logoricci.fw

Letto per voi… “Ineffabile mutazione” di Roberto Crinò

La Rubrica online “Piazza Navona” torna a parlarvi di Poesia con la silloge “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble) dell’Autore siciliano Roberto Crinò, umile giocoliere del verso. Cento componimenti che narrano tutte le sfumature di un’anima con lo sguardo rivolto al cielo. E non perdete il consueto “Incontro con l’Autore”!

La trama

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Il Poeta siciliano Roberto Crinò nella sua silloge Ineffabile mutazione narra in versi dell’uomo, della donna, dell’essere che – inevitabilmente – muta nel tempo e nello spazio. I suoi componimenti, così, divengono riflessi e testimoni della Storia (pensiamo ai versi dedicati al viaggio dell’uomo sulla Luna nel 1969 e a Oświęcim, la cittadina polacca vicino Auschwitz). Ineffabile mutazione, così, diviene una sorta di viaggio all’interno dell’animo umano mosso e scosso da profonde emozioni, sensazioni, dai terremoti della vita ma anche da ciò che ne è il suo motore: l’amore in ogni sua forma, verso sé stesso (inteso come rispetto e considerazione di sé) e verso l’altro (inteso nel suo linguaggio universale).

Sul libro

Nel 2019 le Edizioni Ensemble pubblicano nella Collana “Alter” la seconda silloge del Poeta siciliano Roberto Crinò, insignito del Premio della Presidenza alla V edizione del Concorso di Poesia e Narrativa “Città di Cefalù”, dal titolo Ineffabile mutazione con la postfazione del poeta cagliaritano Matteo Maxia.

Edizioni Ensemble

Si tratta di una silloge composta da cento poesie suddivise in tre parti: Casa natia, Futuro antico e Amori e altre storie. Così facendo, il poeta ci conduce per mano nel profondo dell’animo umano e, soprattutto, della sua profondità e del suo approccio alla vita. I versi delle sue poesie, infatti, divengono tratti di un disegno e di un progetto universale fatto di vita, sentimenti, Storia, incontri, scontri, sguardi… continui e mutevoli, cangianti e relativi, variabili e scorrevoli, fluidi nel tempo che scorre denso. Inevitabile.

Vorrei trovare le parole giuste
quei pochi termini di voce e senso
efficaci che per compenso
da qualche parte saranno
a me umile giocoliere del verso
si nascondono al mio ingegno
ma risuonano nell’animo mio perso ineffabili e carezzevoli

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Roberto Crinò allora ci regala schegge della sua terra siciliana, della sua casa natia, dei suoi luoghi che divengono la dimora di tutti, luogo sicuro dove l’Autore e il Lettore si ritrovano e si incontrano confrontandosi con onestà, ognuno con i propri ricordi e con le proprie emozioni.

La mia terra
è una donna coriacea
calda di vita e di sguardo
la sua storia è un azzardo
la sua pelle è tufacea

Inoltre, ci fa incontrare la Storia che osserviamo, ricordiamo, (ri)viviamo riascoltando le voci e (ri)vedendo i volti di alcuni dei suoi protagonisti; e ci mostra il suo senso e significato di amore, il sentimento più ampio cha sa accogliere in sé infinite sfumature, innumerevoli gradazioni tenute sempre su di una base solida e forte.

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Ineffabile mutazione, così, mostra lo sguardo vivo, vivace, positivo e propositivo del suo Autore che, prendendo in prestito il titolo di una canzone de Le Orme, tiene il suo sguardo verso il cielo divenendo persino sprone della nuova generazione che sembra sempre più “sdraiata” e adagiata sul comodo sofà dell’abitudine, del silenzio interiore e al divenire tecnologico:

Generazione d’annoiati
stirpe di paranoici
devoti alla madre ignoranza
adepti della dea fretta
adoranti il dio del rumore
nemici della propria anima
simulacri antropomorfi
privi del soffio divino

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Roberto Crinò attraverso i suoi versi misurati, equilibrati, tinti di un caldo color pastello grida, urla allo lotta, alla non rassegnazione, al perpetuo mutamento che si fa divenire continuo e inarrestabile nello spazio della vita, del tempo e della storia. Ed è in questo vortice, in questo perpetuo cammino che l’uomo e la sua essenza devono mantenere il proprio equilibrio e non perdere il proprio centro.

L’Autore vive le sue emozioni a volto scoperto, senza mai sottrarvisi, con coraggio, senza temere lo scontro né le conseguenze di un simile incontro che inevitabilmente porta e comporta delle conseguenze. Ma anche questa è la Vita. E non si può tacere, non si può ignorare, non si può nascondersi e restare a guardare… il tempo passa e vive da sé e non si può restare indietro. Ogni istante è il momento giusto per confrontarsi e far pace con con sé stessi, conoscersi e guardarsi con coraggio diritto negli occhi senza mai abbassare lo sguardo offrendosi possibilità e indulgenza:

Voglio conoscermi
smettere di voltarmi le spalle
guardarmi dritto negli occhi
tendermi la mano
nel silenzio ascoltarmi
è una questione di alternative

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Il Poeta da buon giocoliere del verso, gioca con le parole senza mai prendersi gioco di esse ma rispettandole e puntellandole di emozioni, del suo essere, della sua poetica che, in tutta la sua onestà, purezza e entusiasmo viene donata al Lettore divenendo protagonista di questa ineffabile mutazione.

Incontro con l’Autore

Come nasce il suo amore per la Poesia?

Lo scrittore Roberto Crinò

L’amore per la poesia nasce in me con la presa di coscienza del mondo che mi circonda, nel momento in cui da giovane ho sentito un impulso irrefrenabile alla scrittura, via via sempre più curata, “limata”, arricchita nel lessico, nelle figure di suono e retoriche, nell’artificio sottile e giocoso dell’uso della parola, utili a descrivere il mio mondo interiore nella sua interazione col mondo esterno. Esattamente come non possiamo ricordarci il momento della nostra nascita, poiché è totalmente connaturato al nostro essere al mondo, così non riesco ad avere, se non un ricordo vago del momento in cui l’amore per la scrittura poetica e anche di testi musicali è nato in me, perché esso è strettamente connaturato alla mia persona. Credo sia nato con me e d’altronde, non è forse vero che è proprio il linguaggio poetico e insieme musicale, quello più ancestrale dell’uomo? Quello con cui, per la prima volta, l’uomo ha mosso i suoi primi passi nella descrizione del mondo? E se così è, ed è così, quanto cara e commovente è per me la “lezione” di Rainer Maria Rilke, che nelle sue Lettere ad un giovane poeta dice proprio che se questo bisogno di scrivere è irrinunciabile e costitutivo, allora esso basta per considerarsi nati per scrivere.

Ricorda l’emozione provata e vissuta dopo aver scritto i suoi primi versi?

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

L’emozione vissuta dopo i primi versi si rinnova sempre… Ogni volta che scrivo qualcosa di nuovo, quelli sono “i primi versi di un mondo nuovo”. La parola “poesia” deriva dal greco “poesis” che significa letteralmente “creazione”, per cui la sensazione che da sempre ho, sin dalla prima volta, è quella di una profonda vertigine. C’è un attimo, immediatamente dopo la prima stesura di un testo, quando una sorta di “demone della parola” s’incorpora e comincia a far fluire il suo eloquio poetico, un attimo, quello in cui la “marea” di parole è appena passata e lascia spazio ad un silenzio che è esso stesso movimento musicale e ritmico della poesia appena composta, in cui spesso provo una condizione estatica di benessere, sospensione e levitazione. È il primo momento della creazione, la creazione di un mondo nuovo appunto e insieme una sorta di “eruzione vulcanica” dei versi che come magma spingono per fuoriuscire a seguito di “sommovimenti tellurici dell’anima”. Dopo la scrittura, come dopo l’amore, si sta bene, l’atto di scrivere è terapeutico, catartico, liberatorio, è rivoluzionario.

Come è nato il progetto editoriale della sua silloge Ineffabile mutazione?

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Ineffabile mutazione nasce come naturale continuazione di un percorso narrativo, di narrativa poetica, che prende avvio con la mia prima silloge Le coincidenze significative, che inizia non a caso con la poesia “La fenice”, un’ipotetica prosecuzione in chiave poetica e musicale (è anche il testo della mia canzone omonima, composta col mio gruppo di musica inedita Le Anomalie) della famosa novella di Pirandello Ciaùla scopre la luna, in cui Ciaùla, una volta presa consapevolezza della luce lunare, mai vista prima e quindi della sua condizione esistenziale, nasce a nuova vita e decide di andar via dalla miniera nella quale lavorava in una condizione di barbara schiavitù. Fugge verso un nuovo inizio. Ecco dunque il leitmotiv del cambiamento, della trasformazione, che “sismicamente” attraversa tutta la prima silloge, che funge da sorta di passaggio di testimone tra l’esperienza musicale e quella puramente poetica e che naturalmente poi conduce ad una “Ineffabile mutazione”. La mutazione è vita, tutti gli organismi viventi e la vita stessa sono costantemente percorsi dal cambiamento e saper seguire il cambiamento, oltre che indirizzarlo, significa saper restare in vita e dunque l’albero della copertina, piegato dagli elementi atmosferici, dal vento, che resiste davanti al mare, che si piega, ma non si spezza, diviene paradigma della vita stessa.

L’amore per la sua terra, la bella Sicilia, il rispetto delle sue origini quanto hanno influenzato la sua scrittura?

Palermo

L’amore per la Sicilia nella mia scrittura è onnipervasivo. Io amo profondamente la Sicilia, ne sono orgoglioso, in quanto anche isola e non perché ritenga, gattopardianamente, che la “diversità” isolana, siciliana, sia sintomo di presunta sprezzante superiorità, assolutamente no. Sono orgoglioso della mia “sicilitudine” come la chiamava Bufalino o isolitudine, perché mi sento connotato da essa, perché scorre nelle mie vene, perché non vorrei vivere altrove, solo perché altrove sembra che si viva meglio. Penso che tutti i problemi del Sud e quindi della Sicilia, nascano dallo scarso amore o indolenza che gli uomini del Sud hanno verso se stessi e la loro terra natale. C’è una tendenza troppo comoda e diffusa all’autocommiserazione, al piagnisteo, al vergognarsi della propria identità, perché ritenuta poco o per niente vincente rispetto ai modelli culturali di successo imperanti. Per me non è così. Amo la Sicilia, che mi scorre dentro, non come ottuso “sovranista”, ma come isolano cittadino del mondo, pronto sempre allo scambio e al dialogo con tutti, di tutti sincero ammiratore e consapevole della propria importante identità.

Palermo

La sua poesia ricorda molto una frase de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Dove per “cambiamento” si intende un ritorno al proprio essere, allo sguardo sull’altro, all’altruismo. Cosa ne pensa al riguardo?

E a proposito della famosa frase del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa… essa è giusta in quanto fotografia di un’epoca, di una visione del mondo e perché utile per spiegare certo patologico complesso di superiorità, che poi invece è giustappunto riflesso di minorità culturale, di un certo modo di essere siciliani e illibertari nemici del cambiamento. La mutazione di cui parla la mia silloge è il cambiamento di stato della crisalide in farfalla, è evoluzione, è abbracciare la vita senza paura per ciò che di nuovo essa ci offre, è acqua che scorre, mentre nella visione della frase del Gattopardo c’è tutta la retriva putredine propria dell’acqua stagnante, della cultura di morte, che è anti-cultura mafiosa, del trasformismo per per opportunità, affinché tutto rimanga immobile con le sue consolidate gerarchie. Feudalesimo che cambia pelle esteriore per continuare ad essere interiormente obnubilante, rapace ed egoista. L’ineffabilità della mutazione della vita è invece altruista, empatica, democratica, universale e riguarda tutti.

Lo scrittore Roberto Crinò

I temi delle sue poesie sono molteplici: dall’Amore, all’emigrazione, la Storia, le città, l’uomo e donna intesi come cittadini al mondo. La sua sensibilità di Poeta e di uomo come si avvicina a tutto questo per poi trasformarlo in versi?

Se è vero che io posseggo una sensibilità di poeta, in quanto tale, non credo esista una ricetta per spiegare come questa sensibilità poetica si avvicini a temi come l’amore, l’emigrazione, la storia, le città, l’uomo, la donna e via discorrendo. Ogni moto dell’animo che interagisce col vissuto concreto, esperienziale, si accosta per moto spontaneo e naturale a questi temi per sondarli, scandagliarli e in un lampo illuminarli. Sento semplicemente il bisogno di scrivere su questi e altri temi, perché essi mi toccano in quanto uomo, essere umano ed essere dotato di tutto “l’armamentario” atto a scriverne, curato e “levigato” nel tempo, ed esso stesso sempre in continua trasformazione, mi permette di “attingere al flusso eterno dei pensieri che scorre” in qualsiasi momento.

So che le sto per fare una domanda difficile: razionalizzando la nascita e l’evoluzione di una poesia, come le descriverebbe?

Libri di Roberto Crinò

Ecco… la nascita e l’evoluzione di una poesia, per i motivi di cui sopra, non si può razionalizzare e descrivere. Non puoi spiegare la nascita di un sentimento amoroso. Scrivere poesie è amare ed amarsi, è fare l’amore con le parole e con ciò che “ditta dentro” e ogni momento può essere quello giusto per scrivere, anzi, spesso proprio quelli più impensabili sono quelli più fecondi: imbottigliato nel traffico in auto, mentre fai la spesa, durante una passeggiata. Sono spesso le azioni meccaniche, seriali e ordinarie quelle dove si può annidare il demone della creazione poetica, e non lo puoi fermare.

Secondo lei, oggi, qual è il posto occupato dalla Poesia nel mondo editoriale e cosa si potrebbe fare per raggiungere sempre più Lettori e, quindi, anche un terreno di confronto?

Libri di Roberto Crinò

C’è tanta poesia scritta in giro, veramente tanta e poca poesia letta. Per il mondo editoriale oggi, fatta eccezione per alcune belle realtà editoriali indipendenti medio-piccole, la poesia è “vuoto a perdere”, fonte di costi con pochi ricavi. I grandi editori certo pubblicano poesia, ma ragionando da grandi editori, giustamente, pubblicano gli autori che gli possono assicurare un buon numero di vendite. Chi è davvero “follemente coraggioso” con la poesia lo fa a proprio rischio e pubblica non certo perché con la poesia si vende, ma perché piace al piccolo editore e al suo target di riferimento. Da un punto di vista imprenditoriale questa prassi è potenzialmente esiziale. Basta entrare in una libreria per capire come stanno le cose, spesso gli scaffali dedicati alla poesia sono piccoli, angusti e da ricercare con pazienza. Ti senti spesso dire che la poesia è un “prodotto di nicchia”… già un prodotto… è questo il problema; finché si ragionerà in termini di prodotto non si uscirà da questo circolo vizioso. È chiaro che bisogna vendere, se no si chiude bottega, ma forse sarebbe opportuno rovesciarla finalmente questa prospettiva e vedere nella poesia una potente opportunità, non solo per le vendite, ma per la sua diffusione. Gli addetti ai lavori dovrebbero avere il coraggio, parola complessa di questi tempi più che mai, con ciò che stiamo vivendo, lo so, dovrebbero però avere il coraggio di “dare credito alla poesia” come diceva il poeta irlandese premio Nobel Seamus Heany.

Roberto Crinò, “Ineffabile mutazione” (Edizioni Ensemble, 2019)

Occorre svecchiare la visione diffusa che si ha della poesia come monolitica e astrusa pratica per luminari dell’olimpo del sapere, immaginati su polverose scrivanie a neniare secondo l’immutabile gusto classico. Invero ormai da tempo la poesia contemporanea a messo da parte l’architettura compositiva che per secoli ha, giustamente, influenzato la creazione poetica. Pensiamo ad autori come Bukowski, Szymborska, Merini e ancora più vicini a noi Arminio, Cavalli, ma non basta. Occorre fare un generoso lavoro di avvicinamento delle persone alla poesia, perché la gente ha tanto bisogno di poesia, solo che però spesso non si sente all’altezza e per questo occorre “svecchiare”, mutare, avvicinare, facendo attenzione però a non banalizzare. In questo senso è fondamentale l’insegnamento di Calvino, aprire alla leggerezza, che non è superficialità. Ci sono quotidiani per esempio che invitano i loro lettori a inviare poesie in redazione e queste vengono lette e recensite da autorevoli poeti contemporanei.

Lei è anche Professore di Lettere in un liceo di Palermo. In che modo riesce a far avvicinare i ragazzi al mondo della Poesia? Di quali iniziative si avrebbe bisogno in tal senso?

Roberto Crinò, “Le coincidenze significative. Canti di anomalia e resilienza” (Edizioni Ensemble, 2018)

In qualità di insegnante di lettere, a scuola cerco di fare avvicinare i ragazzi alla poesia partendo proprio dai loro sentimenti, mostrandogli che ciò che i poeti che studiamo ci dicono è assolutamente vicino e aderente al loro mondo e alle loro pulsioni, preoccupazioni, disfatte, vittorie, amori, passioni. E in tal senso li sprono anche a scrivere, facendo tesoro e quindi passando immediatamente dalla teoria alla prassi dell’apparato stilistico studiato, almeno per le figure retoriche più facili. Li stimolo a mettersi in gioco, ed è una grande gioia vederli scrivere e leggerli.

Quali sono gli Autori che hanno contribuito a formare la sua poetica e il suo “essere Lettore”?

Ho letto e leggo tanta poesia, è davvero difficile dire quali siano i miei “autori feticci”, però qualche nome voglio farlo: Pessoa, Salinas, Fried, Rilke, Brecht, Pasolini, Gatto, Szymborska, Neruda, Kavafis, Merini, Cardarelli, Dickinson, Gualtieri.

Roberto Crinò e Matteo Maxia, “Il monile di Ashtart” (Edizioni Ensemble, 2020)

Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni editoriali?

Ho delle nuove raccolte nel cassetto, ma al momento restano lì. L’uscita appena a novembre del 2020 della mia terza silloge Il monile di Ashtart, scritta a due mani insieme al mio amico e grande poeta di Cagliari Matteo Maxia, richiede, ove possibile, considerato che in tempo di pandemia tutto si fa a distanza (condizione per sua stessa natura anti-poetica), che mi dedichi quanto possibile alla promozione di questa “giovane raccolta”. Le altre che sono pronte sono “cellule dormienti”, pronte ad entrare in azione, al momento giusto e con l’editore giusto per riprendere a fare la rivoluzione, sì, perché come dice Claudia Fabris nella prefazione dello splendido A che serve la poesia del caro Giuseppe Semeraro, la poesia serve a fare la rivoluzione.

Articoli recenti

error: Content is protected !!