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“Italia in-attesa”, la mostra fotografica che racconta l’Italia durante la pandemia

La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone la mostra fotografica “Italia in-attesa” ospitata a Palazzo Barberini che, da oggi, resterà aperta al pubblico sino al prossimo 13 giugno. Dodici fotografi raccontano l’Italia durante la pandemia per la creazione di un archivio visivo dedicato a questo momento storico.

Olivo Barbieri (Carpi, Modena, 1954) Camera Picta#1, Mantova 2020

Promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e realizzata dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, in collaborazione con le Gallerie Nazionali di Arte Antica, la mostra Italia in-attesa. 12 racconti fotografici presenta le opere commissionate a fotografi italiani di diversa generazione nell’ambito di un progetto dedicato alla creazione di un archivio visivo dell’Italia durante l’emergenza sanitaria.

L’esposizione, che apre al pubblico oggi, giovedì 25 febbraio, è ospitata a Palazzo Barberini ed è curata da Margherita Guccione, Carlo Birrozzi, Flaminia Gennari Santori.


Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961)
Progetto Ghenos

Le opere fotografiche sono di dodici autori: Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge.

I fotografi sono stati selezionati da un Comitato Scientifico presieduto da Margherita Guccione (Direttore MAXXI Architettura) e composto da Simona Antonacci (Collezioni fotografia MAXXI), Carlo Birrozzi (Direttore dell’ICCD), Pippo Ciorra (Senior Curator MAXXI Architettura), Fabio De Chirico (Dirigente DGCC), Matteo Piccioni (Storico dell’arte DGCC).

Walter Niedermayr (Bolzano, 1952) – – Pragser Wildsee/Lago di Braie, 02.05.2020, 11:56:13 – 11.56:35

Gli autori selezionati hanno realizzato progetti fotografici che raccontano il vuoto e la sospensione nella vita ordinaria in un momento straordinario come la pandemia, hanno sondato paesaggi urbani ed extra-urbani, siti e luoghi della cultura della Penisola, i loro stessi luoghi e gli spazi prossimi ad essi. Le immagini prodotte spaziano tra diversi generi e generazioni, tra diverse modalità e tecniche, tra tradizione e sperimentazione. Obiettivo del progetto e della mostra, infatti, è quello di proporre un racconto corale e polifonico della situazione attuale, dando allo stesso tempo conto di come il lockdown e l’emergenza sanitaria possano aver influito sullo sguardo di alcuni dei principali narratori visivi italiani.

Ilaria Ferretti (Fabriano, 1980) – – Natura Italia, nido e insetto stecco, primavera 2020

Più di cento le fotografie esposte lungo un percorso che si snoda tra cinque diversi ambienti di Palazzo Barberini (Sala delle Colonne, Cucine Novecentesche, Sala Ovale, Sala Paesaggi, Serra) – tre dei quali aperti al pubblico per la prima volta in questa occasione – creando un dialogo suggestivo tra presente e passato, storia e attualità, architettura e immagine.

Italia in-attesa rappresenta una delle tre azioni, distinte ma complementari del progetto 2020FermoImmagine – ideato e organizzato dal MiBACT con il coordinamento della Direzione Generale Creatività Contemporanea – insieme alla mostra Città sospese. I siti italiani Unesco nei giorni del lockdown, che sarà presto inaugurata a Palazzo Poli, e REFOCUS, open call per fotografi under 40 lanciate nel 2020 in collaborazione con La Triennale di Milano e il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, per indagare l’Italia durante le misure di contenimento dell’epidemia e che sfoceranno in una mostra.

George Tatge (Istanbul, 1951) – – Montecastello di Vibio, Piazza Guglielmo Marconi, 2020

Le immagini e le fotografie prodotte per Italia in-attesa e Città sospese entreranno a fare parte delle collezioni dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e saranno destinate a un fondo dedicato alla documentazione del Paese nei mesi difficili dell’emergenza pandemica.

Percorso mostra

Il percorso ha inizio al piano terra del palazzo, nella SALA DELLE COLONNE che fu, nel Seicento, biblioteca e stanza delle antichità di Casa Barberini. In questo magnifico ambiente due grandi maestri della fotografia italiana si confrontano con paesaggi profondamente diversi ma complementari. Olivo Barbieri sceglie la Camera degli Sposi di Mantegna, per condurre la sua riflessione sui meccanismi della percezione e sul sistema della rappresentazione, mentre Guido Guidi si rivolge al paesaggio minimo della quotidianità, conferendo pari valore al monumentale e all’ordinario e caricando particolari trascurabili della realtà di rinnovato senso e levità.

Palazzo Barberini, “Italia In-Attesa” Mostra (Foto Alberto Novelli)

Attraverso un corridoio si passa alle cosiddette CUCINE NOVECENTESCHE. In origine, l’ampio locale era “la stanza del leone” dove era tenuto uno degli animali esotici allevati a palazzo, poi fu destinato all’esposizione dei marmi antichi della collezione Barberini. Secoli dopo, disabitato dai guardiani di marmo e dai leoni feroci, l’ambiente fu occupato dalle cucine del Circolo Ufficiali delle Forze Armate che dal 1934 aveva sede nel palazzo. Per questa occasione, per la prima volta, è aperto al pubblico e adibito a spazio espositivo. Qui vengono presentati i progetti di sei fotografi, che raccontano, secondo approcci e prospettive differenti, i luoghi del patrimonio culturale italiano e del loro spazio intimo e concettuale.

Palazzo Barberini, “Italia In-Attesa” Mostra (Foto Alberto Novelli)

Vi è l’attenzione al paesaggio d’affezione testimoniata dalle fotografie di Silvia Camporesi che sceglie di ritrarre i luoghi della sua infanzia, liberati dallo scorrere della vita quotidiana. In un’atmosfera metafisica e straniante sono immersi anche i centri storici umbri ritratti da George Tatge, in cui il silenzio e il senso di vuoto sembrano riflettere lo stato d’animo dell’autore. Sul tema dell’assenza si concentra anche il lavoro di Allegra Martin: luoghi emblematici della cultura milanese, privati improvvisamente dell’azione e dello sguardo del pubblico che abitualmente conferisce loro vita. Francesco Jodice trasferisce il viaggio fisico su un piano mentale e virtuale, compiendo un reportage attraverso quattro architetture simbolo della cultura italiana storica e contemporanea mediante immagini satellitari, mentre Mario Cresci rivolge lo sguardo ora al micro-mondo costituito dalla sua casa di Bergamo, ora a quello esterno, rappresentato da una città deserta. Le immagini visionarie di Antonio Biasiucci, invece, trasferiscono la riflessione su un piano totalmente simbolico: i ceppi di alberi, ripresi in modo da richiamare forme antropomorfe, sono soggetti archetipici che rimandano alla circolarità del tempo.

Palazzo Barberini, “Italia In-Attesa” Mostra (Foto Alberto Novelli)

La mostra prosegue al piano nobile del palazzo, nella SALA OVALE, dove i paesaggi onirici ed eterei di Paola De Pietri raffiguranti Rimini e Venezia che si echeggiano da due differenti latitudini dell’Adriatico, si confrontano con l’architettura astratta, in bianco totale, progettata da Gian Lorenzo Bernini nel 1633.

Nell’adiacente SALA PAESAGGI, le vedute dipinte della campagna romana, reali paesaggi della memoria della famiglia Barberini, luminose e affascinanti benché sbiadite dal tempo, accolgono le immagini surreali dei paesaggi montani tanto cari a Walter Niedermayr, solitamente popolati e logorati dal turismo di massa e ora quasi spettrali nell’assenza di presenza umana.

Francesco Jodice (Napoli, 1967) – – Falansterio, Colosseo #000, Roma 2020

Chiude il percorso lo spazio suggestivo della SERRA, restituito in questa occasione alla fruizione del pubblico, raggiungibile dalla Sala Ovale, attraverso la porta che immette sul giardino. Qui siti simbolo della città eterna insolitamente deserti, ripresi da Andrea Jemolo, si confrontano con alcuni centri storici danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, ritratti da Ilaria Ferretti: luoghi in cui le tracce della vita sono ormai affidati solo al movimento delle ombre e alla rassicurante persistenza della natura.

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