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Letto per voi… “La festa di Alice” di Elvira Trap

La Rubrica online “Piazza Navona” oggi vi propone la lettura del romanzo “La festa di Alice” di Elvira Trap edito dalla Casa Editrice Planet Book. I ruggenti Anni Venti tra whisky e charleston e cinque donne – realmente esistite – dal passato burrascoso che si ritrovano dopo trent’anni e… Non perdete l'”Incontro con l’Autrice”!

La trama

Elvira Trap, “La festa di Alice” (Planet Book, 2019)

Sud Dakota, campagna di Sturgis. Fine luglio 1925.

Alice ha inviato un telegramma alle sue amiche con su scritto: Vieni a casa mia STOP non fare domande STOP Alice FULL STOP. Ed è così che, a distanza di trent’anni, Josie, Pearl, Etta e Big Nose Kate e Alice si riuniscono nel cottage di quest’ultima tra tanto whisky, birra e vino ghiacciati. E musica jazz. Alla comitiva si aggiunge il fotografo e giornalista Jim Fox il quale desidera conoscere queste donne con l’intenzione di raccontare le loro vite. L’uomo avrà pane per i suoi denti poiché le cinque amiche hanno un passato assai burrascoso, avventuroso e agitato da raccontare e ricordare. Cosa sveleranno le donne del proprio passato? E cosa ne sarà di questa cena e della movimentata serata tra cibo e alcoolici a suon di jazz e charleston?

Sul libro

Nel 2019 la Casa Editrice Planet Book pubblica il romanzo di Elvira Trap (anagramma del suo nome Valeria Prat  alias Vera Casoni) dal titolo La festa di Alice con il quale l’Autrice è stata premiata alla VIII edizione del Premio Letterario Internazionale di Poesia Narrativa Saggistica “Città di Sarzana”.

Planet Book

La festa di Alice è un romanzo breve, godibilissimo, dal ritmo seducente, accattivante e sincopato come un charleston sulle note di un jazz veloce. Fantasia e realtà sono così ben mescolate nella vicenda che diventano inestricabili e indivisibili. Ebbene sì, perché le cinque donne protagoniste del romanzo sono realmente esistite. E che donne: delle vere e proprie flapper. Con questo termine, infatti, venivano definite le donne degli Anni Venti che – puntando alla propria emancipazione – vestono alla moda, portano i capelli a “caschetto”, mostrano la caviglia, fumano, ballano i ritmi sfrenati del charleston assumendo, così, atteggiamenti rivoluzionari e anticonvenzionali per la loro epoca. Un esempio di questo genere di donna lo troviamo, ad esempio, nelle attrici di Hollywood di quel periodo: pensiamo a Louise Brooks, Norma Talmadge, Clara Bow e l’inossidabile Joan Crawford!

Alice “Poker” Ivers (1851-1930)

Ecco, le donne di questo calibro realmente esistite che animano La festa di Alice sono: l’inglese Alice Ivers, tenutaria di bordelli e la più forte giocatrice d’azzardo del West Americano tanto da essere soprannominata Poker Alice; Josie – Josephine Sara Marcus – Earp, attrice, ballerina, prostituta e moglie del violento sceriffo Wyatt Earp; Pearl Art, donna bandito e tenutaria di un bordello; Etta Place, irlandese di nascita si trasferisce sola e adolescente nel West Americano dove diventa l’amante e complice di Butch Cassidy; Big Nose Kate, ungherese di nascita, moglie del bandito Doc Holliday, giocatrice d’azzardo e proprietaria di un saloon.

Josie Earp (1861-1944)

Attorno ad esse Elvira Trap ha costruito il suo racconto dalla trama molto semplice e che, visto le donne “a disposizione” avrebbe potuto spingersi molto oltre, attraverso un linguaggio e dei dialoghi diretti come i proiettili dell’amata calibro 38 di Alice, essenziali e allo stesso vivaci e colorati.

E in questo senso traspare e si sentono anche la personalità e la vitalità dell’Autrice che narra quasi di getto, quasi correndo contro il vento, in totale libertà e carica di entusiasmo. Come abbiamo detto, però, la vicenda si muove sul filo sottile che separa la realtà dalla fantasia e, se parte del tessuto narrativo si muove su quest’ultimo campo, a portarci alla realtà o, per meglio dire, a catapultarci nelle atmosfere e nei ritmi dei ruggenti Anni Venti sono tutti i riferimenti collegati a quest’epoca di cui il testo è (giustamente) disseminato: dalla “Venere nera” Josephine Baker al pugile Jack Johnson famoso come “il gigante di Galveston”; da Buster Keaton a Coco Chanel passando per Il monello di Chaplin (uscito al cinema nel 1921).

Big Nose Kate (1850-1940)

Si può anche dire che il testo – opportunamente adattato – è così compresso, ben caratterizzato e strutturato dai suoi personaggi e dalla sua impostazione narrativa che si presterebbe assai bene per una trasposizione teatrale.

E con cinque donne (queste donne!) in scena (e un solo uomo!) lo spettacolo sarebbe garantito!

Inoltre, a rendere ancora tutto più chiaro e a farci conoscere le cinque flapper di La festa di Alice vi è un’appendice fotografica ricca di immagini e notizie biografiche delle protagoniste, di altri personaggi realmente esistiti personalità e della moda dei ruggenti Anni Venti.

Lo sceriffo Wyatt Earp (1848-1929)

Così, La festa di Alice oltre ad essere un romanzo diviene anche un piccolo – ma ben strutturato – compendio sugli Anni Venti: si sentono gli odori di fumo e tabacco e di quell’alcool che, di lì a poco, sarebbe stato preda del proibizionismo.

Insomma, un breve romanzo che si legge d’un fiato in cui l’anima flapper e incorreggibile delle protagonista la fa da padrona… con un finale davvero a sorpresa. Perché nulla deve essere mai lasciato al caso e perché la vendetta è sempre dietro l’angolo…

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Elvira Trap (alias Valeria Trap alias Vera Casoni) – Per gentile concessione di Elvira Trap

Quando ha scoperto la sua passione per la scrittura?

Mi è  scattata questa voglia di scrivere una volta andata in pensione. Prima c’erano loro. I miei alunni. La priorità sempre alla scuola.

Come è nata l’idea del libro La festa di Alice? Come ha scoperto e rintracciato le forti, emancipate e indipendenti donne protagoniste della sua storia?

Quasi per caso. In quel periodo raccoglievo informazioni  sulla corsa all’oro di fine ‘800. E mi sono imbattuta  nelle cosiddette “ragazze della frontiera”. Mi hanno subito incuriosito. Erano ballerine, cantanti, prostitute, avventuriere che speravano di far fortuna. Donne di tutte le età,  costrette a vivere in un mondo di uomini. Donne dure e determinate. Coraggiose e pratiche. Le prostitute vivevano in tende vicino ai campi minerari. Erano le “lucciole”, le painted cat dei cercatori. Altre trovavano lavoro nei bordelli o nei saloon.

Pearl Art (1871-1928)

Le protagoniste del suo libro sono donne (e che donne!) realmente esistite: in che modo è riuscita mescolare la realtà di queste figure femminili e la finzione del racconto?

Mi sono documentata su ognuna. E mi sono quasi “colata” nel loro mondo. Per far miei atteggiamenti e linguaggi. Poi mi sono chiesta: “Cosa potrebbe succedere se cinque supposte amiche dal passato così  disinvolto si rivedessero dopo 30 anni?” Ed è venuto fuori di tutto.

In che modo ha elaborato e realizzato il progetto di La festa di Alice, dall’idea alla sua stesura?

Etta Place (1858-1956)

Non ho mai un progetto ben definito in testa. Parto da un ‘idea anche vaga e la elaboro cammin facendo. Sono piuttosto  caotica. Magari inizio della fine, poi mi dedico all’introduzione… e poi là dove mi porta il pensiero. La cosa più difficile è cucire insieme tutto quanto.

Qual è stata la difficoltà maggiore nel dover dirigere questo coro di voci femminili così potenti e di grande personalità?

La difficoltà maggiore in questa coralità  di voci femminili è stata quella di dare una caratterizzazione il più efficace possibile a tutte e cinque loro. E non sono sicura di esserci riuscita.

Il suo racconto potrebbe essere una buona base per un testo teatrale: ha mai pensato a questa possibilità?

Elvira Trap, “La festa di Alice” (Planet Book, 2019)

Sì, ci ho pensato. Ho pensato ad una possibile trasposizione teatrale. Ho anche inviato il libro a  Una storia per il cinema. Così… giusto per provarci.

Dal suo libro traspaiono il suo amore e la sua passione per i “ruggenti Anni Venti”. Cosa la affascina in particolar modo di questo periodo storico?

È vero. Sono affascinata dagli Anni ’20. La donna si emancipa, si accorcia i vestiti, si taglia i capelli e li porta con disinvoltura alla “garçonne”. Mi piace molto questa idea di donna attiva, padrona di sé e giudice della propria femminilità. Che si costruisce il proprio destino. E poi è l’epoca di Coco Chanel. Trasgressiva e ardita, fiera e autentica.

Caricatura della scrittrice Elvira Trap (alias Valeria Trap alias Vera Casoni) – Per gentile concessione di Elvira Trap

Se potesse incontrare una o più donne che animano La festa di Alice cosa direbbe o chiederebbe loro?

Ad Alice chiederei di insegnarmi a giocare a poker. A Josie, invece, domanderei di raccontarmi tutto, senza reticenze. Vorrei conoscere la vera storia dello sceriffo Wyatt Earp, suo marito.

Quali libri e quali Autori hanno formato il suo essere Autrice e il suo essere Lettrice?

Ho frequentato il liceo classico. Fin da ragazza Giovanni Verga mi ha entusiasmato per la prosa schietta e scarna, densa di dialoghi. A me il dialogato piace molto. Rende più viva l’opera. Che sembra farsi da sola.

Non riesco a rintracciare altre influenze letterarie.

Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?

Sono in fase di preparazione due libri. Lei era così è una sorta di saga familiare ambientata in Lombardia in piena Belle époque. Storia di un cercatore d’oro narra la vicenda di un personaggio di fine ‘800, realmente esistito. Ci sono tante fotografie d’epoca e una sorpresa al suo interno.

 

 

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