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Letto per voi… “La versione di Carl” di Andrea Pamparana

La Rubrica online “Piazza Navona” inizia questa nuova settimana presentandovi il nuovo libro del giornalista e scrittore Andrea Pamparana dal titolo “La versione di Carl” (Tab Edizioni). Si tratta della biografia romanzata del padre della psicologia analitica Carl Gustav Jung. E non perdete il consueto “Incontro con l’Autore”!

La trama

Andrea Pamparana, “La versione di Carl” (Tab Edizioni, 2020)

La versione di Carl è ben lontano dall’essere un saggio o un trattato di psicologia dedicato a Carl Gustav Jung. Al contrario, è la biografia romanzata di colui il quale è considerato il padre della psicologia analitica. Andrea Pamparana, così, strutturando l’opera anche con una impostazione quasi cinematografica attraverso i numerosi flashback presenti nel testo, racconta la vita, i ricordi, le donne, i pazienti e un presente – storico – appartenuti all’uomo che ha saputo scandagliare e scavare l’animo umano sino alle sue più impervie e oscure verità e possibilità di essere. È il 6 giugno 1961 quando il racconto ha inizio. È il 6 giugno 1961 quando il racconto giunge al termine. E nel mezzo scorre la vita di un Genio, di un uomo, di un medico, di un uomo di scienza che è parte della Storia puntellandola di traguardi, scoperte, emozioni, incontri. È la vita di Carl Gustav Jung così come egli l’ha vissuta, secondo i suoi dettami e le sue convinzioni. La versione di Carl, appunto.

Ottantacinque anni e sentirli tutti nelle ossa, nel malandato cuore, ma non avvertirli affatto nella lucidità della mente, della sempre viva curiosità, nel desiderio di continuare a pensare, riflettere, mettere nero su bianco il quotidiano verbale dei sogni e delle sua visioni che caratterizzarono in tutti quegli anni l’incessante e meraviglioso “viaggio di esplorazione verso l’altro polo del mondo”.

Sul libro

Collana “Tabgrafie”

Nel dicembre 2020 la Casa Editrice Tab Edizioni pubblica nella Collana “Tabgrafie” l’ultima opera di Andrea Pamparana dal titolo La versione di Carl. Si tratta della biografia romanzata di Carl Gustav Jung ovvero del padre indiscusso della psicologia analitica scritta a distanza di sessant’anni dalla morte dello psicologo avvenuta il 6 giugno 1961 nella città svizzera di Küsnacht dove viveva in una bella e accogliente casa sul lago.
Ad impreziosire il libro e a rendere la sua lettura ancor più completa, chiara, esaustiva ed esauriente vi sono: la Postfazione contenente l’intervista ad Adriano Pignatelli, medico psichiatra, psicoanalista e professore ordinario presso l’Associazione junghiana di psicologia analitica (AIPA); il Glossario junghiano e una ricca Bibliografia commentata.

Tab Edizioni

Tutto ciò a dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, di quanto Andrea Pamparana sia affascinato, appassionato e impegnato nello studio di alcuni ambiti della psicologia quali, ad esempio, la depressione, l’autismo e i disturbi mentali negli adolescenti (a tal proposito ricordiamo il suo precedente libro dal titolo Il filo teso scritto a quattro mani con il neuropsichiatra infantile Stefano Vicari ed edito da Giunti Edu). Una passione che lo accompagna sin dagli anni di studio giovanili quando si iscrive alla Facoltà di Medicina a Milano e frequenta la Clinica di neuropsichiatria infantile dell’Università Statale.

Carl Gustav Jung (1875-1961)

Jung, molto probabilmente, avrebbe spiegato la nascita di questo libro come un chiaro esempio del suo concetto di sincronicità. Certo è che Andrea Pamparana con questo suo lavoro non solo ha reso omaggio al padre della psicologia moderna ma ha anche reso possibile e accessibile anche il percorso professionale, filosofico, ideologico e umano di quest’ultimo al vasto pubblico.

L’Autore, infatti, racconta con estrema semplicità i fatti fondamentali riguardanti la vita di Jung: dall’incontro con la moglie Emma che, nonostante le sue infedeltà, gli resterà accanto tutta la vita a quello con Sabina Nikolaevna Spierlein (la sua paziente poi divenuta sua amante e, infine, tra le prime e più importante psicoanaliste della sua epoca); dall’incontro/scontro con Sigmund Freud alle amicizie, spesso epistolari, intessute con Herman Hesse, James Joyce e Miguel Serrano.

Emma Marie Rauschenbach con suo marito Carl Gustav Jung

Non solo. Con la stessa semplicità e scorrevolezza l’Autore racconta della lunga e controversa stesura dei vari saggi junghiani prestando particolare attenzione al Libro Rosso (noto anche con il titolo di Liber Novus) cui Jung ha lavorato tutta una vita raccogliendo in esso immagini, visioni, sogni che per sua stessa volontà avrebbe dovuto essere conservato nell’archivio di famiglia e pubblicato dopo la sua morte. E così è stato. Infatti, solo nel 2009 questo libro viene dato alla stampa.
In tutto questo naturalmente emerge il carattere riservato persino austero di Jung che

Vedeva sé stesso come diviso in due parti: la numero 1, un giovane mediocre, ambizioso, irrequieto, a volte entusiasta, a volte deluso come un bambino, misantropo e noioso. La numero 2 considerava la numero 1 un ingombrante peso, comunque da sopportare.

Carl Gustav Jung, “Il Libro Rosso” (Bollati Boringhieri, 2010)

Lo psicologo si definì un animale di asocialità e nelle pagine di Andrea Pamparana questo aspetto viene mostrato persino con tenerezza immaginando Jung solo, immerso nel suo studio e nelle sue carte e nelle sue amate e rigeneranti passeggiate vicino al suo lago. Un uomo amato, idolatrato e (ri)conosciuto dal mondo intero che, però, tenta di tenere lontano, di non farsi fagocitare oltre al necessario. D’altronde a muovere i suoi pensieri, al contrario di Freud, vi è il concetto filosofico e Jung non abbandona mai la quiete e, allo stesso tempo, la tempesta di quelle innumerevoli domande che, in quanto medico dell’anima, gli venivano poste e, in quanto uomo di scienza e di intelletto, si poneva dando vita e parola al suo Genio. Alla sua mente.

Ero terribilmente eccitato, perché mi era apparso evidente, in una illuminazione improvvisa, che l’unica mia possibile meta era la psichiatria. Solo in essa potevano confluire insieme le due correnti del mio interesse, e, congiunte, prosegue il loro corso. Ecco quel campo di esperienza comune ai fatti biologici e spirituali che avevo cercato dappertutto senza riuscire a trovarlo; ecco finalmente dove lo scontro di spirito e natura era una realtà!

Andrea Pamparana, “La versione di Carl” (Tab Edizioni, 2020)

Ed è di questa realtà che Carl Gustav Jung fa la sua vita e crea il proprio pensiero trovando un equilibrio e un dialogo tra spirito e natura intesi anche come razionalità e istinto.
E, ancora, è di questo studio, di questa incessante ricerca di equilibrio tra queste due forze motrici della psiche e dell’intelletto umani che Jung scrive una vita intera sino alla sua morte. A ottantacinque anni. Così, d’altronde, inizia La versione di Carl. Con il medico che sta per morire, con il corpo arreso all’età ma la mente arzilla, viva, vivace, brillante che viaggia, immagina, compie mille voli pindarici per poi tornare a unirsi a quel corpo di uomo anziano, seduto nella sua poltrona di tessuto color malva, un cuscino imbottito dietro la spalle, i sempre più radi capelli bianchi, leggermente spettinati sulle tempie, un ciuffetto ribelle, gli occhiali cerchiati di metallo dorato, una giacca grigio scura ormai un po’ troppo grande, la camicia, grigia anch’essa, abbottonata sino al collo, senza cravatta.

Andrea Pamparana, “La versione di Carl” (Tab Edizioni, 2020)

Tutto questo e molto altro è La versione di Carl. Una biografia romanzata scritta con passione e amore. Il racconto di una vita reso con grande rispetto e con una scrittura pulita, essenziale, semplice. Un regalo. Un vero regalo per il grande pubblico e non solo per gli addetti ai lavori. E di questo, sono sicura, Carl Gustav Jung sarebbe stato molto grato e felice.
Ogni incontro che fai è un incontro con te stesso; pochi sembrano accorgersi che gli altri sono loro.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore e giornalista Andrea Pamparana

Come è nato il progetto editoriale di La versione di Carl?

Dopo il libro Prozac. La pillola della felicità, con il direttore editoriale di Tab Edizioni, Mario Scagnetti, abbiamo pensato di inaugurare una nuova collana, le Tabgrafie, biografie romanzate di personaggi importanti del mondo della cultura, del pensiero, della filosofia. Inizialmente puntammo su Immanuel Kant, poi decidemmo di scrivere un romanzo sulla vita di un gigante del secolo scorso, da molti punti di vista, Carl Gustav Jung.

Carl Gustav Jung (1875-1961)

Per la realizzazione e la stesura di La versione di Carl quali sono stati i suoi studi e le sue ricerche?

La versione di Carl, nasce certamente dalla mia passione per la psichiatria, la psicoanalisi, le neuroscienze. Ho cominciato a leggere alcune delle opere dello stesso Jung, poi ho fatto molte ricerche sul web e ho lavorato anche su alcuni testi scritti da altri studiosi, soprattutto suoi allievi. Ho anche lavorato sul contesto storico e culturale del suo tempo, la Mitteleuropa della fine dell’Ottocento fino ai tempi della Guerra Fredda, attraverso le grandi guerre e l’orrore dell’Olocausto.

L’aver studiato Medicina ed essere stato in contatto con psichiatri e neuropsichiatri quanto hanno influenzato e aiutato la nascita di questo libro?

Non c’è dubbio che i miei studi giovanili in medicina e l’assidua frequentazione come studente della Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università Statale di Milano, diretta dalla compianta professoressa Adriana Guareschi Cazzullo, sono alla base di una passione mai sopita nel tempo, anche se poi le scelte della vita mi hanno portato a intraprendere la carriera di giornalista e scrittore. Negli ultimi anni ho riscoperto e approfondito questa passione, scrivendo tra l’altro il libro sulla depressione, una raccolta di interviste a psicologi, psichiatri, neuropsichiatri e farmacologi, oltre al libro Il filo teso, scritto nel 2019 con l’amico professor Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma. Io stesso ho fatto un’analisi personale alla fine degli anni Settanta, una terapia di gruppo di stampo freudiano, con il professor Luciano Cofano e recentemente tre anni di terapia sistemico-relazionale con il dottor Alfredo Bevevino. Jung è stata una scoperta recente che mi ha affascinato e che non conoscevo se non in modo superficiale.

Carl Gustav Jung (1875-1961)

Qual è stata la difficoltà nel raccontare la vita e il pensiero di Jung attraverso questa forma romanzata rendendoli , così, accessibili e comprensibili al vasto pubblico?

Il problema, quando si scrive una biografia sotto forma di romanzo, è soprattutto quello di essere fedeli ai personaggi pur lasciando in parte correre la propria fantasia. Bisogna, come insegna il grande psichiatra e autore di bellissime biografie romanzate, Yrving Yalom, sapersi immedesimare nel protagonista, cercare di vivere le sue sensazioni, senza mai tradire con proprie idee il suo pensiero.

Qual è l’aspetto del pensiero di Jung che più la affascina e la colpisce?

L’aspetto che più mi ha colpito di Jung è stato il suo tentativo titanico di introdurre nella psicologia analitica concetti come l’archetipo e l’inconscio collettivo, elementi che in qualche modo hanno influenzato e ancor oggi influenzano il pensiero contemporaneo. Jung fu anche un antropologo, un archeologo entrato nel labirinto della mente umana, dipanando il filo di Arianna che ci può aiutare ad evitare il, anzi i, feroci e famelici Minotauri che ci imprigionano ogni giorno, dalla nascita alla fine dei nostri giorni.

Lo scrittore Andrea Pamparana riceve il Premio “EquiLibri” alla Carriera, 25 gennaio 2020 – (Con Guido Mastroianni, presentatore della Cerimonia di premiazione e Chiara Ricci, Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”) – Ph. Francesco Corrado

Nella sua vita Jung è stato circondato e supportato da donne poi divenute delle figure di spicco nella psichiatria. Come si potrebbe definire questa serie di relazioni osservandoli dal punto di vista di Jung “uomo” e “uomo di scienza”?

Jung era circondato da donne che rimanevano affascinate dalla sua prorompente personalità. Nella vita furono tre le figure femminili fondamentali: la moglie Emma che gli fu accanto sempre anche nei non pochi momenti di crisi, Sabine, la bellissima paziente che poi divenne sua amante e che, quando si lasciarono, si recò a Vienna da Sigmund Freud, e la sua musa, Toni Wolf, anche lei sua paziente, poi amante e fedelissima allieva. Tutte e tre diventarono a loro volta brave e affermate analiste. Jung quindi donnaiolo impenitente? Non credo proprio. Penso che Jung avesse compreso il ruolo fondamentale dell’universo femminile nello sviluppo del suo pensiero.

Emma Marie Rauschenbach con suo marito Carl Gustav Jung

Freud e Jung: amici, colleghi persino, in un certo senso, rivali per amore della Medicina e della Scienza. Quanto si devono l’un l’altro e quanto sono riusciti a influenzarsi e a dividersi vicendevolmente nei propri studi e nelle proprie idee?

Jung non fu, come alcuni hanno affermato negli anni, anche autorevoli studiosi, un allievo di Freud. Certo Freud fu fondamentale all’inizio per avviare Jung sulla strada della psicoanalisi. Io ritengo che Jung abbia aperto una strada nuova e diversa divergendo dai principi fondanti la psicoanalisi freudiana, proprio introducendo nella psicologia analitica concetti totalmente nuovi, come l’inconscio collettivo e l’archetipo. Furono due precursori, due geni, certamente. Ma la differenza sta nella frase che Jung disse in una famosa intervista del 1959 alla BBC inglese: Io ho Kant, Freud no.

Carl Gustav Jung nella sua intervista rilasciata alla BBC

Cosa pensa del concetto di sincronicità introdotto da Jung?

La sincronicità è una delle scoperte più affascinanti e discusse del pensiero di Jung. La correlazione tra fatti interiori ed esteriori che sfuggono a una spiegazione causale. È un concetto non facile, certo, ma se ci pensiamo ogni giorno, nella nostra vita, possiamo vivere queste esperienze di sincronicità.

Qual è la caratteristica principale, il fondamento del pensiero junghiano?

Carl Gustav Jung nel suo studio

Come dicevo poco fa, Jung è stato non solo uno scienziato, uno psichiatra – iniziò i suoi studi a Zurigo sulla schizofrenia- ma anche un filosofo, un antropologo che aprì il pensiero occidentale alla filosofia orientale. Grazie anche ai suoi viaggi in India, in Africa e nei pueblos messicani, sempre avido di conoscere e interpretare il mondo interiore senza pregiudizi. Fu anche un artista, i suoi disegni e quelli che faceva fare ai suoi pazienti, oggi raccolti in alcuni splendidi volumi, raccontano più di tante parole i vissuti di ciascuno, nei quali io penso molti di noi si possono specchiare per scoprire il proprio Sé.

Oggi, qual è l’eredità scientifica, medica, intellettuale di Carl Gustav Jung?

Io dico sempre: puoi odiare Jung, respingerlo, criticarlo, ma non puoi farne a meno. La sua eredità è oggi attualissima in molti campi e mi spiace che a scuola non venga introdotto il suo pensiero (come quello di Freud del resto). Jung ha proposto un modello inedito, ancora oggi attuale, di vita umana aperta all’infinito.

Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni professionali?

Andrea Pamparana, “La versione di Carl” (Tab Edizioni, 2020)

Ho appena terminato, sempre per Tab Edizioni, una nuova biografia romanzata sulla vita di Charles Tiffany e di suo figlio Comfort. Tiffany non fu solo il creatore di un marchio, oggi diremmo brand, ancora oggi sinonimo di lusso e bellezza, ma anche un vero precursore del marketing. Se tutto va bene dovremmo uscire in libreria e nei digital store a settembre. Sto lavorando ad alcune sceneggiature di fiction seriali, oltre alle mie rubriche televisive e radiofoniche, L’Indignato speciale, al Tg5 e su RTL102,5 e la nuova rubrica Emoticon, opinioni a confronto sulla piattaforma on line newsby.it.

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