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Letto per voi… “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile” di Davide Rocco Colacrai

La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta l’ultima silloge di Davide Rocco Colacrai dal titolo “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane). Un canto alla sensibilità della figura maschile nella sua profonda essenza. Non perdete l'”Incontro con l’Autore”!

La trama

Davide Rocco Colacrai, “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane, 2021)

Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile è l’ultima silloge del Poeta pluripremiato Davide Rocco Colacrai. Una raccolta di 27 componimenti ognuno dei quali dedicato a una figura maschile, più o meno nota, cui l’Autore sente di essere particolarmente legato e desideroso di rivolgersi. Da Rudolf Nureyev allo scrittore cileno Pedro Lemebel; da Nicola, che ha trascorso la sua vita in un manicomio a Marcelo, un amico del Poeta affetto dalla Sindrome di Asperger. Ancora una volta Davide Rocco Colacrai si rivolge a quei protagonisti di una società che dai più viene considerata “diversa” se non addirittura border line. Niente di più sbagliato. Il Poeta canta i sentimenti, i suoi, dedicandoli al riflesso più nobile della sua umanità. Una dichiarazione di Amore a chi la vita non l’ha mai subita. Nonostante tutto.

Sul libro

Le Mezzelane Casa Editrice

Per tutti noi della redazione della Rubrica online “Piazza Navona” è un vero piacere ospitare ancora una volta Davide Rocco Colacrai dopo averlo ospitato con la sua precedente silloge Asintoti e altre storie in grammi (Le Mezzelane).

Il 5 marzo 2021 la Casa Editrice anconetana Le Mezzelane, dopo Istantanee donna (2017) e Asintoti a altre storie in grammi (2019), pubblica la terza silloge firmata da Davide Rocco Colacrai dal titolo Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile. Il volume, inserito nella Collana “Ballate” è arricchito della Postfazione a cura di Maria Grazia Beltrami, Capo editor Le Mezzelane Casa Editrice.

Davide Rocco Colacrai, “Istantanee donna” (Le Mezzelane, 2019)

La silloge pare essere una chiara risposta alla precedente raccolta dal titolo Istantanee Donna. In tal modo il Poeta affonda la sua penna e la sua sensibilità nelle due metà del Cielo rendendole profondamente umane e conferendo loro una visione e un’umanità di rara bellezza.

Il Poeta conferma il suo stile e la sua marca che abbiamo già avuto modo di scoprire parlando di Asintoti e altre storie in grammi. Infatti, anche in questa ultima silloge l’Autore dà ulteriore mostra di quanto le parole abbiano un peso, un significato, un senso e di quanto la loro accurata scelta sia utile a intessere un certo tipo di “discorso”. A far intendere un certo tipo di “pensiero”. Proprio per questo Davide Rocco Colacrai conferma il suo essere un poeta civile. I suoi versi, infatti, vanno oltre la loro bellezza e compiutezza divenendo strumento di studio, di conoscenza, di scoperta di persone, personaggi, mondi e realtà che altrimenti resterebbero lontani o perduti nel marasma dell’universalità.

A tal proposito scrive Maria Grazia Beltrami nella sua Postfazione:

Davide Rocco Colacrai, “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane, 2021)

Civile è la poesia di Davide Rocco Colacrai, uno dei pochi poeti contemporanei la cui voce risuona come un diapason dentro la mia anima. La sua poesia è un “la” puro, preciso, perfettamente intonato. Versi che escono da una penna elegante, che incastona persone, avvenimenti, sensazioni, istituzioni, osservazioni in frasi nelle quali ogni parola è al suo giusto posto, ha il suo giusto peso.

L’Autore trasporta su carta ciò che la società benpensante considera una vergogna, una diversità, un qualcosa di sbagliato e che deve essere condannato. Non importa se si tratti di persone, tematiche, argomenti, dolori, sofferenze. Prime fra tutte l’omosessualità di chi ha un amore storto, la sottile bellezza dell’imperfezione e la presunta “pazzia” di chi non vede né concepisce il mondo circostante come “normalità” (che pessima parola!) vuole ed esige. Davide Rocco Colacrai, invece, canta e colpisce questa parte di società a colpi di parole, di punti, di virgole. E, giustamente, senza pietà intesa come pietās ovvero come un sentimento che induce amore, compassione e rispetto per le altre persone. Quindi senza cattiveria né violenza.

Rudolf Nureyev (1938-1993)

Rudolf Nureyev, Pedro Lemebel, Jude (amico morto suicida), Baris Yazgi il violinista di ventidue anni ritrovato morto nelle acque di Lesbo stretto al suo violino, Stephen Hawking, il calciatore calabrese Nunzio Lo Cascio, Stefano Cucchi… Questi e tanti altri sono gli uomini con i quali Colacrai apre un dialogo destinato a continuare oltre la pagina e le parole che la animano.

L’intero corpo del testo composto da 27 poesie, spesso introdotte da una breve nota o da versi di altri Poeti, si adopera con forza in questo senso divenendo esso stesso dichiarazione d’amore ad altrettanti uomini che hanno lottato per vivere la loro vita in nome della Libertà intellettuale, sessuale, professionale, culturale.

Ad esempio, pensiamo alla poesia che apre la silloge dedicata al celeberrimo ballerino Rudolf Nureyev quando dice:

Danzo perché è il mio credo,
il mio bisogno,
le parole non dette, la mia povertà, il mio pianto
danzo perché sento l’universo tra le mani e l’asse buono del mio nome
[nei fouettés en tournant al mondo.

Stefano Cucchi (1978-2009)

E ancora, scrive il Colacrai nei versi dedicati a Stefano Cucchi, il ragazzo di Roma morto perché pestato dalle Forze dell’Ordine:

Sarà il mio corpo al tramonto di gelso
a parlare di me,
con il mio nome allungato verso l’infinito
dove l’ombra del sudario
tace la sua assenza,
a rilevare la cura che ha infranto il mio asse
in un macello
dove Dio è una virgola d’uomo,
ad essere sussurro di fuoco
nel convivio della verità
quando il vento avrà sciolto i suoi nodi,
a tracciare un cerchio per ogni mia orma
prima che la notte si sarà spenta su questo Sinai.

Fabrizio De André (1940-1999)

Potremmo quasi dire che i componimenti, lo stile e l’impostazione anche intellettuale di Davide Rocco Colacrai ricordano non poco i testi autorali e poetici del cantautore genovese Fabrizio De André dedicati a chi viaggia in direzione ostinata e contraria/col suo marchio speciale di speciale disperazione. Anche De André, infatti, ha scritto e cantato di quella società considerata “diversa”, immorale, abbandonata, sporca eppure – e la Storia lo dimostradai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fior.

La lettura di queste poesie lasciano in noi un messaggio positivo, di non arrendevolezza, di uno sguardo alla pari lanciato al futuro perché

Il domani è un nuovo inchiostro mondo di parola,
dove l’esistenza differisce per un umore d’impotenza
o di perdono,
rarefatto come la mia ombra di rondine.
Dove convergono deriva e approdo e Dio tace,
e l’età attende il suo nome, ed io foggio il mio orizzonte, a metà.

Incontro con l’Autore

Il Poeta Davide Rocco Colacrai

Come è nata questa sua ultima raccolta di poesie Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile?

Devo premettere che questo libro – in una forma quasi definitiva – era già pronto, chiuso nella mia scrivania, da alcuni mesi. Infatti mi sono sentito in dovere di sostituire una poesia all’ultimo minuto per fare in modo che fosse, dal mio punto di vista, un libro completo e quindi “mio”. Della stessa sostanza dei padri è emerso così come è oggi nel momento in cui, in qualità di suo padre prima e di autore dopo, mi sono sentito pronto per parlare delle fragilità, delle debolezze e delle paure dal punto di vista maschile in modo equilibrato.

A cosa si deve la scelta del titolo della sua silloge?

Nel mio modo di comporre, e soprattutto di creare un libro, parto sempre da un titolo che, per così dire, mi viene “suggerito” – un titolo che “percepisco” chiaramente dentro di me – per poi ritrovarmi con il progetto completo tra le mani. Sono solito dire infatti che, da questo punto di vista, il poeta assomiglia a un medium. Il lavoro da me stesso svolto è pertanto completamente, e puramente, intuitivo.

Davide Rocco Colacrai, “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane, 2021)

Lei ha dedicato a se stesso Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile. C’è qualcosa che vorrebbe ancora dirsi sia in versi sia in prosa?

Confermo il fatto di aver dedicato a me stesso questo nuovo – e nono – libro di poesia. Spesso penso che mi dedico troppo poco tempo, lo spendo a rincorrere un obiettivo o una persona, a costruire sogni, a cercare me stesso e il suo significato nel mondo, con la conseguenza che passano i mesi e a volte anche gli anni senza aver avuto modo – forse semplicemente il coraggio – di fermarmi e di parlare a me stesso, di chiedermi: “come stai?”

Stephen Hawking (1942-2018)

Ancora una volta i suoi versi e la sua prosa sono dedicate a coloro i quali sono considerati estranei se non outsider della società: omosessuali, persone rinchiuse in un manicomio, malati… Ma questo errato modo di una parte della società di vedere l’altro come diverso e, quindi, minaccioso quanto ancora deve farci riflettere? E la Poesia è un’arma utile a sconfiggere tale ignoranza d’animo?

Viviamo in una società che negli ultimi vent’anni ha creato, con ancora maggiore prepotenza, una precisa tipologia di uomo e di donna e una pretesa di ignoranza tale che tutto quello che si distingue – e ci si può distinguere per mille motivi: pensiamo ad un ragazzo che invece di dedicarsi al calcio ama leggere – viene giudicato – e condannato – automaticamente, senza contraddittorio, come diverso, minaccioso, non normale. In una società del genere, l’Arte, e quindi anche la Poesia, hanno e devono avere una funzione di ri-educazione delle menti, una funzione con cui risvegliano il pensiero e l’arte della riflessione, la creatività del dubbio. È fondamentale rifiutare una società che programma la vita delle persone ed elimina alternative altrettanto valide, una società che non ha come scopo primario l’equilibrio pieno, la completezza, la felicità di chi la abita.

Davide Rocco Colacrai, “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane, 2021)

Tutte le sue poesie sono una dedica, sono nate per persone ben precise: a cosa si deve questa “scelta” e come hanno avuto origine queste poesie?

Sono solito dire che non sono io a scegliere una storia o un personaggio da raccontare, ma sono loro a scegliere me come padre. Ho la fortuna (forse) di essere molto curioso e sempre attivo, di leggere molto, di amare la musica e avere tempo per i documentari, di avere la pazienza per l’ascolto, lo studio e l’approfondimento. Raccontare un personaggio o un evento storico comporta infatti una precisa responsabilità.

Il titolo e un verso di una sua poesia recitano: Figlio delle madri che non sono. Quali sono queste madri?

Una domanda molto interessante, che i lettori continuano a pormi. Dal mio punto di vista – quindi strettamente soggettivo – io parlo di quelle donne che non si trovano nella condizione – nella possibilità, nella fortuna – di realizzarsi come madri, di vivere questa estensione di loro stesse. Parallelamente parlo però anche di quelle madri che schiacciano i propri figli con delle aspettative tali da snaturarli, spezzarli e perderli definitivamente.

Il Poeta Davide Rocco Colacrai

Nella sua silloge i versi sono dedicati ai padri ma la componente femminile e materna non manca. Quest’ultima quanto è importante nella sua scrittura e nella composizione delle sue poesie?

Devo dire che non mi rendo conto se è presente, e quanto è presente, la componente materna nei miei versi. Sicuramente posso affermare di essere cresciuto in una famiglia matriarcale, con la presenza di donne molto forti, che in un modo o nell’altro ha influenzato me come uomo e come autore.

Non c’è dubbio: la sua è una poesia, civile che come poche sa cogliere e ritrarre la Storia e i sentimenti più profondi e contorti. Oggi, quanto è importante il linguaggio poetico nella nostra contemporaneità e in un momento storico in cui il gesto deve essere trattenuto e taciuto?

Come dicevamo poc’anzi, oggi è più fondamentale che mai che l’Arte possa esprimersi pienamente – ogni arte con i suoi strumenti e linguaggi. Il linguaggio poetico, per esempio, non lo troviamo solo nella Poesia ma è un linguaggio universale che possiamo cogliere in un dipinto, nella recitazione, nella danza, nella musica, in una foto – persino in un gesto gentile che compiamo nel quotidiano: una carezza, un complimento. Ed è ancora più importante educare all’Arte e alla condivisione libera del sentire.

Davide Rocco Colacrai, “Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile” (Le Mezzelane, 2021)

A chi vorrebbe dedicare la sua prossima poesia. E perché?

Ho appena dedicato una poesia – l’ultima scritta, proprio oggi – a mia sorella Antonella: una donna forte, per alcuni versi rigida, una matrona, e allo stesso tempo fragile e con una dolcezza straordinaria quanto inaspettata.

Della stessa sostanza dei padri – Poesie al Maschile rappresenta un nuovo e perfetto equilibrio tra parola e pensiero, tra parola e immagine, tra verso e prosa. In che modo riesce a ottenere questa magica armonia poetica?

Di me stesso ho sempre detto che scrivo quando ho qualcosa da dire, da raccontare, da condividere. A volte bisogna aver studiato e approfondito prima, altre è necessario essere stati in silenzio, in ascolto – anche di se stessi.

 

 

 

 

 

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