegnato che nella mia vita ci sarebbe stato un cane del quale mi sarei preso cura, che avrebbe affidato la sua vita a me in cambio solo di un po’ del mio tempo e della mia presenza, fidandosi di me in ogni circostanza e restando con me fino all’ultimo dei suoi giorni: è un bel patto quello che i cani ti chiedono di firmare.
Da non molto Amarilla è scomparsa. Come si reagisce a una simile perdita? Cosa aiuta il nucleo familiare a conservarne il ricordo e non il dolore?
La morte di Amarilla è stata per me un evento unico per le sensazioni che ho provato, e che onestamente avevo sottovalutato. Non ti nascondo che ho pensato che non fosse “giusto” soffrire così per un cane finché non mi sono detto “perché no? Perché non dovrei piangere per un essere con il quale ho passato infiniti momenti felici e per il quale ho provato un sentimento forte, puro, sincero?” Sono stato lì quando Amarilla respirava piano, quando il primo ago ha bucato la sua pelle, quando i suoi occhi mi hanno guardato per l’ultima volta, quando la mia mano non sentiva più il suo cuore battere; come potevo non piangere, come potevo non sentire un vuoto dentro di me?
E ciò che mi ha aiutato, piano piano, a sopportare la perdita di Amarilla è stato (ed è) scrivere ancora di lei, raccontare dove lei sia andata e ricordarla come se fosse viva; avere vicino Camilla e Tabata dopo la morte di Amarilla è stata la cura migliore, è stata la mia famiglia che mi ha aiutato a darmi la spinta per rialzarmi. Non so quanto avrei sofferto se fossi tornato a casa, senza Amarilla, e l’avessi trovata vuota e silenziosa: aprire la porta con le lacrime agli occhi e vedere Camilla e Tabata venirci incontro fu vedere la bellezza della vita, sentire la forza dell’amore. Ecco chi mi ha aiutato a ricordarmi di quanto fosse bella la vita con Amarilla, ecco chi mi ha aiutato a reagire.
So che hai creato, proprio in ricordo di Amarilla, l’Associazione “Amarilla. Il giallo aiuta i bambini”. Puoi raccontarci qualcosa di più in merito a questa iniziativa?
La morte di Amarilla ha innescato, in maniera del tutto spontanea, una ondata di affetto che mi ha profondamente sorpreso ed emozionato: ho ricevuto centinaia e centinaia di messaggi, di post, di foto; sulla mia pagina Facebook è esplosa una primavera gialla che si è protratta anche in estate con fiori da tutta Italia, abbiamo ricevuto regali inaspettati da chi pur non avendo mai visto o conosciuto Amarilla se n’era innamorato; perché non dare un seguito a questo amore, perché non provare a aiutare per mezzo di un cane giallo quei bambini che possono avere benefici dalla pet therapy?
Ecco che grazie a Cristina, mia moglie, e Fabio Lanfiuti Baldi, il mio editore, nasce l’Associazione Amarilla con lo scopo di restituire quell’amore che Amarilla ci ha fatto conoscere e che ha lasciato nel cuori di chi l’ha vista a accarezzata. Abbiamo scelto di aiutare chi si occupa di pet therapy specialmente per i bambini: stiamo già raccogliendo le offerte libere su un conto BancoPosta e stiamo vagliando la possibilità di pubblicare un libriccino che raccolga i disegni che i bambini hanno dedicato ad Amarilla dopo la sua morte. Cercheremo di dare un seguito alla scia d’amore lasciata da Amarilla, è così commovente vedere la magia che sento intorno a noi grazie a lei.
Spesso i giornali, la tv, la radio parlano dell’abbandono di animali, soprattutto nei periodi estivi. Cosa ti senti di dire a coloro i quali decidono di allargare la famiglia e di adottare un amico a quattro zampe?
Dico che stanno per cominciare un cammino unico, speciale e nel quale scopriranno un impressionante mondo di amore e amicizia se solo sapranno portarsi all’altezza di un cane; non è un compito facile, per questo mi auguro che la scelta di adottare un cane, spesso vittima di tristi vicissitudini, sia ponderata e convinta perché tornare indietro sarebbe la peggiore condanna per un cane.
Sono certa che i tuoi cani sanno benissimo cosa dici loro… la vostra intesa è percepibile. Ma se ti fosse data la possibilità di parlare realmente con loro… cosa gli diresti e cosa preferiresti non svelargli?
Una recente canzone parla di gente che parla coi cani, e puoi star certa che se chiedi a qualunque proprietario di cani se parla con il suo ti risponderà di sì e che lo capisce benissimo. Come faccio io, che spesso mi trovo a parlare con i miei cani nei boschi stupito da come mi ascoltino attente e interessate, come quando si accorgono che sto per dar loro un biscotto. Ad Amarilla avrei detto grazie per avermi dato la possibilità di realizzare il mio sogno; le avrei detto che non avrei potuto incontrare cane migliore di lei e le avrei chiesto scusa per non averla potuta guarire e per averla lasciata ad aspettarmi per troppo tempo e troppe volte.
A Camilla e Tabata direi che sono le mie salvatrici, che sono loro quelle a cui mi sono aggrappato quando mi sentivo cadere giù. E a tutte direi che le avevo già perdonate mezzo secondo dopo averle sgridate, che non vedevo l’ora di “fare la pace”! Non gli svelerei che la loro vita è più breve della mia, che un giorno loro si fermeranno e non potranno più seguirmi, non potranno più stare con me: sono sicuro che siano queste le parole che nessun cane vorrebbe o dovrebbe ascoltare dall’uomo al quale ha offerto la sua fedeltà e compagnia.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Quello più attuale è la promozione del mio secondo libro, sempre edito da Morphema Editrice, La Rupe degli sguardi lontani uscito a fine 2018 proprio quando la salute di Amarilla stava peggiorando. È un libro nel quale racconto del paradiso degli animali e per uno di quei buffi scherzi del destino è uscito quando Amarilla iniziava a prendere la strada per il Ponte dell’Arcobaleno, oltrepassato il quale sarebbe giunta lì dove ho sognato i miei racconti.
Oltre a questo ho in testa un paio di idee per un altro libro, qualcosa sempre legato all’amore e all’amicizia stavolta non solo fra uomo e cane. E, ovviamente, partecipare con grande piacere al concorso letterario “EquiLibri”, sperando di rivivere le fortissime emozioni provate a Cava de’ Tirreni. Sarebbe un altro grande regalo di Amarilla, il mio cane giallo.
Qui di seguito il video della Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018 tenutasi lo scorso 26 gennaio nel Salone d’Onore di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Riprese e montaggio Alberto Accarino e Massimo Pinto).