La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ritrovare Davide Rocco Colacrai e di presentarvi la sua ultima raccolta poetica Ritratto del poeta in autunno (Le Mezzelane). La “poesia civile” tra passato e presente. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Ritratto del poeta in autunno: trenta componimenti suddivisi in sei sezioni. Così Davide Rocco Colacrai si conferma poeta civile toccando, attraverso i suoi versi, la contemporaneità e la nostra memoria storica e letteraria. Parole, versi dedicati a Mia Martini, all’omosessualità, a Patricia Massari rimasta vittima nell’attentato alle Torre Gemelle avvenuto l’11 settembre 2001, ma anche versi dedicati alla sua sfera privata e ai suoi affetti più cari. Una “voce” che racconta tante vite, tante sfumature, tanta storia che diventano personali ma anche universali. Certamente autentiche.
Sul libro
La Rubrica online “Piazza Navona” è molto felice di tornare a ospitare il poeta – nonché giornalista e criminologo – Davide Rocco Colacrai e di presentarvi la sua ultima raccolta poetica dal titolo Ritratto del poeta in autunno. I nostri lettori ricorderanno i precedenti incontri dove abbiamo scritto di Della sostanza dei padri, Asintoti e altre storie in grammi e D come Davide. Storie di plurali al singolare.
In questa ultima silloge – pubblicata da Le Mezzelane e inserita nella Collana “Carmina”, il poeta sembra rimanere molto legato all’atmosfera delle sue precedenti raccolte poetiche. Ciò lo si nota non solo dalla stessa passione e dalla medesima impostazione dei componimenti – molti dei quali dedicati ad eventi, persone, affetti molto vicini per empatia e sentimento alla vita e alla sensibilità dell’Autore – ma anche per la stessa enfasi e per lo stesso desiderio tramutati in bisogno di raccontare e narrare. Utile in tal senso, è la suddivisione in sei parti dei trenta componimenti di Ritratto del poeta in autunno ovvero, abitare un interrogativo, appendere il canto alle fragilità, apostasie senza lancette, contrappunti (comuni), “Ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin?” e memorie da sotto l’orizzonte.
Ancora una volta, infatti, la poesia di Colacrai conferma il suo status di civile. Sono versi impegnati quelli del Poeta, ci raccontano aspetti ben precisi di uno spazio e di un tempo be delimitato e ben rappresentato attraverso l’uso sapiente della penna e della sua intensa sensibilità.
Come scrive Gianni Antonio Palumbo nella sua Postfazione, i versi di Colacrai traggono linfa, infatti, dalla dimensione della storia di un genere umano che sembra aver smarrito le sue insegne e crocifigge gli angeli cui è toccata la stimmata della non conformità alla massa.
Si tratta componimenti che si affacciano sulla nostra storia, sulla nostra società e i suoi lutti più o meno recenti, su persone che hanno avuto la forza di lasciare un segno, su argomenti e tematiche sempre più attuali, vere e concrete. Ed è attraverso questo sguardo fermo e preciso che, di riflesso, scopriamo e ammiriamo il Ritratto del poeta in autunno. Un ritratto onesto, realizzato con pennellate decise, dai colori caldi e corposi, dai contorni morbidi e precisi.
Tale precisione la ritroviamo anche nell’uso – a tratti metodico – spesso ripetitivo di alcune parole. Ad esempio, “sangue”, “croce”, “amore”, “Cristo”, “respiro” (per citarne alcune) compaiono più volte e in diversi componimenti e, se da una parte, rafforzano e consolidano il pensiero non solo poetico del poeta donando un’ulteriore compattezza alla raccolta dall’altra, appunto, creano una melodia che si ripete ma anche di uno stato d’animo che permane.
Tra poesia a parafrasi, Colacrai ci offre tutto questo permettendoci di penetrare la sua intimità e, allo stesso tempo, di allargare il nostro sguardo sul mondo e nel mondo. Non ci resta che “osservare” e leggere attentamente ogni singolo tratto, ogni singola parola di questo riuscito Ritratto del poeta in autunno.
Incontro con l’Autore
Come è nata la sua ultima raccolta poetica Ritratto del poeta in autunno?
Il mio ultimo progetto, intitolato appunto Ritratto del poeta in autunno, è nato con la precisa idea, forse romantica, di vedere i suoi lettori davanti ad un caminetto, ad assaggiare delle castagne e sorseggiare del caffè, e sotto un morbido plaid accostarsi senza fretta ai versi di questa opera e ascoltarli. Un’idea che mi piace racchiudere così: “Leggendo Colacrai in una sera d’autunno”.
In particolar modo, da chi o cosa ha tratto ispirazione per i suoi versi?
I versi di questo progetto sono principalmente storici o civili, o come qualcuno negli anni ha voluto definirli: giornalistici. Questo per dire che sono stato ispirato da film, libri, documentari, canzoni, racconti. E anche che dietro ad ogni poesia c’è sempre tanto studio. Infatti vi si trovano numerosi fatti della Storia Contemporanea di cui forse abbiamo letto nei giornali, o sentito parlare al telegiornale o in un documentario. Fatti o personaggi che possono essere più o meno conosciuti. Poi qua e là, ma in un numero veramente limitato, ci sono anche delle poesie personali, o più intimistiche: come quella che ho scritto per la mia amica a quattro zampe Manny, che non è più fisicamente qui. È come se fosse una specie di gioco o di alternanza tra quello che è personale (l’uomo) e l’universale (il poeta).
Il titolo della sua raccolta, dopo D come Davide, è un ulteriore riferimento a se stesso?
Secondo una precisa lettura, che tuttavia non possiamo considerare definitiva, Ritratto del poeta in autunno potrebbe essere letto come un proseguimento del precedente libro, o anche come un suo approfondimento. È una specie di ponte al presente che, allo stesso tempo, si pone rispetto a D come Davide come lineare e complementare, dipendente e autonomo. Tuttavia non sono opere personali, o almeno non nel significato più stretto di versi che si riferiscono a me stesso: prevalgono sempre – e mi piace che sia così – quei versi che raccontano “Storie plurali al singolare”.
Nei suoi componimenti quanto è importante lo sguardo sulla storia, sulla società e sulla realtà che ci circonda?
Direi che la mia poetica è concentrata quasi esclusivamente su tutto quanto ci circonda: al passato e al presente. Come dicevo poc’anzi, proprio per questo raccontare fatti e personaggi della Storia Contemporanea, la mia poetica è stata definita spesso di tipo giornalistico.
A quale dei suoi versi sente di essere più “legato”? E perché?
Sono solito dire che ogni poesia rappresenta per me una storia, o meglio un sentire legato ad una persona o ad un evento: come se si trattasse di un’impronta addosso. Tuttavia sono molto legato a Lettera a Zurigo, in quanto ho impiegato tanti, forse troppi anni per poterla scrivere: quasi trenta dopo essere stato costretto a lasciare la mia città. È stata allo stesso tempo una dichiarazione di perdono e una dichiarazione d’amore.
So che sto per farle una domanda difficile e, forse, controversa ma… come nasce una sua poesia?
Devo dire che non sono in grado di spiegare come se fosse una procedura con dei passi, più o meno precisi, da seguire, come nasce una mia poesia. Sono solo consapevole che di solito le poesie vengono partorite e si materializzano quando ho l’urgenza di dire, di raccontare, di condividere. E per poter dire, raccontare, condividere è necessario prima studiare, approfondire, sentire.
Perché ha scelto di scrivere le sue poesie quasi in prosa?
È una domanda molto interessante per due motivi: in primo luogo perché non mi ero mai soffermato sul mio modo di scrivere. Questo perché, per me, la Poesia è un processo interamente intuitivo. Siamo su un livello che trascende tutto ciò che è terreno, pur tuttavia includendolo. Forse come una preghiera, forse come un sentimento d’amore. E in secondo luogo perché è come se chiedessimo ad un cantante perché canta con la sua voce. Ogni artista ha un talento che si manifesta secondo determinate coordinate che lo distinguono dal talento altrui. E questa manifestazione non è frutto di una scelta, ma è insita al talento stesso.
Come descriverebbe il suo stile poetico e letterario?
Mi piace richiamare le definizioni che negli anni la mia poetica si è meritata: civile, storica, politica, giornalistica. Penso spesso che, alla fine, il mio stile nella sua piena libertà di essere – con un carattere selvaggio da domare – sia una somma di tutto questo senza mai corrispondere veramente a una precisa definizione.
Tra i poeti, i letterati, gli artisti che più ammira, chi vorrebbe incontrare e quale sua poesia vorrebbe fargli leggere? E perché?
Mi piacerebbe molto incontrare due autori: Albom e D’Avenia. E con entrambi mi piacerebbe parlare di Poesia, Sogno e Realtà.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Ho deciso di vivere pienamente – e forse per la prima volta – un mio progetto: nello specifico, Ritratto del poeta in autunno. Di conseguenza, per il momento, non c’è altro.