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“Il ritratto negato”: l’Arte tradotta in poesia nell’ultima opera del regista Andrzej Wajda

Locandina del film
Locandina del film

“Il ritratto negato” è l’ultimo film di Andrzej Wajda: un inno alla Libertà di espressione (e non solo) e un incoraggiamento a credere sempre nelle proprie idee nel nome dell’Arte e delle proprie convinzioni. La rubrica online “Piazza Navona” vi racconta del film visto in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2016.

Trama

Polonia. 1949 – 1952. Il pittore polacco Władysław Strzemiński (Bogusław Linda) fonda e insegna all’Accademia delle Belle Arti di Łódź la cui collezione è stata creata grazie all’entusiasmo e alla dedizione dei colleghi Ktarzyna Kobro (che diventerà sua moglie) e Henryk Stażewski nonché dei poeti Julian Przyboś e Jan Brzękowski. Negli anni Venti crea e postula la teoria dell’Unismo, che mira a un’unità di trama, colore e composizione, divenendo fonte d’ispirazione anche per alcuni musicisti come Zygmunt Krauze.

Seppur mutilato di un braccio e di una gamba a causa della Prima guerra mondiale Strzemiński, amico di Chagall, Malevic e Rodcenko, non smette di dipingere e, attraverso il suo metodo d’insegnamento (anche en plein air) e la sua vicinanza ai giovani, diviene il beniamino e il punto di riferimento dei suoi studenti che non l’abbandoneranno mai.

Afterimage
“Il ritratto negato”

Per questi ultimi, infatti, l’artista rappresenta “il messia della pittura moderna” mentre l’Accademia e la politica dell’epoca hanno idee ben diverse in merito. Infatti, in un periodo storico in cui in Polonia vige il dettame socialista Strzemiński non riesce a seguirne i dettami e ad offrirgli la sua Arte in pegno preferendo restare libero nella sua visione figurativa e ideologica. Per tutto questo gli alti vertici del Partito attuano nei suoi riguardi un vero e proprio ostracismo venendo licenziato dall’Accademia ed espulso dall’Unione degli Artisti. Ma Strzemiński non si lascia abbattere: al suo fianco ci sono sua figlia (seppur studi e viva in collegio) e i suoi studenti che, dopo le giornate universitarie, si radunano nella sua casa dove si tengono delle lezioni privato e gli mostrano i loro lavori raccogliendo e trascrivendo i suoi appunti, i suoi pensieri legati alla sua visione dell’Arte.

Afterimage
“Il ritratto negato”

Ed è anche grazie al lavoro di questi ragazzi che oggi il pensiero dell’Artista polacco è così e diffuso e conosciuto. Pian piano, però, la situazione degenera e Strzemiński, ormai ammalato e ridotto in povertà dalle autorità politiche tanto da ritrovarsi costretto ad accettare un lavoro come vetrinista in un negozio, muore.

Il trailer

Sul film

L’ultimo film diretto da Andrzej Wajda è un omaggio ad uno dei massimi esponenti dell’Arte figurativa polacca (e non solo) ma anche un autentico inno alla Libertà. Ne Il ritratto negato, infatti, il regista racconta e mostra per immagini la parabola di un Artista che non si è mai lasciato piegare dai dettami dittatoriali della sua epoca rimanendo sempre fedele alle sue teorie, alle sue idee, a sé stesso e alla sua Arte. In tal senso, si potrebbe quasi dire che Wajda ci abbia lasciati un testamento e un’eredità di inestimabile valore che, con il passar del tempo, diverrà ancora più prezioso.

Afterimage
“Il ritratto negato”

Questo film presentato alle scorse edizioni del Toronto International Film Festival, della Festa del Cinema di Roma (nel 2016) e candidato al Premio Oscar come Miglior Film Straniero 2017 , infatti, è l’ultima opera del Maestro polacco in cui è sintetizzata perfettamente tutta la sua poetica cinematografica e ideologica.

Wajda si pone sullo stesso piano di Strzemiński creando un onesto ed equilibrato confronto tra artisti figurativi e tra uomini di periodi diversi ma accumunati da ideologie politiche dominanti molto simili.

Il backstage di "Afterimage"
Il backstage di “Il ritratto negato”

In ogni singolo fotogramma, grazie anche all’esemplare prova d’attore di Bogusław Linda che veste i panni di Władysław Strzemiński, si respira quasi l’odore dei colori a olio, delle tele appena dipinte e si tocca quasi con mano l’esistenza tragica e difficile di un uomo che nell’Arte ha reso grande il suo Paese.

Ed è proprio in omaggio a questa visione dell’Arte che Wajda titola il suo ultimo film Afterimage (per il pubblico italiano diverrà Immagini residue) ovvero quelle immagini che, secondo l’Ottica, restano impresse sulla nostra retina anche quando lo sguardo di sposta altrove. Questo è proprio ciò che accade a chi guarda questo splendido film costruito su una essenzialità quasi disarmante: anche si guarda altrove restano impresse le immagini di tanta verità e di tanta ammirazione per un simile Artista che ha fatto dei suoi colori e della sua visione la sua vita.

Władysław Strzemiński
Władysław Strzemiński

L’immagine deve rappresentare ciò che assorbi ora da una cosa, ora da un’altra… Quando guardiamo un oggetto, è il suo riflesso che colpisce il nostro occhio. Nel momento in cui cessiamo di fissarlo e muoviamo il nostro sguardo altrove, una sua immagine riflessa resta impressa nel nostro sguardo: la traccia dell’oggetto con la sua stessa forma ma di colore opposto – un’immagine residua, appunto. Le immagini residue sono i colori che dall’interno dell’occhio guardano un oggetto, perché noi vediamo veramente solo ciò di cui ci accorgiamo.

Władysław Strzemiński

Voto 4/5

Scheda tecnica:

Titolo originale: Afterimage

Regia: Andrzej Wajda

Cast: Bogusław Linda, Aleksandra Justa, Bronislawa Zamachowska

Sceneggiatura: Andrzej Mularczyk

Montaggio: Grażyna Gradoń PSM

Fotografia: Paweł Edelman

Musica: Andrzej Panufnik

Paese: Polonia

Anno: 2015

Durata: 98 minuti (colore)

Uscita in sala: 11 luglio 2019

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