C’è tempo sino a domenica 20 settembre 2020 per poter ammirare la bellissima mostra allestita all’Ara Pacis dedicata a Sergio Leone, il grande regista degli “spaghetti western”. Un viaggio unico tra le immagini più belle della Storia del nostro Cinema (e non solo!)
C’era una volta Sergio Leone. Questo è il titolo evocativo e suggestivo scelto per la mostra dedicata all’immenso regista romano di cui quest’anno si celebrano i trent’anni della scomparsa e i novanta della sua nascita.
Tale esposizione arriva in Italia dopo il clamoroso successo riscosso alla Cinémathèque Française di Parigi (co-produttrice degli allestimenti assieme alla Fondazione Cineteca di Bologna) è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Istituto Luce – Cinecittà, Ministère de la culture (Francia), CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, SIAE e grazie a Rai Teche, Leone Film Group, Unidis Jolly Film e il supporto organizzativo di Zètema Progetto cultura.
C’era una volta Sergio Leone è articolata in sei sezioni: Cittadino del cinema, Le fonti dell’immaginario, Laboratorio Leone, C’era una volta in America, Leningrado e oltre (dedicata all’ultimo progetto incompiuto) e L’eredità Leone ovvero la dimostrazione per immagini e aneddoti di quanto il regista abbia influenzato il fare cinema di moltissimi e apprezzati registi (da Martin Scorsese a Quentin Tarantino, da Steven Spielberg a George Lucas).
Attraverso questi sei “capitoli” tutti indissolubilmente legati e collegati tra loro la mostra ci regala un ritratto fedele, onesto e attento di Sergio Leone uomo e regista. Si parte dalle sue radici, dalla sua famiglia, dal suo essere un “figlio d’arte”. Sì, perché sua mamma è l’attrice romana di lontane origini austriache Bice Waleran (pseudonimo di Edvige Valcarenghi) mentre suo papà è Vincenzo Leone noto con lo pseudonimo di Roberto Roberti, uno dei più grandi registi italiani del muto. E Sergio Leone non mancherà di rendergli onore e omaggio firmando la regia di Per un pugno di dollari con lo pseudonimo di Bob Robertson. Insomma, quella degli pseudonimi è una tradizione della famiglia Leone che porta fortuna.
Da qui la mostra si snoda ripercorrendo la carriera del regista che va dal peplum Il Colosso di Rodi (1961) a C’era una volta in America (1984). In realtà, a quest’ultimo film avrebbe dovuto seguire un lavoro dedicato alla battaglia di Leningrado che, a causa della scomparsa di Leone, non si concretizza e di cui restano solo pochi appunti.
Eppure, senza contare i film dove ha collaborato in qualità di sceneggiatore, aiuto regista e persino attore, Sergio Leone in “soli” ventitré anni, con i suoi film è riuscito a creare il mito, a diventare un vero maestro della narrazione e della costruzione dell’immagine cinematografica. Tutto questo, come si può ben ammirare nella mostra, è dovuto al forte attaccamento e alla grande passione che il regista nutriva per i classici del film western (John Ford, Anthony Mann, ad esempio) e per l’Arte da cui spesso ha tratto ispirazione per l’impostazione scenografica e architettonica delle sua inquadrature e dei suoi personaggi (Giorgio De Chirico, Degas, Robert Indiana, Goya…).
Per gli amanti e gli appassionati della Settima Arte – ma anche per i più curiosi – C’era una volta Sergio Leone diviene un vero e proprio viaggio all’interno di quella favola chiamata Cinema. Un favola tutta speciale che possiamo toccare con mano e ammirare attraverso immagini, video, fotografie, cimeli, musiche, suoni… Non c’è un attimo di silenzio nella mostra: veniamo accolti dallo squillo del telefono di C’era una volta in America, poi veniamo avvolti dalle emozionanti e commoventi note delle celeberrime musiche composte dal Maestro Ennio Morricone (tra l’altro è stato compagno di scuola di Sergio Leone che sarà proprio il cinema a farli riunire solidificando la loro amicizia) e ancora veniamo conquistati dalle battute più famose dei suoi film. Un esempio?
E ancora, tanti e diversi sono gli oggetti che la famiglia Leone e la Unidis Jolly Film mettono a disposizione del visitatore: la ricostruzione dello studio del regista, i suoi libri personali, i suoi ritratti e modellini, bozzetti, scenografie, costumi, oggetti di scena, appunti, programmi, sceneggiature… E fotografie. Tantissime e bellissime soprattutto quelle realizzate sui set da Angelo Novi che ha raccontato e testimoniato con le sue immagini il lavoro di Sergio Leone a partire da C’era una volta il west.
La mostra – raccontata anche attraverso il volume La rivoluzione Sergio Leone, a cura di Christopher Frayling e Gian Luca Farinelli (Edizioni Cineteca di Bologna) – è un vero regalo, un dono prezioso per chi ama il Cinema. La sua storia. I retroscena. I suoi segreti. I momenti di progettazione, di preparazione e di creazione. C’era una volta Sergio Leone è il viaggio all’interno di una favola che non avrà mai fine perché il Mito non può morire né essere dimenticato. La Storia ce lo insegna. E ancor oggi… e i domani che verranno il cinema, la poetica e lo stile di Sergio Leone resteranno la più bella favola mai raccontata (e vista). E che non smetterà mai di essere raccontata e vista…