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Letto per voi… “Neorealismo. Poetiche e polemiche” di Claudio Milanini

La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone la lettura del saggio “Neorealismo. Poetiche e polemiche” (Cue Press) di Claudio Milanini. Una raccolta di 35 saggi – da Fellini a Rossellini passando per Cesare Pavese – narra il senso profondo del Neorealismo. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!

La trama

Claudio Milanini, “Neorealismo. Poetiche e polemiche” (Cue Press, 2020)

Neorealismo. Poetiche e polemiche è un volume curato da Claudio Milanini, docente nelle Università di Udine e Milano. Si tratta di una raccolta di 35 saggi suddivisi in quattro sezioni (Prodromi, La stagione dell’impegno, Primi bilanci interni e Sviluppi e crisi) scritti da Autori, registi e pittori – da Luchino Visconti a Vittorio De Sica, da Renato Guttuso a Cesare Pavese, da Federico Fellini a Corrado Alvaro, da Pier Paolo Pasolini a Roberto Rossellini – nell’arco di circa trent’anni dove affrontano il tema del Neorealismo analizzandone il significato più profondo, la sua declinazione nei vari ambiti artistici, la diversa percezione riscontrata nel pubblico e nella politica dell’epoca da cui è scaturita una critica assai dura e articolata di cui ancor oggi si parla cercando di arrivare a un punto d’incontro.

Il merito maggiore che va riconosciuto al neorealismo è un merito che sommariamente potrebbe essere indicato nella sua aspirazione a ritrovare nel personaggio l’uomo, nelle situazioni assunte a materia del romanzo, la società: a risolvere cioè il problema centrale della letteratura contemporanea. Più che una scuola (come fu il verismo, sostenuto e legittimato da una corrente di pensiero che, fissandone i canoni, gli dette una sostanza di polemica sociale) l’attuale neorealismo è uno stato d’animo, che per esprimersi ha accettato alcuni schemi narrativi, nei quali temi e personaggi sono dettati da una posizione rigidamente moralistica e polemica.

Niccolò Gallo

Sul libro

Cue Press

Nel 2020 la Casa Editrice Cue Press pubblica nella Collana “Saggi del Cinema” il volume Neorealismo. Poetiche e polemiche curato da Claudio Milanini che è stato docente presso le Università di Udine e Milano. In questa seconda sede il Professore ha coordinato il dottorato di ricerca in Storia della Lingua e Letteratura Italiana (dal 1995 al 2000) e diretto il Dipartimento di Filologia Moderna (dal 2002 al 2008). Dal suo interesse per l’evoluzione e lo sviluppo dei movimenti culturali e dell’uso che ne è derivato della “parola” intesa come segno e come senso nel linguaggio, nelle Arti e nella letteratura è nato il volume Neorealismo. Poetiche e polemiche (già pubblicato nel 1980 dalla Casa Editrice Il Saggiatore).

Massimo Girotti e Clara Calamai in “Ossessione” di Luchino Visconti (1943)

È bene precisare che il termine Neorealismo è stato utilizzato per la prima volta (in ambito cinematografico) nel 1943 da Mario Serandrei, il montatore del film Ossessione di Luchino Visconti per indicare una nuova forma ed espressione estetica “ricavata dal vero”. Allo stesso modo si parla di Neorealismo anche nella letteratura. Pensiamo, ad esempio, a opere quali Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, a Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, a Il compagno di Cesare Pavese, solo per citarne alcune.

Della sintesi tra letteratura e cinema scrive Vittorio De Sica: La letteratura ha scoperto da tempo questa dimensione moderna che puntualizza le minime cose, gli stati d’animo considerati troppo comuni. Il cinema ha nella macchina da presa il mezzo più adatto per captarla. La sua sensibilità è di questa natura, e io stesso intendo così il tanto dibattuto realismo. Il quale non può essere, a parer mio, un semplice documento.

Vittorio De Sica sul set di “Ladri di biciclette” (1948)

Certo è che entrambi le espressioni artistiche hanno lavorato, ognuna a suo modo, per raggiungere un risveglio della coscienza assumendosi la responsabilità di far agire le menti del pubblico attraverso lo sviluppo di domande, di richieste, di bisogno di risposte e di comprendere la Storia che si agita e gli scorre intorno. Così facendo, però, il Neorealismo e i suoi esponenti hanno contribuito – per lo più involontariamente – ad alimentare una profonda spaccatura tra popolo e classe politica ma anche tra popolo in lotta per il popolo e quello ancora radicato nell’ideologia fascista.

Claudio Milanini, “Neorealismo. Poetiche e polemiche” (Cue Press, 2020)

A tal proposito è scritto nel saggio Letteratura d’occasione, riportato nel volume: Bisogna parlarne, è inevitabile; ma bisogna insieme (oltre ad eliminare ogni forma di scoperta propaganda, com’è facilmente intuibile) non parlarne con leggerezza, prima di averne inteso bene il reale significato. Falsare il senso delle cose, mantenendo un’apparente, rigida, fedeltà ai fatti, è il peccato più grave, perché sorprende anche i lettori più accorti, e, a poco a poco, forza i loro stessi ricordi, determinando una nuova, inesatta valutazione della vita.

Ciò che, soprattutto da parte della politica, resta difficile è la capacità di saper distinguere l’opera artistica (un dipinto, un film, un libro, una fotografia, ecc.) dalla propaganda fine a se stessa. Ed è anche su questo punto che i sostenitori del Neorealismo sentono il bisogno di dire la propria opinione. La vita è semplicemente portata alla ribalta. La realtà diviene espressione e riflesso della coscienza nonché della condizione dell’uomo – e umana – degli animi del Secondo dopoguerra.

Roberto Rossellini

La vita, come ha più volte affermato Roberto Rossellini, viene letteralmente posta al microscopio per traslarla e comunicarla al mondo. È lo stesso regista a scrivere nel suo interessante articolo dal titolo Due parole sul Neorealismo (anche questo riportato nel volume di Milanini):  Sono un realizzatore di film, non un esteta, e non credo di sapere indicare con assoluta precisione che cosa sia il realismo. Posso dire però come io lo sento, qual è l’idea che me ne sono fatta. Una maggiore curiosità per gli individui. Un bisogno che è proprio dell’uomo moderno, di dire le cose come sono, di rendersi conto della realtà direi in modo spietatamente concreto, conforme a quell’interesse, tipicamente contemporaneo, per i risultati statistici e scientifici.

Anna Magnani e Roberto Rossellini (fine anni Quaranta)

Una sincera necessità, anche, di vedere con umiltà gli uomini quali sono, senza ricorrere allo stratagemma di inventare lo straordinario con la ricerca. Un desiderio, infine, di chiarire sé stessi e di non ignorare la realtà qualunque essa sia. Dare il vero valore a una qualsiasi cosa, significa averne appreso il senso autentico e universale. V’è tuttora chi pensa al realismo come a qualcosa di esteriore, come ad una uscita all’aperto, come ad una contemplazione di stracci e di sofferenze. Il realismo, per me, non è che la forma artistica della verità. Quando la verità è ricostruita, si raggiunge l’espressione. Se è una verità spacciata, se ne sente la falsità e la espressione non è raggiunta. Oggetto vivo del film realistico è ‘il mondo’, non la storia, non il racconto. Esso non ha tesi pre-costituite perché nascono da sé. Non ama il superfluo e lo spettacolare, che anzi rifiuta; ma va al sodo. Non si ferma alla superficie, ma cerca i più sottili fili dell’anima. Rifiuta i lenocini e le formule, cerca i motivi che sono dentro ognuno di noi. Il film realistico è in breve il film che pone e si pone dei problemi: il film che vuol fare ragionare. Noi ci siamo posti, nel dopoguerra, proprio di fronte a questo impegno. Per noi contava la ricerca della verità, la rispondenza con la realtà.

Enzo Staiola e Lamberto Maggiorani in una scena di “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica (1948)

Questo e molto altro è stato – ed è  – il Neorealismo. Così profondo, intenso, significativo e controverso è stato il suo apporto alla Cultura italiana che oggi (a distanza di oltre settant’anni) siamo ancora a studiarlo, analizzarlo nel tentativo di fare somme e sottrazioni. Proprio per questo il saggio Neorealismo. Poetiche e polemiche di Claudio Milanini è importante: perché permette a studiosi, appassionati, curiosi, neofiti, scrittori e registi di compiere un’osservazione a tutto tondo su questa corrente artistica che ha segnato tanto profondamente la Storia della Cultura italiana. E Claudio Milanini, attraverso la scelta dei contributi inseriti nel suo volume, ci permette di ascoltare – con immenso rispetto e grande ammirazione – chi il Neorealismo l’ha materialmente creato, realizzato, prodotto e fatto conoscere al mondo intero (ricordiamo solo Roma città aperta di Roberto Rossellini considerato uno dei manifesti del cinema neorealista). C’è solo da apprendere e ascoltare. E oggi questo sembra essere un’esigenza ancor più irrinunciabile. Neorealismo. Poetiche e polemiche è il racconto, da parte dei protagonisti, della Storia. La nostra Storia. Memoria e ricordo. Arte e azione. Pubblico e politica. Una nazione in movimento. Il pensiero in movimento. E di questo, ieri come oggi, non se ne ha mai abbastanza.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Claudio Milanini (Per gentile concessione di Claudio Milanini)

Come è nato il progetto editoriale del saggio Neorealismo. Poetiche e polemiche?

Il progetto nacque molti anni fa, nel 1975, in occasione di una lezione richiestami per un corso di aggiornamento. Avevo letto l’Inchiesta sul neorealismo curata da Carlo Bo all’inizio degli anni Cinquanta e mi era parso che valesse la pena di aggiornare e approfondire l’indagine.

In che modo ha selezionato e scelto i testi da inserire nel volume?

La selezione dei testi voleva e vuole innanzi tutto rispecchiare la posizione dei principali autori; l’inserimento di qualche editoriale e sintesi critica dell’epoca è volta a fornire in breve la necessaria cornice.

Lo scrittore Claudio Milanini (Per gentile concessione di Claudio Milanini)

Il Neorealismo quanto è stato importante nella Cultura italiana del dopoguerra? E quale eredità ha lasciato?

Il Neorealismo ha segnato a mio parere una svolta decisiva nella cultura del dopoguerra, anche se le istanze del momento furono interpretate dai singoli protagonisti in modi assai differenti. L’eredità poi si è distribuita in rivoli fortemente divaricati, com’era naturale.

Guardando la nostra contemporaneità: un dibattito animato e articolato come quello avvenuto per il Neorealismo oggi sarebbe ancora possibile?

o scrittore Claudio Milanini (Per gentile concessione di Claudio Milanini)

L’ultimo dibattito coinvolgente una grande pluralità di autori e intellettuali si è avuto in Italia qualche decennio fa, intorno allo strutturalismo. Minore incidenza ha avuto la questione del postmoderno. Nel nuovo millennio si ha difficoltà a individuare tendenze e problematiche dominanti non solo in generale, ma anche nell’ambito delle singole arti e scuole di pensiero.

Letteratura, Cinema, Fotografia, Arte… il Neorealismo è stato visto e osservato da più punti di vista  spesso anche discordanti. In quale campo artistico è riuscito ad esprimersi al meglio?

“Roma città aperta” di Roberto Rossellini (1945)

Il campo artistico in cui il Neorealismo ha offerto novità più rilevanti e convincenti è senza dubbio quello cinematografico.

Da studioso ad appassionato: quale film od opera letteraria neorealista è quella che apprezza di più e perché?

Roma città aperta resta il film a cui sono più affezionato. In campo letterario le Cronache di poveri amanti. Le ragioni: intensità, immediatezza, presenza di figure a un tempo comuni e singolari.

Vasco Pratolini, Autore di “Cronache di poveri amanti” (1949)

Dopo aver letto, studiato e analizzato questa diversità di voci sul Neorealismo qual è la sua idea e il suo pensiero al riguardo?

Come ho scritto nella mia Introduzione, le vie della mimesi furono varie, ma comune e fondamentale fu una tensione di stampo esistenzialistico.

Tra i saggi riportati nel volume qual è quello che sente più vicino?

Non c’è un pezzo che io senta “più vicino”. L’insieme dei brani che ho antologizzato mi appare tanto più affascinante quanto più dà testimonianza dell’esistenza di una comunanza culturale: di un confronto collettivo di cui nell’oggi scorgiamo a fatica solo sparsi lacerti.

La celeberrima corsa della Sora Pina (Anna Magnani) in “Roma città aperta” di Roberto Rossellini (1945)

Il Neorealismo inteso come “nuovo realismo” è uno sguardo sulla realtà posta quasi al microscopio, come ha scritto Roberto Rossellini. Potrebbe mai nascere una sorta di Neorealismo contemporaneo?

Non credo possa nascere un Neorealismo contemporaneo. Esistono sì autori che rappresentano la realtà con estrema precisione e finezza, ma ognuno fa per sé, e manca troppo spesso la capacità di collocare l’esperienza privata nel contesto pubblico. Gli artisti contemporanei, del resto, operano in un mondo sempre più complicato.

Claudio Milanini, “Neorealismo. Poetiche e polemiche” (Cue Press, 2020)

Quali sono i suoi prossimi impegni professionali ed editoriali?

Non ho in questo momento impegni impellenti. Gli ultimi autori su cui ho scritto sono Carlo Porta e Luigi Meneghello: diversissimi, come vede, ma a lor modo assai “realisti”…

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