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Letto per voi… “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” di Adriana Assini

La Rubrica online “Piazza Navona” è lieta di ospitare ancora una volta Adriana Assini e la sua scrittura. Oggi siamo felici di parlarvi del suo libro “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture)  ambientato a Bruges, nel Trecento. E non perdete l'”Incontro con l’Autrice”!

La trama

Adriana Assini, “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture, 2020)

Bruges, 1379. Le Fiandre stanno vivendo un delicato momento storico: sono nel vivo della cosiddetta Guerra dei Cent’anni scoppiata tra il Regno d’Inghilterra e il Regno di Francia nel 1337 (terminerà solo nel 1453) per ottenere il controllo, il comando e il predominio del mercato tessile di cui Bruges è un centro nevralgico. Anche gli operai tessili si schierano e lottano per difendere il proprio lavoro e i propri diritti. Le note e accese rivalità tra i tintori della robbia (ovvero specializzati nel colore rosso ricavato dalla sostanza vegetale rubia tinctorum) e i tintori del guado (specializzati nella produzione del colore blu e degli azzurri ricavati dal vegetale isathis tinctoria) si placano per incanalare e impiegare tutte le forze e le energie in una lotta su un fronte comune contro la borghesia. È in questa atmosfera che nasce l’amore impossibile tra Rose Van Triele e Robin Campen ognuno dei quali appartiene alla avversa “famiglia tessile”. Di questo amore e di tanto altro si discute nella segreta Compagnia della Conocchia. Otto donne (Greta, Rose, Alix, Emmeline, Margot, Sebile, Ysengrine e Anne) si riuniscono furtivamente e senza farne parola con nessuno per scambiarsi il proprio sapere: incantesimi, segreti, misteri, visioni, previsioni, ricette, medicinali, conoscenze, confidenze… Le donne accusate anche di stregoneria (siamo in pieno Medioevo!) tentano di affermare se stesse, di portare avanti la loro battaglia con i loro mezzi, sperando di liberarsi dalla tirannia maschile e di raggiungere una nuova città dove l’”essere donna” è riconosciuto e rispettato. Senza più soprusi, violenze e ricatti. Libere di essere donne.

Sul libro

Adriana Assini, “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture, 2020)

Lo scorso ottobre la Casa Editrice napoletana Scrittura & Scritture ha (ri)proposto in una nuova edizione nella Collana “Voci” il romanzo storico La Riva Verde (2014) di Adriana Assini (ri)presentato al pubblico con il titolo Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga.

I lettori della Rubrica online “Piazza Navona” hanno avuto modo di leggere nel recente passato di altri articoli dedicati alla produzione letteraria di Adriana Assini. Abbiamo raccontato, ad esempio, di Agnese, una Visconti e di Giulia Tofana. Gli amori, i veleni (entrambi editi da Scrittura & Scritture). E questi sono solo dei piccoli esempi della vasta bibliografia della Assini. Tutto questo per spiegare e ricordare ai nostri lettori quanto siano profondi e vivi l’amore e la passione per la Storia dell’Autrice da sempre impegnata (anche) nel romanzo storico.

Con Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga l’Autrice ci porta a Bruges, nelle Fiandre, nel pieno Medioevo, nel bel mezzo della Guerra dei Cent’Anni e nel vivo della caccia alle streghe. Voltaire scrisse: Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle. Una grande, vera e profonda verità che la Assini racconta con il suo stile ormai inconfondibile.

Scrittura & Scritture

Infatti, attraverso la sua scrittura accattivante, agile, semplice, ricca di dettagli essenziali, pulita, coinvolgente e morbida narra – sullo sfondo di reali vicende storiche – di un gruppo di donne che, pur accusate di stregoneria, si battono per la libertà. E non solo per la loro. Così facendo, come già accaduto nei romanzi già citati, l’Autrice dà voce e corpo alle donne. Alla Donna intesa nella sua accezione universale. Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga attraverso la storia d’amore contrastata e alle vicende legate a ognuna delle componenti della temuta e malvista Compagnia della Conocchia offre al Lettore non solo delle pagine piacevolissime di racconto ma anche degli interessanti spunti di riflessione.

Retrocopertina di “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” di Adriana Assini (Scrittura & Scritture, 2020)

Come abbiamo accennato,  la vicenda è ambientata sul finire del Trecento in un momento buio della Storia, in una guerra che sembra essere senza fine, in un periodo storico in cui la donna è vittima della tirannia e della violenza dell’uomo… Sono trascorsi oltre Seicento anni da allora. Molte sono state le lotte e le conquiste della Donna. Ma quanto ancora c’è da fare? Quanto ancora da capire?

E questo aspetto è il punto di forza che sorregge la scrittura e la produzione letteraria di Adriana Assini la quale, attraverso le sue storie e le sue eroine, ci racconta di un passato sempre in stretta connessione con il presente. Ciò fa sì che il Lettore possa sentirsi parte attiva della narrazione, non solo spettatore e testimone degli eventi ma anche attore (e quindi parte attiva) della vicenda e della Storia.

Con il suo lavoro Adriana Assini permette al suo pubblico di avere un incontro ravvicinato con la Storia e con gli spiriti, le atmosfere vere e tangibili di quel determinato momento storico in cui decide e sceglie di far muovere i suoi personaggi. Essi si affiancano alla Storia. Ne diventano parte. E noi con loro. È questa la grande magia della scrittura. E ancora una volta Adriana Assini con Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga è riuscita nel suo incantesimo.

Incontro con l’Autrice

Perché ha deciso di dedicare la sua scrittura principalmente al romanzo storico?

La scrittrice Adriana Assini

Dalla mia passione per la Storia è nato il desiderio di ridare voce ad alcune figure del passato cadute ingiustamente nell’oblio insieme agli accadimenti che le videro protagoniste. Un buon romanzo non è solo intrattenimento, ma può offrire a chi legge anche qualche spunto interessante per rivedere le proprie convinzioni su fatti e misfatti, miserie e grandezze dell’umanità, scoprendo quanto sia a volte sottile il filo che separa le cose vere da quelle false, e che spesso di come si svolsero determinati eventi sappiamo soltanto quello che ci hanno voluto far sapere. Non solo, il romanzo può avvicinare alla Storia, maestra di vita, almeno una parte di quei lettori che, avendola subita come la più noiosa delle materie ai tempi della scuola, in seguito non hanno più avuto occasione di cambiare idea….

Come è nata l’idea del romanzo storico Rosso di Tiro, blu d’Oltremare. Una storia fiamminga?

Durante il lavoro di ricerca per la stesura di un mio vecchio romanzo ambientato nelle Fiandre, con tra i protagonisti il pittore fiammingo Hugo Van der Goes, m’imbattei in un riferimento bibliografico che, pur esulando dall’oggetto della mia indagine, mi aveva fortemente incuriosita: rimandava, infatti, a misteriose dame della Compagnia della Conocchia vissute a Bruges. Ho cercato quelle dame per poi farne, liberamente, le protagoniste di Rosso di Tiro, blu d’Oltremare, assieme ai tintori del guado e a quelli della robbia.

In che modo è riuscita a documentarsi per la creazione e la stesura del suo romanzo?

Nei modi classici. Biblioteche, vecchi testi…

Quali sono state le difficoltà nella creazione dei suoi personaggi e della ricostruzione storica?

Non c’è molto sulle dame in questione, ma quel poco che ho trovato mi ha fornito lo spunto per costruirci attorno una storia, supportata da un’abbondante documentazione relativa agli eventi che scossero le Fiandre sulla fine del Trecento. Va da sé che, trattandosi di un romanzo e non di un saggio, la finzione letteraria gioca un ruolo importante, colmando i vuoti lasciati dalle carte, parlando laddove tacciono.

In che modo nasce un romanzo storico? Quali sono i passaggi per rendere un determinato periodo o evento storico lo sfondo o il protagonista di un libro che catturi l’attenzione e la curiosità del Lettore?

Non ho l’abitudine di ricorrere a schemi, a formule o a strategie per scrivere i miei romanzi. Mi documento, mi immedesimo nell’epoca e nei personaggi prescelti, quindi scrivo. Come catturo la curiosità e l’attenzione di chi mi legge? È una domanda a cui non so rispondere e che forse andrebbe rivolta ai miei lettori…

Ancora una volta al centro del suo romanzo c’è l’animo femminile e il suo desiderio, il suo bisogno non solo di rivalsa ma di rispetto e “riconoscimento” del proprio essere. Leggendo i suoi libri cambiano gli sfondi storici ma le donne lottano sempre per la conquista della propria libertà. Attraverso i suoi studi e le sue ricerche, oggi, quale eredità ci hanno lasciato queste donne e cosa c’è ancora da scoprire, da capire?

Immaginiamo la storia delle donne come un grande mosaico a cui mancano ancora molte tessere per essere completato. Sono, infatti, di gran lunga più numerose le cose da sapere di quelle a noi già note. Senza dubbio, di passi in avanti ne sono stati fatti tanti negli ultimi decenni, a volte con colpi di scena che hanno ribaltato le nostre conoscenze in materia, come quando si scoprì che ai tempi delle Crociate fosse prassi comune per le donne partire per la Terrasanta assieme ai loro padri e mariti. Per una parte di quell’umanità si trattava di un pellegrinaggio, magari più avventuroso di altri, ma un’altra parte si recava laggiù per combattere contro gli infedeli, e in questo caso le donne prendevano servizio nei campi di battaglia, occupandosi sia dell’approvvigionamento dei viveri sia dell’assistenza ai feriti, mentre le più temerarie non esitavano a indossare la cotta di maglia. La conferma che la guerra non sia stata soltanto un mestiere da uomini ci viene anche dall’archeologia, grazie al ritrovamento, in varie parti del mondo, di numerose tombe di guerriere. Neanche a dirlo, a boicottare le scoperte che si andavano via via facendo sul campo, a opera di archeologhe, sono stati proprio i loro colleghi, recalcitranti di fronte all’evidenza. Finché non sono arrivati i risultati del DNA e di altri esami scientifici…

È, invece, molto più recente la scoperta che ha rivoluzionato quanto avevamo appreso sul lavoro muliebre nel Medioevo: in contrasto con l’immagine tradizionalmente trasmessa di donne chiuse in casa, a filare al lume di candela, oggi sappiamo che non di rado nelle famiglie di basso ceto le donne andavano a guadagnarsi il pane quotidiano nei cantieri edilizi, nelle saline e nelle miniere, con le medesime mansioni dei loro compagni (ma pagate di meno). E le nobildonne? Davvero trascorrevano le giornate fra sarti e intrighi di corte? Le carte attestano tutt’altro. Molte di loro si dimostrarono imprenditrici capaci, a capo di caseifici, laboratori per il ricamo, cantieri per le opere di bonifica.

Più si squarciano veli sul passato, più si smantellano vecchi preconcetti e si profilano scenari inediti. Che dire della fama di avvelenatrice che ha perseguitato Lucrezia Borgia fino all’altro ieri? Ormai è stato acclarato che la leggenda nera le fu cucita addosso su misura e che in realtà fu vittima dell’ambizione dei parenti, ma nel frattempo si è anche scoperto, grazie ai registri conservati negli archivi estensi, che la bistrattata Lucrezia capitanava con profitto un florido allevamento di bufale, producendo ottime mozzarelle.

E allora, tornando alla domanda: cosa c’è ancora da scoprire, da capire? Per dirla con Michela Murgia: “Come donna esigo di sapere chi erano le mie madri”. Conoscere la propria storia significa essere più consapevoli del proprio valore e acquistare maggiore sicurezza nel quotidiano confronto con il resto del mondo, e in particolare nelle relazioni con il potere inteso nel senso più ampio del termine, in tutte le sue sfaccettature e sotto qualsiasi forma esso si presenti. Un potere tuttora fortemente declinato al maschile. Sarà stato per caso che anni or sono, avvolta nei suoi coloratissimi completi, la regina Elisabetta ci abbia tenuto a ribadire di avere “il cuore e lo stomaco di un re”?

Come abbiamo accennato, nella sua vasta produzione letteraria è innegabile la centralità della figura femminile. Spesso ha narrato di donne i cui volti e i cui nomi sono stati nascosti dalla polvere del tempo. Perché, secondo lei, ancor oggi c’è questa difficoltà a narrare e a riportare alla luce personalità femminili che sono state centrali e importanti nella (nostra) Storia?

Adriana Assini, “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture, 2020)

Come sostiene in un suo romanzo la scrittrice francese Grannec, “è più facile distruggere un atomo che un pregiudizio”. La storia delle donne è stata così a lungo ignorata (per secoli sono stati gli uomini i soli autorizzati a scrivere) che per ricostruirla ci vorrebbero più energie e competenze messe al lavoro di quante in realtà non se ne dispongano. Intanto, dovrebbe passare il concetto che non si tratta di una questione che riguarda le sole donne, bensì la storia dell’umanità tutta intera. Ma resta il fatto che, con qualche onorevole eccezione, le scoperte più interessanti, e a volte addirittura rivoluzionarie, sono state opera di studiose. Suppongo che sulla maggior parte dei loro colleghi pesi ancora il pregiudizio che occuparsi di questioni femminili possa sminuirli. Questo atteggiamento (non dichiarato) fa il paio con la tendenza degli uomini (dichiarata) a non leggere libri scritti da donne.  E a proposito del tasto dolente della lettura, i dati Istat ci dicono che nel nostro Paese si legge ancora poco, ma che le donne lo fanno molto di più degli uomini, cosa che immagino trovi riscontro in alcune scelte del mercato editoriale, visto che la saggistica relativa alla storia delle donne, in crescita, può contare su un vasto bacino di… lettrici.

Adriana Assini, “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture, 2020)

Sembrano passate ere geologiche da quando le scrittrici dovevano nascondersi dietro a uno pseudonimo maschile per poter essere pubblicate e lette. E invece, è purtroppo un escamotage tuttora in uso. Forse non tutti sanno che, in pieni anni Novanta del secolo scorso, l’autrice del fortunatissimo Henry Potter scelse di firmarsi con l’ambiguo J.K. Rowling dietro suggerimento del suo editore inglese, timoroso che un nome femminile avrebbe potuto compromettere l’eventuale successo della saga.

D’altro canto, perché sorprendersi? Su oltre settanta edizioni del Premio Strega soltanto una decina sono state vinte da donne, e la musica non cambia neppure negli altri premi, Nobel compreso.

Adriana Assini, “Rosso di tiro, blu d’oltremare. Una storia fiamminga” (Scrittura & Scritture, 2020)

Attraverso la sua scrittura e i suoi romanzi quale messaggio desidera far arrivare al Lettore?

Rileggere il passato per capire meglio il presente; guardare con occhi nuovi cose vecchie per scoprire che non sempre ce l’hanno raccontata giusta, neanche sui libri di scuola. I miei romanzi non danno risposte ma sicuramente suscitano domande e non di rado sollecitano chi legge a mettere in discussione almeno qualcuna di quelle che Flaubert chiamava les idées réçues, un insieme di preconcetti, cliché, luoghi comuni sugli esseri umani e le loro azioni, presenti e passate.

Di quale epoca storica vorrebbe ancora scrivere? E in quale vorrebbe ambientare la sua prossima storia?

Non ho un desiderio in particolare: pur essendo appassionata del Medioevo, ho sempre spaziato anche in altre epoche. Aspetto l’intuizione giusta, prendendo a volte confidenza con qualche personaggio che mi viene incontro mentre consulto libri e carte. Ma senza promettergli niente.

Quali sono i suoi prossimi impegni professionali?

Scrivere, dipingere. Com’è noto, in piena emergenza Covid tutte le presentazioni e gli eventi pubblici sono sospesi. Che fare? Per chi, come me, usa penna e pennelli, l’invito a “restare a casa” non è così frustrante. Finché non muta il vento, sarà bene continuare ad arare e a seminare, auspicando un felice ritorno alla stagione dei germogli e degli incontri. Che l’attesa ci sia propizia.

 

 

 

 

 

 

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