La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta Maude! di Elva Diane Green (BearManor Media) ancora inedito in Italia e dedicato all’omonima sitcom degli anni Settanta. Con grande gioia la nostra piazza virtuale si apre anche all’editoria straniera per scoprire nuovi testi e nuove realtà. E non perdete l’esclusivo Incontro con l’Autrice!
La trama
Elva Diane Green scrive il primo saggio interamente dedicato a Maude, la sitcom di successo con Bea Arthur nel ruolo della protagonista andata in onda sulla CBS per sei stagioni dal 1972 al 1978 (141 episodi). Il libro ripercorre la nascita di questo progetto televisivo, ci offre la possibilità di vedere più da vicino (è il proprio il caso di dirlo) le stagioni della sitcom contestualizzandola nel tempo e nella società cui appartiene e di conoscere meglio i vari protagonisti (Bill Macy, Adrienne Barbeau, Rue McClanahan, Conrad Bain) ripercorrendone vita e carriera. Maude! ci regala soprattutto un ritratto nitido, pulito e obiettivo dell’immagine che questa donna (e la sua meravigliosa interprete) ha lasciato al suo pubblico pur con le sue contraddizioni. Liberale, progressista, profondamente femminista, ironica, curiosa, innamorata e con tre matrimoni alle spalle, spudoratamente schietta, pronta a battersi per l’uguaglianza tra i sessi, fervente sostenitrice della comunità gay e contro ogni forma di razzismo e di violenza, favorevole all’aborto. Donna, madre, moglie, nonna, amica… Tutto questo è molto altro è stata e continua ad essere Maude. Non è un caso che il suo nome di origine germanica significhi “forte in battaglia”. Come canta Donny Hathaway nella sigla dello show, ci sono Lady Godiva, Giovanna D’Arco, Isadora [Duncan], Betsy Ross… e poi c’è Maude! (…and then there’s Maude!).
Sul libro
Tutti gli appassionati di televisione e di sitcom – soprattutto quelle degli anni Settanta e Ottanta – non potranno non ricordare Maude, in Italia trasmessa da Canale 5 nel 1982 con il titolo Una signora in gamba.
Come dimenticare That uncompromisin’, enterprisin’, anything but tranquilizin’ (Quell’intransigente, intraprendente, tutt’altro che tranquillizzante), Maude così meravigliosamente e puntualmente descritta nella sigla di apertura della sitcom cantata da Donny Hathaway?
Chi ha perso un po’ la memoria o ha voglia di scoprire e di conoscere questa sitcom americana di grande successo non può fare a meno di leggere l’interessante saggio Maude! scritto da Elva Diane Green e pubblicato nel luglio 2024 dalla Casa Editrice statunitense BearManor Media.
Come scrive l’Autrice all’inizio del suo libro: Benvenuti nel mondo di Maude, la sitcom televisiva andata in onda sulla CBS dal 1972 al 1978. Se siete fan di vecchia data, nuovi o futuri fan, siete nel posto giusto.
Ma facciamo un passo indietro. Maude, per volere del geniale produttore e autore televisivo Norman Lear (“papà” di altre iconiche e leggendarie sitcom come I Jefferson, Sanford & Son e Good Times, solo per citarne alcune), nasce come spin-off proprio di una delle sue serie: Arcibaldo (All in the Family). Qui, Maude compare nel ruolo della cugina della protagonista, Esther Bunker (moglie di Archie, interpretata da Jean Stapleton) cui va in suo soccorso quando tutta la sua famiglia è vittima di una terribile influenza. In un istante è nata la leggenda. Questa breve apparizione di Maude – interpretata da una Bea Arthur in stato di grazia – riscuote così tanto successo e Lear rimane così impressionato dalla bravura della sua attrice che decide di dedicare al personaggio da lei interpretato una serie tutta sua. Il successo è grandioso e Maude, che debutta sulla CBS il 12 settembre 1972, andrà avanti per sei stagioni e un totale di 141 episodi fino al 22 aprile 1978. Numerose saranno anche le guest star: da John Wayne a Van Johnson, da Henry Fonda a Martin Balsam.
Elva Diane Green nel suo libro ci racconta tutto questo con entusiasmo, dettagli e particolari. L’Autrice, ha il merito di inserire e creare un parallelo non solo tra la sitcom e il suo tempo ma anche tra lo show e il nostro tempo. Non mancano, inoltre, osservazioni interessanti sull’eredità artistica e morale che il personaggio di Maude ha lasciato. Ovviamente viene ben analizzato come Bea Arthur (che molti ricorderanno per il ruolo di Dorothy Zbornak tra gli anni ’80 e ‘90 in The Golden Girls – Cuori senza età, ma questa è un’altra storia) ha fatto suo questo personaggio così p(rep)otente e straripante pur essendo totalmente lontano dalla sua persona e dal suo carattere. Maude è tutto ed è il contrario di tutto. E le capita di tutto.
È una donna di quarantasette anni al quarto matrimonio, è sposata con Walter Findlay proprietario di un negozio di elettrodomestici, madre di una figlia divorziata – Carol – e nonna dell’arguto Philip che vivono con lei. Attorno alla sua figura e alla sua famiglia si muovono le tematiche sociali e politiche più scottanti e significative degli anni Settanta (e non solo): dall’aborto all’alcolismo, dal razzismo alla politica, dall’omosessualità all’uguaglianza dei diritti e di parità salariale tra uomo e donna, dalla chirurgia estetica alla depressione. Solo per ricordarne alcune e sempre all’insegna di una tagliente e intelligente ironia, quella che sa far riflettere.
Maude diventa una paladina, una combattente, una voce fuori dal coro con le proprie convenzioni e convinzioni, simbolo di libertà, identità, femminismo e coraggio. Leggendarie sono le sue liti con il marito (e le dolci riappacificazioni) ma anche con la sua migliore amica Vivian (Rue McClanahan), e con le domestiche che si susseguono e con le quali cerca sempre di instaurare un rapporto di estrema uguaglianza, familiare e amichevole. Questo accadrà in particolar modo con Florida (Esthelle Rolle) che le darà del filo da torcere a suon di scambi di battute al vetriolo (e per la quale Norman Lear crea un altro spin-off, Good Times).
Per concludere, in poco meno di cento pagine Elva Diane Green ci catapulta nella vita e nella famiglia di Maude facendoci sentire parte di esse e non meri telespettatori. Sorridere riflettendo. L’Autrice ci regala un ritratto autentico di una sitcom e di un personaggio che hanno fatto la storia della televisione americana (e non solo) e che, ancor oggi, sono fonte di ispirazione per molti autori, attori e attrici. La scrittrice ci permette di riflettere sulla modernità di questa serie, su come e quanto sia ancora difficile ancor oggi affrontare determinati argomenti (pensiamo “solo” all’omofobia e all’aborto). Soprattutto, Elva Diane Green fa un regalo a tutti i fan della show, agli appassionati di storia della televisione e agli estimatori dell’indimenticabile Bea Arthur. E poi naturalmente… c’è Maude!
Incontro con l’Autrice
Come è nato il progetto editoriale di “Maude!”?
Il mio editore, Ben Ohmart, è un grande ammiratore di Bea Arthur. Per molto tempo ha avuto l’idea di scrivere un libro su questo filone, ma non è mai riuscito a trovare il tempo. Quando sono diventata scrittrice per la BearManor Media, il signor Ohmart mi ha chiesto se potevo aiutarlo nel progetto o, eventualmente, di scrivere io stessa il libro utilizzando i numerosi contatti che aveva acquisito nel corso degli anni.
Perché ha deciso di dedicare un libro alla sitcom Maude?
È stata un’idea del signor Ohmart dedicare il libro alla sitcom perché la protagonista era Bea Arthur e “Maude” era stata una delle seriepreferite dal pubblico televisivo. Stavo completando un libro sulla sitcom degli anni ’70 “The Jeffersons” e anch’io avevo visto “Maude”, quindi ero felice di poter partecipare alla condivisione di un programma che aveva avuto un certo successo.
Quali ricerche ha fatto per scrivere questo libro?
Ho iniziato a familiarizzare con gli autori della sitcom collegandomi a Internet e leggendo le biografie. Ho guardato tutti gli episodi di “Maude” in DVD per farmi un’idea di ogni autore, per rinfrescarmi la memoria e per guardare gli episodi che avevo perso negli anni ’70. Ho potuto intervistare alcune persone via e-mail. Ho cercato di intervistare il maggior numero di scrittori e ospiti che sono riuscita a trovare. Un amico scrittore mi ha messo in contatto con un’assistente che aveva lavorato per anni alla sitcom e che mi ha fornito ulteriori informazioni. Naturalmente, alcuni ci avevano lasciato e altri semplicemente non rilasciavano più interviste. Nel corso della mia ricerca, ho utilizzato i social media e sono riuscita a contattare la moglie dell’attore Bill Macy che interpretava il marito di Maude. Samantha Harper Macy mi ha fornito le foto della sitcom che possedeva perché anche lei era apparsa in un paio di episodi. Seguendo un suggerimento, ho intervistato il compositore della sigla, Alan Bergman, che mi ha offerto informazioni sorprendenti che ho potuto utilizzare nel libro. Prima di parlare con il signor Bergman, non avevo idea di chi fosse il cantante della sigla, finché non mi ha detto che si trattava di Donny Hathaway, un giovane che nel frattempo è morto. Ho anche usato internet per ripercorrere la carriera di Bea Arthur come attrice prima di “Maude” e per dare un’occhiata alla sua vita.
Qual è oggi l’eredità di una sitcom come “Maude!”?
Credo che l’eredità di “Maude” oggi sia il modo in cui la sitcom è stata la prima a utilizzare argomenti controversi, come l’aborto e i problemi personali, la dipendenza dall’alcol e il suicidio, riuscendo comunque a mostrare il lato comico della vita e ad appassionare gli spettatori.
Cosa pensa del cast della serie? In particolare, cosa pensate della forza comica e a volte drammatica di Bea Arthur?
Bill Macy e Conrad Bain hanno funzionato bene per me. Avrei voluto che a Rue McClanahan non fosse stato dato un personaggio così svampito. Adrienne Barbeau sembrava adattarsi bene. L’ha detto Bea stessa: lei non assomigliava affatto al personaggio di Maude. Ma aveva imparato presto che cosa era divertente per il pubblico e aveva imparato negli anni a diventare qualcuno che non era. Le sue espressioni facciali e i suoi tempi erano esatti. Il suo sguardo era in grado, da solo, di suscitare una risata. Bea era in grado di far credere al pubblico di essere il personaggio su quel palco o su quello schermo.
Secondo lei, chi altro avrebbe potuto interpretare il ruolo di Maude negli anni ’70?
A mio parere, il ruolo di Maude richiedeva una donna forte che avesse già interpretato ruoli simili nel corso della sua carriera. Bea ottenne quel ruolo perché era apparsa in un programma televisivo in cui l’uomo di casa era un bigotto e lei non aveva problemi a tenergli testa o a ridimensionarlo. Era una novità per il pubblico americano. Non ricordo nessun’altra attrice in grado di essere oltraggiosa in quel ruolo come Bea Arthur.
Oggi, soprattutto noi donne, quanto dobbiamo al personaggio di “quella intransigente, intraprendente, tutt’altro che tranquillizzante” Maude?
Per coloro che ricordano la sitcom, probabilmente ci è rimasta l’idea che le donne possono avere successo in qualsiasi cosa si mettano in testa. Che le donne hanno il diritto di parlare e di esprimere le loro opinioni. Che le donne non sono cittadini di seconda classe. Che le donne possono ricoprire cariche. O gestire aziende. Ed essere quella moglie, quella mamma, quella nonna. Speriamo di averlo trasmesso a coloro che verranno dopo di noi, alle nostre figlie, alle nostre nipoti, alle nostre studentesse.
Come presenterebbe Maude a una ragazza del 2024?
Probabilmente raccontandole di come le donne abbiano dovuto lottare in passato per poter votare o possedere una proprietà. Negli anni ’70 le donne hanno acquisito forza e non hanno avuto paura di affermarsi. Prendiamo ad esempio Maude di quel programma televisivo del 1972. Era un buon esempio di donna sicura di sé.
Sarebbe possibile realizzare un programma simile oggi?
Credo che sarebbe possibile, ma non probabile. Il mondo di oggi non è quello di ieri e le persone di oggi non vogliono tornare indietro. Questioni come l’alcolismo e l’aborto sono ancora importanti oggi, ma frasi come “quella gente” quando si parla chiaramente di persone di colore, o scene in cui il vocabolario dell’ospite nero viene preso in giro non funzionerebbero di certo nel mondo di oggi.
Quale pensa sia stato il segreto del successo dello show e la ragione del suo declino?
La scelta dei personaggi del cast da parte di Norman Lear, a partire da Bea Arthur. Il cast di “Maude” era composto da professionisti che amavano quello che facevano. Anche gli autori erano in circolazione da tempo e non c’erano egoismi quando si trattava di scrivere la sceneggiatura. Lo show aveva anche ospiti come Esther Rolle, che era stata sul grande schermo e che finì per avere una propria sitcom televisiva come spin-off di Maude. C’era anche Hermione Baddeley, che aveva al suo attivo anni di recitazione. Per quanto riguarda il declino di “Maude”, la gente (me compreso) si era interessata a programmi divertenti come “Laverne & Shirley”, “Three’s Company”, oh sì, e “Starsky & Hutch” (auto veloci e begli uomini).
Qual è stata l’emozione più grande che ha provato scrivendo questo libro?
È facile. L’ansia. Ero costantemente preoccupata di poter rendere giustizia al personaggio di “Maude” e allo stesso tempo di poter scrivere in modo coerente della donna che lo interpretava.
Tra i 141 episodi delle sei stagioni di “Maude”, qual è il suo preferito? E perché?
“Maude’s Big Move: Part 1”. Bea Arthur in questo episodio recita al meglio. Il copione prevede che sia inorridita dalla notizia che sua figlia e le sue migliori amiche si trasferiranno e che, nell’apprendere questa notizia, debba mordere i pugni. Adoro questa scena. Era la serietà ad essere divertente, che Bea aveva imparato all’inizio della sua carriera. L’ha interpretata perfettamente. Ho pianto e riso allo stesso tempo. Inoltre, il finale di questo episodio ha fatto assolutamente appello alla mia strana idea di ciò che è divertente. L’ospite d’onore di questa festa era una deputata che aveva offerto a Maude un posto di lavoro, che lei aveva accettato. La deputata le disse: “Avrai un lavoro finché sarò viva”. E poi la deputata morì.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Ho iniziato a lavorare al mio quarto libro, che sarà dedicato alla sitcom televisiva “Good Times”, andata in onda dal 1974 al 1978. Era interpretata da Esther Rolle, John Amos, Ralph Carter, Jimmie Walker e Bern Nadette Stanis. Attraverso i social media sono entrata in contatto con persone legate al cast e non vedo l’ora di iniziare seriamente la mia ricerca. Il mio primo libro è stato una biografia su mio padre Eddie Green (1891-1950). Il libro è stato pubblicato nel 2016. Da allora ho continuato a fare ricerche sulla vita di mio padre grazie al fatto che le persone che hanno letto il libro erano in possesso di foto che non avevo mai visto, tazze da caffè che erano state utilizzate nel 1949 in un programma radiofonico di cui Eddie era protagonista (mi hanno inviato la tazza) e mi è stata persino inviata una copia dello spartito di una canzone scritta da mio padre. Ho così tante nuove informazioni che sto pensando di scrivere un secondo libro su Eddie.