“Il colore dell’inganno”: il giallo – poliziottesco di Eraldo Guadagnoli. Un racconto colmo di colpi di scena, di verità nascoste, di furti, ladri, poliziotti… una caccia al ladro e al colpevole che vi terrà col fiato sospeso sino alla fine.
La trama
Roma. Carcere di Rebibbia. È qui che, per la prima volta, si incontrano i pregiudicati Stefano Bellotti e Antonio Di Paolo. Ai due non servono troppe parole per far nascere una sincera amicizia cui segue un’importante promessa. Antonio, infatti, confessa al compagno di cella di aver nascosto nella sua casa un borsone. Sarà suo il compito di recuperarlo e metterlo al sicuro non appena uscirà di prigione. Ma cosa è contenuto in quella borsa non è subito chiaro. Naturalmente non mancano le complicazioni: c’è chi fa di tutto per ostacolare Stefano tentando di farlo venir meno alla promessa fatta all’amico e la morte in carcere dello stesso Antonio.
Da questo momento la Magistratura lavora per mettere un punto a questa situazione.
Arriva il 1975 e, presso il Tribunale di Roma, a colloquio con giudici, commissari e poliziotti ritroviamo la giovane Miriam: una ragazza volitiva, anarchica per natura e ribelle che passo passo aiuta le Forze dell’Ordine a sciogliere questo groviglio. Allo stesso tempo la criminalità continua il suo corso e tra Roma, Sulmona e Cansano non mancano omicidi, minacce, tradimenti, arresti… rendendo la vicenda sempre più fitta di accadimenti e di colpi di scena. La Legge continua il suo corso e l’ordine viene (ri)costituito ma la domanda che continuiamo a porci resta la medesima: qual è il colore dell’inganno?
Il libro
Eraldo Guadagnoli nel luglio 2017 pubblica per la Casa Editrice Virginia Edizioni il volume Il colore dell’inganno per il quale ha ricevuto la menzione di Merito dalla giuria del Premio letterario internazionale Pegasus della città di Cattolica.
Il colore dell’inganno è un giallo-poliziottesco che ricorda quel filone cinematografico targato anni Settanta che ha reso immortali film come Roma a mano armata, La polizia incrimina la legge assolve, Milano calibro 9… Ma non solo: l’Autore riesce, attraverso la sua scrittura e la vicenda narrata, a tracciare un ritratto di quella criminalità che un poco ricorda quella della “nota” Banda della Magliana. A farci pensare questo è l’uso del dialetto romanesco che, aggiunto a quello abruzzese, dà persino un tocco di Neorealismo all’opera. Per il Guadagnoli credo sia stata una scelta vincente l’aver utilizzato questa scelta stilistica che, tra l’latro, denota il suo interesse per le origini e la tradizione.
Merita di essere sottolineata anche la gran quantità di personaggi che danno vita alla vicenda e che si susseguono senza sosta come in una passerella di attori di un teatro al momento del commiato. Davvero molti. Ma l’Autore sembra non perdere mai le fila del suo discorso nonostante l’uso di continui flashback facendo sì che la storia non abbia mai sosta né momenti di pausa. È un continuo divenire. A rendere molto più semplice e agile la lettura è la costruzione dei personaggi i quali possono essere paragonati ai manichini metafisici tante volte dipinti da Giorgio De Chirico. Con questo voglio dire che l’Autore, pur non creando dei profili psicologi approfonditi di questi suoi personaggi (limitandosi a descriverne atteggiamenti, azioni e caratteristiche fisiche) ottiene un risultato assolutamente vincente. Nello scorrere delle pagine saremo noi a dover creare – con la nostra fantasia – i ritratti di questi stessi personaggi pur risultando ugualmente incisivi, forti, presenti, vivi e attivi all’interno della narrazione. Senza mai subirla.
Insomma, per gli amanti del genere è un libro da non perdere. Merita per la precisione con la quale è costruito e per l’attenzione al particolare, al dettaglio che sino all’ultimo regala colpi di scena e la certezza di un inganno che sa essere multicolore.
Incontro con l’Autore
Non posso non ringraziare Eraldo Guadagnoli di avermi concesso questa intervista nella speranza di poter leggere presto il suo prossimo libro, i suoi nuovi racconti. Buona lettura!
Come è nata l’idea del tuo libro?
Faccio una premessa importante. Innanzitutto, avendo avuto un padre insegnante, la lettura è stata la mia compagna di palestra della mente sin da bambino. Per quanto riguarda il romanzo Il colore dell’inganno, esso è il frutto di una elaborazione lunga un anno. In tutta sincerità, la traccia è stata sviluppata da una costola di una storia che scrissi in gioventù e che non ha avuto molta fortuna. Posso ritenermi soddisfatto del risultato e del riscontro positivo che ha avuto finora il mio romanzo.
Cosa (o chi) ha ispirato l’ambientazione della tua storia in un periodo storico-politico-criminale italiano ben preciso?
Io sono nato nel 1974 e gli anni Settanta costituiscono per me un punto di riferimento per tante cose, non solo letterarie, ma anche storiche e politiche. L’idea iniziale mi aveva portato a sviluppare l’ambientazione di una decina di anni più avanti. Ma col tempo mi sono accorto che, per via di alcune vicende accadute proprio a Roma, dalla seconda metà degli anni Settanta e a seguire, ho deciso di collocare lo spazio temporale poco prima. Quindi, ho deciso per il 1975.
A caratterizzare la tua scrittura è anche l’attenzione alla tradizione, che qui è tradotta nell’uso del dialetto. A cosa è dovuta questa scelta?
Non sono il primo a fare questa scelta del dialetto. Autori più noti, e con maggiori capacità delle mie, hanno avuto molta fortuna con la scelta del dialetto, a iniziare da alcuni poeti dell’Ottocento. Non ultimo, abbiamo Camilleri che è un maestro in questo. Ho scelto di narrare anche in dialetto romano e abruzzese, poiché ho ritenuto opportuno anche ricordare che il dialetto è alla base della nostra cultura. Tanto che esso ci ricorda da dove proveniamo, quali tradizioni sono presenti nel nostro Paese, e quindi ho deciso di realizzare questa scelta, coraggiosa, ma che finora non sta scalfendo la bontà del mio lavoro.
Quali sono le difficoltà, se ci sono, nella costruzione di una trama fitta di flashback?
L’attenzione di un autore deve essere sempre massima, se ha intenzione di creare e sviluppare una storia intorno a dei flashback. In primo luogo, bisogna evitare le ripetizioni di scene del passato in questo ping pong temporale. Secondo, è necessario essere anche discreti nel non rivelare troppo, se si vuole portare il lettore fino alla fine della storia. Terzo, l’attenzione deve essere massima, nel ricreare al meglio un quadro di trenta, quaranta anni addietro, poiché è facile cadere in qualche anacronismo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e impegni letterari?
Innanzitutto, inizio in ritardo le mie presentazioni del romanzo. Il 21 aprile sarò a L’Aquila, il 6 maggio a Sulmona. Il 9 giugno sarò presente alla Notte Bianca di Parma. Non ho ancora l’ufficialità delle date, ma sarò anche a Ferrara, Bologna, Cento, Roma e Benevento. Per quanto riguarda i miei progetti, ho in cantiere la conclusione del mio terzo romanzo e altre tracce da sviluppare. Non escludo anche un saggio storico, in futuro. Non mi limiterò solo ai gialli e ai noir, questo posso garantirlo. La Storia è da sempre la mia passione e quindi almeno un romanzo storico lo scriverò.
A proposito di libri, quali sono il libro e l’Autore che ti hanno influenzato?
Ci sono tanti autori che mi hanno influenzato, dai classici fino ai contemporanei; così come sono innumerevoli i romanzi e i saggi che mi hanno influenzato. Posso citare persone illustri come Dumas, Salgari, Verne, Carver, Sciascia, Scerbanenco, Kafka. Ognuno di essi mi ha insegnato qualcosa; ma anche i più attuali Grisham, King, Eco, Murakami. Quindi, avrei molta difficoltà a scegliere un’opera in particolare o un Autore specifico.
Qual è il colore dell’inganno, secondo te?
Il colore dell’inganno ognuno di noi lo può trovare in tante situazioni, per lo più personali e professionali. Nel romanzo, la spiegazione del titolo è in un dialogo tra due personaggi ed è lì la mia versione sulla nota di colore dell’inganno. Quindi, non resta che acquistare il romanzo e leggere di che colore è, appunto, l’inganno.
E, quindi, ancora una volta… buona lettura! E fateci sapere qual è il vostro colore dell’inganno dopo aver letto il romanzo di Eraldo Guadagnoli!