La Rubrica online “Piazza Navona” torna a parlarvi di Poesia con la silloge “Asintoti e altre storie in grammi” (Le Mezzelane) del pluripremiato Davide Rocco Colacrai. Una raccolta di componimenti dai colori densi, corposi e decisi che danzano sospesi nel tempo. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!
La trama
Asintoti e altre storie in grammi è una raccolta di componimenti poetici di Davide Rocco Colacrai. L’Autore, svizzero di nascita e italiano di adozione, attraverso i suoi versi ci offre nuovi sguardi sulla realtà circostante e nuovi riflessi del mondo. La sua poesia si mescola alla prosa e si trasforma in una ballata dall’armonia romantica che dà voce ai sentimenti, al significato profondo di famiglia, amicizia, amore e ad alcuni eventi storici, come l’11 settembre 2001. Poesie che divengono attimi di un tempo sospeso eppure assoluto nel suo trascorrere. Poesie che divengono lo spazio di una storia, di un’emozione. Di una vita che si muove sinuosa nella danza del suo tempo.
Sul libro
Nel 2019 la Casa Editrice Le Mezzalane pubblica nella Collana “Ballate” la silloge Asintoti e altre storie in grammi di Davide Rocco Colacrai impreziosita dalla Prefazione del linguista Vincenzo Restivo.
L’Autore, giurista e criminologo, in questa sua raccolta di poesie suddivisa in sei sezioni (Soliloqui, Segreti, Blues, Ricordi/grammi, Contraddizioni e Impressioni) traccia un delicato ma dettagliato ritratto dei sentimenti, del nostro tempo e dell’animo umano in ogni sua sfaccettatura. Un ritratto così attento ai particolari da rasentare – tra versi e prosa – un approccio geometrico al proprio sentire spingendosi oltre ogni limite ideale. Secondo l’Enciclopedia Treccani, infatti, la parola “asintoto” (la stessa riportata nel titolo) indica in geometria una
curva avente un ramo che va all’infinito.
In tal modo l’Autore, come scrive Vincenzo Restivo nella sua puntuale Prefazione,
Entra così in contatto con le diverse realtà dell’esistenza umana e ne accetta l’opacità con un linguaggio che è sintesi di se stesso
Asintoti e altre storie in grammi si presenta come un volume agile sin dalla sua impostazione grafica. È sufficiente osservare i colori densi e le sinuose pennellate che li agitano per entrare nell’atmosfera poetica e nella sua forza. Davide Rocco Colacrai, come si accennava, dipinge con i suoi versi dei ritratti della realtà spesso molto articolati, particolareggiati e persino speculari. Pensiamo, ad esempio, alla poesia La rivoluzione di mio padre:
(…) Negli occhi di mio padre, liquidi e trasparenti, con un fondo di luna, e decisi,
come il vino che non mancava mai a tavola la domenica, e il servizio quello buono, la pasta e il sugo fatti in casa e alcune canzoni, poche e tutte di
[Sanremo,
noi figli eravamo gli istinti di un gioco
con l’abitudine, certa e familiare, e un po’ penosa, a non sorridere troppo,
a strisciare lentamente, e senza orma,
a comprimerci in un dito di Dio, il più piccolo,
per essere noi gli appigli di noi stessi, il nostro orizzonte, e sopravvivere
e al suo riflesso La rivoluzione di mia madre:
(…) Gli occhi di mia madre erano profondi ma mai troppo, due ostie di mare libere e certe
come la domenica lo erano la pasta e il sugo fatti in casa, e il vino del nonno,
e la promessa che noi figli saremmo rimasti di là
confinati nella nostra camera,
con le pareti bianche, sporcate da pochi colori, come nostro orizzonte
a segnare un equilibrio, precario quanto basta,
e dilatare quell’ora più in un’abitudine che in un gioco
mentre in un controluce senza polvere,
tra bomboniere e santi, strisciava l’ansia per una perfezione
che nessuno osava contraddire.
Davide Rocco Colacrai, inoltre, non manca di raccontare eventi, luoghi e avvenimenti della nostra Storia – dall’11 settembre 2001 alla strage del “Treno del Natale” – avvenuta il 24 dicembre 1984 quando, alle 19.08, a San Benedetto Val di Sambro, esplode una bomba sul treno Rapido 904 – e di rendere omaggio a chi ha vissuto l’incubo di un manicomio come Alberto Paolini e a chi, come Davide Lazzaretti, attraverso le sue visioni ha trovato la sua strada nella Fede.
Inoltre, ciò che colpisce e, in un certo senso, rende ancor più accattivanti, accoglienti e coinvolgenti le poesie sono le loro “introduzioni”. Gran parte dei componimenti, infatti, viene preceduto da versi di altre poesie o canzoni: da Mario Luzi a W.S. Merwin, da Arisa ad Adriano Celentano. Un patto di continuità tra passato e presente, tra voci che, ciascuna a sua modo, cantano la propria poesia.
Asintoti e altre storie in grammi regala al Lettore colore e intensità di racconti e di sguardi sulla realtà. Un discorso che continua senza mai restare sospeso e che fa volteggiare e danzare il lettore come fosse sulle note forti e a tratti malinconiche di un valzer viennese. È un andare senza fine, senza sosta, in perenne bilico tra passato e presente, tra ricordi e nostalgia, tra microstoria e macrostoria. Un viaggio nella vita, una passeggiata tra i riflessi e gli specchi del Tempo.
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Il primo ricordo legato alla scrittura che ho, e a cui penso spesso con una emozione a metà tra tenerezza e imbarazzo, è quella della mia piccola poesia d’amore alla mia prima fidanzatina alle elementari.
Perché ha scelto di dedicarsi in particolar modo alla Poesia?
Sono solito dire che la Poesia ha scelto me. Infatti ho avuto la fortuna di provare – io preferisco dire, sperimentare – più arti, come la musica e la pittura, la danza e la recitazione, prima di percepire e capire che l’unica adatta a me, in quanto capace di farmi esprimere veramente, a 360 gradi, è (era) la Poesia.
Ricorda qual è stata la sua prima poesia e l’emozione che ha fatto nascere in lei la realizzazione del suo componimento?
La mia prima poesia “seria” si è materializzata attraverso di me in seconda o terza media. Ricordo che era una poesia leopardiana, e soprattutto che non riuscivo a spiegarmi come e perché quella poesia si fosse rivelata da me. La stessa cosa capita anche oggi. Resto volentieri sorpreso e meravigliato quando mi leggono i miei versi.
Lei è laureato in Giurisprudenza e possiede un Master di II livello in Psichiatria forense e Criminologia . Questa sua formazione estremamente razionale e fondata sul principio di causa-effetto come è riuscita ad armonizzarsi con la libertà – anche emotiva – della Poesia?
Un mio professore universitario era solito dire che eravamo fortunati a scrivere in quanto altrimenti, col solo Diritto, saremmo impazziti. E ad anni di distanza – mi capita spesso di pensare a queste parole – non posso non essere d’accordo. Devo però aggiungere anche che il Diritto e la Criminologia – al di là delle raccolte di leggi, e quindi del lato razionale – sono ricchi di storie – e quindi di umanità – che qualcuno deve raccontare – e io ne ho sentito il richiamo e, al contempo, la responsabilità. E anche il piacere nel condividerle.
Come è nato il progetto editoriale di Asintoti e altre storie in grammi? E a cosa si deve la scelta di questo titolo?
Spiegare il titolo di un libro significa spiegare – soggettivamente – il libro nella sua essenza, cosa che a me non piace nella misura in cui ho sempre ritenuto che la Poesia non avesse una dimensione unica, oggettiva. Detto questo, la Poesia è una rappresentazione meravigliosa della vita – ci sono tante cose, a partire da una emozione o un gesto, anche da un silenzio – che sono inafferrabili nella loro tangibilità, o meglio nel loro lasciarsi vivere. Pertanto un grammo di vita può nascondere un vero e proprio asintoto.
Nella sua poesia si mescolano versi e prosa. In che modo riesce ad equilibrare e a creare armonia tra essi?
Il mio modo di scrivere, e quindi anche l’arte di mescolare versi e prosa, non è frutto di una scelta o di una volontà cosciente. Mi piace pensare infatti che il poeta è un medium e che le poesie nascono in questa dimensione precisa attraverso il poeta esattamente come devono essere.
Spesso le sue poesie sono “introdotte” da versi di canzoni e di altri componimenti poetici? A cosa è dovuta questa scelta?
Spesso mi diverto nel dire che la mia mente funziona come un armadio – contiene tanti comparti con altrettante informazioni. Questo comporta che quando studio un argomento per dedicargli i miei versi la mia mente in modo assolutamente intuitivo trova – se necessario – l’informazione adatta – una citazione letteraria, una canzone o una battuta cinematografica.
Il suo libro Istantanee Donna (Le Mezzelane, 2017) è stato presentato sotto forma di spettacolo portando la poesia in teatro. Come è nato questo progetto e in che modo è riuscito a far dialogare queste due forme d’Arte e di espressione?
È un discorso molto lungo, che cerco di riassumere così. Non ho mai amato le presentazioni tradizionali, quelle che si svolgono da dietro una scrivania. Inoltre la Poesia – di cui in generale, nelle persone, non c’è un ricordo positivo, a volte lo stesso è persino pauroso, un incubo – richiede di essere portata alle persone e tra la persone in modo da vincere una volta per sempre qualsiasi pre-giudizio. E posso confermare gli incredibili risultati che questa scommessa ci ha fatto conoscere.
Quali sono gli Autori e i libri che hanno contribuito a formare il suo essere scrittore e lettore?
Tengo alcuni libri sul mio comodino – si tratta di libri che mi piace sfogliare in quanto mi fanno riflettere. Cito Antonia Pozzi, Sandro Penna, William Blake e i libri di Mitch Albom che fanno bene al cuore.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
A sorpresa, è uscito pochi giorni fa il mio nuovo libro, Della stessa sostanza dei padri – poesie al maschile, per Le Edizioni Mezzelane. Mi manca tantissimo presentare le mie poesie dal vivo – per cui non vedo l’ora che questo difficile periodo storico si concluda.