Nei giorni scorsi è stato presentato in anteprima stampa al cinema Barberini di Roma l’ultimo controverso e potente film di Lars von Trier dal titolo La casa di Jack con Matt Dillon e Bruno Ganz nei ruoli dei protagonisti. La rubrica online “Piazza Navona” era presente in sala e vi racconta di questo film che oggi 28 febbraio esce nelle nostre sale. Buona lettura e… buona visione!
La trama
Stati Uniti. Anni Settanta. Jack è un ingegnere psicopatico affetto da manie ossessivo compulsive e dotato di una grande intelligenza e spirito d’inventiva. La sua macabra carriera di serial killer ha inizio quando una donna con l’auto in panne gli chiede un passaggio senza nascondergli la sua perplessità e sentore (quasi certezza) di essere seduta accanto a un assassino.
A questo primo “incidente” ne seguono altri quattro sempre più crudi, spietati, inumani e persino surreali. Trascorrono, così, dodici anni durante i quali la polizia si avvicina sempre più al crudele assassino giocando una partita a scacchi finemente psicologica. In tutto questo tempo, però, Jack affina sempre più le sue “capacità di uccidere” scegliendo con cura le proprie vittime (femminili perché più facili da avvicinare) e firmando le proprie “opere d’arte” con lo pseudonimo Mr. Sophistication.
Jack, infatti, è fermamente convinto che i suoi delitti siano delle opere d’arte attraverso le quali mira alla perfezione che studia servendosi delle fotografie che scatta ai corpi (in pose persino bizzarre) prima di lasciarle “riposare” in una cella frigorifera. Tutto è osservato dal punto di vista di Jack che, omicidio dopo omicidio, mantiene un dialogo con Verge, ovvero Virgilio inteso sia come sua coscienza sia come strumento che gli consente il passaggio all’Inferno. E cosa troverà un malvagio come Jack tra gli Inferi? La morte è ancora la forma più elevata e perfetta d’arte?
Il trailer
Sul film
La casa di Jack è l’ultima controversa opera cinematografica di Lars von Trier presentato fuori concorso alla scorsa edizione del Festival di Cannes da cui il regista è stato allontanato per alcune sue dichiarazioni riguardanti il nazismo. Si apre con un dialogo (come è già accaduto nel precedente Nymphomaniac), che accompagna tutto il suo svolgimento, tra il protagonista e il suo alter ego/coscienza Verge/Virgilio che poi sarà con lui all’Inferno.
Jack è uno psicopatico che mescola numero ed estro artistico essendo un ingegnere che tra un “incidente”/omicidio e l’altro tenta di ostruirsi una casa che non fa che distruggere ogni volta per la sua ricerca spasmodica e irreale di una perfezione inesistente. La stessa che ri(cerca) nei suoi delitti rasentando l’assurdità, il comico e il surrealismo.
Lars von Trier rincara la dose in questo film che ha tutti i tratti di un thriller e di un horror psicologico spingendosi oltre ogni limite facendo sì che l’omicidio diventi simbolo e sinonimo dell’esaltazione umana. Forse è anche per questo che nel film non mancano autocelebrazioni del regista riportando spezzoni dei suoi film ma anche di documentari, di vecchi cartoni animati, analisi degli Stuka nazisti e sulla decomposizione degli zuccheri nella produzione dei vini.
Il centro del film sono i dialoghi filosofici, letterari (citando persino William Blake), psicologici e antropologici che intercorrono tra Verge e Jack analizzando i concetti di arte e di psicopatia, i loro punti di incontri e le loro differenze. A tal proposito interessanti e stilisticamente bellissime sono le immagini che richiamano a Dante e al suo Inferno, alla pittura di Eugène Delacroix (La barca di Dante). E non a caso in Jack si alternano le sue pulsioni che procedono in direzione ostinata e contraria, ovvero quella di creare e di distruggere allo stesso tempo (una casa, una vita, un amore…)
In un contesto narrativo e psicologico così massiccio e controverso si inseriscono i personaggi interpretati da Matt Dillon e Bruno Ganz (qui alla sua ultima prova d’attore). I due protagonisti, infatti, sono eccezionali nei rispettivi ruoli del carnefice e della sua coscienza. In particolar modo è Matt Dillon che con i suoi sguardi che non poco ricordano (elevandolo all’ennesima potenza) il Jack Nicholson di Shining di kubrickiana memoria a lasciare un segno indelebile nell’esperienza cinematografica dello spettatore che mai arriverebbe a pensare e a immaginare quanto sta per accadere.
D’altro canto Bruno Ganz è un contraltare assolutamente funzionale alla narrazione e all’impianto costruttivo della vicenda: una voce che bacchetta, rimprovera, riprende, sorride, a volte beffarda altre severa che tenta di riportare un poco di ordine e di senso di realtà in questa vicenda tutt’altro che “normale”senza mai giudicare o intralciare le azioni altrui. In fondo Jack, nella sua follia, è l’artefice di questa strana caccia al topo: agisce con la volontà di essere preso e arrestato traendo così il più totale godimento del suo agire scellerato.
Come si è accennato, si tratta di un horror che gioca (pesantemente) con la psicologia dei personaggi, delle vittime e degli spettatori. Non è un caso che molti di questi (all’anteprima di Cannes e a quella romana) abbiano dovuto abbandonare la sala tanto potente e suggestiva è stata la pressione emotiva esercitata su di loro. Ed è proprio per questo che il film uscirà nelle sale italiane in due versioni contemporaneamente: quella originale senza tagli e quella italiana “alleggerita” delle scene più cruente ed entrambe (è la prima volta che accade in Italia) con il divieto alla visione ai minori di 18 anni.
Bisogna pur dire che La casa di Jack proprio per il suo essersi spinto a degli eccessi visivi e psicologici così estremi merita di esser visto, analizzato, capito, criticato o supportato. È un’opera cinematografica geniale costruita interamente sulla pressione psicologica che mette a dura prova lo spettatore solo, al buio, braccato senza essere in una vera trappola… ma “solo” preda della sua stessa psicologia governata da un assassino travestito da innocente ingegnere.
Voto 4/5
Scheda tecnica
Titolo originale: The house that Jack built
Regia: Lars von Trier
Cast: Matt Dillon, Bruno Ganz, Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan, Sofie Gråbøl, Riley Keough
Soggetto: Lars von Trier e Jenle Hallund
Sceneggiatura: Lars von Trier
Montaggio: Molly Malene Stensgaard
Fotografia: Manuel Alberto Claro
Produzione: Zentropa, Centre national du cinéma et de l’image animée, Copenhagen Film Fund, Eurimages, Film i Väst, Nordisk Film, Film- und Medienstiftung NRW
Distribuzione: Videa
Paese: Danimarca, Svezia, Francia, Germania
Anno: 2018
Durata: 155 minuti