Letto per voi… “I fantasmi della Fabbrica Alta” di Massimo Bernardi

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi il romanzo I fantasmi della Fabbrica Alta di Massimo Bernardi (Bertoni). Una fabbrica dismessa, una tesi da scrivere, strane presenze e storie che si ripetono nel tempo. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Alex è un giovane e appassionato studente universitario che sta per laurearsi in Archeologia Industriale. Per completare le sue ricerche e il suo studio decide di recarsi alla Fabbrica Alta dell’ex Lanificio Rossi di Schio, per scattare alcune foto e fare un sopralluogo della struttura. Subito, però, c’è qualcosa – o meglio, qualcuno – che attrae l’attenzione del giovane. È la piccola Betina, una bambina di un altro secolo che, a causa di un incantesimo, è rimasta incastrata nell’intercapedine del tempo. Da questo momento per Alex inizia un’appassionante e – a tratti – oscura avventura che lo porterà a viaggiare avanti e indietro nel tempo, dall’Ottocento ai giorni nostri e viceversa. Tanti saranno i personaggi particolari che avrà modo di incontrare e tante le strane storie di un paese, di una fabbrica che si raccontano e si ripetono facendosi eco l’un l’altra. Tutto, però, ha un senso. E tutto ha origine in un momento del passato di Schio ben preciso. Si devono ripercorrere il tempo e la storia per rimettere ordine negli avvenimenti, nel cuore dei protagonisti e nella vita della piccola Betina, così da essere finalmente libera nel suo tempo ormai perpetuo.

Sul libro

Bertoni Editore

Nel novembre 2022 la Casa Editrice Bertoni pubblica il sesto libro dello scrittore modenese Massimo Bernardi dal titolo I fantasmi della Fabbrica Alta. Scrittore, fotografo e biologo (un dettaglio trascurabile quest’ultimo, come Bernardi scrive nel suo blog), il nostro Autore ho scritto anche poesie, sceneggiature per cortometraggi, reportage di viaggio… Insomma, un Autore impegnato in più stili e generi narrativi tutti ugualmente interessanti e complessi.

Come abbiamo accennato I fantasmi della Fabbrica Alta è il suo ultimo romanzo dove, sin dalle prime pagine, si denota un’attenzione al dettaglio e alla precisione narrativa assai profonda. Non so se per Massimo Bernardi questo libro sia considerato un altro dei suoi “esperimenti narrativi”, certo è che da esso traspare una grande abilità e capacità di racconto e di scrittura. Va anche detto che I fantasmi della Fabbrica Alta offre al Lettore la possibilità di incontrare e conoscere più da vicino uno dei primi esempi di industrializzazione italiana. L’ex Lanificio Rossi che è al centro della vicenda esiste realmente, e realmente si trova a Schio (in provincia di Vicenza), fatto costruire per volontà dell’imprenditore Alessandro Rossi nel 1862. Oggi questo edificio è un classico esempio di archeologia industriale conservando in sé fascino e storia. Così come il Monumento al Tessitore che proprio il Rossi ha commissionato allo scultore Giulio Monteverde e ha voluto far erigere il 21 settembre 1879 nel piazza centrale della città di Schio (la piazza che oggi porta il suo nome) per omaggiare i “suoi” operai, i “suoi” lavoratori.

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Massimo Bernardi ha svolto un attento lavoro storiografico per la costruzione della struttura del suo romanzo. È proprio da questi primi elementi che la storia intraprende il suo cammino srotolandosi tra passato e presente, coprendo tre secoli diversi (Ottocento, Novecento e i giorni nostri) e mescolando realtà, finzione e presenze/ambientazioni ultraterrene in maniera impeccabile. Sarà proprio la data del 21 settembre 1879 a far da perno a tutta la vicenda, a cominciare dal primo incontro che il nostro protagonista, Alessandro (Alex) Braglia ha con la piccola Betina, involontariamente immortalata in una fotografia alla Fabbrica Alta: una bambina di cinque anni che, per un incantesimo, è stata relegata nell’intercapedine del tempo. Pagina dopo pagina la storia si infittisce sempre più e sempre più il racconto si arrotola su se stesso, spesso ripetendosi, in una sorta di loop, come se si riavvolgesse un nastro e fossero i vari protagonisti a raccontare il medesimo evento dal proprio punto di vista. Questa scelta narrativa è stata assai azzardata, avrebbe potuto essere piena di insidie e difficoltosa ma Massimo Bernardi ne è uscito trionfante. Con la sua capacità e maestria nel racconto ha confezionato una storia ben equilibrata, armonizzando assai bene la relazione tra passato/presente e realtà/onirismo, risultando mai ridondante nelle sue ripetizioni, inserendo perfettamente tutti i personaggi (reali e fantastici, quando non del tutto surreali)  nell’ambiente e nello sfondo narrativo. I fantasmi della Fabbrica Alta è un romanzo che si legge assai piacevolmente poiché mescola sapientemente realtà e finzione, storia locale e fiction e il Lettore non può che restare favorevolmente colpito e aggrovigliato in tanto stupore e in così tante fantastiche esperienze narrative.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Massimo Bernardi con il suo libro “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022) – Per gentile concessione di Massimo Bernardi

Quando è avvenuto il suo incontro con la scrittura?

È avvenuto molto presto, già negli anni della scuola elementare. A 7-8 anni mi cimentavo con la scrittura di veri e proprio fumetti, con storie inventate che avevano per protagonisti i personaggi della Disney (Paperino, Pippo, Topolino, ecc.). In un secondo tempo ho cominciato a inventare dei personaggi miei e dai fumetti sono passato a scrivere dei racconti illustrati con dei disegni. A 13 anni ho scritto, a penna su un quaderno, il mio primo vero libro: “Il manichino vivente”, un giallo ispirato alla serie dei Gialli dei Ragazzi molto in voga negli anni Settanta e Ottanta. Presi spunto da un episodio accaduto mentre giocavo all’aperto con i miei amici, ovvero il ritrovamento di un manichino dentro un canale che scorreva vicino alla nostre case. Ovviamente, i giovani investigatori che indagavano sul caso, eravamo noi. 

Come è nato il progetto editoriale de I fantasmi della Fabbrica Alta?

Parte da molto lontano, direi dal 2006, quando mi recai a Schio durante gli eventi di una Notte Bianca, restando affascinato dai luoghi nella loro veste notturna, soprattutto dal profilo maestoso della Fabbrica Alta dell’ex Lanificio Rossi e dallo splendido giardino Jacquard di fronte alla fabbrica. Molti anni dopo, nel 2016, rimasi molto colpito dalla visione del film “Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali” di Tim Burton, film di genere fantastico dove i protagonisti vivevano in un loop temporale che li riportava sempre allo stesso giorno del passato. Dopo quel film, preso dall’ispirazione, cominciai a scrivere i primo appunti di quello che sarebbe poi diventato il romanzo: doveva essere una storia fantasy, con personaggi bizzarri, ambientata alla Fabbrica Alta, e dove l’aspetto più importante fosse il tempo. O meglio, gli sbalzi temporali da un’epoca all’altra.

Intervista di Massimo Bernardi, “Il Resto del Carlino” – mercoledì, 21 dicembre 2022

Lei è un appassionato di archeologia industriale. Quanto ha influenzato questo suo interesse la realizzazione del suo romanzo? E che legame c’è tra la sua storia e la bellissima copertina del suo libro?

Sicuramente la mia passione per l’archeologia industriale ha influito molto sul mio romanzo. Sono andato personalmente più volte a Schio a fare fotografie e sopralluoghi di quegli edifici abbandonati, non solo la Fabbrica Alta ma anche i resti degli altri lanifici e rogge, i canali, il villaggio operaio, l’asilo Rossi, il giardino Jacquard, la villa di Santorso e tutti gli altri luoghi significativi di quel territorio. Buona parte del libro trae ispirazione dalla visione di vecchie fotografie d’archivio legate a quelle atmosfere tardo-ottocentesche che mi hanno sempre affascinato. La copertina, che può sembrare una foto, è in realtà un olio su lino di Andrea Chiesi, artista modenese già affermato. Non potevevo che rivolgermi a lui, che dipinge da anni – e in maniera mirabile – edifici e luoghi abbandonati… un connubio perfetto!  

Per l’ambientazione del suo romanzo perché ha scelto proprio la città di Schio (in provincia di Vicenza) e la sua fabbrica ormai dismessa?

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Di fabbriche abbandonate ce ne sono tante, ma Schio indubbiamente ha un fascino particolare, un po’ decadente. È piena di testimonianze storiche legate alla produzione industriale, alcune recuperate e riconvertite in musei, altre (come la Fabbrica Alta) abbandonate a se stesse ma che, per il loro valore simbolico, se non altro, nella stagione estiva vengono utilizzate come sfondo per eventi culturali e ricreativi. Nell’Ottocento Schio veniva definita “la Manchester d’Italia” per l’abbondanza di ciminiere e di fabbriche. Anche la sua posizione geografica, ai piedi delle Prealpi Venete, è davvero splendida. Il giardino Jacquard, fruito in passato anche dagli operai tessitori del Lanificio Rossi (all’interno c’è il teatro dove recitavano e suonava la banda), è poi un vero gioiello tardo-romantico all’inglese, con una serra a esedra, un ninfeo, un sistema di grotte e giardini pensili. Da solo vale una visita! Non a caso parte del mio romanzo è ambientato proprio qui.

Ne I fantasmi della Fabbrica Alta si alternano un doppio piano temporale e personaggi che si mescolano tra passato e presente. Quanto è stato difficile organizzare e impostare la narrazione attraverso questa impostazione?

Intervista di Massimo Bernardi, “Gazzetta di Modena”, domenica 20 novembre 2022

Devo dire che questo romanzo mi ha creato un po’ di difficoltà. Dopo averlo iniziato, qualche mese dopo l’ho abbandonato per quasi un anno. Avevo troppe idee e faticavo a trovare una direzione. Quando poi l’ho ripreso, ho cambiato completamente l’impostazione rispetto all’idea iniziale. Ho deciso di rompere gli schemi e abbandonarmi alla deriva onirica, lasciando che le storie si incrociassero e si sovrapponessero tra loro come in una serie di sogni concatenati, mescolando anche i piani temporali e i ruoli dei personaggi. Salvo poi trovare un escamotage per dare un senso al tutto nel finale.

Qual è stato il personaggio più difficile da creare? E perché?

In realtà non c’è stato un personaggio più difficile degli altri. Sono tutti funzionali alle storie raccontate, si lasciano travolgere dagli eventi e dalle situazioni sempre mutevoli. In genere ho sempre trovato abbastanza facilmente una storia intorno a cui fare ruotare un personaggio, ma per Lady Shalott ho fatto un po’ più di fatica. Del resto lei è il personaggio più anomalo, l’unico che si materializza uscendo fuori da un quadro…  

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Quanto c’è di Massimo Bernardi in Alex, il protagonista de I fantasmi della Fabbrica Alta?

In Alex c’è sicuramente un po’ di me, il me stesso venticinquenne di tanti anni fa. L’ho creato a mia immagine e somiglianza: perditempo, distratto, sempre zonzo a fare foto ai luoghi abbandonati… e anche con uno spirito altruista, visto che quando vede la Betina in pericolo lascia perdere la sua tesi di laurea e fa di tutto per salvarla. A differenza di Alex, però, che è fuori corso, io ho terminato l’università nei tempi giusti. Però c’è anche un altro personaggio in cui mi ritrovo, questa volta in veste di adulto: una specie di alter ego attraverso cui parlo al lettore nel finale. Ma non dico qual’è per non fare spoiler.  

Lei è fotografo, scrittore, biologo… in quale ruolo sente di essere più a suo agio? E perché?

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Escluderei il biologo, perché dopo gli studi ho preso tutta un’altra direzione lavorativa, anche se mi è rimasto un generico interesse per il mondo vegetale e per la natura. Mi sento soprattutto uno scrittore, perchè è con la scrittura che riesco a esprimere meglio i miei pensieri e i miei stati d’animo, in una maniera diretta e profonda. La fotografia è una ricerca di immagini, di sensazioni visive, non solo istantenee ma spesso elaborate, costruite a tavolino. Spesso infatti sovrappongo tra loro più foto con la tecnica del collage o della doppia esposizione, inserendo anche qui – come nella scrittura – la dimensione del tempo. La fotografia è anche un veicolo, un pretesto per dire qualcosa con le parole. Quando pubblico una foto su Instagram mi viene spesso da scriverci sopra un pensiero, a volte anche un breve racconto, e in passato ho fatto alcuno mostre di foto corredate da brevi testi poetici. Ad ogni modo, sia con la fotografia che con la scrittura, tendo sempre alla stessa direzione: andare al di là del reale, verso una dimensione onirica.

Ha mai pensato di trarre una sceneggiatura da questo suo romanzo?

Sì, ci ho pensato. Sono un grande amante del cinema e devo dire che un film tratto dal mio romanzo è un sogno nel cassetto. Più di una persona, leggendo I fantasmi della Fabbrica Alta, ha detto di averci visto un film. Forse perchè ho una scrittura molto visiva: non solo dovuta alla mia passione per la fotografia, ma anche al fatto che molti capitoli del romanzo partono come descrizioni di immagini ottocentesche trovate a Schio nei libri di storia locale. In passato ho scritto anche qualche sceneggiatura originale per corti e lungometraggi, vincendo con una di queste anche una menzione al Busto Arsizio Film Festival 2004. Chissà che prima o poi non mi cimenti in questa impresa, magari in collaborazione con qualche regista o sceneggiatore. 

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Quali sono gli Autori e le opere che hanno influenzato e formato il suo essere scrittore e lettore?

Probabilmente nei miei romanzi si possono ritrovare le influenze di tanti scrittori, perché sono un lettore “onnivoro” che ha sempre letto autori e generi diversi: dai romanzi classici alla narrativa contemporanea, dal giallo al fantasy, dai saggi storici alla poesia. Tra gli autori che amo in particolare, che mi stanno a cuore, posso citare Dino Buzzati e Haruki Murakami. Entrambi sono maestri nel raccontare il mistero, il magico, il surreale quotidiano, tematiche che mi hanno sempre attratto e che cerco di raccontare anch’io. Oltre ali libri, le mie influenze vengono anche dal cinema e dall’arte, perfino dalla musica. Nelle mie storie sono solito fare molte citazioni che rimandano a canzoni, film o quadri, per invitare il lettore ad allargare gli orizzonti e scoprire altre cose. 

Massimo Bernardi, “I fantasmi della Fabbrica Alta” (Bertoni, 2022)

Quali sono i suoi prossimi impegni professionali ed editoriali?

In questo periodo sono occupato a promuovere il mio romanzo, sia con eventi in presenza che tramite video interviste sui social, visto che anche il mondo virtuale è un’ottima cassa di risonanza. Terminato il Salone del Libro di Torino, dove ho fatto il firmacopie presso lo stand della Bertoni, avrò alcune presentazioni in siti di archeologia industriale del Nord Italia: Schio, Crespi D’Adda, il Filatoio Rosso di Caraglio e altri. Per quanto riguarda gli scritti futuri ho già qualche progetto cominciato tempo fa ma al momento in stand by. Tra questi una serie di racconti brevi ispirati ai miei sogni notturni, la storia di un’amicizia compromessa nei mesi difficili della pandemia e anche una saga familiare. Ma il progetto che vorrei riprendere per primo e portare avanti è quello di un libro fotografico. Vorrei scrivere una specie di guida a luoghi immaginari dove ai racconti si accompagnino le visioni surreali dei miei collage, quelli che ogni tanto posto su Instagram. Di guide di viaggio ce ne sono già tante, di guide di viaggi immaginari un po’ meno!

 

 

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