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Letto per voi… “La verità di Caravaggio” di Giuseppe Fornari

"La verità di Caravaggio" di Giuseppe Fornari (Nomos Edizioni)
“La verità di Caravaggio” di Giuseppe Fornari (Nomos Edizioni)

Un saggio dedicato alla personalità artistica e intellettuale del celeberrimo Pittore spoglia di qualsiasi mito, artificiosità e superficialità scritto da Giuseppe Fornari che ci allontana da malintesi e trappole interpretative.

La trama

La verità di Caravaggio (Nomos Edizioni) è un importante saggio che, come ci suggerisce il titolo, ha come obiettivo quello di raccontare e mostrare (forse una volta per tutte) la vera identità artistica, simbolica e allegorica dell’Artista e delle sue opere. Altro importante scopo del volume è quello di sdoganare Caravaggio da quel mito che lo vuole, per così dire, bello e dannato e continuamente circondato da un’aura di mistero e di fitti, complessi eventi e circostanze. Giuseppe Fornari dedica le sue pagine all’opera caravaggesca studiandola e analizzandola sin nel profondo attraverso un punto di vista personale ma anche attraverso l’ausilio di studi e critiche realizzati da importanti storici quali Longhi, Berenson e Calvesi. Con questi, infatti, l’Autore sembra dialogare per trovare un terreno fertile di confronto talvolta rafforzando alcune tesi altre volte rivedendole e discutendole.

Si tratta di un saggio molto interessante e articolato dedicato al magico mondo dell’Arte. Non si tratta di un’agiografia di un controverso Artista ma di un’analisi – talvolta molto severa – di un uomo diventato Artista e della sua produzione artistica inserita in un preciso periodo storico.

Cover fronte-retro de "La verità di Caravaggio" di Giuseppe Fornari (Nomos Edizioni)
Cover fronte-retro de “La verità di Caravaggio” di Giuseppe Fornari (Nomos Edizioni)

Analisi e spirito di critica e di osservazione sono senza dubbio le parole d’ordine di un testo che veramente cerca la verità su un Artista erroneamente arricchito e circondato di falsi miti.

 Il libro

Giuseppe Fornari è docente di Storia della Filosofia presso l’Università di Bergamo. Certamente questa sua formazione culturale e intellettuale ha, in qualche modo, influenzato e alimentato il suo interesse per la Storia dell’Arte e alcuni suoi protagonisti cui ha dedicato diversi libri. Tra questi ultimi ricordiamo, ad esempio: La bellezza e il nulla (2005) monografia dedicato al genio di Leonardo Da Vinci, Mediazione, magia, desiderio in Leonardo e nel Rinascimento (2012) e ancora Storicità radicale. Filosofia e morte di Dio (2013).

Poi, nel 2014, la Nomos Edizioni pubblica La verità di Caravaggio attraverso il quale l’Autore traccia un ritratto (è proprio il caso di dirlo) assai critico del pittore Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Nonostante un atteggiamento dichiaratamente aspro nei riguardi del generale livello culturale del Paese (il nostro) l’Autore ha il merito di togliere quasi a mani nude tutto ciò che sembra macchiare e oscurare la vera identità dell’Artista. È pur vero, infatti, che negli ultimi anni sembra essere diventato di uso comune creare attorno a certi artisti delle auree di (più o meno) falsi miti che ne alterano il vero senso e la vera essenza. Basti pensare a Leonardo Da Vinci e a Frida Kahlo.

Nomos Edizioni
Nomos Edizioni

Ma il Professore-Autore non parla certo per partito preso. (Ri)cerca veramente la sua verità e lo fa confrontandosi con tesi di altri studiosi, spiegando mostrando e raccontando dipinti, dettagli, tecniche, utilizzi della luce, simbolismi… Ed è un lavoro lodevole seppur sembri una (tanto interessante) lezione universitaria articolata con un linguaggio forbito, da addetti ai lavori con cui dei semplici ma comunque rispettabili appassionati faticherebbero a relazionarsi.

Certamente si tratta di un saggio che in una biblioteca di Storia dell’Arte non può mancare per i suoi contenuti, per le sue tesi, per la sua attenta analisi e per la forza senza uguali con cui Giuseppe Fornari realizza il suo studio e il suo testo. Un interessantissimo lavoro sull’Arte, dedicato a uno tra i più grandi Artisti pittorici, che l’Italia abbia mai avuto, nato dal desiderio di riportare un po’ di ordine in un’esistenza e in una Storia dove di confusione se n’è creata abbastanza.

Incontro con l’Autore

Sono personalmente felice e onorata di poter intervistare Giuseppe Fornari, Autore de La verità di Caravaggio. Questa è certamente una meravigliosa occasione per poter scoprire ancor di più il suo lavoro, il suo testo e per sottolineare l’importanza di un simile testo che impreziosisce e arricchisce l’analisi e la critica del noto Pittore.

Nella Prefazione del volume scrive che questo progetto nasce dalla conferenza sul Seppellimento di santa Lucia a Siracusa del Caravaggio. Potrebbe dirmi qualcosa in più in merito alla creazione del libro e di questa interessante conferenza?

La conferenza è stata un’occasione che mi si è offerta, grazie a una proposta fattami ormai diversi anni fa dagli amici Annibale Vanetti e Nino Portoghese, durante il periodo in cui ho collaborato con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico per la presentazione di alcune tragedie della stagione estiva del Teatro Greco. A dire il vero, di conferenze ne ho fatto più di una a Siracusa, e una volta sotto lo stesso dipinto originale. Avendo da lungo tempo un grande amore verso Caravaggio, ho colto questa bellissima occasione per approfondirne la figura e l’opera, e ho scoperto che i miei precedenti studi sulla pittura veneta e su Leonardo erano la premessa più idonea per comprendere la genesi dell’arte caravaggesca, di cui il Seppellimento di Santa Lucia è un momento di suprema maturazione.

"Il seppellimento di Santa Cecilia" di Caravaggio (1608)
“Il seppellimento di Santa Cecilia” di Caravaggio (1608)

Cosa intende dire quando afferma che Caravaggio “uccide il colore”?

Caravaggio si forma come pittore raffinatissimo, che raccoglie il meglio dell’eredità tardo-rinascimentale, ma, confrontandosi in particolare con l’arte drammatica di Michelangelo e di Tintoretto, egli capisce che la forma rinascimentale era servita a effettuare una nuova conquista della realtà umana, e che per portare a compimento questa rivoluzione figurativa e culturale occorreva proseguire coraggiosamente su questa strada. La forma disegnata ed elegante di provenienza fiorentina e il colore di provenienza veneziana non dovevano quindi diventare elementi fini a se stessi concepiti in senso intellettualistico o decorativo, bensì piegarsi a strumenti di rappresentazione dell’uomo quale lo avverte la cultura più avanzata della fine del Cinquecento, e in tal senso questi elementi formali dovevano essere “superati”, cioè piegati a esprimere una verità storica che si doveva affermare come l’unico vero scopo dell’operazione artistica. Ma il Caravaggio maturo è il pittore che comprende che, al centro della realtà storica dell’uomo, c’è il mistero della morte e della violenza. Ecco che allora questa operazione di realismo non “scientifico” ma storico e morale, da raggiungere passando attraverso il Rinascimento e andando oltre il Rinascimento, diventa drammaticamente, nelle opere degli ultimi anni, una vera “uccisione” degli elementi pittorici più attraenti e piacevoli, e in particolare il colore, così congeniale a un pittore intriso come lui della grande arte veneziana del Cinquecento. Come ogni vero genio artistico, Caravaggio raggiunge quindi le vette più alte uccidendo la propria stessa arte, eliminando la facilità con cui poteva diventare più piacevole e spettacolare per il suo pubblico. Non per niente sarà lui il pittore italiano che eserciterà un influsso decisivo su due grandi esploratori pittorici della realtà nel Seicento come Rembrandt in Olanda e Velazquez in Spagna.

Giuseppe Fornari durante la sua conferenza a Siracusa
Giuseppe Fornari durante la sua conferenza a Siracusa (Per gentile concessione di Giuseppe Fornari)

Ormai Caravaggio sembra essere entrato a far parte dell’immaginario comune più per il suo mito che non per la sua Arte. Ma quale aspetto dell’Artista, secondo Lei, attrae maggiormente la curiosità del “grande pubblico” e quale altro “gli studiosi della materia”?

Certamente ad attrarre il grande pubblico è l’immediatezza visiva dei dipinti di Caravaggio, la loro potenza stereometrica e la loro capacità drammatica, che cerca costantemente il rapporto con l’osservatore e il suo coinvolgimento emozionale. L’arte di Caravaggio è però estremamente mediata, e si appella in ultima analisi alle capacità di comprensione intellettuale e spirituale dell’osservatore, e qui cominciano i problemi. Andiamo per gradi. Comprensione intellettuale: qui i migliori critici e storici hanno fatto degli ottimi lavori, dimenticandosi però sovente che l’aspetto più filosofico e concettuale serve a Caravaggio per raggiungere una forma di conoscenza religiosa e morale che è definibile come spirituale. È qui che alla comprensione parziale del pubblico si somma la comprensione più raffinata ma non molto meno parziale dei critici, che sovente ignorano o semplificano troppo la componente religiosa dell’arte di Caravaggio. Ma la religione, il cristianesimo, per Caravaggio non è un elemento superfluo o un repertorio di soggetti iconografici, è invece il cuore della sua idea di “realtà”. La realtà del dolore e della morte è per lui la realtà della presenza di Cristo, intesa in un senso esistenziale modernissimo, non secondo le modalità propagandistiche preferite dal corso prevalente della politica ecclesiale del tempo. Si capisce come, in una situazione interpretativa così complessa e a più strati, sia prevalsa l’immagine romantica del “genio maledetto”, che ha delle basi biografiche, ma che è stata malignamente alimentata dai suoi detrattori, e che oggi è diventata un cliché che impedisce di ragionare. La mitografia non perde potere falsificante se da negativa si rovescia in positiva, anzi così è ancora peggio, perché tutti gli ammiratori pensano di aver tributato i loro omaggi al genio osannato, e di essersi per così dire sdebitati con lui. Si pensi a quanto è accaduto a Leonardo da Vinci.

Giuseppe Fornari durante la sua conferenza a Siracusa
Giuseppe Fornari durante la sua conferenza a Siracusa (Per gentile concessione di Giuseppe Fornari)

Qual è nella Sua opinione l’opera più significativa del Caravaggio e perché?

Personalmente ritengo che il suo capolavoro più straordinario, tra le opere sopravvissute, sia la Resurrezione di Lazzaro, che fortunatamente si trova ancora nella città che l’ha fatta nascere, Messina. È la trattazione pittorica più alta che sia mai stata fatta di questo episodio del vangelo di Giovanni, una meditazione insuperabile sul mistero della morte e sull’abissale promessa di resurrezione che costituisce il fulcro della speranza cristiana. Non per niente, sopra il braccio alzato di Cristo, Caravaggio ha raffigurato se stesso in una posizione di umile penitente che guarda verso l’inverosimile prodigio. Il corpo in via di rianimazione di Lazzaro non si limita ad essere un raggiungimento pittorico supremo, è un intero trattato di pensiero religioso e filosofico condensato in forma figurativa. È il vero miracolo di una materia morta che acquista vita e risorge sotto i nostri occhi. Peccato che Rembrandt non abbia visto questo capolavoro, ne avrebbe ricavato degli stimoli inimmaginabili.

"Resurrezione di Lazzaro" di Caravaggio (1609)
“Resurrezione di Lazzaro” di Caravaggio (1609)

In definitiva, quali sono i tratti distintivi dell’Arte caravaggesca che hanno distinto l’Artista dai suoi contemporanei? E quanto crede sia stato importante per il Caravaggio l’uso del simbolismo e dell’allegoria? Temi questi cui dedica ampio spazio nel Suo attento studio.

L’aspetto simbolico e allegorico prevale nelle prime opere che di lui ci sono pervenute, espressione di un mecenatismo e di un mercato di altissima cultura che gli fa cominciare la carriera. Simboli e allegorie sicuramente in molti casi di carattere religioso. Ma tali sofisticate costruzioni visive con il tempo si sono sempre più incarnate, fino a far coincidere il simbolo col simboleggiato. Come nell’incarnazione di Cristo.

  • Vedere, raccontare, spiegare oggi l’Arte di un simile Artista. Da studioso, da filosofo, da appassionato di Arte: quanto è importante diffondere la memoria artistica (e non solo) della nostra Storia attraverso uno sguardo critico e analitico?

Sarebbe di vitale importanza non solo per raccogliere l’enorme eredità del nostro passato e mantenerla viva e presente, ma anche, e appunto per questo, per conservarla e darle un futuro. Bisogna denunciare, senza fare polemiche inutili ma andando al sodo della questione, lo stato di decadenza culturale ed educativa in cui versa attualmente l’Italia, e non solo l’Italia, sotto lo tsunami spaventoso di una mentalità che riconosce come unico “valore” quello del denaro e del potere. In tal modo il nostro insostituibile patrimonio artistico (e non solo, si pensi a quello che sta succedendo alla lingua di Dante) è stato degradato a “giacimento petrolifero” da sfruttare secondo una logica merciaiola e mercenaria che inevitabilmente privilegia la volgarizzazione incontrollata, la spettacolarizzazione indiscriminata, la massificazione verso il basso. Con quali conseguenze? Gliene cito solamente una: restauri irresponsabili e incontrollati, che hanno già inflitto gravissimi danni soprattutto ai dipinti medievali e rinascimentali italiani la cui tecnica esecutiva era raffinatissima e si avvaleva di molti strati pittorici, fino alle vernici e alle velature a secco. Ebbene, molte volte questi tocchi finali, che erano quelli decisivi per gli effetti che si riprometteva l’artista, sono stati distrutti da restauratori o committenti che volevano opere “nuove” e spettacolari, con colori sgargianti che colpissero il grande pubblico e apparissero per così dire “telegenici”. Fortunatamente i restauri di Caravaggio non hanno prodotto simili danni perché la sua pittura matura è meno delicata e stratificata, ma dobbiamo preoccuparci dei danni che una simile mentalità può infliggere in futuro alla conservazione della sua arte, oltre che alla sua comprensione. Non dimentichiamo i dipinti caravaggeschi andati bruciati nella seconda guerra mondiale o distrutti dalla mafia, come probabilmente è successo all’indimenticabile Adorazione dei pastori di Palermo. La prima condizione per conservare il patrimonio artistico e culturale è la conoscenza, non la sua negazione. Lo ripeto, questa per me non vuol essere una polemica, ma l’invito a rendersi conto che seguire una mentalità agli antipodi di quella che ha prodotto simili capolavori significa uccidere la cultura e garantire un mondo che se ne troverà tragicamente privo.

Gli autoritratti di Caravaggio nella sua produzione artistica
Gli autoritratti di Caravaggio nella sua produzione artistica

Quali sono i Suoi prossimi progetti editoriali collegati al mondo dell’Arte?

Al momento non ho progetti immediati, e le circostanze che ho descritto non sono esattamente le più favorevoli per un dibattito culturale serio e sereno sui temi di cui mi sono occupato, come Leonardo da Vinci, e di cui vorrei occuparmi in futuro. Confido però nell’amore per l’arte e nella volontà di cultura di tante persone, a cominciare dai giovani. Tra questi progetti che tengo nel cassetto, e che in parte sono già scritti, c’è una monografia su Antonello da Messina, e un saggio sull’ultimo Michelangelo, in particolare sul Giudizio universale.

A questo punto prima di ringraziare ancora il Professor Fornari e di salutarlo caramente desidero invitarlo sin da ora a raccontarci dei suoi futuri libri e saggi. Parlare ancora assieme a lei di tanta Bellezza sarà un appuntamento da non perdere!

Diffondiamo e difendiamo l’Arte!

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